Recensione Rock Band Unplugged

La serie EA-Harmonix diventa portatile

Recensione Rock Band Unplugged
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  • Psp
  • Senza periferiche

    Quando EA, qualche mese addietro, annunciò una versione del suo celebre simulatore di band sul portatile Sony, le reazioni furono entusiastiche. Finalmente anche PlayStation Portable avrebbe potuto vantare un esponente del genere, alla stregua della versione da viaggio del rivale Guitar Hero, disponibile su Nintendo DS; versione caratterizzata, lo ricordiamo, da un controller che si integra al corpo della console, simulante lo strumento simbolo della serie.
    Tuttavia, in seguito a voci di corridoio e speculazioni di vario genere, gli sviluppatori hanno confermato l’assenza totale di periferiche aggiuntive: Rock Band Unplugged si giocherà solamente attraverso la pulsantiera standard di PsP, rivelazione che ha ridimensionato considerevolmente le aspettative da parte di stampa e pubblico.
    La nostra riflessione concerne la natura della serie: Rock Band, nella sua incarnazione su console da salotto, riesce a ricreare la sensazione di suonare uno strumento vero, pertanto, la presenza di un controller dedicato si rivela fondamentale. Giocare le versioni casalinghe utilizzando un semplice pad è, dunque, una scelta inappropriata che annulla il valore ludico del titolo (per quanto, sia chiaro, a differenza di Unplugged le versioni da salotto NON sono state pensate per l’uso via Joypad). Premesso ciò, da questa edizione portatile ci saremmo aspettati un tipico rhythm game, escludendo a priori la categoria “simulatore di band”.
    Come gli sviluppatori abbiano implementato un gameplay palesemente obsoleto al brand EA lascia piuttosto soddisfatti: dalle poco incoraggianti premesse non si sarebbe potuto fare di meglio. Ma sarà sufficiente a non relegare Unplugged tra gli esperimenti falliti?

    One man band

    Unplugged, così come la serie principale, ci permette di “suonare” tutte e quattro le partiture tipiche di un brano rock: chitarra, basso, batteria e voce. La peculiarità del gameplay sta nel fatto che un solo giocatore si occuperà di tutte le linee strumentali, passando da una traccia all’altra mediante la pressione dei due pulsanti dorsali (L ed R). I tasti che riprodurranno note e voce sono ridotti a quattro e sono stati mappati nel modo più intelligente possibile: tasto sinistro e alto della croce direzionale, triangolo e cerchio. La disposizione fisica ci permette di identificare istantaneamente il pulsante da premere, così come risulta semplice eseguire gli accordi combinando croce direzionale e triangolo/cerchio. Presenti, inoltre, le serie di note bianche atte a caricare l’overdrive, opzione che ci consente di incrementare il moltiplicatore di punteggio fino a 11x (attivabile, di default, mediante il tasto basso della croce digitale). All’interno di alcuni brani, infine, potremo dedicarci a degli assoli durante i quali non avremo la possibilità di cambiare strumento.
    Il fine del gioco è, ovviamente, quello di eseguire un brano sbagliando meno note possibili. Ogni volta che completeremo un breve segmento, per esempio di chitarra, potremo passare a quello successivo di basso (o voce, o batteria) dal momento in cui, per un breve intervallo di tempo, la chitarra continuerà a suonare da sola. Ovviamente, qualora riuscissimo a completare quattro segmenti consecutivi senza sbagliare possiamo riprendere dal primo strumento della serie e così via. Ma se dovessimo mancare una sola nota, saremo costretti a ricominciare la combo.
    Tenuta in considerazione la scelta di non implementare una periferica dedicata, i programmatori non potevano svolgere un lavoro migliore; tuttavia, Unplugged si rivela un rhythm game a dir poco obsoleto, adattamento di una serie che non può trovare un giusto compromesso ludico mediante l’uso della sola pulsantiera. Ricordiamo, per esempio, giochi come Parappa The Rapper (non a caso ripubblicato anche su PsP): il titolo Sony, attraverso l’uso del solo pad, consentiva di simulare una rap session, mettendo a dura prova il senso del ritmo del giocatore e la capacità di improvvisare motivetti su una base sincopata. Rock Band, per natura intrinseca, ci impone un ritmo standard invariabile e nessuna possibilità di uscire dagli schemi del brano: in sintesi, non simula l’uso di uno strumento musicale e non propone una sfida che vada oltre la pressione sterile e forsennata dei tasti.
    Inoltre, duole constatare l’assenza di una forma qualsiasi di multiplayer, lacuna particolarmente grave che ci ha portato a presumere uno sviluppo affrettato e, in qualche modo, incompleto; soprattutto in considerazione del fattore aggregativo su cui si fonda la serie stessa.

    Carriera

    Gli sviluppatori hanno ripresentato in versione portatile la stessa modalità carriera già vista all’interno del secondo capitolo. Potremo creare una band, assegnarle un nome e personalizzare ogni membro del gruppo.
    La carriera, fulcro del titolo, si basa su tre valori: le stelle, i soldi guadagnati e il numero di fan. Le stelle, come molti sapranno, vengono distribuite in base al completamento di un brano: ognuno di essi ne elargisce cinque nel caso il giocatore riesca a completare la canzone commettendo non più di una manciata di errori (da questo punto di vista Unplugged si rivela meno indulgente delle controparti da salotto). I soldi e i fan si guadagnano progressivamente e possono essere incrementati esponenzialmente attraverso l’ingaggio di PR, manager e altro personale (alla stregua, anche in questo caso, delle versioni casalinghe).
    In sintesi, l’imponente e longeva carriera avrebbe potuto regalare ore di divertimento, se non fosse per l’inconsistenza del gameplay e per la mancanza di un’opzione multiplayer. Di semplice contorno la modlaità Quickplay (partita rapida).

    Tracklist riciclata

    Di seguito la tracklist completa:

    AFI - "Miss Murder"
    Lush - "De-Luxe"
    Alice in Chains - "Would?"
    Mighty Mighty Bosstones - "Where'd You Go?"
    All-American Rejects - "Move Along"
    Modest Mouse - "Float On"
    Audioslave - "Gasoline"
    Motörhead - "Ace of Spades"
    Billy Idol - "White Wedding Part 1"
    Nine Inch Nails - "The Perfect Drug"
    Black Tide -"Show Me the Way"
    Nirvana - "Drain You"
    Blink 182 - "What's My Age Again"
    The Offspring - "Come Out and Play (Keep 'em Separated)"
    Bon Jovi - "Livin' on a Prayer"
    Pearl Jam - "Alive"
    Boston - "More Than a Feeling"
    The Police - "Message in a Bottle"
    Dead Kennedys - "Holiday in Cambodia"
    Queens of the Stone Age - "3's and 7's"
    Foo Fighters - "Everlong"
    Rush - "The Trees"
    Freezepop - "Less Talk More Rokk"
    Siouxsie & the Banshees - "The Killing Jar"
    Jackson 5 - "ABC"
    Smashing Pumpkins - "Today"
    Jethro Tull - "Aqualung"
    Social Distortion - "I Was Wrong"
    Jimmy Eat World - "The Middle"
    Soundgarden - "Spoonman"
    Judas Priest - "Painkiller"
    System of a Down - "Chop Suey!"
    Kansas - "Carry on Wayward Son"
    Tenacious D - "Rock Your Socks"
    The Killers - "Mr. Brightside"
    3 Doors Down - "Kryptonite"
    Lacuna Coil - "Our Truth"
    Weezer - "Buddy Holly"
    Lamb of God - "Laid to Rest"
    The Who - "Pinball Wizard"
    Lit - "My Own Worst Enemy"

    Quasi tutte le canzoni proposte sono già presenti all’interno di Rock Band 2 (o tra le centinaia di canzoni scaricabili via PSN e Xbox Live). Tuttavia, dal momento in cui Unplugged sfrutta tali brani attraverso un gameplay ben distante da quello della serie principale, ci limitiamo a constatare la bontà di una tracklist che, pur preferendo il rock/pop di matrice americana (Blink-182, Lit, Weezer, The Killers, Jimmy Eat World, ecc), offre una buona varietà di fondo (dal punk vintage di Dead Kennedys, al metal dei nostrani Lacuna Coil, passando per classici di The Police, Motorhead o Jethro Tull).
    Interessante, se non fosse per il valore ludico discutibile del prodotto, la possiblità di scaricare nuovi brani attraverso uno store esclusivo (utilizzando una connessione ad internet via Wi-Fi). I primi pezzi proposti sono i seguenti:

    30 Seconds to Mars - "The Kill"
    Mute Math - "Typical"
    Belly - "Feed the Tree"
    No Doubt - "Just a Girl"
    Disturbed - "Inside the Fire"
    Oasis - "Wonderwall"
    Lynyrd Skynyrd - "Gimme Three Steps"
    Paramore - "Crushcrushcrush"
    Muse - "Hysteria"
    Red Hot Chili Peppers - "Under the Bridge"

    Stile da vendere

    Lo stile grafico di Unplugged risulta l’unico elemento che riconduce il titolo EA alle blasonate versioni casalinghe. Gli sviluppatori hanno ricreato gli stessi menu e lo stesso feeling visti in precedenza su Ps3 e Xbox 360, fino ai minimi particolari (come le animazioni durante i caricamenti).
    Risulta piuttosto buona la resa visiva dei concerti, grazie all’implementazione di alcuni filtri grafici, vero e proprio marchio di fabbrica della serie (blur, solarizzazioni, bianco e nero, effetto grana, e via dicendo). Non proprio eccezionali i modelli tridimensionali dei musicisti, per quanto, come da tradizione, estremamente customizzabili. Dimenticabili le poche e maldestre animazioni degli stessi. La fluidità, in ogni caso, ci è parsa più buona e non vi sono cali di sorta che compromettano l’esperienza di gioco. Ottimi i tempi di caricamento e una feature d’autosave che sostituisce la classica (e lenta) visualizzazione delle partite salvate, tipica dei giochi Psp.
    Il comparto audio si è rivelato, inoltre, piuttosto curato, sia per quanto riguarda gli effetti sonori (anch’essi ripresi dalle versioni da salotto) sia per ciò che concerne la qualità dei brani inseriti. Ottima la scelta di aumentare leggermente il volume dello strumento che stiamo suonando, rendendo, a volte, più chiaro il ritmo che stiamo riproducendo. Ovviamente, l’uso delle cuffie si è rivelata l’unica opzione al fine di giocare decentemente.

    Rock Band Unplugged Rock Band UnpluggedVersione Analizzata PSPRock Band Unplugged fallisce non tanto per cattive intenzioni o deficit tecnici, quanto per una scelta sbagliata: quella di non aver progettato questa versione portatile assieme ad una periferica dedicata (come avvenuto su Nintendo DS per Guitar Hero On Tour). La classica formula a base di mattoncini colorati, assoli e overdrive vista nelle versioni casalinghe è qui riprodotta fedelmente, per quanto solo attraverso la pulsantiera di Psp, lacuna che rende il titolo obsoleto e poco accattivante. A scapito del valore globale vi è, inoltre, la mancanza di una componente multi giocatore e una tracklist che, per quanto varia e di qualità, risente di un massiccio ripescaggio di brani dalle versioni casalinghe. Resta ancora il dubbio sul motivo per cui EA non abbia voluto rivaleggiare Activision e On Tour con la stessa carta della periferica portatile, questione sulla quale vorremmo lasciare una considerazione: un controller dedicato avrebbe, probabilmente, limitato il gioco alla sola chitarra e basso, castrando la serie a livello concettuale; tuttavia avrebbe, altresì, assicurato un gameplay dignitoso e, da non sottovalutare, avrebbe arginato completamente il deleterio effetto della pirateria, fenomeno tristemente diffuso sulla piattaforma portatile Sony.

    6.5

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