Dishonored 2 Recensione

Quattro anni dopo l'uscita del capitolo originale, Arkane Studios torna con Dishonored 2, sequel diretto dell'affascinante avventura di Corvo Attano.

Dishonored 2
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Un'ombra furtiva si muove per le strade di Karnaca. Si infila nelle case sigillate per l'infestazione di mosche del sangue, fugge nei vicoli oppressi dalle polveri d'argento delle miniere, e poi sui tetti illuminati dai riverberi del golfo. Ha il passo svelto e feroce della morte, lo sguardo di chi si è tuffato nei recessi cupi dell'Oblio.
    È un'ombra furiosa e vendicativa, protagonista della grande avventura di Dishonored 2. Quattro anni dopo l'uscita del capitolo originale, che fu capace di stregare i giocatori gettando le basi per una saga di indiscutibile successo, Arkane Studios si ripresenta con un sequel: conservativo nel concept ma finalmente perfezionato nella struttura, nel sistema di progressione, e persino nel grado di libertà che concede al giocatore. Dire che il secondo Dishonored è identico al vecchio episodio, insomma, significa non riuscire a cogliere le sfumature di un gameplay più maturo, sfaccettato e persino coraggioso. E significa anche dimenticarsi delle meraviglie di un level design magistrale, che riesce a mescolare gli splendidi eccessi di architetture troneggianti ad un'atmosfera torva eppure seducente.
    Dishonored 2 è un sogno per i fan della saga, un acquisto imperdibile per gli appassionati di avventure digitali; e la dimostrazione lampante di quanto siano importanti anche le voci fuori dal coro. Quelle, cioè, dei team che decidono di rifiutare una spettacolarità costrittiva e vincolata, per puntare con decisione su un'interazione completamente libera.

    La Perla del Sud

    Quindici anni dopo l'incoronazione di Emily Kaldwin, l'imperatrice-bambina governa con decisione su Dunwall, sorvegliata e addestrata dal protettore reale, Corvo Attano. Il regno illuminato di Emily è appena agli albori, ma dalla capitale di Gristol sta ormai svanendo la corruzione, e i quartieri un tempo lasciati a marcire stanno lentamente rifiorendo. La quiete non è però destinata a durare: all'inizio dell'avventura il giocatore assiste impotente ad un brutale colpo di stato, operato dalla sinuosa Delilah; una strega che si professa sorella della vecchia imperatrice, legittima erede del trono di Dunwall. È proprio durante l'introduzione - forse un po' troppo sbrigativa - che il giocatore ha modo di decidere se interpretare Emily o Corvo: una scelta importante, che avrà qualche marginale ripercussione narrativa (legata ai dialoghi ed all'interazione con i personaggi) e ben più importanti conseguenze ludiche.

    Quale che sia il personaggio selezionato, il giocatore dovrà recarsi a Karnaca, il Gioiello del Sud, capitale dell'isola di Serkonos. È da lì infatti che spirano i venti della cospirazione: da quelle coste giungono i meccanosoldati che hanno decimato la guardia reale, costruiti dal genio di Kirin Jindosh; e da lì arriva l'appoggio politico di Delilah, quello dello sconsiderato Luca Abele, irrequieto duca di Serkonos.
    Costruita la propria base a bordo della Dreadful Whale, il giocatore si troverà così ad esplorare i quartieri di una nuova capitale, disinnescando pezzo dopo pezzo le macchinazioni dei complottisti. Nonostante l'incipit un po' frettoloso, la trama racconta in maniera ispirata il percorso di rivalsa di Corvo o Emily, intenti a colpire i propri avversari con una precisione chirurgica; distruggendo prima il sogno di un esercito meccanico, poi la fonte dell'immortalità di Delilah, e poi togliendole il supporto economico del Duca. Correndo verso una conclusione finalmente più entusiasmante rispetto a quella del primo episodio, influenzata in maniera consistente dall'approccio morale tenuto durante l'avventura, il racconto ci porta alla scoperta dei segreti e dei rioni di Karnaca, mettendoci in contatto diretto con un numero quasi soverchiante di storie e situazioni.
    Il bello della narrazione di Dishonored 2 è questa sua capacità di dimostrarsi incredibilmente stratificata: l'avventura dei due protagonisti non è l'unica cosa che conta, perché ogni livello ci permette di scoprire un nuovo tassello dello smisurato mosaico assemblato da Arkane Studios. Verremo quindi a contatto con la personalità mefistofelica di Jindosh, inventore che ha sacrificato integralmente l'etica sull'altare del progresso, furioso cultore del proprio ego e sadico torturatore. E ancora scopriremo cos'è successo al Conservatorio Reale, assediato ormai da sfuggenti streghe floreali. Per le strade della città troveremo i predicatori dell'Abbazia dell'Uomo Qualunque, ancora intenti a salmodiare la loro litania, e poi gli Urlanti, contrabbandieri ribelli che si organizzano per rovesciare il potere.
    Di fronte a Dishonored 2, insomma, è difficile parlare di una storia che sia davvero principale: il team di sviluppo ha assemblato, piuttosto, un macrocosmo di racconti che si intrecciano: una ragnatela di fatti minuscoli e quotidiani, un groviglio di destini, di personalità, di gesta rombanti e imprese celate. Ogni dettaglio può emergere con prepotenza oppure restare nascosto per sempre, nella corrispondenza privata e nei giornali, tra gli appunti lanciati distrattamente sul tavolo da lavoro: la capacità di portare alla luce queste storie va di pari passo con la curiosità del giocatore, che come sempre è chiamato ad esplorare, attardarsi negli angoli delle case, allontanarsi dal percorso che lo porterebbe direttamente al suo obiettivo.

    Dishonored 2, proprio come lo era il primo capitolo, presenta una struttura narrativa e ludica davvero unica: il gioco vi lascia liberi di vagare alla ricerca dei rivenditori del Mercato Nero, e poi negli edifici infestati dove potrebbero nascondersi Rune e Amuleti d'Osso; e solo a chi decide di farlo rivela tutta la sua meraviglia. Si può correre, in Dishonored 2: avanzare a testa bassa, ma anche procedere spediti e non visti verso la propria preda. Si può uccidere in fretta, clinicamente, sospinti da una rabbia indomita; ma sarebbe un peccato. È solo decidendo di osservare ogni angolo, di strisciare lentamente nelle case come un predatore invisibile, che è possibile cogliere l'immensità del lavoro del team di sviluppo, la quantità impressionante di paratesti; e soprattutto il fatto che Karnaca si colloca all'interno di una mitologia vastissima: che va oltre l'isola di Serkonos, oltre il grigiore di Gristol, e abbraccia invece un enorme arcipelago, traboccante di storie, di miti, di filosofie.

    Dimmi come vuoi morire

    Selezionare Corvo come protagonista principale significa fare una scelta molto conservativa. Nei panni del Protettore Reale il gameplay di Dishonored 2 si presenta davvero molto vicino a quello del precedente capitolo. I poteri sono gli stessi, a partire da quelli che utilizzeremo più spesso: grazie alla Visione Oscura potremo individuare la posizione dei nemici e i loro coni di vista, mentre Possessione ci permetterà di prendere il controllo di piccoli animali, di infestare un cadavere fresco, oppure addirittura di entrare nella mente di un nemico, quando sarà potenziata al massimo. Grazie a Distorsione potremo invece rallentare il tempo, arrivando fino a fermarlo, mentre Traslazione ci sarà utile per proiettarci in alto, sui tetti della città, oppure oltre un manipolo di guardie ignare della nostra presenza. Non mancano anche le abilità più aggressive, come la possibilità di evocare famelici sciami di ratti, o di potenziare fendenti e parate. Ma è inutile girarci intorno: Dishonored 2 andrebbe giocato come uno stealth game, avanzando silenziosamente, non visti. Come uno spettro tenebroso, fantasma che raggela il sangue delle sue vittime, assassino in agguato nel buio.

    Avanzando circospetti, addormentando le guardie lontane con precisi dardi soporiferi e cercando di ridurre al minimo il livello di Caos generato dal nostro passaggio, l'anima ludica della produzione esplode, rievocando le stesse sensazioni provate col primo episodio, oppure tanti anni fa con la vecchia saga di Thief, di cui Dishonored può considerarsi erede spirituale (benché non manchino diverse ibridazioni con la serie di Bioshock). Il punto di forza della produzione, come abbiamo già anticipato, sta nella libertà integrale che concede al giocatore, permettendogli di pianificare ogni incursione. Il percorso da seguire, i sistemi per allontanare le guardie dalle loro ronde, e ancora la combinazione di poteri da sfruttare per superare una situazione spinosa, possono essere decisi senza alcuna costruzione, improvvisando sul momento oppure in seguito ad un'attenta analisi delle opportunità concesse dal level design.
    Ma la libertà che Dishonored 2 vi propone è anche quella di avanzare ad armi spianate, uccidere tutte le guardie, martoriare i loro corpi fragili. Si è fatto un gran parlare delle novità che avrebbero dovuto rendere le fasi d'azione più piacevoli, ma in verità il sistema di combattimento funziona solo a metà. Le animazioni un po' legnose e le poco convincenti routine d'attacco dei nemici sono ancora problemi tangibili, che riducono di molto il divertimenti nel caso in cui si voglia cedere al fascino del sangue. Piuttosto, la presenza di nuovi gadget e gingilli permetterà di sbizzarrirsi se si decide di usare un approccio silenzioso ma al contempo letale, divertendosi a vedere gli arti inferiori degli Urlanti tranciati di netto delle nostre Mine Tagliente.
    Anche nei panni di Corvo Attano, insomma, c'è qualche interessante novità, oltre ovviamente a quelle legate al sistema di progressione. Come sempre avremo bisogno di recuperare le rune sparse per i livelli, con cui potenziare i poteri dell'Esterno, oppure gli Amuleti d'Osso capace di migliorare gli attributi del protagonista. Anche trafugare oggetti preziosi dalle ambientazioni è importante, dal momento che accumulare un bel gruzzolo ci permetterà di acquistare al Mercato Nero delle migliorie per gadget, spade e maschera. Stavolta è possibile accedere ad un rudimentale ma efficace sistema di crafting, che permette di fondere assieme più Amuleti.
    L'importante, in ogni caso, è che il meccanismo richieda di esplorare le aree di gioco con un'attenzione quasi maniacale, cercando le nicchie nascoste e le molte zone segrete sparse per i distretti di Karnaca; ed innescando così una sorta di "circolo virtuoso", che spinge l'utente a perdersi letteralmente nei meravigliosi livelli dell'avventura.

    Un nuovo motore

    Il motore utilizzato dal team di sviluppo è stato ribattezzato Void Engine: nel cuore di questo nuovo tool batte come sempre l'idTech, ma le modifiche operate dal team sono lampanti, al di là della tecnica di rendering molto morbida (a metà fra il cell shading e la pittura impressionista, quasi come se architetture e personaggi fossero pennellati sullo schermo). Il motore può vantare ottime doti relative all'illuminazione, con una caduta della luce più realistica e una resa visiva certamente meno artefatta e più palpabile rispetto a quella del vecchio capitolo. Molto buone le texture e la resa generale dei materiali, mentre l'anti-aliasing avrebbe potuto essere sicuramente migliore. La mole poligonale delle ambientazioni è ottima e le architetture sono tendenzialmente molto complesse; da rivedere invece le animazioni. Per quanto riguarda le espressioni facciali, i miglioramenti rispetto a Dishonored ci sono e sono convincenti, ma ci attestiamo comunque a livelli non eccezionali. Da citare, infine la presenza di qualche calo di framerate.

    Dishonored 2, insomma, funziona alla grande così come funzionava il suo predecessore, presentandosi con meccanismi ottimamente oliati. Il sistema può essere ovviamente messo in crisi, ma è la contropartita per chi vuole una libertà integrale: se si decide approcciarsi al titolo con superficialità, di sperimentare un incedere leggero e incurante delle allerte, di mettere alla frusta l'Intelligenza Artificiale, il divertimento si assottiglia progressivamente. È strano immaginare, tuttavia, che qualcuno acquisti un prodotto con l'intento esplicito di metterlo in difficoltà.
    Per altro, badate bene, Dishonored 2 è tutt'altro che un gioco poco incline alle sperimentazioni. Lo dimostra ad esempio il set di poteri di Emily, nuova arrivata di questo secondo capitolo e già capace di conquistarci. Grazie soprattutto alla presenza di Domino e Doppleganger, Emily si dimostra un assassino ben più eclettico di Corvo, capace di affrontare le emergenze in maniera molto creativa e particolare. Sicuramente meno adeguata ad un approccio non letale, Emily rappresenta un profondo atto di coraggio da parte del team, che cerca di uscire dai confini già tracciati, mettere alla prova l'impianto ludico, esplorare nuovi territori. Lo fa anche quando concede al giocatore la possibilità di rifiutare il marchio dell'Esterno, costringendolo poi ad affrontare l'intera avventura senza poteri sovrannaturali.

    Anche per questa sua pluralità, Dishonored 2 appare quindi come un titolo smisurato, da giocare voracemente e riaffrontare una seconda volta con un nuovo protagonista. Inseguendo, magari, tutte le missioni secondarie che permettono di neutralizzare i bersagli senza ucciderli, oppure recuperando i prototipi che permetteranno di migliorare ulteriormente l'equipaggiamento, o ancora aprendo tutte le casseforti nascoste negli ambienti. E riscoprendo, insomma, ogni sfaccettatura di questo videogioco colossale.

    Dishonored 2 Dishonored 2Versione Analizzata PlayStation 4Dishonored 2 non si allontana dal sentiero tracciato quattro anni fa dal suo predecessore. E va benissimo così: nel lasso di tempo che ha separato l'uscita dei due capitoli, non c'è un solo titolo che abbia saputo raccogliere e valorizzare a dovere l'eredità ludica dell'avventura targata Arkane Studios. Dishonored 2, di contro, ne recupera filosofia e approccio, e poi moltiplica le qualità del gameplay, espande la libertà d'interpretazione, fa esplodere il level design. Pervaso di una preziosa attenzione ai dettagli, costruito con arte e pazienza, Dishonored 2 è una fonte inesauribile di sorprese. L'avventura procede attraverso livelli ben caratterizzati, distintivi, finendo per scolpire una progressione estremamente eterogenea. C'è ad esempio uno stage in cui dobbiamo spostarci tra due distinti piani temporali; un altro in cui siamo intrappolati tra gli ingranaggi di un'enorme villa meccanica. Un altro ancora che possiamo saltare integralmente, in un batter d'occhio, semplicemente risolvendo un complesso indovinello. E sullo sfondo c'è Karnaca, crogiolo di storie e crocevia di uomini. Due sorelle che si incontrano sul tetto di un palazzo infestato, sognando un futuro diverso, o un coscritto dell'Abbazia che concede ad un compagno una morte pura e pietosa: sono frammenti di un mondo complesso, interessante, colpito dalla stessa maledizione di Dunwall e costretto a marcire, eppure ancora magnetico, traboccante del fascino insito nella caduta. E poi c'è il gameplay, integralmente votato all'esplorazione, all'infiltrazione silenziosa, valorizzato dalla diversità dei poteri dei due protagonisti. E rafforzato - in questo caso - da un ottimo sistema di progressione, “collante” perfetto per tutti i meccanismi ludici della produzione. Concedendosi integralmente ai capricci del giocatore, tuttavia, Dishonored 2 è un titolo che può essere trasformato in una vittima sacrificale: lo si può uccidere con la superficialità, con la fretta, con l'ossessione per un approccio avventato e feroce. Il combattimento, in quel caso, mostra le sue debolezze, l'Intelligenza Artificiale inciampa, la longevità si riduce in maniera consistente. Ma perché optare per questo trattamento delittuoso? È meglio perdersi nei vicoli della derelitta capitale di Serkonos, ascoltare i deliri dei mendicanti e la rabbia dei minatori, sentire il vento che solleva le nubi di polvere d'argento. È meglio sperimentare coi poteri dell'Esterno, oppure affinare i sensi e affidarsi solo alle proprie doti di implacabile assassino. Avanzando con il passo felpato e ineluttabile della morte; spietati, calcolatori, giusti vendicatori dei soprusi della corruzione. E riscoprire, così, quei valori di una lontana Età dell'Oro dei videogame, sopravvissuti al tempo, restaurati, e pronti a consegnarci un altro grande capolavoro.

    9.2

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