Recensione NBA 2K16

L'acclamata simulazione di basket targata Visual Concepts torna sul parquet e si prepara a dare nuovamente spettacolo sui nostri schermi. E questa volta a giocare c’è anche Spike Lee...

Recensione NBA 2K16
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  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Tutti a scuola. Colazione abbondante, libri nello zainetto, anzi un iPad per favore che siamo nel 2015 e la carta è un po' démodé. Argomento del giorno: come si realizza una simulazione sportiva. Professori: tutti i ragazzi del team Visual Concepts, che da anni non solo realizzano quello che è senza dubbio il miglior videogame dedicato al basket di sempre, ma anche una delle migliori simulazioni sportive in assoluto. Tutti avrebbero qualcosa da imparare, anche sua maestà EA Sports e il fantastico FIFA, anche Konami e il suo rinato Pro Evolution Soccer. NBA 2K16 non è soltanto una eccezionale simulazione di basket, ma è anche un tentativo di fare sempre qualcosa di nuovo, di alzare continuamente l'asticella, anche a costo di fare qualche errore, anche a costo di dover cambiare tutto, ancora una volta. NBA 2K16 non è un titolo perfetto: ha i suoi problemi e ovviamente ne parleremo. Ma prova a fare qualcosa che gli altri titoli sportivi sembra non abbiano voglia di fare: innovare.

    Chi non salta bianco è

    E visto che parliamo di innovazione, partiamo da quella più eclatante, ovvero la nuova modalità carriera. Sulla carta, è il sogno che diventa realtà. Partendo da quanto fatto nei capitoli precedenti, si vive la storia di un giovane ragazzo della periferia di New York, detto "Freq", che dai campetti sotto casa e una vita disagiata finisce per arrivare al college e poi all'NBA. C'è la famiglia, gli amici, l'agente, il rivale storico, insomma ci sono tutti gli ingredienti per una storia coinvolgente, che dia un senso a quello che accade sul campo e ci faccia, per una volta, sentire davvero delle star dello sport. Quest'anno Visual Concepts ha voluto esagerare e ha chiamato il signor Spike Lee, regista americano grande appassionato di basket, per dirigere la storia. Sulla carta, lo ripetiamo, è tutto fantastico. L'applicazione, invece, lascia un po' a desiderare, principalmente per due motivi. Nella prima fase della carriera si gioca pochissimo e si vedono una marea di scene e scenette, recitate benissimo per carità, ma parecchio frequenti. Un miglior bilanciamento tra giocato e guardato sarebbe sicuramente necessario. Il secondo motivo è quello un po' più serio: la storia è la classica storia del nero (o meglio, potrete anche farvi il personaggio bianco, ma la vostra famiglia rimarrà di colore) sfortunato e disagiato che però ce la fa perché è un bravo ragazzo e vuole tanto bene alla famiglia. Insomma, è una storia ricca di cliché, prevedibile, anche se per fortuna non mancano alcuni momenti davvero esilaranti e altri piuttosto intensi. Ottima la recitazione, realizzata sullo stile dei vari Heavy Rain e compagni con attori in carne e ossa e tecnica del motion capture. Peccato anche che non si possa avere una reale influenza sulla storia, non si possano effettuare delle scelte che in qualche modo vadano a incidere sulla nostra carriera. Insomma, Livin' da Dream, questo è il titolo della modalità storia, è un tentativo ambizioso che, da appassionato di giochi sportivi, è un sogno che diventa realtà. La realizzazione poteva essere migliore, senza dubbio, ma in questo caso ci sentiamo di premiare l'idea, le intenzioni. Speriamo che Visual Concepts ascolti le critiche dei fan e dedica di continuare su questa strada, magari con una storia più universale e un po' meno banale.

    Tutto, ma proprio tutto quello che vuoi

    Quando si crea il proprio alter ego, tra l'altro utilizzando uno degli editori più completi visti in un gioco sportivo, si crea anche il proprio campo di allenamento. All'inizio somiglia alla classica palestra da liceo americano, un po' scarna e povera, ma vincendo nelle varie modalità potrete abbellirlo acquistando oggetti, decorazioni e mettendo i trofei in bacheca. Ovviamente, potrete invitare i vostri amici e farvi una partita nel vostro campo. Da qui comunque potrete accedere a tutte le modalità del gioco. MyTeam è il FIFA Ultimate Team di NBA 2K. Si costruisce una squadra attraverso carte collezionabili, con il colore della carta che varia in basa alla rarità e alla forza del giocatore. Fin qui, nulla di nuovo.

    La cosa più divertente è che adesso in MyTeam potrete davvero creare il vostro team, scegliendo il nome, disegnando la divisa e persino progettando il campo e lo stadio. In MyGM, come nelle passate edizioni, dovrete assumere il ruolo di general manager e portare il vostro team alla vittoria dell'NBA gestendo contratti, sponsorizzazioni, allenamento, strutture e persine partecipando ai draft, che sono stati profondamente rivisti in NBA 2K16. Simile a MyGM è MyLeague, con la differenza che qui dovrete vedervela online contro altri giocatori. A proposito di online, altra novità è il 2K Pro-Am, dove si può creare la propria squadra di cinque giocatori (anche qui modificando ogni dettaglio del team, comprese le divise) e giocare contro altri avversari in carne e ossa. Insomma, tantissime modalità single player e online per un titolo che offre davvero tanto in termini di ore di gioco. Tutto bene, insomma? Non proprio. Il problema dell'online di NBA 2K16 è che, al momento, il sistema di matchmaking è parecchio lento. Spesso bisogna aspettare più di un minuto perché trovi qualcuno e, in alcuni casi, si rimane per troppo tempo ad attendere che succeda qualcosa. I problemi si accentuano nelle modalità MyPark (la stessa dello scorso anno) e nella nuova 2K Pro-Am: soprattutto per l'ultima a volte trovare una partita è quasi impossibile, con tempi di attesa lunghissimi. Siamo sicuri che 2K migliorerà la situazione, ma al momento l'online di NBA 2K16 è parecchio altalenante.

    Un gioco per tutti?

    E arriviamo a quella che è la parte più brillante di NBA 2K16: il campo. Brillante non solo per l'effetto lucido del parquet, ma perché, come simulazione, è forse uno dei titoli sportivi migliori che abbiamo mai provato. È realistico, preciso, ha delle animazioni incredibili per qualità e varietà, e un sistema di controllo che permette di fare più o meno qualsiasi cosa, a patto ovviamente di impegnarsi. Particolarmente migliorati i movimenti senza palla e l'IA degli avversari, capaci ora di adattarsi al vostro gioco e soprattutto ai vostri cambi (se fate entrare un giocatore forte da tre, aspettatevi una marcatura più stretta e così via). Non è un gioco semplice da apprendere, richiede costanza e impegno. Per i passaggi, ad esempio, oltre al tradizionale sistema a icone per scegliere il destinatario del passaggio, adesso è possibile anche scegliere tre modalità di tiro differenti, con ulteriore combinazione di tasti. E la decisione di Visual Concepts di cambiare ogni anno il sistema di controllo di certo non aiuta (quest'anno hanno cambiato anche il sistema per chiamare gli schemi). NBA 2K16 non è un titolo che mette a proprio agio i meno esperti: la quantità di cose che è possibile fare con il pallone tra le mani è tale che si rischia di rimanere spaesati. Non c'è nemmeno un tutorial. Si tratta di una scelta, di una sorta di dichiarazione d'intenti: la voglia di creare qualcosa di realistico e verosimile, vicino a quello che accade davvero sui campi da basket dell'NBA, senza scendere a compromessi, anche se questo significa sacrificare immediatezza e accessibilità.

    A proposito del campionato americano, ovviamente ci sono tutte le licenze possibili e immaginabili, con giocatori ricreati davvero alla perfezione non solo nei movimenti, ma anche nello stile di gioco. Ci sono anche alcune squadre europee grazie alla licenza dell'Europaleague: per l'Italia presenti Emporio Armani Milano e Dinamo Banco di Sardegna di Sassari. Ci sono anche dieci team di College americani, che appariranno anche nella modalità storia come tappe della vostra carriera prima di arrivare in NBA. Inoltre, ci sono anche 12 squadre classiche, dai Chicago Bulls di Micheal Jordan ai Lakers di Shaquille O'Neal.

    NBA 2K16 NBA 2K16Versione Analizzata PlayStation 4NBA 2K16 è una simulazione sportiva che, per quantità e qualità dei contenuti, fa impallidire la concorrenza, anche andando a scomodare altri sport come il calcio. Ci piacerebbe se Konami o EA Sports prendessero spunto dalla voglia di innovare di Visual Concepts: una modalità storia in FIFA sarebbe davvero un sogno che diventa realtà. Detto questo, NBA 2K16 ha anche i suoi difetti. Spike Lee dirige una trama un po’ prevedibile e scontata, anche se lo fa con grande cura per i dettagli e un’ottima recitazione a supporto. Inoltre, nella modalità storia manca la possibilità di fare delle scelte davvero importanti, che possano influire sulle persone che ci circondano o sulla nostra carriera. Pur con questi limiti, Livin’ da Dream è un’evoluzione nella direzione giusta: speriamo che Visual Concepts insista in quest’idea, perché potrebbe essere il futuro delle simulazioni sportive. Qualche problema di troppo anche nell’online. Non siamo ai livelli disastrosi del lancio di NBA 2K15, ma è incredibile che Visual Concepts continui a commettere gli stessi errori. Ci sono alcune modalità che funzionano senza problemi, altre, come 2K Pro-Am, che per giorni sono state quasi ingiocabili. La situazione ovviamente sta migliorando, ma rimane il fatto che ogni anno è la stessa storia: per i primi giorni di vita, l’online di NBA 2K arranca. Tutto il resto è eccellenza allo stato puro: da giocare, NBA 2K16 è assolutamente fantastico. Realistico, credibile, con un sistema di animazioni praticamente perfetto, una fisica del pallone estremamente verosimile e un’IA degli avversari ancora più evoluta, in grado di adattarsi anche ai vostri cambi di strategia. Rimane un titolo che richiede un po’ di tempo per mostrare davvero tutto il suo potenziale: se vi avvicinate per la prima volta alla serie potreste avere qualche problema, ma il nostro consiglio è di impegnarsi e non arrendersi. Se avrete la pazienza di imparare, in cambio avrete una delle migliori simulazioni sportive di sempre.

    9.3

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