Recensione Reality Fighters

La realtà aumentata della PS Vita, al servizio di un picchiaduro

Recensione Reality Fighters
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  • PSVita
  • La realtà aumentata fa sul serio

    Tra i cavalli di battaglia della PS Vita c’è anche quello di supportare la realtà aumentata. Già di serie nel diretto concorrente, il Nintendo 3DS, Sony non è affatto nuova nello sperimentare questa tecnologia in ambito portatile. L’ormai ufficialmente pensionata PSP, infatti, grazie all’aiuto di una speciale fotocamera, sfruttava la curiosa diavoleria in un paio di brand rivolti ai più giovani. Invizimals e EyePet, pur senza impressionare, hanno dato prova di quanto la realtà aumentata possa essere un elemento di gameplay funzionale e fonte di nuove idee per gli sviluppatori.
    Per quanto fosse ravvisabile una certa cura e un attento lavoro di design alle spalle dei prodotti sopracitati, è tuttavia difficile non ritenerli poco più che appariscenti e riuscite tech demo di una tecnologia che avrebbe dato frutti maturi solo su altre piattaforme. Ora che “l’altra piattaforma” è giunta, per Sony è il momento di fare sul serio. Abbandonati i pet trainer e il target ultra-giovanile, la casa nipponica ha optato per la produzione di un picchiaduro 1 VS 1 bidimensionale.
    La realtà aumentata può rappresentare un effettivo plusvalore anche per questo genere? Reality Fighters è un titolo meritevole di accompagnare il lancio europeo di PS Vita?

    Un maestro d’eccezione

    La prima cosa che si percepisce, avviato il gioco, è l’ironia di fondo che sottende l’intero progetto. Lontani dai toni seriosi di un Tekken qualsiasi e dai tecnicismi di Street Fighter, Reality Fighters è un picchiaduro evidentemente rivolto a un pubblico più casuale, ma non per questo completamente sprovveduto o disinteressato a mettersi alla prova.
    Nonostante la presenza di un roster formato da 14 lottatori, verrete immediatamente costretti a creare un personaggio ex-novo. Lo stravagante editor inizialmente vi chiederà di scattarvi una foto usando una delle due fotocamere integrate alla PS Vita. Catturata l’istantanea, il vostro viso verrà applicato a un anonimo modello poligonale, che dovrete preoccuparvi di personalizzare usando acconciature e vestiti selezionati dagli appositi menù.
    L’intenzione dell’editor non è certo quello di creare una credibile e approssimativa riproduzione delle vostre fattezze, quanto di dare vita a un lottatore assurdo e al limite del trash almeno quanto lo sono i suoi diretti colleghi. Non è difficile ritrovare la propria faccia appiccicata a un rocker obeso o a un’improbabile wrestler, fiero possessore di uno splendido tutù da ballerina che sfoggia con impareggiabile virilità. Le combinazioni sono davvero tante, una più fuori di testa dell’altra.
    Nonostante i tanti oggetti sbloccabili via via che si gioca e nonostante l’effettiva ironia che permea tutta l’operazione di personalizzazione del personaggio, l’editor non soddisfa completamente. Gli item con cui abbellire il lottatore non sono moltissimi e le parti del corpo editabili si contano sulle dita di una mano. E’ pur vero che ogni abbigliamento è capace di elargire specifici bonus di attacco e difesa, ma si resta comunque delusi quando si guarda alla quantità.
    Anche le modalità presenti non sono moltissime.
    Storia vi farà affrontare uno dopo l’altro tutti i 14 lottatori che compongono il roster di base. Tra un combattimento e l’altro verrete accolti da una riproduzione virtuale di Mr. Miyagi, al quale è affidato il sottile e inutile filo narrativo che giustifica ogni battaglia. Avete letto bene: l’indimenticabile sensei di Daniel San, fungerà da vostro simpatico maestro. Pur non recitando davvero la parte di un interattivo e alternativo tutorial, le poche battute affidategli sapranno regalarvi diverse risate, rappresentando così l’elemento più riuscito di Reality Fighters.
    Sfida A Tempo propone una manciata di brevissime, e noiose, prove in cui dovrete colpire alcuni oggetti statici nello scenario, prima che il timer raggiunga lo zero.
    Combattimento Veloce si commenta da solo, mentre Sopravvivenza alternerà infinitamente i vostri avversari dopo averli sconfitti, sino al totale svuotamento della vostra barra di salute o allo scadere del tempo.
    Chiudono la rassegna di modalità Allenamento, utile per impratichirsi con le varie mosse, e il Multiplayer. Fortunatamente quest’ultimo contempla sia il locale, che l’online, dandovi così la possibilità in qualunque momento di trovare un avversario umano da sfidare e combattere.
    Come detto, le modalità non sono moltissime e nessuna minimamente originale. Se poi si considera che la Storia, affrontabile solo con i personaggi creati mediante editor, è sempre la stessa, ci si rende conto che anche il fattore rigiocabilità sia largamente messo in discussione.

    Realtà poco sfruttata

    Purtroppo anche il gameplay vero e proprio di Reality Fighters lascia un po’ a desiderare.
    Anche in questo caso il tentativo del team di sviluppo è apprezzabile e sensato, ma la sua realizzazione fallisce rovinosamente.
    Ogni lottatore è dotato di uno specifico stile di lotta, che trae ispirazione ora dalla balletto classico, ora dalla capoeira, ora dalla breakdance, o al limite da qualche altra misconosciuta disciplina: anche in questo caso nulla di serioso insomma. Nel creare il vostro avatar dovrete accostarvi a una di queste configurazioni dalle quali erediterete tutto il parco mosse a vostra disposizione, non permettendovi così di selezionare ed editare i singoli attacchi.
    Due caratteristiche balzano immediatamente all’occhio. La prima è relativa alla relativa scarsità delle mosse a disposizione. Questo, beninteso, non è da considerarsi aprioristicamente un difetto. Sebbene i puristi del genere avranno già storto il naso, va ricordato il target di riferimento di Reality Fighters, composto anche da giocatori meno scafati, che avrebbero comunque difficoltà a ricordare e riprodurre intrigate e molteplici combinazioni di comandi. L’altra caratteristica riguarda la scelta di sfruttare i tasti frontali per effettuare gli attacchi e di appoggiarsi parzialmente al touch-screen anteriore della console. Anche quest’idea incontra il nostro favore e appare come un ulteriore prolungamento di quella trovata, vista in Super Street Fighter IV 3D Edition per 3DS, dove sullo schermo inferiore era possibile attivare mosse predefinite toccando le rispettive icone.
    La realtà dei fatti, tuttavia, è piuttosto amara. Il sistema di controllo, sia tramite pulsanti che utilizzando il touch-screen, si rivela pigro e impreciso. Il sistema di input è talmente schizofrenico che da partita a partita cambia persino l’efficacia del sempre caro button mashing: a volte si rivela estremamente efficace, altre immobilizza l’avatar rendendolo in tutto e per tutto un inerme punch ball.
    Per quanto con un po’ di pratica e pazienza si possano anche ottenere risultati vagamente più decenti, si finisce poi con lo scontrarsi con un campionario di mosse davvero troppo esiguo e poco permissivo: se insomma i principianti faranno a cazzotti con il sistema di controllo, i più esperti troveranno fin troppo poco profondo il gameplay del gioco.
    Giungiamo così ad analizzare il cavallo di battaglia di Reality Fighters: la realtà aumentata. Funziona? Aggiunge davvero qualcosa all’esperienza?
    Sfruttando la fotocamera posteriore della PS Vita farete in modo che l’area degli incontri sia il luogo in cui vi trovate. Siete a scuola? Il banco di fronte a voi sarà il terreno di scontro. Vi ritrovate in seduta spirituale in bagno? Il mobiletto di fronte sarà il luogo ideale per darsele di santa ragione. Ogni posto sulla Terra andrà benissimo, visto che non esistono limitazioni al funzionamento della realtà aumentata. Questa frase, che sembra molto bella, in realtà nasconde tutta l’inefficacia e inutilità dello sfruttamento di questa tecnologia nel gioco. Per quanto il software sia debolmente in grado di individuare muri e baratri, il più delle volte i lottatori finiscono per ignorare questi limiti fisici. Non è raro quindi vederli trapassare con tutta tranquillità le assi dell’armadio, né fluttuare tranquillamente nel vuoto. Questo difetto non è solo fastidioso, ma elimina completamente il divertimento nel ricercare ambientazioni particolari al di là di pure motivazioni estetiche.
    L’altro grosso problema relativo alla realtà aumentata è l’eccessiva vicinanza dell’inquadratura ai lottatori. Se già il dover premere pulsanti o touch-screen genererà ovvie oscillazioni della console, seguire le battaglie si tramuterà in un continuo e snervante movimento di braccia, vista l’assidua sparizione dei combattenti al di là dei confini della visuale. Il caso limite è raggiunto dai salti: vista la relativa rapidità di ascesa e discesa dell’avatar, la quasi totalità delle volte non riuscirete a capire e vedere cosa effettivamente accade in aria, costringendovi così ad affidarvi al caso e alla fortuna.
    La realtà aumentata di Reality Fighter, insomma, non solo è poco utile e non aggiunge nulla al gameplay, ma si rivela perfino dannosa.
    Da un punto di vista puramente grafico il titolo non è disprezzabile. Buone le animazioni, sufficienti i modelli poligonali. Estremamente chiari e colorati i menù, funzionali gli effetti speciali legati alle mosse. Più che discreto il sonoro: le musiche che accompagnano i match sono tante e tutte orecchiabili, gli effetti sonori, per quanto non moltissimi, sono ben realizzati. Ottimo il doppiaggio in italiano di Mr. Miyagi.
    La longevità, come già anticipato, soffre la mancanza di uno story mode capace di diversificarsi tra un lottatore e l’altro e la pochezza delle modalità presenti. Il multiplayer online ci mette una pezza, ma complice anche un combat system poco profondo Reality Fighter finisce per annoiare piuttosto in fretta.

    Reality Fighters Reality FightersVersione Analizzata PlayStation VitaL’ironia di fondo che caratterizza Reality Fighters può dirsi l’unico ambito veramente riuscito del prodotto. Il look fuori di testa dei lottatori e un simpatico Mr. Miyagi vi strapperanno diverse e sincere risate. Purtroppo tutto il resto lascia alquanto a desiderare. Il combat system è poco profondo, il sistema di controllo è impreciso e la realtà aumentata è persino dannosa al gameplay stesso. Praticamente impossibile consigliarlo spensieratamente a qualcuno, sebbene qualche giocatore più casuale potrà restare affascinato dall’idea di usare il proprio viso per modellare l'avatar e casa propria come arena di centinaia di scontri.

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