Recensione The Walking Dead - Stagione 4

Il nostro resoconto sulla quarta stagione di The Walking Dead. Cosa? Terminus!? Basta!

Recensione The Walking Dead - Stagione 4
Articolo a cura di

Di stagione in stagione, l’interesse per The Walking Dead non accenna a diminuire, anzi. Il fenomeno diventa sempre più mediatico, vengono addirittura studiate in alcune università le cause e le situazioni che hanno portato ad un tale successo, ogni puntata è un trionfo di ascolti. Peccato che, da sempre (eccezion fatta solo per la prima stagione) il serial sia anche, qualitativamente parlando, di una incostanza qualitativa persistente: si alternano puntate indimenticabili e ricche di spunti di riflessione ad altre sensibilmente fiacche e prive di mordente.. o con scelte molto discutibili. Eppure, i creatori hanno dalla loro un background di grande impatto da dove poter accingere per mantenere sempre viva e costante l’attenzione degli spettatori. Dove si cela quindi l’inghippo? Di certo la continua perdita e conseguente riacquisizione di sceneggiatori sempre diversi ha influenzato non poco nella riuscita degli episodi (esemplare è il caso della seconda stagione ad esempio). Ma nonostante questo, una larga fetta di pubblico continua a sostenere e ad apprezzare le gesta di Rick Grimes e soci. Sarà il fascino degli zombi o probabilmente la costante di essere una serie comunque diversa da tutte le altre, unica nel suo genere. Detto questo, la quarta stagione si è appena conclusa, ma non senza qualche amarezza.

Chiusi in gabbia prima, persi in strada poi.

Reduci da un season finale senza cliffhanger di sorta, i nostri si ritrovano fin da subito catapultati in situazioni che metteranno a dura prova sia le difese fisiche che psicologiche del gruppo. Tra malattie, incidenti e tradimenti la soglia della tensione cresce a dismisura, fino ad arrivare al mid season finale, che rivede ancora una volta tra le fila dei protagonisti il caro vecchio Governor (sebbene l’inutilità del suo lungo point of view sia ovvia), il quale, come da tradizione, porterà con se una giusta dose di esplosioni e raccapriccio. Accadono eventi forse indispensabili affinchè vi possa essere una svolta che non releghi i comprimari nelle sole mura della prigione (avranno forse imparato dagli errori della fattoria?), ed ecco che lo show torna per certi versi agli albori, in una sorta di road movie post apocalittico. I personaggi vengono divisi in vari gruppi e le vicende si alternano a seconda degli episodi dando un quadro generale delle singole situazioni. Escamotage utilizzato proprio per ravvivare una situazione che rischiava di stagnare (almeno, a noi piace pensarla cosi’). Eppure vi è qualche problema. Sebbene la trama tenta ora di lasciare maggiore spazio ai singoli drammi dei protagonisti (con risultati a volte grossolani o fin troppo ingenui, vedersi l’incubo di Michonne ad esempio) il ritmo subisce di contraccolpo un drastico cambiamento, che lo porta ad essere lento, asfissiante, e a donare allo spettatore una visione noiosa, logorroica. Nonostante qualche guizzo d’inventiva tutto sommato lodevole, la seconda parte della quarta stagione annoia, non porta con se fondamentalmente nulla di nuovo. Inutili sono state le aggiunte prese pari pari dal fumetto (il gruppo di Eugene ndr). E anzi, le leggerezze della sceneggiatura con un impianto narrativo simile tendono a mostrarsi ancora di più (esempio, l’eccessiva linearità di alcuni personaggi, o le improvvise love story da facepalm puro). Tutto questo però con un'eccezione, chiamata The Grove, o più comunemente “quattordicesimo episodio”: in una sola frase riassumiamo dicendo che è quello il Walking Dead che ci piace vedere. E dimostra ancora una volta come Carol da sola abbia più personalità della restante metà del gruppo.

Terminus.. Terminus.. Term.. ok la smetto.

Il viaggio porta, per un motivo o per un altro, la quasi totalità dei personaggi verso Terminus (l’intera seconda parte ha come compito anche quello di far accrescere nello spettatore interesse verso questa location), misterioso luogo che sembra offrire riparo e salvezza ai superstiti. Come volevasi dimostrare però, non tutto è come sembra, ma questa è un'altra storia. Quello che lascia allibiti i più è la totale mancanza d’organizzazione da parte dei protagonisti. Cosa che ha portato coloro che sono sopravvissuti dopo tutti questi mesi (passati a stretto contatto zombi e folli di ogni genere) in un ennesima situazione di pericolo. Fattore probabilmente dovuto al costante peggioramento dei “walkers”? Si perché a parte piccoli scatti spinti oltremodo dagli sceneggiatori ormai gli zombie di The Walking Dead, diciamoci la verità, non fanno più paura a nessuno. E spuntonare il loro cervello come si faceva una volta con i sofficini diventa sempre più semplice. I poveri zombie (argh, mai chiamarli in questo modo) fanno da vero e proprio contorno ad una vicenda che sta diventando sempre più soporifera. Ma come rimediare a tutto questo? Beh, con un serial come The Walking Dead la ripresa è fin troppo semplice, e lo è ancora di più se ad aiutare vi sono innumerevoli fan capaci di far lievitare lo share verso l’infinito ed oltre. Si spera anche che, con una tiepida ripresa di alcune vicende già intraviste nel fumetto (che, ribadiamo ancora una volta, per forza di cose è di tutt’altra pasta), lo show possa offrire i suoi momenti meritevoli d’attenzione. La quinta season, grazie alla pseudo conferma di villain dal calibro di Negan, avrà sicuramente numerevoli potenzialità. Quarta stagione da bocciare quindi? Non proprio, poiché come al solito parliamo di un prodotto fin troppo atipico e tecnicamente superbo che garantisce comunque i suoi bei momenti (davvero pochi stavolta). Gli attori sono bravi, e copione permettendo riescono quasi sempre a dare il meglio nelle drammatiche situazioni che gli si parano dinnanzi. I guizzi di cattiveria e crudeltà unite ad amare consapevolezze (come nel caso di The Grove) sono davvero magistrali. E, dulcis in fundo,il costante peggioramento di Rick nonché le sue folli reazioni istintive valgono, probabilmente, da sole il prezzo del biglietto. Ah, e per la prossima season rivogliamo il Daryl badass di sempre, senza cuoricini di sorta. Ancora una volta, rimandiamo un vero e proprio giudizio definitivo almeno fino alla fine della prossima stagione, sperando che vengano limati/cancellati i vari difetti di un prodotto altrimenti superbo.

The Walking Dead - Stagione 4 Ennesima stagione di The Walking Dead alle spalle, ed ennesima amarezza di un prodotto che può potenzialmente fare faville ma si accontenta del bronzo di turno. Non mancano sicuramente i bei momenti (alcuni anche lodevoli), ma se nelle stagioni precedenti certe leggerezze potevano anche passare inosservate ora è giunto il momento di fare sul serio. Tentare di attingere nuovamente a personaggi e situazioni viste nel fumetto, sebbene questo resti completamente slegato dalla serie, può essere una soluzione. Nel frattempo, gustiamoci gli spunti interessanti lasciati da questa quarta season, first but not last la discesa agli inferi del povero Rick. P.S. Nella speranza che ingaggino uno sceneggiatore che si dedichi interamente ai finali di stagione, annoso problema che deve essere risolto.