Recensione Transistor

Dai creatori di Bastion, l'avventura sci-fi di Red

Transistor
Recensione: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Quando Red canta, Cloudbank si ferma. Dentro le vibrazioni delle sue note la gente si perde, viaggia e vede la realtà in un modo nuovo. Per questo Red è la più richiesta: Cloudbank non è certo il tipo di città nella quale scarseggiano personalità eccentriche e artisti di rilievo, ma davanti a lei tutti spariscono inesorabilmente. Davanti a Red, esiste solo il silenzio di chi ascolta la sua voce e l'adorazione che ne deriva. Quella voce è uno di quei doni che può rendere una persona immortale ma anche farla cadere nel più profondo degli abissi, ed è proprio nel momento più drammatico di Red che la storia di Transistor ha inizio: un organizzazione conosciuta come 'gli Orchestrali' vuole infatti impadronirsi della sua voce celestiale ma, quando il loro piano si scontra con un misterioso personaggio che sacrifica la propria vita per proteggere quella di Red, non sono solo le loro strategie a cambiare, ma il destino di Cloudbank stessa.
    Questo, in estrema sintesi, è l'incipit della vicenda che accompagnerà il giocatore lungo la nuova creatura di Supergiants Games; per il suo secondo progetto dopo il pluri-acclamato Bastion, lo studio californiano non sposta di molto il proprio orizzonte, raccontandoci nuovamente di un mondo sull'orlo della distruzione per mano di forze inimmaginabili e del viaggio malinconico di una protagonista solitaria. A differenza di The Kid, però, Red può fare affidamento su un compagno di viaggio che si rivelerà ben più di un semplice narratore: impossessatasi del Transistor (un'arma a metà tra una spada a due mani e un microchip) durante le battute iniziali del gioco, Red scoprirà infatti come al suo interno sia custodita, insieme alla sua voce, l'essenza dell'uomo misterioso sacrificatosi per proteggerla, e di come il potente artefatto sia in grado di assorbire la personalità degli esseri umani per trasformarla in poteri devastanti.

    La Signora in Rosso

    A questo punto è facile intuire come, per una ragazza in fuga da un'organizzazione misteriosa, il Transistor diventi una risorsa più che fondamentale: durante le fasi iniziali di gioco, infatti, Red e la sua arma senziente non perderanno occasione per 'assorbire' le personalità di ogni sfortunato oppositore degli Orchestrali che incontreranno sul loro cammino, incrementando l'arsenale a disposizione della nostra protagonista con diverse 'Funzioni'. Dietro a questo nome matematico si cela semplicemente una ricca gamma di poteri e capacità assegnabili ciascuna ad uno dei quattro tasti frontali del joypad e utilizzabili poi in combattimento al momento più opportuno. Grazie all'introduzione della modalità 'TURN()' (parentesi comprese), proprio tempismo e strategia giocheranno ora un ruolo fondamentale durante gli scontri: con la semplice pressione del tasto R2, infatti, il giocatore potrà fermare l'azione di gioco per pianificare le proprie mosse e i propri attacchi in base alle forze nemiche e alle difese in campo, per poi ammirare Red mentre dà vita (a velocità supersonica) al proprio piano dopo una nuova pressione del dorsale destro. Esattamente come succede nella stragrande maggioranza degli RPG strategici a turni, il numero di azioni effettuabili è limitato dal 'costo' che ciascuna di esse richiederà per essere portata a termine; tale valore verrà sottratto ad uno speciale indicatore che, una volta esaurito, lascerà al giocatore due sole opzioni: confermare il proprio piano d'attacco (ed iniziare, dopo pochi secondi, la fase di ricarica del proprio TURN()) o ritornare sui propri passi per modificarne le varie fasi. Gli amanti dei combattimenti in tempo reale, ovviamente, potranno dimenticarsi dell'esistenza della modalità TURN() e concentrare sforzi e riflessi nell'utilizzo delle Funzioni in real-time (con alcune che ne guadagneranno anche in termini di efficacia), come se si trovassero nel più classico degli action-RPG; come ulteriore alternativa, sarà sempre possibile scegliere di mischiare i due approcci grazie ad una transizione tra le due fasi assolutamente apprezzabile.

    Benché il numero massimo di Funzioni utilizzabili 'attivamente' dal giocatore rimanga sempre fissato a quattro, ognuna di esse possiede due ulteriori modalità con le quali può essere sfruttata: una in combinazione con un'altra Funzione (alla quale garantirà capacità secondarie bonus) e una, più passiva, da 'indossare' (e che garantirà particolari status difensivi o offensivi a Red). Se a tutto questo aggiungete un'altra categoria di potenziamenti che garantirà ulteriori bonus a Red e alla sua arma, capirete come, a livello di personalizzazione del proprio arsenale, l'offerta di Transistor si attesti su buonissimi livelli: dalla toccata e fuga al confronto a viso aperto, ogni tattica di ingaggio troverà il suo setup di Funzioni ideale, insieme a una miriade di combinazioni e alternative.
    A rendere più profonda la gestione dei nostri poteri e a bilanciare le innumerevoli capacità della nostra arma, troveremo il suo livello di memoria: aumentabile con il passare dei livelli, questo indicatore diviso in slot ci mostrerà quante Funzioni potremo equipaggiare simultaneamente all'interno del Transistor (senza distinzioni tra modalità attive o passive, qui unite in un unico 'costo' totale). Nonostante questa limitazione, la sensazione di strapotere che si prova nel brandire il Transistor è perfettamente riportata sul campo di battaglia, con buona pace, purtroppo, di un livello di sfida generale che ci ha visto uscire vincitori dal nostro primo playtrough con una sola sconfitta sul groppone. Se non impressiona, almeno inizialmente, nemmeno la varietà dei nemici e dei pochissimi boss che ci verranno scagliati contro: è comunque l'intelligenza con la quale i loro pattern di attacco verranno affiancati e sfruttati in simbiosi che rafforza l'idea di trovarsi a lottare contro una minaccia nemica 'globale', che va oltre alle semplici pedine di fronte a noi.

    Raccontami una storia..

    Se uno dei principali meriti di Bastion fu quello di sorprendere i giocatori con una nuova tipologia di narrazione interattiva, con Transistor il lavoro di Supergiants Games sembra essersi focalizzato più sul miglioramento di quella stessa formula, piuttosto che su una sua totale rivoluzione: la personalità intrappolata nel Transistor ci guiderà infatti lungo i quartieri di una Cloudbank sofferente e irriconoscibile, descrivendo la magnificenza lontana di quegli stessi luoghi e le qualità ormai perse dei suoi cittadini attraverso una nuova, magistrale, interpretazione di Logan Cunningham, la cui enfasi è ora incentrata su un rapporto tra narratore e protagonista molto più intenso e personale rispetto a quello riservato a The Kid, e successivamente ancor più approfondito lungo lo svolgimento della trama.
    Ciò che manca a Transistor, sotto questo punto di vista, è forse solamente una maggiore caratterizzazione delle sue personalità più forti, ben inserite nel contesto ma rimaste, in alcuni casi, potenziali non pienamente espressi. Di tanto in tanto la narrazione verrà inframezzata da sezioni che sposteranno la tradizionale prospettiva isometrica su binari più bidimensionali, per dare spazio a sequenze di intermezzo che riveleranno ulteriori dettagli riguardo alla storia, ma la cui interattività sarà limitata alla pressione (facoltativa e dai risultati tutt'altro che strabilianti) di un tasto. La scelta di togliere un HUB come quello presente in Bastion, poi, oltre che a rendere più lineare lo svolgimento dell'azione e limitare il senso di 'ricostruzione' che accomuna entrambi i mondi di gioco, ha circoscritto l'evoluzione del protagonista alle sole schermate di level-up: in queste, infatti, potremo scegliere il potenziamento desiderato tra una rosa di opzioni messe a disposizione dal gioco, ma senza quel senso di maggiore libertà che il semplice menù di un negozio avrebbe potuto offrire.

    Anche l'offerta di attività extra si ferma alla sola apparizione di alcuni varchi che trasporteranno Red in una dimensione parallela nella quale potrà affrontare prove di abilità, pianificazione, forza e strategia (simili, per concezione, a quelle già viste in Bastion) e grazie alle quali riceverà Funzioni e potenziamenti aggiuntivi. Se il fatto che l'attività ludica si concentri solo ed esclusivamente sul combattimento non può essere visto come un vero e proprio difetto del titolo Supergiants Games, sicuramente una certa nota di rammarico viene dal constatare che la modalità TURN() avrebbe potuto spalancare a Transistor le porte per il design di enigmi ambientali ben congegnati ed interessanti (qui sfruttati in un unico caso verso l'inizio del gioco e poi mai più approfonditi). Tutto ciò, ovviamente, non fa che limitare la longevità complessiva di un titolo la cui avventura principale può essere conclusa in circa 6/7 ore, ma la cui Modalità Ricorsione (l'equivalente di un New Game +) permetterà di ricominciare una nuova partita portando con se fin dall'inizio tutte le Funzioni collezionate durante il vostro primo playthrough, adattando la potenza dei nemici al vostro nuovo livello di abilità e cambiandone il posizionamento lungo gli scenari.

    Red Carpet

    A livello tecnico e artistico Transistor conferma tutto il talento creativo di Supergiants Games, immergendo il giocatore in un mondo lontano dalle ispirazioni fantasy e fiabesche di Bastion ma non per questo meno affascinante: la Cloudbank che ci si para davanti agli occhi è infatti un'incantevole fusione tra art nouveau e le metropoli futuristiche e dark della fantascienza classica, il tutto immerso in un'esplosione di luci e neon assolutamente d'effetto. Molto convincenti anche le animazioni (con una fluidità sempre costante anche durante i combattimenti più concitati) e la ricchezza di dettagli su schermo, come la pregevolissima scia cibernetica mista a scintille causata dal trascinamento del Transistor lungo gli scenari o la miriade di effetti di luce che accompagneranno quasi ogni azione di gioco. Originale e ben recitata anche la storia che fa da sfondo a tutta l'avventura: nonostante la presenza di temi già sviluppati nel precedente lavoro di Supergiants Games, Transistor riesce infatti ad inquadrare il tutto da prospettive differenti, presentando un cast di personaggi non ricchissimo ma interessante (e che, come detto, meriterebbe un maggior approfondimento). Assolutamente magnifico, infine, l'accompagnamento sonoro (ancora una volta realizzato da Darren Korb), con brani in grado di spaziare dall'electro-rock alla drum'n'bass passando per la chill-out, con una qualità sempre molto al di sopra della media ed una contestualizzazione delle tracce sempre precisa.


    Transistor TransistorVersione Analizzata PlayStation 4Non dev'essere semplice il lavoro di 'secondo titolo' di una software house, specialmente se chi ti ha preceduto è l'acclamatissimo Bastion: senza tradire le aspettative, quindi, Supergiants Games decide di proporci un action-RPG che, pur non allontanandosi in maniera netta dal solco lasciato dal suo precedente progetto, ne evolve il sistema di combattimento grazie ad una modalità in grado di integrare tempo reale e turni in modo efficace e profondo. L'eccellente qualità della direzione artistica e sonora, insieme ad una storia ben recitata e che stuzzica sempre la curiosità del giocatore, fanno da contraltare ad una longevità non eccelsa (basata, per lo più, sulla rigiocabilità della modalità Ricorsione) e alla generale linearità che accompagna il titolo dal suo incipit ai titoli di coda. Esattamente come il suo predecessore, Transistor è destinato a diventare uno di quei titoli in grado di spaccare il giudizio dei giocatori in due: più che un'evoluzione o un declino, insomma, l'ultima fatica marchiata Supergiants Games si dimostra come una diversa declinazione di un game design ormai diventato un marchio di fabbrica per il team di sviluppo americano.

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