Recensione Soulcalibur: Broken Destiny

Arrivano su PSP le storie di anima e spada. Ma con poche modalità di gioco

Recensione Soulcalibur: Broken Destiny
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  • Dopo un anno all'insegna della più totale desolazione videoludica, PSP Sta vivendo una seconda giovinezza. Monster Hunter e Final Fantasy Dissidia hanno inaugurato una nuova stagione, fatta di Blockbuster annunciati, e caratterizzata da una line up arzilla quanto mai. I primi giorni di settembre vedono giungere nel novero degli UMD anche Soul Calibur: Broken Destiny, versione portatile di quel Soul Calibur IV che ha fatto innamorare gli amanti dei picchiaduro qualche tempo fa.
    Dopo il successo di Tekken Dark Resurrection, insomma, anche l'altro cardine dei Beat'em Up tridimensionali sbarca sulla portatile Sony, e con un adattamento d'eccezione.

    Kratos & Dampierre

    Broken Destiny è, a tutti gli effetti, una versione miniaturizzata del quarto capitolo di Soul Calibur. Ciò che colpisce dopo aver preso un po' di confidenza col gioco è la qualità del porting, che ha dovuto sacrificare davvero pochi elementi (al di là del downgrade grafico) per adattarsi ai ristretti schermi di PSP. Roster di personaggi, meccaniche di gioco e control scheme sono praticamente invariati, con ridottissime modifiche all'esecuzione di alcuni attacchi (che sarebbero risultati forse un poco scomodi sulla croce direzionale dell'handheld). I fan del picchiaduro di “cappa e spada” troveranno quindi una giocabilità veloce e profonda: mentre il ritmo di gioco è sostenuto da una fluidità invidiabile, lo studio di Juggle e combo, ed il moltiplicarsi delle strategie di difesa vengono assicurati dalla presenza di move list interminabili e dagli immancabili Guard Impact.
    I detrattori dell'ultima iterazione di Soul Calibur, tuttavia, ritroveranno in questa versione miniaturizzata i problemi che hanno afflitto il capitolo per Home Console. Ovvero, un character design non eccellente, nuovi personaggi abbastanza incolori, ed un progressivo “imbarbarimento” di moltissimi combattenti storici, che fra teletrasporti ed altre vistose cadute di stile hanno trasformato troppo profondamente il loro approccio alle battaglie. Tornano anche le discutibili introduzioni di Soul Gauge e Soul Crush, con tanto di finishing move (che più kitsch non si può). Nell'economia globale degli scontri queste aggiunte hanno un rilievo praticamente inesistente, e certo non rinfrescano una formula ludica che non avrebbe avuto bisogno di tali stravolgimenti.
    Forse è vero che gli amanti dei picchiaduro sono troppo conservatori, ma è altrettanto innegabile che le supposte innovazioni del quarto episodio abbiano finito per dimostrarsi del tutto evanescenti, e la palma d'oro è per il miglior esponente della saga è ancora nelle mani del terzo capitolo (in esclusiva su PS2).
    Fortunatamente, l'iterazione portatile ha dalla sua qualche gradita sorpresa. Ad esempio, la scomparsa dei cavalieri Jedi, tornati nella loro galassia lontana lontana, e l'arrivo di un nuovo personaggio “Bonus” senza dubbio più adatto al contesto di riferimento.
    Si tratta, come saprete, di Kratos, lo spartano rabbioso di God of War. Il parco mosse della New Entry risulta abbastanza ispirato, ed adagia perfettamente tutte le mosse distintive di Kratos (compresi dunque i poteri speciali e le armi secondarie) nel contesto di un picchiaduro. La particolarità del Move Set è la presenza di lunghissime Juggle (combo aeree), con un impatto scenico notevole ed una discreta efficacia, durante le quali Kratos si aiuta con le ali di Icaro presenti nel secondo episodio. Promosso dunque a pieni voti (sarà anche per l'innegabile carisma della silhouette) Kratos è accompagnato da una nuova matricola: Dampierre. Questo damerino filiforme combatte con due lame retrattili che sbucano per l'occasione delle maniche dei suoi guanti. Il suo stile di lotta è veloce e imprevedibile, decisamente simile a quello di Voldo, sia per le acrobazie improbabili che per le movenze isteriche, ma ancora di più per i modificatori di posizione che permettono di sdraiarsi a terra dopo l'esecuzione di alcune mosse particolari. Dampierre ha qualche particolarità che non lo rende proprio un Flip Character, ma il suo ingresso è meno efficace di quello di Kratos. Per il resto il roster è decisamente nutrito, ed ogni giocatore saprà individuare qualche personaggio che stuzzichi la sua fantasia, vuoi per l'aspetto e l'eleganza delle animazioni, vuoi per una singolare interpretazione degli scontri.

    "Not so Fast" (Cervantes)

    Complessivamente, il giudizio sulla struttura ludica di Soul Calibur: Broken Destiny è più che positivo. Nonostante i problemi concettuali di cui si diceva (forse non riconosciuti in prima battuta dalla stampa), il buon bilanciamento dell'esperienza di gioco, l'incedere frenetico degli scontri, le tattiche raffinate che è possibile articolare in ogni combattimento costituiscono le fondamenta di un beat'em up comunque divertente e potenzialmente esplosivo. Un peccato che Broken Destiny dedichi davvero poco spazio al multiplayer, ovviamente fondamentale per ogni picchiaduro che si rispetti. Nel capitolo PSP è disponibile infatti soltanto il multiplayer Ad-Hoc, con buona pace di chi considera gli scontri online il vero fulcro del divertimento. Sarebbe dunque lecito aspettarsi, nei menù di gioco, la presenza di qualche modalità dedicata esplicitamente al single player, sulla falsariga delle “cronache” del terzo episodio. E invece, al di là dell'arcade mode e dello scontro singolo, l'unica possibilità lasciata in mano al videoplayer è la modalità “The Gauntlet”, pensata forse per il quick play “mordi e fuggi”, ma davvero troppo esile e ripetitiva per intrattenere per più di qualche ora. Si tratta di una sorta di Story mode, suddiviso in micro-scontri della durata di qualche secondo. In ognuna di queste ridottissime prove bisogna parare gli attacchi dell'avversario e contrattaccare nella giusta maniera. Ben poco stimolante (tanto che la porteranno a termine solo i veri maniaci del completamente), questa modalità permette comunque di guadagnare oggetti extra con cui personalizzare il proprio combattente. Un peccato che l'editor risulti, come quello del quarto capitolo, pallidissimo e scialbo, del tutto privo della profondità del Character Builder del terzo episodio.
    In definitiva l'offerta di Soul Calibur: Broken Destiny è davvero ridotta. Chi non ha occasione di giocarlo con amici troverà davvero difficile divertirsi per più di qualche pomeriggio, data la scarsissima mole di contenuti ed i poco convincenti incentivi alla rigiocabilità.

    Tecnicamente...

    Se c'è un comparto in cui Broken Destiny compie un lavoro quasi impeccabile, è di sicuro quello tecnico. La pulizia globale della scena è invidiabile, la modellazione dei personaggi sempre perfetta, e sostenuta dall'applicazione di texture ben definite. Il comparto animazioni è eccezionale, e le movenze dei personaggi danno vita ad un'azione davvero coinvolgente. Non mancano buoni effetti speciali, e persino le varie arene, nella loro versione “in piccolo”, sembrano stilisticamente più morigerate rispetto a quelle (un poco pacchiane, fra giostre di cavalli e lucertole con coltello e forchetta) del quarto episodio. Più che buono quindi il risultato complessivo, anche a livello sonoro: la riduzione degli effetti campionati non rende troppo monotona la scena acustica, stuzzicata da una track list comunque piacevole (in cui compaiono i temi personali dei personaggi storici, non troppo compressi).

    Soulcalibur: Broken Destiny Soulcalibur: Broken DestinyVersione Analizzata PSPSoul Calibur: Broken Destiny è un ottimo adattamento del quarto capitolo, che non sfigura, a livello tecnico e ludico, neppure in versione Portatile. Superate in parte le cadute di stile dell'episodio per Home Console, la versione PSP presenta new entry invitanti, un look pulito ed efficace, e delle fondamenta comunque solide. Un vero peccato che a livello quantitativo Broken Destiny risulti abbastanza povero, con una modalità inedita che sembra un semplice tutorial esteso, e l'assenza dell'online mode a mitigare gli entusiasmi. Consigliato a chi non possiede il quarto capitolo, o a gruppi di amici che vogliono sfidarsi sfruttando la modalità Ad-Hoc.

    7

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