Provato Haze

Giocata la demo dell'ultimo FPS targato Free Radical

Provato Haze
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  • PS3
  • Prefazione

    In tutti questi mesi di difficile gestazione, Haze ha creato attorno a se un fitto alone di mistero e riverenza. Tra conferme e smentite di ogni genere, il team di programmatori Free Radical ha sempre voluto mantenere un certo riserbo sul suo nuovo progetto, rilasciando col contagocce tutte le informazioni date in pasto al popolo di videogiocatori. Ma finalmente, dopo quasi un anno passato a rimuginare sulle immagini ufficiali rilasciate in rete e sulla prima versione giocabile (testata con mano in occasione della fiera di Lipsia della scorsa estate), Ubisoft ci riprova, dando in pasto all’utenza PlayStation 3 la nuova demo, scaricabile gratuitamente dal PlayStation Store europeo, del promettente FPS nato dalle menti che hanno partorito la pluripremiata serie di TimeSplitters. Pronti quindi ad iniettarvi una ricca dose di “Nectar”?

    One Day in a Jungle...

    Una volta iniziato il nostro test di prova, ci verranno subito date in pasto due opzioni primarie: la possibilità di affrontare un livello in single player e l’opportunità di testare lo stesso in compagnia di tre compagni in carne ed ossa. Free Radical, per non rischiare troppo, ha furbescamente inserito lo stage che fin da subito sembrava il più ispirato tra tutti quelli mostrati nelle varie anteprime, ossia quello ambientato in una fitta giungla tropicale. Al suo interno potremo vivere una prima battaglia tra le forse speciali della Mantel Corporation (la nostra agenzia personale) ed i ribelli armati della fazione opposta.
    Sin dal primo minuto di gioco, il comparto tecnico e la resa estetica generale lasciano spiazzato il giocatore, sia in negativo che in positivo: difatti, se da un lato possiamo notare ambientazioni lussureggianti in alta definizione, con texture ed effetti speciali di pregevole fattura, dall’altra non si può non rimanere basiti dinnanzi alla “artificiosità” del tutto: piante di plastica che non si spostano se attraversate, arbusti che resistono a colpi di granata ed armi da fuoco, e nel complesso un’interazione ambientale pari allo zero. Ma non solo: gli avversari che saremo chiamati ad affrontare in questo test di prova (tutti identici tra loro, neanche fossero usciti da una catena di montaggio) risultano decisamente stupidi e poco reattivi, con la tendenza all’assalto frontale (che porta il più delle volte ad un suicidio di massa). La loro morte è inoltra seguita da un’inspiegabile (e osceno) effetto dissolvenza, degno dei peggiori titoli a 128 bit. Fortuna vuole che il comparto sonoro messo in piedi dai programmatori è quantomeno sufficiente, incluso anche un dignitoso doppiaggio nel nostro idioma, ben recitato ma un po’ingombrante durante le sequenze d’azione (chi ha voglia di ascoltare i commenti ironici dei nostri compagni, mentre si è nel pieno di una furiosa sparatoria?).
    Tutto da buttare quindi? Non esattamente, dato che Haze ha diverse frecce al suo arco degne della nostra attenzione. Innanzitutto il sistema di controllo, veloce, immediato e di facile gestione. Le armi dateci in dotazione (un paio di fucili, seguiti da una pistola di grosso calibro ed una manciata di granate esplosive) fanno bene il loro lavoro, pur non brillando certo per originalità e inventiva. Un utile sistema di zoom ci permetterà inoltre di prendere la mira con una maggiore precisione, sebbene nella confusione della battaglia a volte risulta molto più risolutivo sparare all’impazzata. Ma la vera “chicca” ludica di Haze risiede nella possibilità di sfruttare il “Nectar”, una particolare sostanza che se assunta in piccole dosi (tramite pressione prolungata del tasto dorsale sinistro del Joypad) aumenterà la velocità e la resistenza del nostro protagonista, colorando allo stesso tempo di un alone rossastro i contorni dei nostri avversari (in questo modo, più facilmente visibili nella fitta boscaglia). Tuttavia, se assumeremo una quantità di “Nectar” superiore alla dose consentita, questo causerà un “sovraccarico” del nostro organismo, il quale bloccherà a sua volta tutte le nostre funzioni primarie (compresa la capacità stessa di deambulazione). Molto divertente, senza alcun dubbio, ma l’originalità è andata a farsi friggere. Anche il level design ed il ritmo di gioco, presi di peso da altri capisaldi del genere (il celebre Halo in primis), potrà risultare stomachevole a chi proviene da generazioni e generazioni di sparatutto in soggettiva. L’impostazione “piazza-corridoio-piazza” è difatti alquanto arcaica, incapace da subito di donare particolari emozioni al giocatore se non quella (abusatissima) di farlo sentire parte di un’accesa battaglia tra gruppi di soldati.
    Fortunatamente, a tentare di risollevare le sorti, interverrà la presenza di altri tre compagni di squadra al nostro fianco. La possibilità di affrontare l’intera campagna (nel nostro caso, solo un singolo livello) con altri tre giocatori in carne e ossa al nostro seguito (sia in rete locale che tramite connessione PlayStation Network), servirà senza dubbio a dare quella spinta qualitativa di cui l’ultimo pargolo Free Radical ha decisamente bisogno. L’unico timore è che ciò non basti a destare l’interesse del popolo di videogiocatori, da sempre assuefatti (e molto critici) verso certi tipi di esperienze videoludiche. Soprattutto quando parla di un first person shooter.

    Haze Alla fine di questa nuova dimostrazione giocata, le sensazioni “a pelle” sono decisamente discordanti. Se da un lato Haze si propone infatti come uno sparatutto in soggettiva solido e decisamente ben costruito, dall’altro non si può non constatare una cronica mancanza di innovazione o particolari tratti distintivi. Difatti, sembra che il titolo Ubisoft abbia poco o nulla per restare veramente impresso nella mente giocatore, complice anche un ambientazione trita e ritrita (la giungla), una carnèt di armi decisamente convenzionale oltre ad una serie di poteri speciali (dovuti alle iniezioni di “Nectar”) che ricordano in maniera troppo marcata quanto visto ed apprezzato in altri illustri esponenti del settore (Far Cry in primis). Cosa ci resta quindi? Senza dubbio un titolo interessante, che rischia però di essere letteralmente schiacciato dalla mole di Hype che ha generato in tutti questi mesi di gestazione (oltre alla spietata concorrenza che campeggia da mesi sugli scaffali dei negozi). L’unica cosa da fare ora è quindi augurare buona fortuna al talentuoso team Free Radical. Ne avrà decisamente bisogno.

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