Recensione Saint Seiya Brave Soldiers

Dimps espande il suo Cosmo ai limiti della Galassia...ma non acquisisce il Settimo Senso

Saint Seiya Brave Soldiers
Recensione: PlayStation 3
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Disponibile per
  • PS3
  • Tra i numerosi tie-in videoludici ispirati a serie animate di successo, uno dei pochi a non aver ancora proposto stimoli interessanti è Saint Seya. I fan della serie ricorderanno con amarezza quel Sanctuary Battle pubblicato in Europa poco meno di un anno fa, carico di aspettative e poi azzoppato da una generale povertà contenutistica e dall'eccessiva ripetitività delle situazioni. Lo ricorda anche Dimps, il dev team tutto giapponese che intende dare nuova linfa ai Saint, proponendo questo 22 Novembre, sempre in esclusiva Playstation 3, una nuova avventura dei Cavalieri. Parzialmente rivisto nella struttura e nelle meccaniche, rimpinguato a livello contenutistico mantenendo più di un occhio di riguardo all'opera originale, Saint Seya Brave Soldiers vuole cementare la fan-base e magari conquistare nuovi estimatori.
    Nonostante le buone premesse (e le promesse) Brave Soldiers non riesce però a rialzare le sorti della serie, mostrando in primis un'ancor più pronunciata ripetitività nella progressione, ed in secondo luogo ripresentando diverse problematiche tecniche che già affliggevano Sanctuary Battle. Sebbene non si possa parlare di un semplice aggiornamento o di un semplice "more of the same", gli sforzi produttivi ci sono sembrati davvero limitati per consigliare Saint Seya Brave Soldiers al di fuori della cerchia di fan più sfegatati.

    Una corsa ripetitiva

    Brave Soldiers abbandona anzitutto la struttura Musou, abbracciando la filosofia del beat'em up ad incontri sin da Cronache Zodiacali, il classico story mode che ci poterà a rivivere le vicende dell'anime. Dimps in questo caso integra l'intero ciclo narrativo cartaceo, riproponendo non solo la traversata delle Dodici Case, ma anche la saga di Nettuno e la discesa nell'Ade. Per quanto a livello di quantità non ci si possa lamentare, la progressione tentenna sul piano della narrazione, riuscendo solo in parte a veicolare valori ed emozioni inchiostrate da Masami Kurumada. Dimps adotta ancora una volta cut scene totalmente statiche che, pur riproponendo questa volta la sceneggiatura integrale, non riescono a catturare l'attenzione del giocatore. I frequenti intermezzi, doppiati esclusivamente in giapponese e sottotitolati -non sempre alla perfezione- in italiano, appesantiscono enormemente la progressione, spezzando costantemente i ritmi dei combattimenti.
    Nonostante la fedeltà all'opera originale sia lodevole, la mancanza di coinvolgimento pesa: ci troviamo più spesso a leggere che a combattere, e la struttura complessiva finisce per apparire noiosa anche agli estimatori dell'anime. Anche perché poi, a livello ludico, non ci sono vere differenze tra una sessione di combattimento ed un'altra. Non avvertiamo l'acquisizione del settimo senso di Seya durante il combattimento con Aiolia, tantomeno l'iniziale impotenza di uno Shiryu spogliato dell'armatura o l'abbandono di Shun tra le rose del Cavaliere dei Pesci. Manca insomma tutta quell'immedesimazione che una serie di meccaniche come quelle già viste in Ultimate Ninja Storm avrebbe potuto agilmente veicolare.
    Proprio per questo Brave Soldiers appare un po' più interessante nelle sue modalità collaterali, che mettono in risalto l'ampissimo roster e consentono al giocatore, slegandosi dalle briglie narrative, di mettere in scena i combattimenti più fantasiosi. Nella Battaglia Galattica sino ad otto amici in locale potranno sfidarsi in un torneo ad eliminazione, mentre Sopravvivenza metterà alla prova le abilità del singolo contro una lunga serie di avversari e con una sola barra della salute a disposizione. Si chiude con i più classici Versus, offline ed online, completamente personalizzabili nel set di regole e con possibilità di potenziare alcune caratteristiche dei lottatori grazie a bonus sbloccati durante lo story mode.

    Roster ampio ma piatto

    A livello di gameplay assistiamo ad una parziale evoluzione del sistema di gioco, che riprende in questo caso alcuni concetti dal già citato Naruto. A rimanere invariato è in particolare il sistema di controllo, un po' insidioso nella sua complessa mappatura: ai front button vengono delegati attacco debole e potente, salto e special "di base"; mentre ai grilletti il compito di fungere da modificatori per attacchi più poderosi, parate, schivate e caricamento della barra del Cosmo. Se le combinazioni di colpi deboli e potenti rimangono pressoché invariate rispetto all'episodio precedente, è proprio il Cosmo la novità sulla quale il combat system fa maggiormente affidamento, andando a recuperare gli insegnamenti di CyberConnect 2. Caricando le varie tacche di questa barra potremo esibirci nelle special classiche come il Fulmine di Pegasus o la Polvere di Diamanti, in rapidi spostamenti per raggiungere l'avversario automaticamente oppure in schivate che ci trasporteranno letteralmente alle spalle del malcapitato. Il sistema funziona ed appare ben bilanciato, ci permette di variare discretamente l'approccio alla battaglia e sviluppare persino qualche piccolo e inaspettato tatticismo. Incrementando il Cosmo potremo prolungare sempre più le combinazioni, inseguendo velocemente l'avversario scaraventato a terra o in aria e finendolo eventualmente con una delle mosse speciali. Superate le ore di pratica necessarie a padroneggiare il control scheme, anche al netto della fastidiosa telecamera statica e di qualche imprecisione nella gestione delle collisioni, questo sistema saprà dare più di qualche soddisfazione. Soprattutto quando, caricato il settimo senso (subendo i colpi avversari), saremo in grado di esibirci nei potenti Attacchi Big Bang, preceduti da immancabile cut scene.
    Sulle prime il combat system risulta insomma appagante e convincente; eppure giungendo alle fasi avanzate, ci si scontra con tutti i limiti di una struttura un po' superficiale. Il focus sullo scontro corpo a corpo e sul continuo alternarsi di schivate e contrattacchi finisce per svilire la profondità di ogni moveset e rendere dunque pericolosamente simili gli approcci da adottare con tutti i personaggi. A meno che non si intenda affrontare una CPU sin troppo arrendevole ai livelli di difficoltà minori, Brave Soldiers costringe alla lunga ad usare la stessa tattica: l'attacco a testa bassa per massimizzare il Cosmo e potersi permettere continue schivate ed altrettanti contrattacchi. I tempi un po' troppo dilatati degli Attacchi Big Bang e la cronica mancanza di lock-on durante le normali special ne rendono presto altamente marginale l'utilizzo, banalizzando fortemente una struttura dalle interessanti possibilità. Il problema si propaga ancor più prepotentemente quando siamo in controllo dei pochi personaggi ranged o prettamente difensivi e passivi. Sfruttare la Cuspide Scarlatta o le abilità illusorie del cavaliere di Virgo non porterà quasi mai risvolti positivi, traghettando verso l'oblio diversi personaggi interessanti.
    A fronte di più d'uno spunto interessante resta dunque una punta di amarezza nel constatare come Brave Soldiers perda presto tutti i suoi guizzi, rivelando a conti fatti una piattezza simile al predecessore.

    Sullo stesso livello de "La Battaglia del Santuario" è anche la componente tecnica, senza particolari picchi qualitativi come costume in moltissimi tie-in tratti da anime e manga. I modelli, pur non presentando un dettaglio sbalorditivo, riproducono in maniera convincente le fattezze dei protagonisti, tra i quali spiccano come al solito i Cavalieri d'Oro nelle loro fantastiche armature. Altalenante il comparto animazioni: prese singolarmente le movenze si mostrano fedelissime alle controparti originali, ma la mancanza di qualche frame di raccordo tra l'una e l'altra compromette la credibilità dell'azione a schermo. I lottatori in ogni caso risaltano se messi a confronto con la sin troppo scarsa qualità delle arene. Piatte e spoglie, le ambientazioni non offrono particolari spunti, né a livello artistico né tantomeno ludico, presentandoci spesso elementi riciclati ed una distruttibilità ambientale limitata a qualche colonna sullo sfondo. La scena viene vivacizzata fortunatamente da una buona gestione degli effetti particellari, che sottolineano in maniera convincente l'impeto dei colpi portati dai Saint.
    Sorte non troppo dissimile per il comparto audio, che ripropone con troppa timidezza e ripetendoli all'infinito i temi dell'anime, dimenticando colpevolmente che il doppiaggio italiano dei Cavalieri dello Zodiaco è stato forse uno tra i migliori nella storia della televisione tricolore.

    Saint Seiya Brave Soldiers Saint Seiya Brave SoldiersVersione Analizzata PlayStation 3Saint Seya Brave Soldiers cambia nella forma ma, in definitiva, non nella sostanza. A livello di gameplay, considerando i cambiamenti derivati dall’abbandono della filosofia Musou, si possono apprezzare diversi spunti interessanti, che finiscono sprecati a causa di uno sforzo produttivo sempre troppo contenuto. La banalizzazione dei moveset, per via di un sistema di combattimento sbilanciato verso la frenesia del corpo a corpo, svilisce alla lunga il gameplay. L’offerta in termini di game mode non fa eccezione: ad uno Story Mode senza particolare mordente si affiancano giusto un paio modalità collaterali in grado di esplorare molto meglio il roster, ma non troppo caratterizzate. Anche considerando la grande quantità di combattenti, nonché la generale completezza e fedeltà dei contenuti, non si può che consigliare ancora una volta questo Brave Soldiers ai soli appassionatissimi dei Cavalieri, lasciando per ora a tutti gli altri “solo” il piacere di un anime intramontabile.

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