Recensione Killzone HD

Il primo FPS Guerrilla torna con un facelift

Recensione Killzone HD
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  • PS3
  • Da qualche giorno è arrivata sugli scaffali dei negozi la Killzone Trilogy, raccolta che include tutti e tre i capitoli della saga di First Person Shooter firmata Guerrilla. Si tratta di un pacchetto diverso rispetto a quelli approntati da Sony nel corso degli ultimi anni, poiché recupera due titoli usciti proprio su PlayStation 3, che vengono ripresentati ovviamente nella loro forma originale, senza ottimizzazioni di sorta (ma con tutti i DLC).
    Ad ingolosire gli appassionati del brand c'è però la riedizione in HD del primo capitolo, rilasciato nel lontano 2004 su PlayStation 2. Questo remake viene comunque distribuito anche su PSN, indipendentemente, al costo di 14,99€. E' proprio la versione digitale l'oggetto di questa nostra recensione, dal momento che le opinioni su Killzone 2 e Killzone 3 potete trovarle nelle rispettive recensioni. Prima di cominciare, comunque, spendiamo qualche parola anche sull'utilità del pacchetto, che rappresenta sicuramente un'offerta gustosa per chi non si è mai avvicinato alla saga prima d'ora. Grazie ad una componente stilistica molto cruda, a ritmi tutt'altro che frenetici (anzi agli antipodi rispetto a quelli di certi rivali), e ad un comparto tecnico davvero eccezionale, la serie di Killzone ha rappresentato un'eccellente esclusiva per l'ammiraglia Sony. L'ottimo prezzo a cui la trilogia è proposta (49,99€) è sicuramente un incentivo a fare un salto su Helghan.

    Assalto a Vekta

    Nel corso del lungo periodo di gestazione che portò Killzone sul mercato, il titolo Guerrilla fu considerato da buona parte dell'utenza come un “Halo-Killer”. Un'esagerazione non solo retorica, promossa dai fan Sony come reazione alla pura esaltazione dei colleghi che giocavano su Xbox, galvanizzati all'epoca dal prodotto Bungie, che ancora oggi resta una pietra miliare del genere e dello sviluppo videoludico. Di Killzone, lo diciamo col senno di poi confermando la nostra analisi di otto anni fa, non si può dire lo stesso.
    Anche al tempo del suo esordio Killzone era un prodotto con qualche difetto evidente: un control scheme non certo immediato, ma soprattutto una linearità disarmante, in netta opposizione con le conquiste di altri prodotti che già all'epoca avevano dimostrato doti eccellenti (basta citare Half Life 2). A salvare la produzione c'era il carattere tutto particolare, uno stile indovinato e personale, ma soprattutto il fatto che su PlayStation 2 di shooter decenti non se ne fossero visti poi molti.

    Oggi è difficile che questi valori possano salvare la produzione: nell'epoca dominata dagli sparatutto, l'anzianità concettuale del prodotto Guerrilla si fa sentire, soprattutto per quel che riguarda la struttura delle missioni. La modalità campagna comincia sottotono e si riprende solo raramente, dal momento che le Cut Scene non riescono a trasmettere lo stesso pathos di otto anni fa, mentre la linearità dell'esperienza appare davvero troppo limitate. L'effetto “corridoio” è evidentissimo, l'avanzamento procede senza strepiti, fra trincee da difendere, carri da abbattere a suon di razzi esplosivi, e postazioni fisse con cui falciare manipoli di Helghast. Anche se l'alternanza di situazioni è buona, è impossibile non stancarsi, in quei momenti “di raccordo” in cui semplicemente attraversiamo strade, fogne e cittadine troppo spoglie.
    L'attenzione per i dettagli che colpì all'uscita torna di tanto in tanto a sollazzare il videoplayer: quando ad esempio si imbraccia il fucile da cecchino per sezioni di sniping abbastanza entusiasmanti, o quando si riscoprono le differenze fra i quattro personaggi giocabili. Una volta formata la squadra d'assalto, all'inizio di ogni missione ci verrà chiesto se giocare nei panni di Templar, Rico, Luger o Hakha, e la scelta avrà ripercussione neppure troppo minime sull'approccio alle battaglie. Il capitano Jan Templar resta ad esempio il personaggio più malleabile, adeguato ad ogni situazione, mentre Rico è una vera e propria macchina da guerra, con la sua mitragliatrice pesante pronta a sfondare le prime linee nemiche. Hakha, spia Helghast che ha disertato dopo aver visto crollare i suoi ideali, non è in grado di utilizzare armi ISA, ma alle volte sarà in grado di infiltrarsi dietro le linee nemiche, mentre Luger, esperta assassina, si muove adottando un basso profilo aiutata dai suoi sensori di prossimità, e predilige ovviamente le armi silenziate.
    Quelle che erano ottime idee tanti anni fa oggi sono diversivi appena sufficienti per scacciare il peso della monotonia, che non bastano a cancellare i difetti legati ad una risposta ai comandi non sempre perfetta, e ad un control scheme un po' troppo complesso (per cui l'Iron Sight si attiva con il tasto R3 e il dorsale sinistro è deputato all'uso del fuoco secondario).
    Stando così le cose, non è facile portare a termine la campagna principale di Killzone; questa riedizione HD dimostra chiaramente che il successo degli sparatutto in prima persona è fortemente connesso con la componente tecnica e gli standard grafici dell'epoca in cui i titoli vengono progettati. Nonostante il “lifting” a cui è stato sottoposto il titolo Guerrilla, che rende il colpo d'occhio comunque dignitoso (scarsa la mole poligonale, ma buone le texture), l'arretratezza del progetto si misura proprio considerando la reattività del personaggio e del sistema di mira, l'ampiezza degli spazi, l'epicità delle situazioni: tutti aspetti che non tengono ovviamente il passo neppure coi primi FPS di questa nuova generazione.

    Questo primo Killzone, dunque, resta quasi un pezzo da museo, da giocare più per cultura personale che per effettivi meriti del gameplay. Resta infatti piacevole scoprire le prospettive di Vekta, le atmosfere che hanno reso celebre il brand e persino qualche dettaglio sull'organizzazione gerarchica e sulle motivazioni degli Helghast.
    Killzone HD include anche la modalità Campi di battaglia, da giocare rigorosamente offline. Si tratta di una modalità multiplayer competitiva che propone una serie di opzioni molto classiche, ma per fortuna mappe decisamente ispirate (Testa di ponte resta sempre la migliore). Le arene possono essere popolate solo da Bot, ma la presenza dello split screen potrebbe far venir voglia a qualche inguaribile nostalgico di tornare con un amico nei campi di battaglia che l'avevano affascinato tanti anni fa.

    Killzone HD Killzone HDVersione Analizzata PlayStation 3Gli sforzi produttivi per approntare questo remake in alta definizione sono più che buoni. Il colpo d'occhio, aggiornato con cura grazie ad una retexturizzazione meticolosa, non sfigura, ringalluzzito anche grazie ad una generale ottimizzazione: i filmati sono ben compressi, il supporto ai 16:9 garantito, il framerate stabile ed i tempi di caricamento ridotti. Ma questa opportuna operazione di “chirurgia estetica” non riesce a nascondere gli anni di un prodotto che già all'epoca della sua uscita era superato dai congeneri. Killzone fu accolto benignamente in virtù del suo carattere tutto particolare, di un impatto emotivo notevole, ma anche dell'assenza endemica di FPS sul “Monolite Nero” di casa Sony. Oggi due di questi tre aspetti vengono a mancare, e per questo Killzone HD rappresenta più un pezzo da museo che un prodotto davvero meritevole. Consigliato ai nostalgici, a chi si è appassionato alla saga solo con gli ultimi due episodi, ai filologi del videogame. E sempre con qualche riserva per un prezzo abbastanza elevato.

    6

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