Recensione Lone Survivor The Director's Cut

PS Vita si arricchisce di un'altra produzione Indie di valore

Recensione Lone Survivor The Director's Cut
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  • PSVita
  • Pc
  • Sembra proprio che Sony abbia preso d'assalto i talenti del mondo Indie. L'ormai imminente PlayStation 4 si fa forte di una Line-Up roboante sul fronte delle produzioni indipendenti, con titoli sviluppati dai team più in voga (il Rime di Tequila Works ed Everybody's Gone to the Rapture, firmato TheChineseRoom) e riedizioni piuttosto importanti (The Binding of Isaac, Rogue Legacy).
    Anche PlayStation 3 non sta a guardare, ed anzi si diverte a piluccare la proposta software di Steam, "rubando" ai giocatori PC esclusive di grande rilievo. Dopo Hotline Miami, è la volta quindi di Lone Survivor, che giunge su piattaforme Sony in una succulenta Director's Cut.
    Anello di congiunzione fra l'attuale console casalinga e quella Next Gen in arrivo il 29 Ottobre, è poi PlayStation Vita, che grazie a Cross Buy e Cross Save si rivela una piattaforma semplicemente perfetta per questo tipo di produzioni. Se anche mancano i titoli Tripla A sviluppati da prime e terze parti, quindi, la proposta software di Vita si arricchisce e si rinsalda, grazie alla sfilza di titoli Indie che vanno da Stealth Inc. a Spelunky, passando per Thomas Was Alone e Frozen Synapse Tactics.
    Il piccolo schermo dell'handheld ci sembra fra l'altro perfetto per giocarsi l'horror di Jasper Byrne, costretti in una dimensione più intima e affogati nel delirio musicale grazie ad un paio di cuffie. Se siete interessati dunque a provare quello che rappresenta un eccezionale ritorno alle origini del genere, un titolo disturbante e cattivo, il consiglio spassionato è quello di orientarvi verso la versione portatile.

    Sopravvivere

    Senza eccessivi preamboli ci ritroveremo nei panni di un anonimo sopravvissuto ad un'altrettanto anonima pandemia, in preda ad immancabili blackout e attacchi di amnesia, rifugiatosi in un buio e logoro appartamento. Pur tormentato dal costante dubbio che sia tutto un parto della sua mente, il protagonista mostrerà subito l'impellente bisogno di uscire da quella prigione infestata da orrende creature. Sebbene le premesse non facciano sperare in nulla di innovativo, Lone Survivor è ben distante dal "simulatore di apertura porte" nel quale molti sequel dei più rinomati survival horror rischiano spesso di riassumersi. L'azione di gioco è per lo più focalizzata sulla sopravvivenza del protagonista, sullo sfondo della quale si dipaneranno i contorti eventi, di una riuscitissima randomicità quasi lynchiana. In un ambiente tutt'altro che asettico, il nostro alter-ego avrà bisogno di nutrirsi, di riposare e, perché no, combattere la solitudine accudendo un animale domestico. Il piccolo e lugubre appartamento diventerà man mano un ambiente più ospitale, con gli attrezzi giusti per cucinare quel poco cibo ancora commestibile trovato in giro e soluzioni improvvisate per la raccolta dell'acqua. Nonostante l'aspetto classico da avventura grafica punta e clicca di Lone Survivor, l'esplorazione è affidata ad un control scheme molto più dinamico, perfettamente adagiato sui tasti di PsVita.
    Il movimento è gestito con il D-Pad, che permette anche di navigare nei menù di gioco, riadattati per l'occasione e sempre facili da navigare. I dorsali permettono di usare l'arma da fuoco, una semiautomatica i cui caricatori tendono a svuotarsi troppo in fretta, e aprire un menù di scelta rapida per gli oggetti più utili, come la carne marcia che attirare le luride creature che si aggirano per i corridoi.

    Fin da subito Lone Survivor si dimostra un titolo impietoso e brutale. I toni sanguigni e scuri delle ambientazioni, accentuati da un accompagnamento fatto per lo più di effetti sonori graffianti e stridenti, catapultano il giocatore in un vero e proprio incubo. Nei corridoi del palazzo e nelle stanze logore sembra essersi consumata una tragedia inenarrabile, una festa di sangue, e la marcescenza di ogni cosa ricorda in ogni momento che la fine è solo questione di tempo. Le distorsioni su schermo che sembrano quelle di una pellicola sopravvissuta malamente alla tragedia degli anni, l'oscurità che insiste nel divorare gli ambienti di gioco, i dettagli nascosti dalla grafica pixellosa, mettono sempre in discussione la sicurezza del giocatore, che si trova costantemente destabilizzato. Mentre si cerca di scivolare dietro alle creature sozze che si aggirano nel palazzo, è impossibile non venir colti da un senso di smarrimento integrale.
    Gli scenari bidimensionali rendono l'esplorazione inevitabilmente sofferta nelle prime ore di gioco, costringendoci a consultare freneticamente la mappa per ovviare al continuo senso di smarrimento, ma, una volta presa familiarità con la contorta prospettiva degli ambienti, passare da una zona all'altra risulterà più semplice ed immediato. Per facilitare gli spostamenti fra aree già visitate saranno presenti degli specchi-teletrasporto, che, situati nelle zone chiave di ogni mappa, fungeranno da scorciatoia per un ritorno immediato all'appartamento (espediente utile anche per salvare la partita prima di imbattersi in esplorazioni ‘azzardate'). Per quanto riguarda i combattimenti, sporadiche sparatorie, è stato implementato un sistema di puntamento alquanto rozzo e limitato, perfetto per trasmettere l'idea di una profonda instabilità psicofisica del protagonista.
    Il senso di angoscia che pervade l'intera esperienza di gioco è accentuato dagli incontri occasionali con personaggi particolarmente inquietanti che non esiteranno a tormentare le già fragili condizioni mentali del protagonista con linee di testo suggestive, anche se spesso indecifrabili. Presto verremo a conoscenza della possibilità di provocare gli incontri con determinati personaggi utilizzando le pillole colorate che appaiono magicamente sul lavandino ogni mattina: l'ingerimento di una pillola prima di riposare permetterà di incontrare, in sogno, personaggi chiave della trama, che forniranno il loro aiuto per la sopravvivenza del protagonista, fornendo munizioni extra o batterie per la torcia; attenzione a non abusarne però, il finale del gioco è determinato anche dalla quantità di pillole ingerite.

    I pochi pixel che compongono gli sprite bidimensionali del gioco nascondono molto più di quanto si possa immaginare: nonostante la scarsa durata dell'avventura (poco più di 5 ore per playthrough), Lone Survivor offre molto da esplorare, da analizzare e sperimentare, e la presenza di finali multipli garantisce anche una certa rigiocabilità.
    Il successo del titolo è dato dalla stringente e soffocante atmosfera che riesce a trasparire dalle pixellose schermate di gioco, zeppe di spazi angusti e creature che strizzano l'occhio agli abomini di Silent Hill, mentre alcuni dettagli del level design, uniti all'humor nero che emerge di tanto in tanto, arrivano addirittura a scomodare mostri sacri come il vecchio Maniac Mansion (del quale il buon Byrne non tarda a fare dell'indiscreto citazionismo). Nonostante i succitati ‘prestiti', Lone Survivor riesce a farsi strada fra le decine di survival horror ormai troppo derivativi, prodotti da sviluppatori distratti dall'impellenza di progettare combattimenti spettacolari e di disegnare texture ultra dettagliate, perdendo di vista quella cura dell'introspezione del protagonista che è stata la vera fortuna dei capostipiti del genere.
    Graficamente Lone Survivor appare volutamente rozzo e spigoloso, a dimostrazione del fatto che, senza nulla togliere alle saghe di Capcom e Konami, non è indispensabile un livello di dettaglio altissimo affinchè il giocatore passi notti insonni: la bassa risoluzione non fa che spingere il giocatore sempre più vicino allo schermo per scorgere particolari sempre più raccapriccianti. Il level design si è dimostrato sempre vario e ricco di particolari, seppur l'interazione con gli oggetti risulta limitata, se paragonata ad un qualsiasi vecchio punta e clicca.
    La memorabile colonna sonora, realizzata dallo stesso talentuoso Jasper Byrne, accompagna l'intera avventura e irrompe nelle scene cardine creando un pathos non indifferente, con un risultato finale decisamente sorprendente.

    Lone Survivor Lone SurvivorVersione Analizzata PlayStation VitaLone Survivor si colloca a pieno titolo in quel filone di produzioni che ha fatto risorgere in grande stile l'horror videoludico. Assieme ad Amnesia e Outlast, il survival game di Jasper Byrne abbracia e riscopre le regole classiche del genere, puntando tutto sul non-detto, sull'insicurezza, sul dubbio mefitico che l'orrore che ci circonda sia solo il parto deforme di una mente malata. Lo fa, al pari dell'altrettanto interessante collega Home, con un'impostazione saldamente 2D, dotata di un carattere veramente unico. L'arrivo della Director's Cut su Ps3 e PsVita (presenti le opzioni Cross Buy e Cross Save) rappresenta un'occasione ghiottissima per tutti gli utenti Sony.

    8.5

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