Half season Lie to me - Stagione2

Attenzione: Cal Lightman è di nuovo in giro per il mondo in cerca di bugie!

Half season Lie to me - Stagione2
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Giro di boa

Siamo al giro di boa per Lie to me 2. Da questi primi 10 tuffi episodici, eseguiti dal trampolino delle “verità nascoste”, ne usciamo tonificati, ma corriamo subito ad asciugarci. La vita di Cal Lightman (Tim Roth) segue infatti la struttura narrativa della stagione precedente, con puntate a sé stanti ricche di pathos ma scarse di riverberi. Il produttore Samuel Baum spende bene i suoi soldi reclutando bravi registi e prolificando le location delle indagini. Da Washington al Messico fino alle meritate vacanze di Natale...in Afghanistan, il team per l’attestazione della verità sarà coinvolto nei più variegati casi di sicurezza nazionale. Il deus ex machina rimane sempre e comunque il dott. Lightman a cui vediamo affiancare (non solo professionalmente) la psicologa Gillian Foster (Kelli Williams): figura matriarcale che lo aiuterà nei rapporti con la figlia adolescente Emily (Hayley McFarland), forse il personaggio più “realistico” della serie.

Personaggi in cerca di bugie

Come premesso, la story line segue uno svolgimento essenzialmente verticale come accade per serie analoghe come CSI o Dr. House. Per questo ogni episodio è un giro di boa quasi indipendente che permette di aggiungere ben pochi tasselli alla caratterizzazione dei personaggi. Nonostante l’evoluzione psicologica dei characters proceda a rilento, il plot è assai articolato e mai noioso. All’indagine principale ne viene spesso affiancata una collaterale, di cui seguiamo le vicende in parallelo e che ci offre la possibilità di conoscere più da vicino le debolezze dei gregari di Lightman. Infatti la capacità dei protagonisti di riconoscere gli stati d’animo delle persone a partire dal linguaggio interpersonale, li rende strumenti raffinati per ogni tipo d’indagine ma li espone ad altrettanto delicati dilemmi etici. Vedremo i giovani Loker (Breandan Hines) e Torres (Monica Raymund) in bilico fra giudizi personali e professionali, Gillian e l’agente Reynolds (Mekhi Phifer) mentire a fin di bene,ma sarà sempre il machiavellico Cal a dire l’ultima. In controtendenza con l’episodio pilota, il personaggio dell’avvocata ex-moglie di Cal si spegne già dalla seconda puntata in cui la vediamo assistere un giovane afroamericano accusato di stupro. La vicenda è il pretesto per aprire gli occhi sul mondo adolescenziale di Emily e tirare fuori il lato tirannico ed oppressivo di Cal.

Lampi di regia

Nel decimo episodio che chiude questo primo periodo di programmazione, il regista Vahan Moosekian ci offre una perla di montaggio. Cal è incaricato di mediare telefonicamente con un contadino che minaccia di farsi esplodere col suo trattore-bomba di fronte alla sede del Tesoro. Il dilemma sull’esistenza o meno di una bomba, porterà Cal ad una terribile prova del fuoco. Così, partendo da un campo totale con l’uscita di Lightman dal suo ufficio, il regista zooma sempre più sulla mappa del luogo del crimine e tramite un effetto “google maps” arriva ad inquadrare senza stacchi il trattore-bomba a cui Cal si sta avvicinando. Soldi ben spesi.

Alla faccia di Tim Roth

Cal Lightman non sarebbe quello che è senza il volto di Tim Roth. L’attore inglese, feticcio degli anni novanta tarantiniani (Le Iene, Pulp Fiction, Four Rooms) con l’avanzare degli anni svela il suo lato spiccatamente noir. Aiutato da una sapiente direzione della fotografia ed un abbigliamento da drammaturgo contemporaneo (spesso in nero), il dr. Lightman è un personaggio “dannatamente” accattivante. L’accento inglese, che si perde nel doppiaggio italiano, ci aiuta ad evidenziare il suo ruolo di “lupo cattivo” al servizio del bene. L’effetto è perturbante. Durante gli episodi scopriremo i suoi vizi, le sue debolezze, i suoi limiti morali e tuttavia continueremo a fidarci perché sappiamo essere guidato dall’etica della verità. Di certo giungere di fronte alla “tana del bianconiglio” non ci consola, ma almeno ci rende onesti di fronte alle conseguenze della vita. Tim Roth, barba incolta e tic da sadico, regala in ogni caso una di quelle prove d’attore che lasciano il segno.

Lie to Me - Stagione 2 Multi tematico e corale, Lie to me 2 scorre agile lungo i mari dei crime drama. Il continuo cambio di location finora riesce nell’intento di distogliere lo spettatore da una prevedibile sceneggiatura a scatole cinesi, delle quali Cal è il grande burattinaio. Sperando anche in qualche sviluppo “orizzontale” della story line (bollono in pentola solo qualche flirt ed una manciata di scheletri nell’armadio), ci auguriamo che la seconda parte della stagione mantenga la qualità registica ed attoriale mostrata negli ultimi episodi trasmessi.