Sportsfriends Recensione: sport in compagnia su PS4

Una raccolta per riscoprire la bellezza del multiplayer locale

Sportsfriends Recensione: sport in compagnia su PS4
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  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Danielle Bunten Berry è scomparsa nel luglio del 1998, e pochi di voi hanno sentito parlare di lei. E' stata uno dei geni nascosti del game design, le cui idee hanno ispirato intere generazioni di addetti ai lavori.
    SportsFriends si apre con una sua citazione. Pare che per spiegare come mai si fosse sempre interessata allo sviluppo di titoli esplicitamente dedicati al multiplayer, Danielle abbia risposto semplicemente: “Nessuno ha mai detto, sul proprio letto di morte: 'Avrei voluto passare più tempo da solo con il mio computer'.”
    Ecco, SportsFriends (MMXIV) è una piccola raccolta di titoli fieramente dedicati al multiplayer locale; un'antologia di quattro produzioni indipendenti ostinatamente aggrappate ad un concetto di gioco in via d'estinzione. Mentre PlayStation 4, seguendo i passi di OUYA, sembra voler riaffermare l'importanza ed il valore del “couch gaming”, ospitando l'incredibile TowerFall: Ascension e annunciando l'arrivo dello stratosferico Nidhogg, SportsFriends non solo presenta quattro condensatissime esperienze davvero assuefacenti, ma dà voce ad alcuni dei più brillanti talenti del panorama indie. Raccogliendo un poker di proposte microscopiche, che avrebbero enormemente faticato a trovare spazio in un mercato saturo e troppo spesso assoggettato alle leggi del marketing, Die Gute Fabrik assembla un eccezionale compendio destinato al gioco di gruppo, al centro del quale risplende -come uno dei software più originali degli ultimi anni- l'incredibile Johann Sebastian Joust.

    Per tornare a giocare insieme

    Il menù principale di SportsFriends pieno di figure stilizzate, colori tenui, font tondeggianti e tanto, tanto stile. Con questo suo esibito minimalismo ci accoglie la raccolta messa in piedi anche grazie ad un finanziamento su Kickstarter; ad ognuno dei quattro titoli inseriti nell'antologia -disposti lungo un'improbabile linea cronologica- è dedicata una schermata altrettanto sintetica, che include un tutorial condensatissimo e da cui si può avviare una partita. SportsFriends riesce, in maniera veramente brillante, ad eliminare i tempi morti e le complicazioni, e dall'avvio della console alla partenza del primo match non passa neppure un minuto.

    L'idea alla base della raccolta è, come si è detto in apertura, quella di proporre esperienze interamente dedicate al multiplayer locale. Armatevi quindi di amici, e soprattutto di DualShock, perchè tutti i prodotti inseriti in SportsFriends si giocano in gruppo. Il titolo fa di tutto per ridurre al minimo le richieste in termini di hardware: nei due giochi il cui sistema di controllo è ridotto all'osso -ad esempio- si può scegliere l'opzione per “condividere” un joypad, impugnandolo a quattro mani e usandone metà ciascuno; ma avere almeno due controller è seriamente consigliato.
    Anche mettere insieme la bellezza di quattro Move non è una brutta idea: proprio Johann Sebastian Joust, la produzione più riuscita del pacchetto, utilizza lo sfortunato motion controller di Sony, ed in maniera veramente creativa. Fino a quattro giocatori si sfidano in quella che assomiglia ad una strana “giostra”: l'obiettivo, stringendo in mano la luminosa periferica, è quello di muoverla il meno possibile, seguendo al massimo l'andamento della musica di sottofondo. Le note dei concerti di Brandeburgo rallentano o accelerano per informarci di quale sia il nostro margine di manovra. Per vincere è necessario infastidire gli altri giocatori, cercare di farli muovere, spingerli e tirarli, evitare nel mentre i loro strattoni e cercare di tenere il più possibile ferma la mano che regge il controller.
    Pur mettendo in contro il lieve rammarico per il limite imposto di quattro giocatori (Johann Sebastian Joust funziona meglio se i partecipanti sono tanti), il software è di quelli intrisi di una vibrante genialità. Superando i confini del videogame il titolo si fa declinazione moderna di uno strano “acchiappino” musicale: i giocatori sono portati a lanciarsi il guanto di sfida esibendo i loro improbabili movimenti melliflui, i loro strambi inchini a tempo di musica, in una danza stravagante fatta di scatti e di sfottò. A Johann Sebastian Joust può giocare davvero chiunque, e le partite si susseguono rapidissime, fra esultanze e tesissimi duelli tra gli ultimi due player rimasti in campo. Joust richiede un bel po' di spazio a disposizione, nonché un numero improbabile di Move (c'è anche la possibilità di sfruttare i DualShock, anche se con risultati non proprio ottimali), ma è senza ombra di dubbio un titolo che da solo riesce a tenere in piedi l'intera raccolta, rappresentando la proposta più originale del pacchetto.

    Non che tutte le altre siano meno divertenti, ma di certo collocate nella dimensione più classica del videogaming. BaraBari Ball, ad esempio, è un assurdo sportivo arcade in cui due giocatori (o due coppie) lottano per scagliare una sfera in campo avversario, lasciandola poi affondare negli abissi prima che i concorrenti la recuperino. Uno strano miscuglio fra un volleyball stilizzato e un picchiaduro 2D, in cui il calcolo dei salti e l'uso di attacchi corpo a corpo serve per rubar palla agli avversari, allontanarli dalla sfera e farli affogare -inermi- nelle pozze pixellose di ogni arena.
    E poi c'è Super Pole Riders, il titolo più vicino a Nidhogg per concezione. Qui non ci sono duelli all'arma bianca, ma due esperti di salto con l'asta che provano in tutte le maniere a colpire una sfera agganciata ad un filo, per spostarla fino all'estremità opposta a quella del proprio campo. Il sistema di controllo sfrutta entrambi gli stick analogici, e risulta sulle prime un po' impacciato: in verità il titolo si rivela ben presto assuefacente, garantendo la possibilità di sfruttare le tattiche più disparate. Si può calciare l'avversario per lasciarlo inerme quale secondo, si può spingere la sfera con l'asta, oppure eseguire un salto calcolatissimo e calciare il pallone con precisione millimetrica, per vederlo schizzare verso la meta.
    Chiude il pacchetto il più asettico Hokra, una sorta di hockey bidimensionale da giocarsi esclusivamente due contro due (ma basta una coppia di controller). Qui l'obiettivo è tenere il puck nella zona di campo colorata con la tinta della propria squadra, cercando di mantenersi in movimento per evitare che gli avversari ci soffino la sfera da sotto il naso. Sulle prime abbastanza criptico, Hokra si rivela invece decisamente divertente, fortemente competitivo, ed il look un po' meno accattivante viene in parte controbilanciato dalla presenza di un editor per le arene.
    La verità è che tutti e tre i titoli più “classici” di SportsFriends sono ben sviluppati e davvero perfetti per un ritrovo fra amici. Gli manca quella estrema tensione agonistica che c'è in Nidhogg, quel ritmo quasi ossessivo, martellante, adrenalinico: forse solo BaraBari Ball riesce a risvegliare una competitività così accesa. Eppure schizzando da un gioco all'altro con una facilità sconcertante, si finisce per riempire i pomeriggi, e riscoprire il valore più spiccatamente sociale dei (video)giochi. E stavolta non c'entra niente il tasto Share, perché ciò che condividiamo sono momenti, esperienze, sorrisi.

    Sportsfriends SportsfriendsVersione Analizzata PlayStation 4Mentre il successo di Towerfall e Nidhogg dipende in maniera evidente dalla smisurata carica agonistica dei due prodotti, il multiplayer “da divano” di SportsFriends propone ritmi e contesti più rilassati, in un incedere meno frenetico (ma non meno competitivo) sottolineato anche dallo stile globale della raccolta: minimale, disteso, tutto orientato a costruire un'atmosfera di giocosa aggregazione sociale. Ecco: ben oltre la buona qualità delle produzioni, ben oltre le idee brillanti di game design che sorreggono alcuni titoli di questa raccolta, il punto di forza dell'antologia assemblata da Die Guten Fabrik è proprio questa sua accoglienza morbidissima. Mentre siamo andati ad acquistare il terzo DualShock 4, ci siamo ricordati del motivo per cui -ai tempi di Crash Team Racing- avevamo comprato il Multitap: per giocare con gli amici. Ogni tanto, il valore più intimo di questa parola -nei tempi di Facebook e delle Friend List sul PSN- sembra facile da dimenticare. SportsFriends ci ricorda che il gioco è anche un momento d'incontro, e che persino l'impalpabile inconsistenza digitale del software può stimolare il contatto fisico. Mentre condividiamo il pad con un compagno di squadra o un avversario, mentre eseguiamo uno strano balletto nel tentativo di infastidire un altro giocatore, SportsFriends rivela tutta la sua limpida perfezione. La raccolta è ben sviluppata, diretta, efficace, varia. A patto che siate disposti a dotarvi del numero opportuno di periferiche, si tratta di un acquisto praticamente obbligato, da tirar fuori non solo ad una festa, ma anche per una partita veloce quando qualcuno viene a trovarvi a casa.

    8.5

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