Need for Speed Shift Recensione: la serie cambia rotta in maniera impeccabile

Un cambio di rotta impeccabile: la terza via del racing game

Need for Speed: Shift
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • iPhone
  • iPad
  • Pc
  • Psp
  • La saga di Need for Speed è sicuramente una delle più longeve della storia video ludica: è dal 1994 che il brand va avanti, sfornando quasi ogni anno un nuovo titolo. In questi tre lustri la serie ha subito molti cambiamenti e moltissime rivoluzioni; la più importante è stata senz’altro quella realizzata dai ragazzi della Black Box nel 2003, che portarono la serie nel mondo delle corse clandestine, riscuotendo un facile successo di pubblico. Successo che è andato scemando negli anni, in una parabola discendente che ha coinvolto al contempo i dati di vendita e la qualità ludica dei titoli rilasciati. A fronte di questo progressivo impoverimento, EA ha deciso di fare un nuovo cambiamento radicale, abbandonando lo stile esagerato e provocatorio in favore di un approccio più sobrio e realistico. Passato il testimone dalle mani di Black Box al team Slightly Mad Studios, lo “Shift” in quest’ultimo Need For Speed si vede e si sente.

    Ritorno alle Origini?

    E’ forse il caso di parlare di un vero e proprio ritorno alle origini, almeno per quanto riguarda l’impianto ludico. Abbandonato definitivamente il mondo delle corse clandestine, Shift reintroduce elementi più simulativi nell’esperienza gioco, senza però dimenticare il suo target di riferimento. Shift è dedicato quei giocatori desiderosi di un divertimento alla propria portata, semplice e veloce, ma non superficiale. Insomma, un approccio al mondo corsistico non complicato e saturo come quello di Forza Motorsport o Gran Turismo, ma neppure leggero come quello di un Outrun e dei suoi drift esagerati. Una vera e propria “terza via”.
    Imboccato questo sentiero, già battuto da Grid con successo forse meno evidente, i cambiamenti si notano al primo impatto. Non c’è più nessuna storia a fare da sfondo alla nostra avventura su quattro ruote: c’è solo la macchina, il pilota e l’asfalto. Abbandonando lo stile Fast and Furious degli ultimi capitoli, le corse a cui parteciperemo non sono più illegali, e si svolgeranno tutte su circuiti (alcuni realmente esistenti altri invece ricavati dalla brillante fantasia degli sviluppatori). Questa brusca “inversione” farà sicuramente piacere a molti amanti dei racing game, che dopo anni di globale penuria vedono un panorama florido e rigoglioso quanto mai. Di certo scontenterà in maniera decisa la vastissima schiera di fan che il brand ha acquisito dal 2003 in poi, casual gamers e non solo, che si sono abituati ad un certo tipo di guida, estremamente semplificato e prepotentemente arcade. E' dunque una scelta audace quella operata da parte di EA. Ma è una scelta da glorificare. Scacciata la trivialità del tuning più “tamarro”, i sottofondi techno e l'immaturità del gameplay, Shift si dimostra consapevole che è ora di crescere.

    Questione di Stelle

    La modalità centrale è, poco sorprendentemente, la carriera, sviluppata nella maniera più lineare e semplice possibile. Il nostro gioco inizia a bordo di una BMW M3: dopo un breve giro ci verrà fornita una serie di impostazioni consigliate, calcolate considerando il nostro stile di guida nel giro di prova. Subito dopo saremo catapultati nella prima gara, con l'obiettivo di salire sul podio per guadagnare il gruzzolo che ci permetterà di comprare la prima auto.
    La carriera è divisa in quattro fasce, più un settore finale che è quello del campionato mondiale. Il nostro scopo è semplicemente quello di vincere le gare, accumulando stelle che ci permetteranno di sbloccare nuovi eventi. Le stelle sono legate all'esecuzione di particolari compiti, o al mantenimento di un certo stile di guida, in maniera molto simile a quanto accade nel famoso Project Gotham Racing. Saranno valutate sia le azioni di guida “pulita” (traiettorie perfette e derapate spettacolari), sia i comportamenti più aggressivi (con sportellate, sorpassi al limite della convivenza, spintoni). Accumulare punti e, di conseguenza, stelle, ci farà avanzare nel nostro livello pilota. La struttura globale pensata dai ragazzi Slightly Mad è coinvolgente quanto mai. In ogni gara è opportuno mantenere alta e costante l'attenzione, cercando di superare il limite di punti necessario per guadagnare qualche stella, e di completare al contempo l'obiettivo speciale che ci garantirà un ulteriore riconoscimento. Un'impostazione del genere stuzzica i videoplayer più esigenti, proponendo una sfida continua che va ben oltre il confronto diretto con gli avversari.
    E proprio i maniaci del perfect lap, degli High Score e dei record da superare, troveranno nella schermata che riassume il loro livello pilota una vera e propria manna dal cielo. Ogni utente riceverà infatti delle medaglie accumulando prestazioni positive: integrato con Trofei e Achievements, il livello pilota (che comunque non influisce sull'accesso a gare di fascia alta) è un continuo e felice stimolo a migliorarsi costantemente.
    Salendo sul podio accumuleremo inoltre denaro, indispensabile per acquistare vetture ed eseguire elaborazioni basilari sull'assetto preimpostato. Il parco macchine di Shift conta una settantina di modelli, ed è certamente un poco ridotto, se confrontato con quello dei già citati simulatori GT5 e Forza Motorsport 3. Nel complesso però la selezione del team è più che sensata, e garantisce una discreta varietà di scelta all'utente finale. I settaggi delle vetture, così come tutto il gameplay, si collocano a metà strada fra la simulazione senza mezzi termini e l'approccio arcade. Migliorano in effetti le prestazioni delle vetture, sono coerenti ed influiscono in minima parte sulla fisica del mezzo, ma non costringono a sessioni interminabili di fine tuning meccanico. Come vedremo analizzando il modello di guida, insomma, Shift si mostra un prodotto in grado di sollazzare ed intrattenere i giocatori più esigenti, e di sbalordire chi invece vuole spettacolarità e verosimiglianza. In ogni caso le elaborazioni si diramano in tre campi principali: carrozzeria, motore e gara. In quest’ultima categoria si intendono le varie modifiche per rendere la macchina adatta alla competizione su pista, come modifica dell’abitacolo, riduzione del peso e scarichi da gara. Le modifiche visive che si possano apportare sono moltissime, e l’editor è abbastanza completo, come tradizione della serie.
    Prima di passare all'analisi specifica del gameplay, citiamo una buona varietà di opzioni per le gare, che coinvolge tutte le più classiche tipologie di competizione. Oltre agli intramontabili time attack ed endurance, si registrano un paio di novità, ereditate dal passato più recente di Need For Speed: i Drift e i duelli testa a testa. Mentre i secondi sono abbastanza divertenti da affrontare, i Drift sono una delle poche note fuori posto di uno spartito altrimenti eccellente. Gli eventi in derapata stonano con la nuova impostazione del gioco e sono particolarmente frustranti e male strutturati. Fortunatamente anche ignorandoli si riesce a salire di categoria e puntare al tour mondiale, accumulando stelle e medaglie in quantità anche negli altri game mode.

    Multiplayer

    Le opzioni per il gioco di rete, ad onor di cronaca, non sono così sostanziose. Sono poche le tipologie di gare disponibili, classificate o meno. La più attraente è senza dubbio il “duello fra piloti”, anche se la necessità di gareggiare con una vettura scelta casualmente dalla CPU limita un poco la sua applicabilità. Il netcode, in ogni caso, non mostra sviste clamorose, anche se non tutte le sessioni di gioco risultano facilmente interpretabili, per la sporadica presenza di un po' di lag.

    Driving

    Tutte le impostazioni che ci vengono fornite dopo la prova su pista con la BMW M3 nel nostro primissimo giro su pista possono essere modificate in qualsiasi momento. Agendo sulle specifiche dell'IA, sull'invadenza degli aiuti, sull'intransigenza del modello di guida, l'esperienza di Shift varia non poco. E' possibile ovviamente (per i novellini) definire un'esperienza di gioco che più semplice non si può, ma ovviamente non è questa la finalità principale del nuovo Need For Speed. Disabilitando gli aiuti ed impostando i massimi livelli di difficoltà si raggiunge la vera essenza di Shift, quella sua “pacata simulatività” che è la cifra stilistica più evidente del lavoro di Slightly Mad. Ribadiamo ancora, prima di proseguire, che il carattere di Shift è abbastanza particolare. Dovremmo parlare, più di simulazione, di “verosimiglianza”: le sensazioni restituite dalla vettura non sono così raffinate e precise come quelle dei “real driving simulator” (siano essi firmai Polphony Digital o Turn 10), ma il modello di guida evita banalizzazioni superflue e dannose. Inoltre, Shift richiede una marcata dose di precisione nel pennellare curve, pena l'irrimediabile perdita del controllo della vettura. Rimanere in pista è quasi un imperativo, mentre i passaggi sul cordolo sono il limite massimo consentito della disattenzione (magari calcolata). Per primeggiare si devono metabolizzare controsterzi forse un po' esagerati, ma terribilmente adeguati, nel contesto del gioco, per non semplificare troppo l'esperienza ludica. Anche la filosofia dietro all'implementazione dei danni segue questo particolare (e indovinato) compromesso: considerati irrinunciabili almeno per la resa estetica, i danni influiscono solo marginalmente sulle prestazioni della vettura. Mentre la carrozzeria si piega di fronte alla forza degli urti, l'unica modifica del comportamento sull'asfalto sarà una marcata tendenza a tirare da un lato (come a mimare una deformazione del semiasse). Si potrebbe stare a discutere per ore sulla legittimità di tali scelte, senza probabilmente arrivare ad un giudizio unanime. Chi non transige sulla meticolosità del modello di guida forse non troverà in Shift il suo primo amore corsistico. Eppure anche i più severi e pretenziosi piloti virtuali scopriranno nel titolo EA una sfida tutt'altro che dozzinale, ed anzi un esercizio stimolante e maturo.
    E' da citare, poi, l'introduzione di una nuova visuale, che rafforza il coinvolgimento e sostiene l'immersività. Posizionata non tanto all'interno dell'abitacolo, quanto sulla testa del pilota, l'inquadratura tiene conto delle sollecitazioni subite dal guidatore. Progressioni troppo accentuate la sospingono bruscamente all'indietro, curve dolci e morbide evitano virate della telecamera. Praticamente perfetta, questa visuale diventerà senza dubbio uno standard nei futuri giochi di guida. Riesce per altro a riprodurre con eleganza persino gli impatti più devastanti, con scossoni fuori misura ed un momentaneo annebbiamento della visuale. Impeccabile.

    G25

    Divertendosi un po' con i settaggi, è possibile “domare” il discreto numero di opzioni e pennellare sui tasti e sulle leve del pad una configurazione ottimale per la migliore esperienza di guida possibile. Ma è con il volante Logitech G25 che si ottiene il massimo delle prestazioni. Del resto, i trascorsi di Slightly Mad Studios sono ben noti, ed è fatto evidente che il team abbia sviluppato il suo gioiello con in testa il “Racing Wheel”. Il Force Feedback sovrasta le imbarazzate vibrazioni del pad per restituire al video-pilota una sensazione precisissima, rallegrando non poco le sessioni di gioco e aumentando la qualità complessiva. Impugnando lo sterzo Logitech si riducono anche quelle poche incongruenze riguardanti gli slittamenti eccessivi della vettura e i sovrasterzi troppo accentuati. Chi vuole godere appieno del titolo EA deve senza dubbio procurarsi la periferica, magari in virtù di altri acquisti collocati sempre nell'ambito dei Racing Game.

    Sharp Look

    A livello grafico Slightly Mad Studios ha realizzato senza alcun dubbio un prodotto valido, che si adegua agevolmente allo standard attuale e che presenta alcuni tratti caratteristici di tutto rispetto. Per prima cosa sono convincenti i modelli poligonali delle auto, ben costruite; la costruzione grafica generale gode di una cura non comune, che coinvolge anche gli elementi di contorno dei tracciati. Buona la gestione dell’illuminazione, in particolar modo per quanto riguarda le ombre, mentre le riflessioni sulle carrozzerie risultano lievemente irreali. Abbastanza buoni gli effetti particellari (da segnalare le scintille causate dal contatto della marmitta con il suolo dopo aver saltato un dosso). Selezionando la visuale dall'abitacolo si ha un'altra dimostrazione della perizia tecnica del team, che ha realizzato alcuni degli interni più convincenti di sempre.
    Nota di merito va al track design: alla riproduzione fedele di alcuni circuiti realmente esistenti, si affiancano percorsi cittadini “ritagliati” appositamente dagli sviluppatori, che riescono ad immergere l'utente in un contesto piacevole da vedere e interessante da percorrere.
    L’IA avversaria ha alti e bassi: durante le gare i piloti sembrano meno svegli che nei duelli, quando invece appaiono caricati di un odio atavico nei vostri confronti e guidano in maniera encomiabile.
    Globalmente, la scena appare brillante e viva, ed il lavoro del team di sviluppo può dirsi promosso a pieni voti. Prima di concludere merita un discorso a parte la questione del Framerate e dell'ottimizzazione. La versione per console di Need For Speed Shift gira, fluidissima e senza incertezze, a 30 quadri al secondo, nonostante ci faccia sopportare caricamenti davvero lenti. I possessori di un PC particolarmente “dotato”, invece, potranno spingere al massimo le prestazioni dell'engine, arrivando ad ottenere 60 fps senza troppi patemi. Anche nel primo caso, comunque, Shift fila via liscio come l'olio, imprendibile e scorrevolissimo.
    Per finire, gli effetti audio sono di pregevole fattura: il rombo del motore è molto realistico, con la visuale all’interno dell’abitacolo il suono viene percepito in maniera del tutto simile alla realtà. Discorso a parte, invece, per la colonna sonora, un poco più anonima rispetto a quella dei predecessori. Ma se i fondi necessari per l'acquisto di licenze musicali sono stati reinvestiti per la creazione di un titolo così curato, non possiamo che essere dalla parte di EA. Del resto, in pista, quello che conta è il canto del motore.

    Need for Speed: Shift Need for Speed: ShiftVersione Analizzata PlayStation 3Need For Speed Shift è la “terza via” del racing game. Non aspira al realismo “senza se e senza ma”, bensì alla diffusione di un modello di guida verosimile e intrigante, che sappia divertire appassionati di auto e nuovi utenti in cerca di una sfida non superficiale. EA riesce nell'intento, e la brusca virata della sua serie automobilistica è una di quelle da ricordare negli annali del videogioco. Shift è un prodotto che va saputo interpretare ed inquadrare nell'ottica opportuna: godere senza patemi e senza lungaggini di un racing game impegnativo e coinvolgente non è cosa da poco. Ma, prima di tutto, Shift è un prodotto divertente, che incasella in una struttura stimolante un gameplay raffinato e vivace. Il look di alto livello ne fa a tutti gli effetti un nuovo esponente di spicco della sua categoria. Da avere.

    9

    Che voto dai a: Need for Speed: Shift

    Media Voto Utenti
    Voti: 1249
    7.7
    nd