Recensione Ys: Memories of Celceta

Falcom regala un buon RPG action ai possessori di PS Vita

Recensione Ys: Memories of Celceta
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  • Tracciare una cronistoria della saga di Ys non è cosa facile. Basta un giretto su Wikipedia per aggiornarsi sulla mole di sequel, spin-off e remake che sono impazzati, dal 1987 fino ad oggi, su quasi tutte le console rilasciate sul mercato. Eppure ricomporre con esattezza le vicissitudini di cui è protagonista il giovane Adol Christin, da sempre protagonista del brand, è tutto un altro paio di maniche.
    Un rapido e significativo esempio: il qui preso in esame Memories of Celceta, unico fra i diretti colleghi a giungere sino al nostro continente, fa parte di un trittico di episodi tratti da una costola di Ys IV. Va da sé che ricompattare e riassumere tutti gli accadimenti dell’universo creato da Falcom è ben più che un’attività adatta a semplici appassionati di JRPG: è una vocazione per i pochi, veri fan sfegatati dell’IP.
    La complessa storia della saga può rappresentare un limite per la diffusione e la godibilità di Ys: Memories of Celceta? Niente affatto: come altri capitoli prima di lui, questo per PS Vita mette in secondo piano gli orpelli narrativi, per regalare all’audience un’avventura dominata da un combat system privo di momenti morti, che per certi versi si inserisce nella scia degli hack’n slash. Tanti neofiti non cattureranno tutti i rimandi della trama, ma la sua natura così spiccatamente action potrebbe attrarre qualche videogiocatore che si è sempre tenuto alla larga dai ruolistici di matrice nipponica.

    Pronti all'Azione

    Che la trama non costituisca il focus dell’avventura, o un ostacolo alla godibilità dell’esperienza, lo si evince sin da subito. Adol ha il classico attacco di amnesia che non gli permette di ricordare chi sia: in realtà il protagonista ha già vissuto numerose avventure, dove si è sempre distinto per coraggio e abilità con la spada. L’abusatissimo espediente narrativo torna utile: introduce con disinvoltura il tutorial e permette di familiarizzare con l’universo fantasy, ovviamente di stampo medievaleggiante, che si espande intorno all’avatar.
    La determinazione dell'eroe nel recuperare la memoria e venire a capo delle visioni che tormentano il suo sonno, si fonde con la richiesta pervenutagli da un membro del governo locale di scoprire cosa si nasconde nelle viscere della Grande Foresta di Celceta. Premesse per nulla originali (ed esaltanti) che non si sviluppano certo in un plot paragonabile a quello di altri videogiochi dello stesso genere. Non che siano assenti lunghissimi dialoghi tra personaggi o meravigliose scene d’intermezzo in pieno stile anime (ormai standard che sembra imprescindibile), ma l’intreccio narrativo rimane piatto, prevedibile, ancorato a cliché che annoieranno piuttosto in fretta l’appassionato incallito. Fortunatamente a salvare parzialmente la situazione ci pensano i comprimari che accompagneranno Adol nella sua avventura. Dal bonario Duren, alla deliziosa Karna, senza dimenticare l’autoritaria Governatrice Griselda e il viscido Generale Leo, il cast ha sufficiente forza interpretativa da coinvolgere emotivamente l’utente, comunque costretto, per l’ennesima volta, nei panni dell’eroe privo di parola.

    Impermeabile a qualsiasi evoluzione narrativa, comunque, la storia di Ys: Memories of Celceta non fa nulla per celare la sua banalità. Tale sfrontatezza, oltre che ad una chiara scelta di design, la si deve all’altro lato della medaglia che caratterizza la produzione, ben più scintillante e ricercato: quello del gameplay.
    Memories of Celceta, così come gli altri titoli della saga, è un action RPG che mette subito in chiaro la priorità dell'azione, raccogliendo buona parte delle conquiste di altre saghe importanti come Tales of. Niente incontri casuali, tanto per cominciare. Pochi menù con cui gestire con semplicità il party. Crafting di armi e oggetti ai minimi termini. Anche l’interazione con i PGN è relativamente compressa: gli autoctoni non sono grandi chiacchieroni, le attività commerciali scarseggiano e per lo più verrete interpellati per adempiere a semplici (e numerosissime) sub-quest.
    Il focus è da altre parti. Nella lotta: ambito in cui la creatura di Falcom svela le sue carte e offre un’esperienza ben congegnata. Controllando Adol, o uno degli altri due membri del party di cui potrete prendere le sembianze in qualsiasi momento, ingaggerete nemici e mostruosità assortite direttamente sulla mappa, affidandovi a un combat system immediato con cui sfoderare mosse e tecniche speciali concatenando semplici combinazioni di tasti. Niente di complesso né particolarmente raffinato: il feeling è simile a quello provato in un qualsiasi capitolo del già citato Tales of, ma senza la scocciatura del breve caricamento che divide fase esplorativa e combattimento. Ogni battaglia dura una manciata di secondi e se ciò potrebbe scoraggiare gli amanti di statistiche e attacchi ragionati, ci si scopre in breve invischiati in un circolo virtuoso fatto di abilità sempre più scenografiche e continui incrementi di livello.
    Ys: Memories of Celceta si fa beffe della “classica” lentezza dei JRPG per proporsi con una formula il più possibile immediata, caratteristica che si riversa anche nel level design. L’esplorazione del gigantesco regno/dungeon di Celceta ricorda da vicino quella degli scenari di Diablo: una distesa (quasi) senza soluzione di continuità da scoprire passo dopo passo, nemico abbattuto dopo nemico abbattuto. L’incedere non è però lineare o esclusivamente condizionato dal livello di potenza del party. Gli sviluppatori hanno inserito una serie di ostacoli raggirabili da un personaggio dotato di una specifica abilità. In altri termini, con il crescere del seguito di Adol, sarete invitati a tornare sui vostri passi (backtracking in pieno stile Metroidvania) per accedere a zone fino a poco prima inaccessibili.

    Il ritmo concitato, gli scontri rapidissimi e la progressione fulminea indispettirà gli amanti degli RPG più classici, ma c’è anche dell’altro da tenere in considerazione nell’analisi complessiva del gameplay. Il livello di difficoltà è generalmente molto basso. Ben supportati da alleati caparbi, aggressivi e determinati, la maggior parte degli scontri sarà pura routine. Trovarsi nei guai è una rarità e nonostante il vivido senso di onnipotenza che vi galvanizzerà, alla lunga lamenterete l’eccessiva mancanza di sfida. Anche le boss battle, comunque coinvolgenti e piuttosto prolungate, difficilmente metteranno alle strette Adol e i suoi. Poco male se un’avventura più distesa era proprio quello che stavate aspettando. Un grosso problema se siete tra coloro che lamentano la progressiva semplificazione dei videogiochi e ritengono Dark Soul il primo passo verso il ritorno “bei tempi andati”, quelli dove il game over era all'ordine del giorno.
    Il buon lavoro svolto da Falcom si traduce anche in un comparto grafico all’altezza della situazione. Siamo ben lontani dai picchi qualitativi toccati dalla portentosa console di Sony, ma l’art design viene in aiuto alle piccole sbavature per lo più riscontrabili in animazioni poco fluide e in una mole poligonale tutt’altro che impattante. Le già citate scene non interattive in stile anime lasciano a bocca aperta. Il character design non sprizza certo originalità, ma si lascia apprezzare. Poco ricercate le ambientazioni che per lo meno sono abbellite da texture sufficientemente dettagliate.
    Anonimo il sonoro. Il doppiaggio, solo in inglese, infonde ulteriore carattere al cast virtuale, ma musiche ed effetti sonori scivolano via senza lasciare alcuna emozione.

    Ys: Memories of Celceta Ys: Memories of CelcetaVersione Analizzata PlayStation VitaUn’avventura piuttosto prolungata (circa una trentina di ore), avvincente e dai ritmi serrati quella di Adol Christin, che tuttavia non mancherà di dividere il pubblico. Ys: Memories of Celceta è un prodotto indiscutibilmente meritevole e vanta un combat system e un level design ben studiato per offrire un’esperienza serrata e tesa. Ed è proprio questo il punto critico: gli amanti di statistiche e sfide ardue rimprovereranno agli sviluppatori di essersi concessi fin troppo a un pubblico di neofiti o a caccia di un RPG dalle meccaniche semplicistiche. A questo genere di videogiocatori non andrà giù neanche una trama: raffazzonata e tutt’altro che originale. Non si tratta dunque di un prodotto che incontrerà le simpatie di un ampio spettro di utenti, ma la rapidità degli scontri, unitamente al sistema di crescita immediato, regalerà immense soddisfazioni anche a chi, solitamente, non mastica giochi di ruolo.

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