Recensione American Horror Story: Freak Show

La nuova stagione di American Horror Story si conclude senza raggiungere il livello delle precedenti

Recensione American Horror Story: Freak Show
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Nel nostro precedente articolo dedicato al Freak Show, avevamo lasciato Elsa Mars (Jessica Lange) impegnata a mettere alla prova i suoi “fenomeni da baraccone” sulla loro fedeltà alla propria signora e benefattrice, mentre il perfido Stanley (Denis O’Hare), con la complicità di Maggie Esmeralda (Emma Roberts), progettava di uccidere Ma Petite (Jyoti Amge) per rivendere il suo corpo al Museo delle Curiosità, e le gemelle siamesi Bette e Dot Tattler (Sarah Paulson) trovavano ospitalità nella villa del giovane e ricco Dandy Mott (Finn Wittrock) e di sua madre Gloria (Frances Conroy), ignare della minaccia costituita dal giovane.
Da allora, American Horror Story - Freak Show, quarta stagione del serial horror della FX ideato e sviluppato da Ryan Murphy, ha continuato a raccontare le vicende legate ai protagonisti del “Gabinetto di curiosità” di Elsa Mars, fra personaggi usciti bruscamente di scena (la Ethel Darling di Kathy Bates e il Dell Toledo di Michael Chiklis sono andati incontro a un tragico destino) e altre new-entry, in primis il subdolo e schizofrenico Chester Creb, al quale presta il volto Neil Patrick Harris (al suo secondo ruolo da psicopatico quest’anno, dopo il Desi Collings del film Gone Girl).

Cala il sipario (spoiler sulla trama)

In un tessuto narrativo in cui la dimensione corale della serie ha portato alla suddivisione della trama in una fitta rete di subplot e di percorsi paralleli, ma spesso indipendenti l’uno dall’altro, gli episodi Show Stoppers e Curtain Call hanno portato a compimento le molteplici storyline di American Horror Story - Freak Show, in un’apoteosi di grand guignol in cui il tema centrale è apparso essere la vendetta. A partire dalla cinica Lillian Hemmings (Celia Weston), curatrice del Museo delle Curiosità, e dal suo complice Chester Creb, il quale subirà l’implacabile contrappasso per le proprie azioni delittuose; e l’atroce sorte riservata al personaggio, per volontà delle ‘creature’ contro le quali si era accanito, costituisce un’esplicita citazione del terrificante epilogo di Freaks, il cult di Tod Browning dal quale Murphy ha tratto in più occasioni ispirazione per il suo show. Ma la vendetta è anche quella consumata da Bette e Dot, insieme a Jimmy Darling (Evan Peters) e Desiree Dupree (Angela Bassett), contro il malvagio Dandy, artefice del massacro di quasi tutti i componenti del Freak Show, sterminati senza pietà per averlo rifiutato come loro nuovo impresario. Infine le ultime sequenze di Curtain Call, collocate qualche anno più tardi, nel 1960, chiudono la parabola di Elsa Mars: benedetta dal successo, è ora una cantante famosissima e la star di uno show televisivo di enorme popolarità, The Elsa Mars Hour. Ma proprio l’avverarsi di tutte le sue ambizioni ha condotto la donna in un abisso di frustrazione e solitudine... fino a quando non sarà lei stessa, nel corso della sua ultima esibizione, a implorare Edward Mondrake (Wes Bentley) di concederle il sollievo della morte, in modo da poter essere riunita ai suoi amati freaks.

We can be heroes

La seconda parte di American Horror Story - Freak Show ha confermato, in sostanza, le impressioni e i dubbi già espressi intorno alla metà di questa quarta stagione: a partire dalla difficoltà, da parte degli sceneggiatori, di gestire - ma soprattutto di amalgamare - una materia narrativa fin troppo frammentaria, dando così luogo ad una mancanza di coesione che ne ha rappresentato il principale limite. Ad esempio l’intero decimo episodio, Orphans, è stato dedicato alla commovente vicenda di Pepper (Naomi Grossman), rifiutata ed emarginata a causa del suo aspetto bizzarro, fino ad essere accolta da Elsa Mars, la prima persona a trattarla con amore. La puntata si è rivelata insomma di grande impatto, incluso il legame diretto con American Horror Story - Asylum, ma ha sottolineato ulteriormente l’intrinesca debolezza del racconto complessivo; come ha dimostrato anche la tardiva e frettolosa introduzione, nell’undicesimo e dodicesimo episodio, dell’imprevedibile Chester, quasi un ‘rinforzo’ (con effetto fotocopia) per il villain della stagione, Dandy. Ed è appunto Dandy una delle figure-chiave di Freak Show: un personaggio costruito in maniera superficiale e cartoonesca, che ha potuto sostenere sulle sue spalle il peso del ruolo di antagonista quasi unicamente grazie alla verve sfoderata da Finn Wittrock, l’attore-rivelazione della stagione.
Tra difetti di scrittura e passaggi poco convincenti, la stagione ha saputo regalarci comunque alcuni momenti piuttosto validi, pur restando lontanissimo dai vertici toccati con Murder House e soprattutto con il capolavoro Asylum. E la performance conclusiva di Elsa Mars, ancora una volta sulle note di un classico di David Bowie (in questo caso la splendida Heroes), ha suggellato con un notevole carico di emozione l’ultimo spettacolo del Freak Show.

American Horror Story: Freak Show Reduce dalla valanga di consensi e dal successo sempre crescente delle prime tre stagioni, la quarta stagione dedicata al Freak Show, pur con i suoi indubbi meriti (a partire da un cast scelto impeccabilmente e in stato di grazia), ha segnato una pericolosa battuta d’arresto per American Horror Story. L’immenso carisma di Jessica Lange, alla sua ultima partecipazione al serial di Ryan Murphy (dopo un Golden Globe e due Emmy), così come la duplice interpretazione di Sarah Paulson e le suggestioni orrorifiche delle sequenze più cupe non sempre sono stati sufficienti a fornire vigore e pathos ad una narrazione spesso disorganica e priva del necessario mordente. La speranza e l’augurio, in vista della prossima stagione, è che la serie antologica di FX riacquisti la necessaria compattezza e profondità e possa tornare a stupire e terrorizzare i suoi fan come accaduto in passato.