Recensione Zero Escape: Virtue's Last Reward

Il sequel di 999 torna a stupire, con la sua cattiveria e i toni surreali.

Recensione Zero Escape: Virtue's Last Reward
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Disponibile per
  • 3DS
  • PSVita
  • Si è discusso moltissimo nell'ultimo anno riguardo le difficoltà che i team giapponesi stanno affrontando nel rimanere al vertice dell'industria, incalzati dalle controparti occidentali, ormai in grado di rivaleggiare e superare quelli che un tempo erano considerati i veri campioni del game development mondiale.
    Ci sono però alcuni generi nei quali la produzione nipponica continua a prosperare, come ad esempio i titoli d'azione pura, con Platinum Games a dettar legge o From Software, grazie all'ibridazione che ha dato i natali al duo Demon's Souls e Dark Souls.
    C'è però una tipologia di gioco che, in generale, non ha mai attecchito in occidente e che invece vanta una produzione in patria di dimensioni incredibili: le visual novel, infatti, continuano ad essere uno dei generi che, insieme ai JRPG, dominano ad ogni uscita le classifiche di vendita nipponiche.
    In quest'ottica Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors è stato un caso interessante: pubblicato da Aksys Games esattamente due anni fa, ha subito stupito per l'impatto adulto e la trama profonda, sorretta da un cast ben studiato e particolare, che ha ne ha decretato il rapido successo, permettendo la formazione di una solida fan base che a gran voce ha chiesto un seguito.
    Sfortunatamente 999 non è mai arrivato in Europa e i curiosi sono stati obbligati a rivolgersi al mercato d'importazione, in quanto nessun publisher del vecchio continente si è mai fatto avanti.
    Con Virtue's Last Reward, nuovo episodio della serie ormai denominata Zero Escape, le cose sono cambiate: il DS è andato in pensione in favore del 3DS e anche sul fronte Sony PSP ha ceduto il passo a Playstation Vita che, grazie al touch screen, si è dimostrata adatta ad ospitare un gioco che nasce, almeno per quanto riguarda l'interazione, proprio con in mente uno schermo sensibile al tocco.
    Sul mercato americano Aksys si riconferma il publisher più adatto per una produzione del genere, mentre in Europa è stato il team di Rising Star Games a raccogliere la sfida, forte ormai di una fanbase che, soprattutto in Inghilterra, è ormai attentissima alle produzioni nipponiche più particolari.

    Brutto risveglio

    L'incipit di Virtue's Last Reward è solo uno dei punti di contatto con il predecessore e vede nuovamente un cast di nove personaggi inseriti in una struttura di gioco che fonde visual novel ed enigmi, nel più classico stile che vede il giocatore impegnato nella risoluzione di molteplici rompicapi per fuggire da una stanza.
    Se però i personaggi di 999 erano rinchiusi su una nave, questa volta il variegato gruppo di sfortunati partecipanti si ritroverà in un ben più anonimo magazzino, dominato da porte colorate e cabine di voto.
    Chi ha giocato a Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors si ricorderà di Junpei, June, Ace, Santa e degli altri misteriosi personaggi che parteciparono al Nonary Game: un gruppo di persone che, a modo suo, è entrata nella storia della sconfinata ludoteca per D. Con Virtue's Last Reward Chunsoft tenta nuovamente di proporre un team con caratteristiche variegate, ispirandosi però in maniera plateale al passato, affinando la caratterizzazione ed intervenendo solo sugli aspetti meno riusciti del capitolo precedente.
    Questa volta il protagonista è Sigma, ragazzo che andremo a tutti gli effetti ad interpretare in quanto vivremo l'intera vicenda attraverso i suoi occhi, potendo essere partecipi anche dei suoi pensieri. Si tratta di un personaggio sicuramente più deciso di Junpei ma altrettanto frastornato e spiazzato dagli eventi, che si ritroverà spesso a venir manipolato dagli altri a causa della struttura stessa della nuova versione del gioco cui, suo malgrado, dovrà partecipare.

    Tornerà Lotus, questa volta in una veste ancora più succinta e con un nome differente (Alice), così come Clover, anche se il carattere dei due personaggi è molto differente e li accomuna solo il colore dei capelli, un rosso acceso tutt'altro che naturale.
    Il resto del cast vede la presenza di tutta una serie di personaggi sopra le righe, che non si riuscirà a decifrare rapidamente, tra i quali spicca K, il cui nome non è noto e, anzi, non mostra nemmeno il volto, in quanto tutto il suo corpo è ricoperto da un'armatura che non si ricorda di avere mai indossato.
    Ciò che balzerà quasi subito agli occhi, comunque, sarà la mancanza della figura che in passato era rappresentata da June, il personaggio che il protagonista conosceva già e che che servì a far da leva a molti degli eventi di 999, grazie alla sottotrama amorosa.
    Sigma, infatti, si ritroverà immerso negli eventi senza avere la più pallida idea di chi siano gli altri otto individui che ha davanti, rafforzando quindi la sensazione di smarrimento, sottolineata dalla struttura di gioco che obbliga a dubitare di tutti, collaborando per necessità ma guardandosi sempre le spalle.

    Un altro strano orologio

    Se in 999 per riuscire ad avanzare nel gioco era necessario formare dei gruppi, basandosi sull'algebra per calcolare la radice dei valori presenti sui bracciali dei partecipanti, ed aprendo in questo modo le varie porte, in Virtue's Last Reward le regole non sono così semplici.
    La nuova versione del gioco al quale i personaggi sono obbligati a partecipare è più complessa, così come maggiormente elaborato risulta il bracciale che si ritroveranno al polso, che riporta un numero di un particolare colore e la dicitura "solo" o "pair".
    I gruppi, quindi, si dovranno formare nuovamente per poter superare le porte, definite Chromatic Doors, ma saranno maggiormente costretti: i due personaggi con il bracciale dello stesso colore che riporta la scritta "pair" saranno automaticamente legati tra loro, e il terzo potrà essere scelto tra i rimanenti, vincolando però in questo modo tutto il resto del cast e formando tre terzetti, che avranno la possibilità di collaborare per fuggire dalle stanze presenti oltre le porte.
    Lo spirito di fratellanza, quindi, verrà bruscamente messo alla prova durante la fase successiva: dopo ogni fuga, infatti, si dovrà entrare in una serie di sei cabine sigillate, senza la possibilità di parlare con i personaggi con i quali si è condivisa l'ultima sezione, con l'obbligo di votare se rimanere loro alleati o tradirli.
    Il meccanismo è quello classico ispirato al dilemma del prigioniero, caposaldo della teoria dei giochi, che in base alla combinazione del voto delle due controparti prevede effetti differenti.
    Nella struttura di Virtue's Last Reward, infatti, rimanendo alleati si guadagneranno dei punti, visualizzati sul quadrante del bracciale, utili a raggiungere una cifra pari a nove, quella necessaria a poter aprire la porta finale e fuggire.
    La tentazione di tradire, però, verrà sottolineata dalla possibilità di guadagnare un numero maggiore di punti se l'altra parte rimarrà alleata, facendo quindi leva sull'ingenuità altrui e decidendo in questo modo di agire per il proprio tornaconto, a svantaggio della sopravvivenza dell'intero gruppo.
    Il momento del voto, quindi, risulterà tra i più stressanti dell'intera vicenda: si dovrà valutare attentamente chi si ha davanti, ripensando a qual'è stato il proprio comportamento e quello degli altri in ogni frangente, ascoltando i propri compagni prima di entrare in quello che può a tutti gli effetti essere considerato un seggio, fino al momento dei risultati finali, assolutamente al cardiopalma in quanto potranno decretare la tenuta del gruppo o le prime spaccature, che faranno quindi prendere pieghe del tutto inaspettate alla storia. I legami creati, quindi, potranno saldarsi o distruggersi, con effetti spesso esaltanti ma nel contempo terribili, che sottolineano la trama adulta che rappresenta la vera spina dorsale dell'intera produzione.

    Torna anche la possibilità di saltare i dialoghi già letti durante un playthrough precedente, fattore che aiuterà i completisti che voglio a tutti i costi vedere i vari i finali, cresciuti in numero e ben definiti: in ogni momento è possibile controllare uno schema a blocchi che mostra tutte le ramificazioni possibili della trama, dando l'opportunità di saltare da una sezione già giocata all'altra. In questo modo non si dovrà quasi mai riaffrontare il gioco dall'inizio, potendo quindi tornare ad uno snodo importante per prendere delle decisioni diverse, orientandosi verso un set di finali differenti.
    La rigiocabilità, quindi, non risulterà solo un pregio ma una vera e propria caratteristica del gioco, con un impatto ancora maggiore rispetto a 999.

    Tensione portatile

    La scelta di Chunsoft di rimanere all'interno del mercato delle console portatili risulta vincente, soprattutto ora che anche Playstation Vita ha tra le sue caratteristiche un touch screen.
    Tecnicamente Virtue's Last Reward non si discosta da quanto proposto in passato da 999 ed è proprio la versione per la console Sony a risultare più appariscente, grazie all'ampio schermo. In realtà le due controparti sono simili ed hanno ognuna dei pregi e dei difetti: la risoluzione maggiore della versione Vita viene controbilanciata dal supporto al 3D del portatile di Nintendo, che dalla sua ha anche la possibilità di utilizzare il pennino, molto più comodo per prendere appunti nel diario incluso nel gioco, che sarà di grande aiuto durante la risoluzione degli enigmi più complessi, spesso legati ad operazioni matematiche non difficili ma nemmeno elementari.
    Le due versioni, quindi, si equivalgono, e nessuna delle due riesce davvero a sfruttare l'hardware su cui gira, in quanto il formato della visual novel impone comunque l'uso di moltissime schermate statiche, sulle quali vengono posti i modelli 3D dei personaggi che si limitano però a compiere uno scarso numero di movimenti, ognuno dei quali sottolinea un differente stato d'animo.

    La sezione esplorativa e di risoluzione degli enigmi è sicuramente più spettacolare rispetto al passato, in quanto si potranno esplorare gli ambienti muovendo lo sguardo nello spazio, con una ricostruzione in 3D delle stanze che favorisce l'immedesimazione e rende un po' più complicato venire a capo di certe situazioni.
    In ogni caso l'aspetto tecnico è marginale per un gioco che sulla trama regge tutto il suo appeal. Vanno sottolineati poi alcuni dettagli, come la presenza di combinazioni nascoste per le casseforti di cui sono disseminati gli ambienti, che permettono di scoprire documenti che non sono assolutamente fondamentali per capire la storia ma risultano interessantissimi per espanderne in confini; così come la presenza di due differenti livelli di difficoltà, in modo da poter scendere da hard a easy se proprio non si riesce a proseguire, permettendo a tutti di poter continuare a giocare grazie agli indizi aggiuntivi che i compagni daranno al giocatore, senza però svelare completamente la soluzione di ogni singolo enigma.

    Zero Escape: Virtue's Last Reward Zero Escape: Virtue's Last RewardVersione Analizzata PlayStation VitaLa forza della struttura di gioco di Zero Escape risiede nel fatto che è imprevedibile e che spinge a continuare a sperimentare, in modo da esplorare a fondo tutte le differenti linee narrative che si vengono a creare in base alle proprie scelte. E’ una tipologia di gioco che spinge a voler parlare con altri giocatori, confrontando le scelte ed esternando i propri dubbi, scatenando quindi una socialità che difficilmente viene favorita da un titolo single player con una struttura tutt’altro che all’avanguardia come quella delle visual novel. E’ la forza di una trama che sul mistero, sul sospetto, sul rischio, gioca tutte le sue carte, vincendo e convincendo sin dai primi minuti, lasciandosi andare leggermente solo in determinati momenti, un po’ meno riusciti, e che quindi mettono Virtue’s Last Reward su un gradino più basso rispetto al predecessore, anche e soprattutto per una struttura che non riesce a stupire come è accaduto due anni fa. Virtue's Last Reward, quindi, paga dazio per un aspetto non del tutto rifinito e per uno smalto che avrebbe dovuto brillare di più, ma rimane un’esperienza che tutti dovrebbero provare, soprattutto chi ha sempre guardato con interesse al capitolo precedente ma che, a causa della mancata disponibilità in Europa, non l'ha potuto porvare. Un titolo profondo, appassionante, lungo e assolutamente ben scritto, che ha il coraggio di osare in un mercato che ormai sembra aver perso la carica innovativa che l’ha sempre contraddistinto. Come i migliori film, poi, è un gioco che rimane in testa, che continua a riemergere tra i pensieri, spronando a riflettere da punti di vista differenti, in base alle scelte che si è deciso di compiere. Virtue's Last Reward tiene insomma compagnia anche a distanza di giorni dall’ultima volta che si è accesa la console, spingendo nuovamente a riprenderlo, per vedere tutto ciò che ha da offrire, fino all’ultimo -forse definitivo- finale.

    8.5

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