Recensione True Blood - Stagione 7

True Blood dice addio e grazie ai fan con la sua settima, e ultima, stagione

Recensione True Blood - Stagione 7
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La fine è, dunque, giunta. True Blood, serie televisiva targata HBO, ispirata ai romanzi della scrittrice americana Charlaine Harris ha chiuso i battenti alla settima stagione. Lo show ha brillato per le prime quattro stagioni, perdendo un po' il suo originario smalto nelle ultime tre, probabilmente a causa dell'abbandono di Alan Ball, creatore della serie, che ha lasciato True Blood in qualità di showrunner nel 2012, facendo subentrare al suo posto Brian Buckner. Nonostante tutto ciò, gli ascolti della serie si sono mantenuti abbastanza alti per una rete via cavo e, attualmente, c'è anche chi ha messo in giro tutt'una serie di rumors che vorrebbero uno spin-off al cinema con i personaggi della serie. Dura riuscire a pensarci visto che, nel finale di questa settima stagione, sembra che gli sceneggiatori abbiano voluto porre un vero e proprio punto, a differenza dei vari cliffhanger che chiudevano ogni stagione.

La fine è arrivata

A Bon Temps tutto è iniziato e a Bon Temps tutto si è concluso. I vampiri sono alle prese con un potente virus, l'epatite V che, poco alla volta, li sta uccidendo inesorabilmente. Bill (Stephen Moyer) contrae il virus per colpa della solita Sookie (Anna Paquin) che ha la brillante idea, una notte, di fare da esca per salvare alcuni prigionieri rinchiusi dai vampiri infetti al Fangtasia per nutrirsi.
L'unica cura, manco a dirsi, è contenuta nel sangue di Sarah Newlin (Anna Camp), croce e delizia dei vampiri, che aveva bevuto l'antidodo nella precedente stagione. Lo stesso Eric (Alexander Skarsgard), all'inizio infetto, riesce a salvarsi proprio grazie alla "villain" Sarah - che diventerà anche fonte del suo successo, senza fare troppi spoiler. Sin dalla prima puntata era chiaro che gli sceneggiatori volessero risolvere e portare ad una conclusione le varie storylines, in maniera non tanto degna ma quantomeno da non lasciare a bocca asciutta i fan della serie.

Mai più "Bad Things": ora solo Malinconia

In molti sono rimasti delusi da questa settima stagione che sicuramente, verrà ricordata per la sua verve terribilmente malinconica - e non è detto che tutto ciò sia negativo. Nonostante True Blood abbia perso negli ultimi anni quasi del tutto il suo smalto, quest'ultima stagione nonostante sia quasi del tutto priva di scene d'azione e di scene di sesso - che si contano, stranamente, sulle dita di una mano - si è arricchita di una serie di interessanti flashback che vanno ad aggiungersi e a completare questo particolare universo dedicato al vampirismo. Perché, di fatto, nonostante questa sia stata una stagione sin troppo placida e lenta, si è privata - sin dall'inizio - delle storylines che potevano annoiare il pubblico - leggasi "Tara", uno dei personaggi più odiati di True Blood - e anche di tutti gli elementi soprannaturali - mannari, fatine ect - che distoglievano l'attenzione dal fulcro e dal fascino rappresentato dai personaggi vampiri.

True Blood - Stagione 7 Tutte le storylines trovano una conclusione - persino Sookie sembra che alla fine "trovi la sua pace" - ma indubbiamente i personaggi più interessanti e che ci mancheranno di più sono Eric e Pam: affascinanti, dissacranti, sensuali e brutalmente ironici, fino alla fine! Di sicuro, True Blood che nelle prime stagioni ci aveva abituato allo splatter, all'erotismo volutamente spinto, alla verve politicamente scorretta, non è più quello di una volta ed è giusto sia finito, evitando così allo spettatore di ritrovarsi a guardare dei personaggi eccessivamente stereotipati e, ormai, quasi caricaturali. Comprendiamo, dunque, il perché gli sceneggiatori - in particolare, per l'ultima puntata - abbiano puntato molto più sulla malinconia e sul sentimento, sacrificando un po' di quell'ironia che ha favorito il successo della serie e dei suoi vampiri.