Recensione Natural Doctrine

Il ritorno in grande stile dei GDR Strategici?

Recensione Natural Doctrine
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Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • PS4
  • Descrivere un titolo come Natural Doctrine nelle poche righe di una recensione è abbastanza complicato. Il perché è semplice: l’ultimo titolo sviluppato dai ragazzi del team Kadokawa Games è un RPG strategico dai tratti somatici decisamente nipponici che in realtà nasconde un meccanismo di gioco assolutamente complesso, oltre che un’inaspettata complessità ludica, non riassumibili facilmente in una manciata di caratteri. Il titolo in questione va infatti provato, Joypad alla mano, per svariate ore di gioco, al fine di coglierne le varie caratteristiche e sfumature, sfumature che lo rendono non solo un progetto decisamente inedito (soprattutto su una console con un parco titoli del genere decisamente limitato come PlayStation 4), ma anche un prodotto che promette di espandere un genere per troppo tempo relegato ai confini dell’hardcore gaming, grazie a serie decisamente apprezzate da critica e pubblico come Disgaea, Fire Emblem o Tactics Ogre prima ancora. Scopriamo quindi se abbiamo tra le mani il nuovo, massimo esponente del genere, oppure solo un vano tentativo di portare il genere dei giochi di ruolo strategici su console di nuova generazione.

    La dottrina oscura

    Le vicende di Natural Doctrine prendono luogo in un regno di fantasia, popolato da tre specie diverse in lotta per il possesso di un minerale raro e misterioso conosciuto con il nome di Pluton. Prendendo il comando di un gruppo di esploratori umani, noi e la nostra squadra dovremo guidare la resistenza armata contro una misteriosa minaccia che potrebbe portare nientemeno che all'estinzione totale della razza umana. Una sceneggiatura che in soldoni non brilla per pathos e originalità, ma che risulta essere un pretesto perfetto per scendere sul campo da battaglia.
    Come in ogni gioco di ruolo dal retrogusto tattico che si rispetti, non appena dato il via all’avventura principale dovremo affrontare l’inevitabile (e mai come in questo caso fondamentale) tutorial di apertura, il quale mostra da subito al giocatore le basi del movimento, d’attacco e di difesa. Se dovessimo fermarci alle apparenze, Natural Doctrine si apre nel peggiore dei modi, mettendo sotto i riflettori un sistema di gioco piuttosto confuso, anche per i veterani del genere: il sistema a griglia rimanda da subito alla memoria la serie Final Fantasy Tactics, mentre lo spazio tridimensionale in cui saremo chiamati a muoverci ricorda da vicino lo stile di XCOM: Enemy Unknown. Ma attenzione: sono così tante differenze di interfaccia tra il titolo dei Kadokawa ed alcuni suoi celebri padri spirituali, come i succitati titoli strategici, che solo dopo una lunga serie di tentativi ed errori di valutazione riusciremo a portarci a casa le prime, agognate vittorie.

    Si, perché a volte serviranno sonore batoste per imparare alcuni meccanismi chiave del gioco, il che si traduce in ore di gioco buttate al vento solo per scoprire un determinato tipo di approccio strategico o un’azione che il nostro personaggio è in grado di eseguire, ma di cui chiaramente non eravamo a conoscenza. Se qualcuno tra voi starà poco sorprendentemente pensando alla serie di Dark Souls e relativo sequel, diciamo che “sni”, il sistema di apprendimento a calci sulle gengive è piuttosto simile, sebbene le somiglianze con il celebre titolo From Software continuano anche e soprattutto sotto il versante estetico (ma ci ritorneremo poi).
    Dopo decine di morti improvvise, bestemmie variopinte e sconfitte meritate per aver piazzato le pedine nel posto sbagliato al momento sbagliato, arriveranno ad ogni modo le prime soddisfazioni. Soddisfazioni che non toglieranno la sensazione, anche dopo una decina di ore di gioco intenso, di aver solo scalfito la superficie di un videogioco foriero di tantissime (troppe) regole nascoste. Una vera manna per l’hardcore gamer, un po’ meno per tutti gli altri.

    L’ANIMA NERA DEGLI STRATEGICI

    l produttore di Natural Doctrine, Kensuke Tanaka, ha quindi chiaramente voluto dare uno schiaffo all’attuale apatia in cui ristagna un genere da troppo tempo lontano dai riflettori, e lo fa offrendo un titolo pieno zeppo di regole e piccole idiosincrasie che dovremo considerare prima di affrontare a viso scoperto l’avventura principale, soprattutto se non si vuole finire prematuramente dinanzi al Game Over. Il giocatore controlla le singole unità del suo gruppo con una visuale terza persona, à la Valkyria Chronicles. Una volta deciso contro chi o cosa combattere, la prima cosa che risalta all’occhio relativamente alla meccanica di battaglia è il sistema di collegamento tra i vari personaggi, chiamato per l’appunto Link System, il quale consente a più utenti di mirare e attaccare lo stesso nemico. Il “filo conduttore” che unisce i guerrieri farà si di essere in grado di aumentare la probabilità di abbattere con successo un obiettivo, mettendo “in coda” colui il quale dovrà eseguire la prossima mossa. Le unità saranno legate da linee colorate che indicano condizioni ed extra basati sulle posizioni e sulle possibili interazioni tra i combattenti. Sarà fondamentale quindi posizionare i nostri personaggi in modo appropriato sulla mappa, poiché dettagli come la distanza e gli ostacoli presenti sul campo, così come la conformazione dello stesso, possono fare spesso la differenza tra una vittoria e una sonora sconfitta. Ogni guerriero è inoltre libero di muoversi entro due zone controllate dal giocatore, nelle quali l'accesso ai nemici non è consentito, e coordinando correttamente i movimenti della squadra saremo addirittura in grado di giocare turni extra. Purtroppo, va detto che spesso e volentieri anche ai nostri avversari saranno concessi attacchi e turni multipli, con la possibilità di vedere annientato il nostro party in pochi minuti senza possibilità di salvezza. Se pensate che dopo questa breve descrizione il gioco possa apparirvi decisamente complesso, sappiate che anche peggio di quanto credete: a differenza degli Scacchi, da sempre il gioco di ruolo tattico verso cui si ispirano legioni di titoli simili, Natural Doctrine ha così tante regole che la vera sfida diventa presto quella di cercare di apprenderne il maggior numero possibile.

    
E a poco serve l’invasione a schermo di regole e consigli, le quali affollano a volte la schermata principale neanche ci trovassimo in una pagina web invasa da annunci pubblicitari in sovraimpressione. Ciò in realtà non sarebbe neanche così male se ci fosse la possibilità di disattivare le animazioni dei personaggi, cosa questa che ci verrà negata da subito, costringendoci a sorbirci sempre e comunque ogni singola oscillazione della spada di ogni singolo personaggio, nemici inclusi. Dove tuttavia il gioco risulta essere chiaro e ben poco ridondante, è relativamente al sistema di potenziamento dei vari personaggi, il quale permette lo scambio dei tradizionali punti esperienza guadagnati per personalizzare facilmente le statistiche dei personaggi e le loro caratteristiche, il tutto grazie ad un tradizionale meccanismo ad albero che ricorda da vicino la serie Diablo.
    
E a livello tecnico, essendo un gioco con in mente la sostanza prima dell’apparenza, la presentazione generale ed il comparto grafico sono volutamente “vecchio dentro”, con uno stile medievale freddo e cupo che rimanda alla memoria alcuni scenari e guerrieri visti nella serie di Dark Souls (ma senza scomodare la bellezza scenografica ed estetica del titolo From Software, chiaramente). Infine, va detto che il titolo presenta il Cross-Play ed il Cross-Save, vale a dire che un singolo salvataggio può essere condiviso tra la versione PlayStation 3, PlayStation 4 e PS Vita del gioco. Decisamente trascurabile, infine, la modalità multigiocatore, inspiegabilmente una sorta di card game che da modo ai giocatori di affrontarsi costruendo dei mazzi di carte in perfetto stile Magic The Gathering.

    Natural Doctrine Natural DoctrineVersione Analizzata PlayStation 4Natural Doctrine, nelle intenzioni degli sviluppatori, è un gioco di ruolo strategico profondo ed impegnativo, capace di rilanciare il genere vero nuove ed insperate vette di divertimento. Peccato solo che a conti fatti, il risultato finale sia tutto fuorché un successo: un sistema di gioco lento ed inutilmente troppo complesso, mal si sposa con un comparto grafico a malapena sufficiente ed una curva di apprendimento assolutamente sbilanciata, persino per il giocatore navigato. Il consiglio è quindi di avvicinarsi all’ultimo progetto di Kadokawa Games con assoluta cautela, evitando paragoni coi mostri sacri del genere. Perché per entrare nella storia non bisogna solo copiare i migliori, ma usare anche una gran dose di strategia...

    5.5

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