Recensione Sports Champions

Prima prova su strada per le applicazioni ludiche di Move

Recensione Sports Champions
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  • PS3
  • Come avete potuto leggere in questi giorni sulle nostre pagine abbiamo avuto la fortuna di ricevere in redazione un grazioso bundle contenente Sony Move e tutta una serie di titoli disponibili al lancio della periferica, previsto per questo 14 Settembre.
    Tra questi il più interessante, almeno dal nostro punto di vista, è stato Sports Champions, la risposta seriosa di Sony, se così si può chiamare, ai vari Wii Sport, Kinect Sports e chi più ne ha più ne metta.
    Il titolo presenta sei “discipline” nelle quali competere: Disc Golf, Beach Volley, Gladiator Duel, Archery, Bocce e Table Tennis, ognuno di essi studiato per dimostrare le potenzialità, invero interessantissime, del motion controller Sony.

    Prima di partire vanno fatte alcune premesse, per evitare di ripetere ad ogni sport gli stessi concetti.
    La prima riguarda l’estrema precisione di cui andremo, quasi in tutti i casi, a parlare: il motivo è da ricercare anche nelle frequentissime fasi di calibrazione (una per ciascuna disciplina in cui andremo a cimentarci) alle quale Sports Champions ci sottoporrà forzatamente (provocando, alla sesta volta, anche un bel po' di noia).
    Si tratta di eseguire dei semplici movimenti mimando un avatar a schermo: in tal modo la telecamera rileverà tre posizioni, rispettivamente altezza della spalla, altezza del punto-vita e posizione a braccio disteso lungo il fianco.
    Secondariamente intendiamo sottolineare la scelta (forse non felicissima) di non implementare editor per la creazione di avatar o per importare il proprio alter ego “home” nel gioco, imponendo al giocatore di utilizzare uno tra i personaggi predefiniti, giunti direttamente dal coin-op del mitico Windjammers (1994).
    Troveremo infatti un samoano tutto muscoli ricoperto di tatuaggi, uno sboccato statunitense, una bionda super-sexy, una giapponesina tutta autocontrollo e via discorrendo.
    Intendiamo inoltre precisare che ogni sport sarà corredato da un approfondito tutorial suddiviso in vari step, che saprà dare in pochi minuti tutte le nozioni per praticare con successo l’attività selezionata.
    Ogni disciplina, infine, consentirà di gareggiare liberamente con amici o CPU o affrontare un intero torneo; tutte le gare daranno la possibilità di selezionare il livello di difficoltà tra i tre disponibili: Bronzo, Argento e Oro.

    Intendiamo precisare, prima di proseguire, che ogni prova è stata effettuata da persona destrorsa e dunque l’impugnatura del Move principale s’intende automaticamente sulla mano destra.

    I più belli...

    L’attività che ci ha maggiormente colpiti è, senza ombra di dubbio, il Table Tennis, il quale non può sfuggire certo ad un diretto confronto con il Rockstar Table Tennis nella sua versione Wii.
    Ebbene la versione “Made in Japan” (ovvero quella Sony) del ping-pong vince a mani basse, presentando una profondità di gioco ed un’accuratezza nel sistema di controllo davvero senza paragoni nel suo genere.
    Impugnata la racchetta virtuale non contano più le lacune dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi che avevano spaventato poco prima; ogni movimento viene fedelmente riprodotto a schermo, senza alcun ritardo.
    Rimaniamo dunque piacevolmente impressionati dalla possibilità di produrre pressochè qualunque effetto colpendo la palla di taglio: Top Spin e Back Spin sono solo l’inizio di una lunga serie di colpi che, a dire il vero con qualche piccola esagerazione, permettono di far letteralmente scappare la palla da una parte o dall’altra del tavolo.
    Si aggiungono, naturalmente, tutti i colpi offensivi e difensivi che possiate immaginare e riprodurre su un campo reale, dalla schiacciata al pallonetto finanche alla palla di rimbalzo, ottenuta contrastando un colpo potente a racchetta ferma.
    L’unica vera “lacuna”, se così si può chiamare, è la difficoltà -forse dovuta alla nostra non proprio consona postazione- di anticipare una traiettoria arcuata muovendosi quasi a ridosso della rete.
    Per il resto la libertà è totale ed anche le possibili traiettorie della palla risultano pressochè infinite (nella nostra prova ci è capitato, ad esempio, di fare punto scheggiando il bordo del tavolo); ancora una volta l’unica limitazione potrebbe essere lo spazio in quanto, per godere al meglio delle possibilità offerte dal titolo, servirebbero un paio di metri abbondanti sulla propria linea orizzontale.
    Anche se non si tratta di una simulazione vera e propria la fisica della pallina è riprodotta in maniera piuttosto credibile, così come l’impatto con la racchetta, con il campo e con la rete.
    E’ interessante, infine, vedere come cambino le cose aumentando il livello di difficoltà: se a Bronzo la CPU manterrà un ritmo blando e a schermo verremo aiutati dal tracciamento delle traiettorie, degli effetti (graziose linee cinetiche attorno alla palla) e del punto d’impatto, ad Oro non vi sarà nulla di tutto questo ed i nostri riflessi saranno messi a durissima prova.

    Secondo classificato nella nostra personale “top six” è Archery, il tiro con l’arco che permette, tra le altre, di sfruttare due Move contemporaneamente.
    Iniziata la manche dovremo portare il Move rappresentante la mano all’altezza della scapola destra, premendo “T” per estrarre una freccia dalla faretra ed incoccarla tendendo un secondo controller facente funzione d’arco.
    Mantenendo la pressione sul grilletto preserveremo lo stato di tensione dell’arco, mentre prenderemo la mira; una volta mollato il tasto, la freccia verrà definitivamente scoccata.
    La meccanica riesce a creare un’ottima immedesimazione, ponendo come ostacolo ad un’esagerato mantenimento della tensione l’acuirsi della vibrazione del controller, che potrebbe portare alla perdita di fermezza e concentrazione necessarie per mirare con precisione. Nel mirare, inoltre, bisognerà tener conto della distanza in quanto, almeno in parte, la fisica della freccia viene simulata in maniera piuttosto efficace.
    Nell’intento di inserire qualche variabile all’interno di un sistema piuttosto ripetitivo gli sviluppatori hanno implementato diversi stage: si va dal bersaglio fermo a quello mobile, dal “tiro al frutto” alla caccia dei sacchetti di monete in caduta libera, e così via. Lo "stage" dei sacchetti ci è parso particolarmente ingegnoso: questi, cadendo al suolo, rimbalzano avvicinandosi sempre più al giocatore: maggiore sarà la distanza alla quale li si distrugge (il terreno è segnato da una metratura), maggiore sarà la ricompensa.
    Anche l’adrenalina è garantita, sia da una CPU competitiva a tutti i livelli di difficoltà sia da alcune varianti particolarmente “action”, come ad esempio quella che prevede lo spostamento dei bersagli verso l’avversario ad ogni centro, con la vittoria nel caso si superasse una certa zona tratteggiata, immediatamente adiacente al tiratore.

    Tra i migliori tre non possiamo non inserire anche Disc Golf, una sorta d’ibridazione fantasiosa tra il golf ed il frisbee.
    Lo scopo del gioco è far entrare il frisbee in una sorta di gabbia; ogni percorso è intriso di ostacoli (alberi, laghi...) ed è caratterizzato da un PAR (massimo numero di colpi per pareggiare la buca) proprio come nel golf.
    Le sfide si giocano al cosiddetto “match play” ovvero tenendo conto delle buche vinte e non dello score totale rispetto al PAR del campo.
    Anche in questo caso abbiamo potuto apprezzare un eccellente sistema di controllo, basato su una totale precisione e sulle possibilità praticamente illimitate date dalla completa libertà di tiro.
    Ogni inclinazione del polso produrrà infatti un effetto diverso su disco, che si combinerà poi con una fisica ambientale esemplare, rotolando sulle superfici più dure, rallentando nello scontro con fronde ed ostacoli più leggeri e addirittura (con una dose extra di bravura e fortuna) rimbalzando a pelo d’acqua.
    Disc Golf è, inoltre, il primo gioco ad inserire una doppia componente di direzionamento, sfruttando il tasto Move per puntare lo sguardo del nostro alter-ego digitale prima di recuperare il disco da terra (con “T”).

    ...e i meno belli

    Al quarto posto, primo tra i meno riusciti, troviamo il gioco delle Bocce, a cui vengono applicate diverse varianti a seconda del percorso scelto per rendere il gameplay meno ripetitivo.
    Dovremo, ad esempio, far passare bocce e boccino attraverso degli anelli sospesi, oppure in un giro della morte in miniatura, o ancora districarci in piste a forma di “S”, di “T”, e via discorrendo.
    Nonostante il livello di sfida, per quanto alcune situazioni risultino abbastanza improbabili, risulti abbastanza elevato, l’implementazione a tratti poco coerente della fisica conferisce a questo particolare gioco un appeal sicuramente meno importante di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
    Se è vero che è possibile imprimere alle sfere qualsiasi tipo di rotazione, bocciare l’avversario allontanandolo dalla zona punti e posizionandosi favorevolmente ed effettuare complessi tiri di sponda, è anche vero che l’impatto con il terreno risulta spesso poco credibile, rallentando in maniera esagerata le bocce.
    Questa disciplina è inoltre la prima in cui si sono verificate problematiche dovute alla disposizione non esattamente consona della nostra postazione; l’eccessiva vicinanza e la presenza dell’enorme scrivania come ostacolo, di tanto in tanto, hanno impedito un corretto movimento atto a far scorrere la boccia sul terreno, costringendo o forzando il tiro con parabola volante.
    In questa sezione, dunque, Sports Champions dimostra di avere bisogno anche di un ambiente di gioco adatto e sgombero che non tutti hanno la fortuna di potersi permettere.
    Anche bocce, inoltre, inserisce un blando utilizzo dei tasti “replica” dei front button, delegando ad uno di essi lo spostamento sulla linea di tiro orizzontale dell’avatar a schermo.
    Quel che manca maggiormente, Move alla mano, e che ci ha fatto inserire Bocce in quarta posizione è il senso della competizione che, in questo caso, solo un partner umano può dare: vista le particolari regole di gioco (chi si avvicina di più non tira finchè non viene sorpassato), infatti, le meccaniche, partita dopo partita, annoiano anche alla luce di fantasiosi percorsi.

    Penultimo nella nostra personalissima classifica Beach Volley, immancabile oramai in qualsiasi collezione sportiva dedicata soprattutto al multiplayer.
    Sports Champions in questa particolare accezione inizia, seppur leggermente, a scricchiolare.
    La trasposizione videoludica della disciplina, per forza di cose, vede i personaggi a schermo inscritti in binari predefiniti che seguono, per evitare che il gioco diventi frustrante, le traiettorie della palla.
    Tale scelta implica però un rallentamento complessivo dell’azione, con palla per molto tempo in aria e giocatori che si allineano al punto di caduta, lasciando l’effetto sorpresa alle sole -e poche- schiacciate.
    La prova ha inoltre dimostrato un’ulteriore facilitazione non troppo gradevole legata all’hit box, se così si può chiamare, della palla: in fase di bagher, di palleggio, di muro o di battuta, infatti, ci verrà permesso di colpire anche diversi centimetri a destra o a sinistra rispetto all’effettiva posizione della sfera, un chiaro espediente ad ovviare l’impossibilità di spostarsi liberamente lungo il campo.
    Beach Volley, inoltre, inserisce un utilizzo davvero troppo invasivo dei tasti, limitando in tale maniera anche l’utilizzo di due Move contemporaneamente; verranno utilizzati i tasti per andare a muro, per saltare prima di una schiacciata e per anticipare una schiacciata stessa.
    Nonostante tutto, e nonostante l’IA computerizzata (specialmente quella alleata) sia del tutto da dimenticare, lo sport in questione riserva più d’uno spunto interessante: l’utilizzo dei due controller, in primis, riesce ad immedesimare il giocatore nella gran parte delle soluzioni di gioco; la solita precisione nel rilevamento dei movimenti unita ad una buona fisica in game permettono poi di eseguire colpi smorzati e difficili palle ad effetto.
    Ottima anche la possibilità di battere da sotto, da sopra e con rincorsa, ognuna con risultati diversi.
    Un ultimo appunto, in questo caso, alle funzionalità stesse di Move che, se troppo vicini allo schermo (distanza che, in questo caso, dipenderà anche dall’altezza del giocatore), non rileverà il controller in fase di palleggio, costringendoci a fermare il movimento poco sopra la testa, in maniera scomoda ed innaturale.

    Ultimo senza dubbio alcuno è Gladiator Duel, una sorta di American Gladiator con armi reali in arene conformi allo stile del Colosseo ai tempi dell’Antica Roma.
    Qui la mano destra è adibita al controllo della spada mentre la sinistra (o la stessa destra mantenendo premuto “T” come modificatore) alla difesa con lo scudo; realisticamente le due componenti hanno possibilità di manovra molto diversa: mentre la spada può essere ruotata con libertà, lo scudo -più ingombrante- ha un certo range di spostamenti ed inclinazioni, che consente comunque di parare qualsiasi fendente.
    Ai movimenti eseguibili con il proprio corpo si uniscono, successivamente, le schivate (destra, sinistra, indietro), eseguibili tramite i pulsanti posti sul corpo del Move.
    Il sistema si dimostra sin dalle prime battute piuttosto macchinoso e, per la prima volta, anche il rilevamento dei movimenti non appare preciso come nelle sessioni precedenti, in particolare nell’elaborazione della potenza del colpo.
    Complicato risulta anche il rilevamento degli affondi, così come delle movenze che servono per mandare a segno gli attacchi speciali (con tanto di cut scene), attivabili mandando gambe all’aria l’avversario stordito.
    Benchè preveda molte alternative, insomma, Gladiator Duel non riesce a stupire quanto avrebbe dovuto, regalando, anzichè profondità e tatticismo, un senso di ripetitività e frustrazione, dovuto anche -ma non solo- all’assoluta mancanza di caratterizzazione dei personaggi.

    Sports Champions Sports ChampionsVersione Analizzata PlayStation 3Tirando le somme di questa lunga analisi emerge una valutazione più che discreta per Sports Champions, che si rivela essere molto più che una semplice dimostrazione di quanto si riesca a fare con il nuovo Motion Controller di Sony. Nonostante la maggior parte delle discipline proposte sia piuttosto riuscita e l’esperienza in singolo risulti divertente, la componente ludica non appare sfortunatamente duratura nel tempo, forse proprio a causa della mancata personalizzazione degli atleti (con abilità diverse, ad esempio) o dell'assenza di una sorta di carriera che permetta, ad esempio, di creare e sviluppare un proprio alter ego. Per quanto preciso e coerente si possa dunque rivelare rispetto alle controparti reali degli sport rappresentati (e da questo punto di vista il titolo Sony è probabilmente il migliore), Sports Champions risulta comunque una timida evoluzione dei canonici party game senza troppe presunzioni, capaci di dare il meglio soprattutto nelle serate tra amici.

    7.5

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