Recensione LittleBigPlanet Vita

Sackboy e soci convincono anche su PS Vita

Recensione LittleBigPlanet Vita
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  • PSVita
  • Chi ha giocato approfonditamente ai due capitoli usciti su Playstation 3, sa bene quanti motivi ci siano per attendere con trepidazione la versione PlayStation Vita di LittleBigPlanet.
    Il brand creato da Media Molecule è un inno alla creatività: un videogioco che riconosce ed esalta il valore della fantasia e la forza delle idee. Basterebbe questo per farci desiderare ardentemente una trasposizione portatile, ma il dev team ha fatto di più: ci ha stuzzicato in questi mesi con Demo e Beta sempre più convincenti, per mostrarci quanto le peculiarità del nuovo portatile potessero di fatto arricchire la formula di gioco. Se si conta poi che l'Editor, perno di un'esperienza ludica che si prolunga ben oltre i confini dello story mode, si trova decisamente più a suo agio sul touchscreen della console che fra gli analogici del pad, si capisce come LittelBigPlanet sia davvero uno dei prodotti più promettenti in arrivo per PlayStation Vita.
    E poco male se al timone non c'è Media Molecule, impegnata attualmente nello sviluppo di Tearaway: i ragazzi di Tarsier Studio, così come Sony Bend ha fatto per Uncharted Golden Abyss, sono pronti a dimostrare che possono tenere testa ai ben più famosi colleghi.

    Da home a portatile

    Come da tradizione, l'ingresso nel mondo di LittleBigPlanet viene accompagnato dai toni pacati della solita voce narrante, che ci racconta di come esistano due mondi: il nostro, fatto di piccole necessità quotidiane e scandito dalla danza lenta dei giorni, ed il mondo della Fantasia: un universo aereo, in cui si raccolgono tutte le idee che escono dalla nostra mente, per creare panorami surreali e curiose prospettive. E' proprio in questo mondo che ci conducono i primi momenti dell'avventura. Più precisamente a Carnevalia, regno dei divertimenti e della spensieratezza, intrappolato ormai nel gioco del malvagio Burattinaio, che con il suo esercito di Oscuri minaccia la prosperità di questo regno. Sarà proprio il nostro Sackboy che si farà carico di sconfiggere la malvagia presenza, esplorando i regni di sei creatori.

    "L'avventura principale di LittleBigPlanet Vita è solidissima e coinvolgente. Peccato che duri poco: i trenta stage che la compongono si "bevono" in due pomeriggi di gioco intenso, e volano via leggerissimi"

    Fin dai primi livelli questo Little Big Planet si scopre strutturalmente identico ai capitoli per Home Console. Si tratta insomma di un platform classico, a scorrimento bidimensionale, ma morbido e permissivo nelle dinamiche di salto. La particolare fisica di gioco, il sistema di collisioni, l'inerzia dei movimenti, fanno di tutto per sfuggire alla meticolosa precisione che tanto esalta l'utente negli esponenti più puri della categoria. LittleBigPlanet preferisce invece un approccio mollemente orientato all'esaltazione dei sensi. Come sempre, quello che rapisce è la cura meticolosa nella costruzione dei livelli, che esibiscono i loro meccanismi perfetti, il rigoglio cromatico e creativo, l'attenzione per il dettaglio e il particolare. Ricolmi delle solite bolle-premio che sbloccano decorazioni, costumi ed elementi dell'editor, zeppi di aree segrete tutte da scoprire, gli stage si presentano ancora come creazioni rare e preziose, sia sul versante artistico che su quello strutturale. Il vero tesoro di LittleBigPlanet è proprio questa sua speciale artigianalità, e non è un male quindi che arrivi a "contaminare" anche la fisica di gioco.
    La progressione, pur essendo generalmente molto semplice e permissiva, è per altro sempre vivacissima, elegante, originale e varia. Il merito è proprio di un level design che dall'inizio alla fine compiace il giocatore con trovate sempre nuove ed elementi inediti. Nel corso dei primi stage si scopre ad esempio che touchscreen e touchpad arricchiscono notevolmente le possibilità concesse all'utente. Ci sono elementi dello scenario da far "emergere" in aggetto, "spingendoli" con i polpastrelli posati sul pannello retrostante. O interruttori da premere per far apparire e scomparire piattaforme e ostacoli. E persino il Tilt Sensor viene utilizzato, per far scivolare carrelli mobili lungo le rotaie. Avanzando nell'avventura queste soluzioni si combinano in maniere sempre intelligenti, mescolandosi per creare semplici puzzle ambientali o sezioni di platforming "tattile".
    Ci sono sequenze ottime e divertenti, in LittleBigPlanet Vita, settori persino difficilotti. Qualche spunto supera addirittura il level design dei capitoli casalinghi, per inventiva ed efficacia.
    Troviamo in questa versione anche nuovi Gadget da utilizzare, oltre al classico Rampino (sfruttato in maniera magistrale). Ad esempio dei missili a ricerca che possono essere guidati con il dito puntato sul touchscreen, mentre l'altro pollice continua a gestire il movimento del Sackboy, o i guanti che ci permettono di afferrare gli oggetti esplosivi. Questa grande varietà di elementi, a cui si aggiunge la possibilità di nuotare (aggiunta nel secondo capitolo solo tramite DLC), contribuisce alla costruzione di un'avventura tutta da scoprire, passo dopo passo, che procede trottando fieramente e senza tempi morti. Alla fine di ogni mondo di gioco, si trovano persino Boss Fight finalmente ben strutturate, con nemici dalle routine interessanti.

    L'avventura principale di LittleBigPlanet Vita è dunque solidissima e coinvolgente. Peccato che duri poco: i trenta stage che la compongono si "bevono" in due pomeriggi di gioco intenso, e volano via leggerissimi. Certo, in ogni stage possiamo recuperare una chiave che sblocca uno dei moltissimi minigame a disposizione: alcuni pensati per il multiplayer locale, altri invece strutturati come semplici prove di abilità. Si tratta di attività secondarie divertenti, ma avremmo preferito che l'estro del team di sviluppo venisse sfruttato per la creazione di un numero più consistente di stage.
    Invece questo LittleBigPlanet sembra puntare davvero molto su queste "minuterie", tanto da raccogliere in un'apposita Sala Giochi sei esperienze alternative. Non si tratta in questo caso di minigame da giocare in un colpo, ma di proposte più strutturate, che non si allontanano troppo da quelle che si possono trovare spulciando le piattaforme di distribuzione digitale di un qualsiasi smartphone. Dentro LittleBigPlanet, insomma, ci sono sei "minis", tutti con una progressione scandita in diversi livelli e l'ormai classico sistema di valutazione a tre stellette. Non tutte le proposte della Sala Giochi sono ugualmente riuscite, ma un paio riescono a superare anche le asperità dei palati più esigenti, e si lasciano giocare volentieri. Ad esempio non ci ha convinto troppo Retro Vector, un clone di Asteroids e Minestorm un po' troppo canonico, mentre ci è sembrato eccellente StratoSphere, un originale puzzle game in cui si controlla la discesa di una sfera cancellando le piattaforme su cui poggia: l'estetica alla Mirror's Edge aiuta moltissimo questo minigioco a distinguersi dalla massa, così come fanno Orb-It e Taplings, entrambi molto divertenti.
    Proprio grazie a questi Minigame, LittleBigPlanet Vita diventa un prodotto adeguato al Pick-Up and Play, un titolo pensato per il gioco in mobilità e per qualche partita mordi e fuggi. Perfetto insomma per saziare le voglie fugaci di chi gioca in viaggio, magari un po' distrattamente.
    Non solo: il team sembra incentivare i giocatori a creare nuove esperienze, in modo che LBP possa diventare un vero e proprio editor di minigiochi, oltre che di livelli. Se comprare LittleBigPlanet equivarrà ad acquistare un generatore di minuterie videoludiche, ce lo dirà solo il tempo e le reazioni della fanbase. Per il momento, ammaliati soprattutto dall'esperienza dei livelli regolari, restiamo dell'idea che un numero più consistente di stage classici avrebbe sicuramente giovato alla produzione.

    "Fin dai primi livelli questo Little Big Planet si scopre strutturalmente identico ai capitoli per Home Console. Si tratta insomma di un platform classico, a scorrimento bidimensionale, ma morbido e permissivo nelle dinamiche di salto"

    Quello della longevità effettiva di LittleBigPlanet è un problema lungamente dibattuto nel corso di questa generazione. E del resto come tutti i titoli che si focalizzano sugli User Generated Content il progetto avviato da Media Molecule e qui continuato da Tarsier Studio è potenzialmente in grado di offrire un numero di stage veramente esorbitante. Ci sono però giocatori che neppure si spingono ad esplorare i meandri della rete alla ricerca dei livelli più meritevoli; figurarsi metter piede nell'editor di gioco.
    A loro, meglio mettere le mani avanti, LittleBigPlanet Vita sembrerà un titolo troppo breve, e se pure dovessero restare catturati dal suo stile particolare, potrebbero "scottarsi" una volta raggiunti gli ending credit.
    A chi invece capita ancora di passare qualche ozioso pomeriggio a spulciare i cataloghi di Little Big Planet 2 sulla sua fidata Ps3, sa cosa aspettarsi: una marea di creazioni sempre nuove. Alcune un po' bruttarelle, altre tenute in piedi da un'idea originalissima, altre ancora -create con dedizione quasi scostante- ai livelli di quelle giocate nel corso dell'avventura. Attualmente i server di gioco sono un po' poveri (e i giornalisti d'oltre oceano non han dimostrato troppa creatività), ed è quindi difficile valutare quali saranno i ritmi di produzione di una community un po' meno popolosa rispetto a quella Playstation 3. C'è però da dire che l'editor di gioco quasi "ringiovanisce" grazie alla presenza del touchscreen. Spostare gli oggetti, ingrandire le forme, pennellare minuziosamente i contorni di una sagoma e poi selezionarne la profondità sono operazioni decisamente più facili, con la nuova User Interface di LittleBigPlanet Vita. E quindi, oltre ad un incentivo per gli utenti un po' più pigri, c'è da mettere in conto, auspicabilmente, una buona attività dei più creativi fra i fan. I nuovi strumenti sbloccano la possibilità di creare uno slot per il salvataggio dei dati, proprio per fare in modo che i creatori possano produrre avventure e minigame più strutturati, articolati e duraturi.
    Il menù del settore community, come sempre, permette di filtrare facilmente i contenuti, scaricare gli stage per giocarli tranquillamente offline e valutare le singole creazioni. Ancora una volta, insomma, LittleBigPlanet dimostra di ritenere centrale per il suo successo l'apporto creativo della Fanbase. Nel caso non abbiate mai fatto testato l'editor di gioco, questo capitolo potrebbe essere quello che vi convincerà, smussando le asperità del control scheme. Una volta abbracciata la filosofia di sharing propugnata da anni da LBP, sarà davvero difficile staccarsi dalla PlayStation Vita.

    Un gioiello

    Dal punto di vista tecnico, la versione PsVita di Little Big Planet è un piccolo gioiello. Se già su PSP il brand aveva raggiunto ottimi risultati, la potenza della nuova console sfocia in un colpo d'occhio capace di ammaliare. Il merito è ovviamente della texturizzazione, che riesce a caratterizzare in maniera impeccabile ogni materiale ed ogni superficie. Gli stage si compongono quindi di un'incredibile moltitudine di oggetti, decorazioni, stencil, fedeli ad un preciso leitmotive stilistico ma sempre attenti a non cristallizzarsi. Si tratta di creazioni mobili, vitali, ammantate di quella poesia tutta speciale delle perfette opere d'ingegno. L'estro creativo del team si manifesta anche nella varietà dei "temi" che ci accompagnano di livello in livello. Forse un po' meno impattante rispetto al primo LittleBigPlanet (che ha distrutto e ricostruito il canone artistico del Platform classico), la sequenza di stage risulta comunque originale, conducendoci in luoghi curiosi e stravaganti: dapprima scopriamo un mondo costruito recuperando gli oggetti dimenticati, in cui teiere ormai incrinate e vecchie bambole di pezza riscoprono il loro valore ornamentale; poi veniamo trascinati nelle allucinate prospettive di un universo cibernetico, fatto di impulsi elettrici e luci abbacinanti, tutto costruito sull'estetica esagerata degli anni '80; infine ci troviamo rinchiusi in una casa spettrale, piena di stanze segrete e ragnatele, illuminata dalla luce intermittente dei lampi. Questo curioso viaggio è accompagnato da temi musicali trascinanti, in certi casi riutilizzati un po' troppo intensamente e senza variazioni, ma ottimamente caratterizzati (e caratterizzanti). Sicuramente si riconosce lo zampino di Media Molecule, abbondantemente ringraziata nei titoli di testa e di coda, che deve aver dato un po' di supporto creativo, in modo che anche questo LittleBigPlanet possa risultare -come è- un platform diverso, insolito, curioso.

    LittleBigPlanet Vita LittleBigPlanet VitaVersione Analizzata PlayStation VitaLittleBigPlanet si conferma un brand prezioso per Sony, colonizzando una console che aveva seriamente bisogno di un platform intelligente, curato e di carattere. Semplice e leggero nelle dinamiche, il titolo esplode sul fronte artistico e creativo, rivendicando la sua ammaliante unicità. L'avventura procede spedita e vivace, sperimentando soluzioni sempre nuove, alla ricerca di una perfetta fusione con le funzionalità della console portatile: le dinamiche di gioco e la varietà di situazioni ne escono molto arricchite, tanto che è un peccato incontrare così presto i titoli di coda. A parziale risarcimento, LittleBigPlanet Vita costella tutta l'esperienza di gioco con un'invidiabile pluralità di minigame e attività collaterali, che risultano perfette per una piattaforma “tascabile”. Ma come sempre la chiave di volta è l'editor di gioco, e la possibilità di divertirsi con le creazioni della community (dettaglio che potrebbe scoraggiare chi non ama confrontarsi con gli User Generated Content). Chi non è mai stato disposto a curiosare fra i livelli prodotti degli utenti potrebbe considerare un po' troppo condensata l'esperienza di questo LittleBigPlanet. Diversamente, oltre ad un'infinità di stage e possibilità, si scoprirà anche una componente artistica di assoluto rilievo, che esalta il valore della creazione artigianale, dell'originalità, e rinvigorisce lo spirito di tutti i sognatori.

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