Recensione Lunar: Harmony of Silver Star

Torna un classico degli RPG in versione Portatile

Recensione Lunar: Harmony of Silver Star
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  • Ogni tanto è rassicurante tornare verso lidi conosciuti. Come in quelle serate in cui non si trova nulla di decente in televisione e si opta per un film in dvd visto almeno quattro volte, ma sempre piacevole e divertente per passare un paio di ore distese tra amici. Avete presente la sensazione che suscitano occasioni come queste? Perfetto, tenetela bene a mente perché è la stessa che si prova (ri)giocando a Lunar.
    Come già discusso nella preview di qualche mese fa, il titolo è un remake opportunamente "potenziato" di un gioco risalente ai primi anni '90, uscito su quella periferica fallimentare che risponde al nome di Mega Cd, add-on per MegaDrive che permetteva di sfruttare quello strano suppotro che pochi anni più tardi avrebbe rimpiazzato definitivamente la cartuccia, il Cd-Rom.
    Lunar era uno dei pochissimi esempi di "bel gioco" disponibile per Mega-Cd, consistendo in un ottimo Rpg arricchito da filmati, dialoghi digitalizzati, e da una colonna sonora splendida. Un chiaro esempio di come utilizzare lo spazio concesso dal formato ottico senza snaturare il cuore "ludico" con inutili riempitivi, ma anzi arricchendo e migliorando un gioco che, fosse uscito su Super Nintendo, non avrebbe sfigurato vicino ad un Final Fantasy VI o ad un Secret of Mana.
    Ed il titolo fu un successo, entrando prepotentemente nel firmamento di quei prodotti che ogni appassionato del genere conosce ed ha giocato almeno una volta, grazie anche al fatto di essere apparso su PlayStation, Saturn, Game Boy Advance, ri-spuntando sul mercato ogni 3 o 4 anni, con piccole variazioni che non hanno mai alterato una meccanica risalente ad oltre 17 anni fa, come a sottolineare la bontà dell'originale.
    In attesa di conferme per un uscita europea, approfondiamo per l'ennesima volta questo magico titolo grazie alla recente uscita su suolo americano (ed in tutti i negozi import).

    Villaggio di Burg, 18 anni dopo

    Rimandandovi alla già citata preview per ulteriori delucidazioni sul mondo di Lunar e relative uscite, ricordiamo che la storia ruota attorno alla scelta intrapresa dalla Dea Althena, che a seguito di una maledizione scagliata da un essere maligno di nome Zophar ai danni della popolazione, decise di trasferire l'umanità dal pianeta di origine (chiamato nel gioco Blue Star, il pianeta blu) al satellite orbitante di questo, Lunar appunto.
    A seguito di questa premessa, al giocatore spettano i panni di un giovane ragazzo di nome Alex, residente nel piccolo villaggio di Burg assieme agli amici Ramus e Luna, accompagnato perennemente da Nall, un piccolo animaletto alato. Desiderio comune è quello di partire in cerca di avventura come l'antico eroe Dyne, la cui tomba viene spesso visitata dai ragazzi, ottenendo così il titolo di DragonMaster, la più alta carica che la Dea possa concedere ad un umano (non approfondiamo ulteriormente per non rovinare la trama a chi non ha mai completato il gioco).
    Come spesso accade nei J-Rpg, la qualità della trama non va ricercata nell'originalità della stessa ma nel suo sviluppo, nei dialoghi, nel cast di personaggi e nelle loro situazioni, aspetti in cui il titolo GameArts eccelle.

    Come Funziona?

    Il gioco si presenta come un classicissimo esponente del genere di appartenenza, con villaggi dove parlare ai tanti Npg, negozi dove comprare oggetti ed armi, una mappa globale dove spostarsi (limitata però dalla sola scelta delle destinazioni), dungeon da esplorare, boss da battere e tanti incontri (per fortuna non casuali) da sostenere.
    Il sistema di combattimento è molto semplice, strutturato a turni, con il giocatore che sceglie tra diverse opzioni l'azione da compiere (magie, usare oggetti, attaccare, scappare) e la possibilità di sferrare una sorta di mossa speciale con il riempimento di una barra. Interessante la funzione di Auto-Battle, che in pratica lascia lo scontro in mano alla Psp, utile per quando ci si imbatte in nemici deboli e non si vuole perdere tempo selezionando "attack" in continuazione.
    Certamente non si può sorvolare sul fatto che ritrovarsi nel 2010 con un sistema così antiquato (specialmente visti i risultati di giochi come il recente Final Fantasy XIII) possa far sorridere chi si avvicina solo ora a questo genere, ma per fortuna i tempi degli scontri sono brevi e fluidi, ed anche negli incontri più avanzati non si perde troppo tempo tra menù vari e statistiche. Inoltre l'odiato "grinding" (rimanere in un punto a combattere per accrescere il livello del proprio party), tanto usato nei vecchi jrpg, in questo remake è stato totalmente eliminato, visto che l'avanzare tranquillo nei dungeon basta ed avanza per progredire nel gioco.
    Segnaliamo infine la possibilità di salvare in ogni momento la propria partita, ottima scelta vista la componente "portatile" di questo remake.

    Realizzazione

    Vedendo anche solo le immagini di corredo, è indubbia la qualità grafica del gioco: completamente ridisegnato da zero, Lunar offre un 2D ricco ed ispirato come non se ne vedeva da tempo. Se già nel precedente Lunar Legend (uscito per Gba ed anch'esso un remake) il riadattamento grafico era notevole, con un hardware ed uno schermo come quello Sony si può dire che i grafici nipponici siano riusciti a realizzare un titolo che spinge a progredire anche solo per vedere la prossima città, i prossimi nemici, il prossimo luogo, tanta è la cura riposta in sede visiva. Anche i menù, adattati per l'occasione, sono facili da leggere e comprensibili, ed i tanti filmati (benché gli stessi della riedizione del 1999 per Ps1) sempre splendidi da seguire. Ottima la scelta di mantenere il Character Design originale di Toshiyuki Kubooka (Nadia, o come era conosciuto da noi "Il mistero della pietra azzurra") da sempre tratto fondamentale della saga. Sicuramente gli amanti del 2d saranno soddisfatti del risultato ottenuto.
    Per quanto riguarda l'aspetto sonoro, altro punto fondamentale dell'originale, non c'è molto da dire: era una colonna sonora splendida nel 1992, personale, adatta alle situazioni, dalla melanconia all'allegria, e rimane tale e quale nel 2010. Se una melodia è azzeccata il tempo non inficia affatto, anzi la possibilità di usare per questa versione alcuni strumenti veri al posto dei vecchi Midi, non fa altro che migliorare una già ottima proposta musicale.
    Stesso discorso per il doppiaggio, che benché orfano delle voci "storiche" si ripresenta all'altezza, con buona pace degli appassionati, che saranno contenti di ritrovare, in veste di "cantante" per i 2 pezzi vocali del gioco, la stessa Jennifer Stigile apprezzata in passato.

    Doppio Consiglio

    Siamo giunti alle battute finali, ma prima di concludere volevamo rivolgerci un momento alle due tipologie di giocatori ai quali Silver Star Harmony si offre: nuovi giocatori ed appassionati di lunga data.
    Per i primi, ribadiamo i tratti principali del titolo: in definitiva un ottimo gioco di ruolo giapponese, fondamentale per la crescita del genere, con personaggi, storia e luoghi indimenticabili, che grazie ad una realizzazione totalmente rinnovata non lascia trasparire nulla delle sue origini, a parte una certa semplicità nel sistema di combattimento (che tuttavia permette a tutti di comprenderne le funzionalità). Anche la difficoltà, sensibilmente ridotta, abbraccia un'utenza non necessariamente dedita a questo tipo di giochi, che certamente troverà stimolante il progredire della storia, grazie ad almeno 25-30 ore di gioco.
    Per quanto riguarda la seconda tipologia, possiamo dire che il lavoro svolto sia da Game Arts, che ha completamente rinnovato il suo titolo agli standard odierni senza snaturarlo, sia di Xseed Games, che si è occupata della traduzione, riesce ad essere all'altezza delle aspettative. In molti erano dubbiosi sul lavoro in sede di localizzazione visto il confronto con la defunta Working Design (che si era occupata dell'amatissima riedizione per Ps1) ma Xseed è riuscita a mantenere sia lo humour che l'epicità dell'originale senza copiare dalla vecchia traduzione, riuscendo ad essere molto più vicina allo script giapponese di quanto abbia fatto Ubisoft per il remake su GameBoy Advance.
    L'unico aspetto verso il quale si potrebbe obiettare (da fan) è proprio la semplificazione a tratti eccessiva di alcuni aspetti: i combattimenti e le locazioni in primis.
    Chiunque abbia giocato ad un Lunar passato non può aver dimenticato il devastante dungeon iniziale del gioco, la White Dragon Cave per l'esattezza, dove se non si passavano almeno un paio di livelli era praticamente impossibile proseguire. Tutto il gioco era pervaso da un grado di sfida elevato che portava il giocatore ad avere un'attenzione particolare durante gli scontri. In questa versione non esiste una sfida adeguata, neanche i Boss rappresentano un vero ostacolo, e se per alcuni è sicuramente un bene è innegabile che per altri giocatori questo rappresenti un difetto. Forse sarebbe stato opportuno dare la possibilità di scegliere due diverse opzioni di difficoltà, una di queste per coloro che apprezzano una sfida appropriata. Inoltre anche la lunghezza dei dungeon ha subito un vero e proprio ridimensionamento, come avrà notato chiunque abbia scaricato la demo qualche tempo fa. Purtroppo questa scelta di "rimpicciolire" le locazioni è stata effettuata su tutti i luoghi, villaggi compresi, forse per adattarli alla risoluzione del portatile Sony, ma il risultato è che se prima per attraversare una foresta ci si impiegava 20-25 minuti, ora in poco più di 5 o 6 ci si ritrova sulla world map.
    Certo è che anche a fronte di queste differenze, l'ennesimo viaggio attraverso la Silver Star rimane appagante proprio come lo si ricordava.

    Lunar: Harmony of Silver Star Lunar: Harmony of Silver StarVersione Analizzata PSPEnnesimo remake di un titolo che ha superato la prova del tempo, impreziosito da una realizzazione splendida che riesce a stupire sia i più assidui amanti del 2D, sia coloro che pensano che nel 2010 solo il poligonale abbia spazio. Una lunga avventura aspetta solo di essere vissuta, tra tanti personaggi unici, tanto humour, ma anche momenti toccanti; insomma tutti gli ingredienti che fanno grande una storia. Speriamo solo che questa sia la versione definitiva del classico di Game Arts, e che ben presto, magari proprio su Psp, si possa finalmente provare il perennemente richiesto, promesso e mai rilasciato, Lunar 3.

    7.7

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