Recensione Guacamelee!

DrinkBox Studios sforna il capolavoro che non ti aspetti

Recensione Guacamelee!
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Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • Wii U
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Dopo un primo incontro all’E3 del 2012 e un secondo alla GamesCom, avevamo chiari sentori che DrinkBox Studios, già nota nell’ambiente per il bellissimo About A Blob, si stesse preparando a bissare il successo con un altro titolo di tutto rispetto. Guacamelee!, grazie al suo ricercatissimo art design e al gameplay dalle evidenti potenzialità, con una piccola demo aveva immediatamente attirato la nostra attenzione. Consapevoli del momento difficile vissuto da PS Vita, speravamo in una sua immediata pubblicazione per risollevare le sorti della fin qui sfortunata console Sony. Purtroppo abbiamo dovuto aspettare un bel po', ma l'attesa è stata tutt'altro che vana. Quello che non ci aspettavamo, infatti, è che Guacamelee! si dimostrasse non solo un titolo digital delivery fresco e brillante, ma un vero e proprio capolavoro, capace di ravvivare il panorama dell'action platform.
    Prima di addentrarci nell'analisi del titolo è fra l'altro doveroso ricordare che la creatura di DrinkBox Studios supporta il Cross-Buy, che permette di acquistare entrambe le versioni per PS Vita e PS3 in una volta sola, il Cross-Save, con cui continuare la stessa partita indipendentemente dal sistema in uso, e anche il Cross-Controller, con ripercussioni sul gameplay che vedremo a breve.

    L’inerte agricoltore che divenne eroe

    Guacamelee! è un action/platform 2D riconducibile a quella tradizione, ormai piuttosto affermata, che viene etichettata con l’affascinante nome di Metroidvania. Come nella famosa saga di Nintendo e nella declinazione più moderna di quella Konami, il backtracking è un elemento imprescindibile dell’esperienza: il protagonista della vicenda, via via che apprenderà mosse e si approprierà di nuovi poteri, potrà tornare sui suoi passi e imboccare sentieri prima bloccati.
    Il primo contatto con il gioco è di quelli che non si scordano: trama e stile grafico concorrono con incredibile armonia a comporre un comparto artistico delizioso e raramente eguagliato anche da produzioni ben più blasonate.
    Alla base di tutto c’è il Messico. Il caldo e afoso stato centroamericano, con le sue atmosfere, i colori, l’allegria e, al tempo stesso, la profonda malinconia vissuta come solo i popoli del sud sono in grado di fare. Tutto è teatrale, esagerato, appariscente.

    Muovere i primi passi nei panni di Juan, un nerboruto agricoltore, risveglia sensazioni contrastanti. La sua faccia desolata, la sua umilissima casa, l’evidente siccità con cui è costretto a combattere ogni giorno parlano ben più dei brevi dialoghi con gli abitanti della vicina Pueblucho. Il piccolo borgo, per contro, è in evidente fibrillazione: manca ormai pochissimo ai festeggiamenti de El Dia de los Muertos e in città è persino tornata, dopo lungo girovagare, la bellissima figlia di El Presidente: amica d’infanzia del nostro. Ma Juan non riesce proprio a farsi contagiare dall’allegria dei compaesani, e questa malinconia è quasi una profezia della tragedia che di lì a poco si consuma: il terribile Carlos Calaca, sovrano usurpatore del Regno dei Morti, irrompe distruggendo la villa di El Preisdente, rapisce la sua primogenita e uccide l’agricoltore giunto in soccorso. Fine della storia? Neanche per sogno: direttamente dall’aldilà, dimensione che si sovrappone completamente a quella dei vivi, Juan entra in possesso della maschera di un Luchador, un lottatore di wrestling messicano, che gli garantisce una forza insospettabile. Comincerà così la sua missione di salvataggio e vendetta.
    Quelle sembrano premesse della solita trama poco originale nascondono in realtà un plot galvanizzato da una sceneggiatura frizzante, spiazzante e spesso ironica. Gli avversari che dovrà affrontare Juan sono colmi di flashback che faranno chiarezza sul passato condiviso dal protagonista e dalla figlia di El Presidente, mentre a poco a poco verrete a conoscenza di come Carlos Calaca sia riuscito a spodestare il Diavolo in persona dal ruolo di regnante supremo del mondo dei morti. I dialoghi ricalcano quella “messicanità” (passateci il termine) di cui sopra: struggenti e patetici monologhi si alternano a velocità incredibile con battute taglienti e spiritose.
    Immancabile, parlando della trama, un appunto sul meraviglioso comparto artistico. Guacamelee! cita di continuo altri videogiochi, da Metroid a Zelda passando per Super Mario, mentre i colori caldissimi del Messico fanno da contraltare a quelli, più freddi e spettrali, del regno dei morti. La ricerca artistica ha indubbiamente occupato una parte molto importante nella gestazione del titolo e l’eterogeneità dei linguaggi visivi chiamati in causa è tale che è perfino ravvisabile un lontano eco di arte giapponese e una lievissima spruzzatina di Cubismo.

    Messico e botte

    Parlando di gameplay, la creatura di DrinkBox Studios non presenta meccaniche particolarmente innovative, ma trae forza dall'insospettabile profondità del level design, che ha permesso al team di architettare un’avventura varia e mai carente di nuovi stimoli.
    Gli elementi cardine che sorreggono l’intera esperienza sono piuttosto eterogenei, e concorrono a delineare i tratti di un gameplay sicuramente sfaccettato. Uno dei punti focali della progressione è legato alle abilità che il Luchador apprenderà progressivamente. Inizialmente costretto a destreggiarsi solo con l'aiuto di attacco base, salto e schivata, l’eroe avrà due modi per ampliare il suo campionario di mosse. Da una parte i numerosi negozi sparsi per i livelli, che fungono anche da comodi checkpoint: tra gli articoli in vendita presentano anche prese di vario genere, oggetti che incrementano la barra della vita ed altri extra. Inoltre trovando e distruggendo le statue Choozo (non è un errore di battitura: il rimando a Metroid è assolutamente esplicito) evocherete un anziano signore che, non senza un pizzico di reticenza, vi insegnerà nuove tecniche. Si va dal doppio salto al Frog Splash, senza dimenticare una sorta di uppercut che ricorda il celebre Shoryuken: tutte abilità irrinunciabili, visto che vi permetteranno di raggiungere nuove location e di distruggere speciali rocce che ostruiscono i sentieri.
    L’altro elemento fondante del gameplay è la possibilità di tramutare l’eroe in un pollo. Sfiorando il touch-screen Juan assume le sembianze del gustoso volatile, riuscendo così scivolare all’interno di stretti condotti che spesso celano ricche ricompense. Non va poi dimenticato il potere della maschera, che permette di passare da una dimensione all’altra: il salto dal mondo dei morti a quello reale farà sparire o apparire piattaforme indispensabili per proseguire. Nelle sue fasi platform Guacamelee! può diventare persino piuttosto ostico, chiedendovi di switchare tra le due dimensioni mentre saltate da un muro all’altro e schizzate a mezz'aria con un uppercut eseguito al momento giusto. Per superare queste fasi dovrete sviluppare una buona abilità con il pad oltre che sfoderare grande concentrazione e precisione.
    Chiude il quadro degli elementi fondanti del gameplay il già citato backtracking. Via via che Juan imparerà nuove mosse potrete (e dovrete) tornare sui vostri passi, dedicando quindi tempo all’esplorazione, per raggiungere così location poc’anzi bloccate. Il level design non raggiunge la complessità di un Metroid o degli ultimi Castlevania, ma se vorrete acciuffare tutti i collezionabili avrete il vostro bel da fare.
    A completare l’analisi sul gameplay non vanno poi dimenticate le sub-quest e una breve parentesi dedicata a nemici e combat system. Sulle prime non c’è molto da dire: sono poche e per lo più limitate al reperimento di oggetti posseduti da altri personaggi o nascosti negli scenari. Nonostante la superficialità con cui gli sviluppatori hanno trattato quest’ambito, riescono tuttavia nel compito di prolungare l'avventura, garantendo un minimo di varietà in più.

    Nemici e combat system, dal canto loro, non deludono affatto. I primi, pur non mossi da un’I.A. estremamente raffinata, sono un buon numero e ciascuno richiede un approccio specifico per essere abbattuto senza troppi patemi. Alcuni di questi, tra l’altro, sono difesi da scudi che per essere infranti necessitano particolari mosse. Ben supportato da un sistema di controllo reattivo e preciso, anche il combat system si rivela profondo. Sebbene le combo disponibili siano poche e il titolo si guardi bene dal diventare troppo tecnico, i ritmi generalmente sostenuti degli scontri evitano noia e ripetitività.
    Tutto perfetto? Quasi. Oltre alla cronica mancanza di vere novità (aspetto che non penalizza in alcun modo la qualità dell’esperienza) purtroppo siamo di fronte a un’avventura relativamente breve. Sette ore sono più che sufficienti per salvare la bella figlia di El Presidente: un po’ poche se paragonate ai dodici euro necessari per acquistare il gioco. Tuttavia anche questo evidente limite è mitigato da alcuni accorgimenti presi dal team di sviluppo. Il primo è naturalmente rappresentato da un buon numero di collezionabili sparsi per le ambientazioni, che regalano qualche ora di gioco in più. Non va dimenticato il co-op: collegando la propria PS Vita con la PS3 è possibile giocare in compagnia di un amico. Naturalmente l’avventura, i livelli e le difficoltà restano le stesse, ma in due ci si diverte di più. Volendolo, inoltre si può sfruttare la funzione di Cross-Controller: mentre l’azione passa esclusivamente sullo schermo di casa, sul display del portatile potrete costantemente visionare la mappa della zona in cui vi trovate. Una trovata per nulla strabiliante, ma resta comunque un leggero plusvalore.
    Se sul comparto artistico ci siamo già espressi, tecnicamente Guacamelee! non mostra il fianco a nessun tipo di critica: fluidità massima in qualsiasi situazione e nessun problema relativo alle collisioni.
    Splendido anche il sonoro. Se gli effetti svolgono il loro lavoro con perizia, la soundtrack è un’esplosione di ritmi messicani, trombe e fanfare che vi costringeranno ad alzare al massimo il volume. Un lavoro strepitoso anche da questo punto di vista.

    Guacamelee GuacameleeVersione Analizzata PlayStation VitaGuacamelee! entra di diritto nella ristretta cerchia dei giochi più entusiasmanti sin’ora pubblicati su PS Vita. La trama brillante e riuscita, che fa il paio con una direzione artistica sontuosa e una colonna sonora meravigliosa, vi terrà incollati allo schermo della console sino ai titoli di coda. Il gameplay, profondo e fedele ai canoni dettati dal sottogenere dei Metroidvania, alterna fasi platform molto intriganti a combattimenti interessanti. Anche il sistema di controllo, del resto, non denuncia sbavature e vi permetterà di superare con successo persino i momenti più arcigni (che fortunatamente non mancano). L’unico appunto che ci sentiamo di fare al meraviglioso lavoro di DrinkBox Studios riguarda una durata non troppo estesa dell'avventura. E’ pur vero che tanti titoli contemporanei si esauriscono ancora più in fretta, ma forse è proprio la bellezza di questo titolo a farci rimpiangere un’avventura così corta. Consigliato a chiunque sia in possesso di una PS Vita o di una PS3: se amate i Metroidvania non avete un motivo valido al mondo per investire i tredici euro richiesti per il download.

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