Speciale Twin Peaks

A 25 anni dalla creazione del serial che ha cambiato per sempre la televisione mondiale, Serialeye festeggia con uno special!

Speciale Twin Peaks
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Questo special non vuole essere in alcun modo una guida, una spiegazione o un resoconto esaustivo verso la serie (non basterebbe un libro per questo). E’ semplicemente un nostro omaggio verso la serie che forse più di tutte ha incanalato autori, sceneggiatori e produttori verso il modo di far tv che noi tutti oggi conosciamo.
N.B. L'articolo contiene spoiler su entrambe le stagioni.

Da Twin Peaks tutto ha inizio.

Difficile parlare di Twin Peaks senza rivivere anche solo per pochi istanti un intera epoca, uno stile di vita paradossalmente così vicino (d’altronde parliamo “soltanto” di 20 anni fa), eppure così lontano. Un modo di concepire le cose, perlomeno in ambito televisivo, diverso da quello attuale. Il serial di David Lynch è stato il capostipite di serie come X-Files, e senza di lui queste probabilmente non sarebbero mai esistite, o sarebbero state sicuramente molto differenti. Sul lato televisivo (e non) Twin Peaks ha fatto storia, ha insegnato al mondo intero un nuovo modo di fare televisione, ha proiettato sceneggiatori, registi e produttori verso quel modo d’intendere le serie tv che oggi tanto amiamo, creando una trama orizzontale unita da tanti piccoli frammenti che andavano a creare un unico grande mosaico. Le sue atmosfere, le sue innumerevoli frasi celebri, i suoi “oggetti di culto” come le donuts, la crostata di ciliegie, il caffè nero, le sue ambientazioni sono ancora oggi oggetto d’interesse e di citazioni continue da parte dei prodotti più disparati (basti vedere, ad esempio, il caso di Deadly Premonition). E’ impossibile, anche per chi in quel periodo di inizi anni 90 ancora non andava a scuola, non ricordare quel main theme (Falling, ndr), quelle poche note create dalla fervida mente di Angelo Badalamenti, che fin dalla prima messa in onda nazionale nella prima serata di Canale 5 mettevano in moto numerose sensazioni, spesso stranianti, spesso di pura sorpresa verso un qualcosa di mai visto prima (il primo incubo di Cooper all’interno della misteriosa Loggia, con il Nano e il suo modo di parlare unito al suo balletto, pietrificò gli spettatori che si trovarono di fronte ad una cosa del tutto inaspettata e mai vista prima). La sola musica accompagnata da quelle scene cosi’ tranquille eppure cosi’ inquietanti di quei paesaggi tipicamente americani ci proiettava in una calma apparente, in una dimensione dove al di là del semplice aspetto tranquillo e rilassante di quei monti, di quella segheria, di quelle cascate si nascondeva un terrore che viaggiava oltre ogni immaginazione. Si nascondevano personaggi indimenticabili che raccontavano storie, segreti, vicende intrecciate tra loro che portavano spesso a scoperte scioccanti, imprevedibili. Si nascondeva Twin Peaks, una cittadina che sembrava in qualche modo isolata dal mondo, sospesa nel tempo, impossibile da dimenticare. A distanza di 25 anni, ripercorrendo la celeberrima frase pronunciata dalla cara Laura all’interno dell’asettica Red Room (“Ci rivedremo tra venticinque anni”), rivediamo i tasselli fondamentali di quella che è stata una vera e propria pietra miliare nella storia della televisione mondiale.

Un corpo.. di una donna.. avvolta nella plastica.

Furono queste le prime parole di David Lynch e Mark Frost riguardo al progetto Twin Peaks. I due propongono il progetto alla ABC verso la fine degli anni 80, nel bel mezzo di una forte crisi per la suddetta emittente televisiva, e la sceneggiatura viene accolta con il compito di creare per il network un serial “straniante, diverso” che facesse da vera e propria bandiera e che potesse riportare in qualche modo alla ribalta la popolarità del canale. Lynch ormai era ben conosciuto nel campo cinematografico con il suo stile, seppur non apprezzato in maniera unanime, era sinonimo di diversità e innovazione. Cosi’, fresco del suo Velluto Blu, inizia il suo progetto televisivo (sebbene le sue dichiarazioni riguardo al media televisivo non fossero mai state particolarmente piacevoli), affiancandosi, appunto, alla sceneggiatura di Frost. Forte del successo delle soap opera, Lynch e Frost decisero di creare una struttura che prendesse spunto da quest’ultime ma che stravolgesse tutto ciò che la gente pensava di conoscere sulla serialità televisiva, creando un’atmosfera di facciata consona alle aspettative, ma di ben altra forma internamente. Fu ordinato il pilot dalla ABC (che per l’Europa, prima dell’ingresso della serie televisiva, sarebbe stato successivamente “confezionato” sotto forma di film stand alone), e il fervido mix risultò vincente, seppur non entusiasmando i critici del periodo. Il resto è storia, cosi’ come l’inizio della serie. Inquadrature che mostrano la flora e la fauna circostante, nonché una misteriosa donna riflessa nello specchio, (principio ricorrente che cela la ripetuta dualità dei personaggi) figura che si rivelerà essere Jocelyn Packard, erede della segheria del luogo. Scene apparentemente tranquille che vengono scosse dalla vista di un sacco che galleggia lungo il fiume. Pete Martell, un taglialegna che quella mattina si era recato a pesca, rinviene il sacco di plastica, e aprendolo fa una scoperta scioccante, che rappresenta il fulcro dell’intero serial: nel sacco, nudo e malandato, giace il cadavere di Laura Palmer, una ragazza di Twin Peaks. Le telefonate si susseguono, e l’intera cittadina cade in un vistoso sconforto, che culmina nell’acuto dolore provato da suo padre Leland e sua madre Sarah. Laura era la reginetta della scuola, la ragazza perfetta che dedicava il suo tempo libero agli anziani portando loro i pasti a domicilio, la figlia che tutti vorrebbero avere, bella e cordiale, la fidanzata perfetta per il bello (e bullo) della situazione, Bobby Briggs. Tutti li’ a Twin Peaks la conoscevano e tutti, per un motivo o per un altro, erano legati a lei. Ma sotto questa patina di bellezza e solidarietà vi è una delle storie più crudeli mai concepite, fatta di sesso, droga, abusi, spiriti e paranoie, capace di portare lo spettatore attraverso le puntate in un turbine di rivelazioni, confessioni e incubi. Arriva in città l’agente dell’FBI, Dale Cooper, incaricato di scoprire l’assassino e di vedere l’eventuale collegamento tra questo e l’omicidio avvenuto tempo prima di una donna chiamata Teresa Banks. Ad accomunare le due tragedie vi è, di fondo, lo stesso modus operandi. I primi sospetti cadono su Leo Johnson e sullo stesso fidanzato di Laura, Bobby, entrambi impelagati nel traffico di droga. Scopriremo però, che ad uccidere Laura e Teresa è stato BOB, spirito malvagio impossessatosi del corpo del padre di Laura, fin dalla giovane età di quest’ultimo. In un certo senso, però, colpevoli della morte della ragazza lo sono stati anche gli stessi abitanti della cittadina, noncuranti degli orrori e della vita senza limiti che la ragazza era costretta a sopportare: dal suo lavoro al One Eyed Jacks, ai misteri che le si paravano ogni giorno dinnanzi agli occhi increduli. Spiriti permettendo, la vicenda può offrire un interessante prospettiva rapportabile anche ai giorni nostri.

Diane, sono le 8.

Il vero protagonista della serie, ossia il detective Dale Cooper, resta l’unica persona realmente coerente in un mondo fatto di bugie e segreti. Il suo animo gentile e devoto lo porta ad avvicinarsi agli spiriti del posto (in particolare al Gigante, che lo aiuterò in più di un occasione), e ad addentrarsi sempre più nei segreti delle Logge. Egli, seppur con i suoi strambi metodi zen e i suoi atteggiamenti stralunati e a volte eccessivi, riesce man mano a scoprire piccoli tasselli che lo porteranno ad una verità sempre più cruenta. Del passato di Dale conosciamo ben poco nel corso della serie, e solo verso la fine riusciamo a farci un idea ulteriore di ciò che pensa o di ciò che ha fatto in precedenza (sebbene questo porti il personaggio verso una lieve banalizzazione). Le sue frasi, cosi’ come i suoi sogni/incubi (e il relativo ciuffo al suo risveglio) e le sue registrazioni su nastro rivolte alla collega Diane sono entrate nella leggenda, ispirando innumerevoli personaggi nel corso degli anni (non solo nella tv o nel cinema). Non proprio un eroe canonico o stereotipato, ma piuttosto unico nel suo genere. Da Lynch non potevamo aspettarci nulla di diverso. Negli ultimi episodi vediamo Dale alle prese con la sua nemesi nonché suo vecchio collega, Windom Earle, in una sorte di gioco sadico che mette in ballo la vita della giovane Annie, sorella di Norma Jennings tornata da poco in quel di Twin Peaks. Alla fine, purtroppo, complice anche la prematura chiusura della serie, vediamo il povero Dale vittima di BOB, in un cliffhanger letteralmente raggelante.

10 ragazze per me..

Un tratto distintivo della produzione è rappresentato dalla particolarità (quantità e qualità) del cast femminile. Non solo Laura quindi, nonostante il suo dolce e angelico viso. Twin Peaks, almeno sotto questo aspetto, rappresenta una sorta di paradiso terrestre, permeato da bellezze del calibro di Madchen Amick (Shelley Johnson), Lara Flynn Boyle (Dana), Sherilyn Fenn (Audrey), Peggy Lipton (Norma), Sheryl Lee (Laura) e Joan Chen (Jocelyn). Mai prima di allora (ma neanche dopo) vi era stata cosi’ tanta abbondanza sotto questo aspetto. E la cosa non passò di certo inosservata, vista anche la grande affluenza di riviste del settore che riservavano ripetutamente interviste e foto (a volte anche piccanti) alle dolci donzelle. Bellezze d’altri tempi, se cosi’ le possiamo chiamare, che non puntavano prettamente sul fisico da maggiorata, ma offrivano un fascino retrò sicuramente suggestivo. Inevitabile la citazione a Miss Twin Peaks, concorso creato nelle battute finali del serial (finito tra l’altro in tragedia). Lo stesso Lynch, nelle vesti del detective Gordon Cole, si è più volte lasciato andare con i dolci commenti (catturando anche simpaticamente con il suo fascino le splendide protagoniste) verso il lato femminile della cittadina.

Logge, ceppi e problemi temporali.

Come ogni opera del famoso regista visionario, Twin Peaks è permeata di misteri ancora oggi irrisolti, che probabilmente non troveranno mai soluzione. Scene oniriche, simboli, teorie dimensionali. Stranamente però, ad un analisi approfondita vi sono degli elementi che sembrano assumere connotati nettamente differenti, e, seppur ben lungi dall’essere chiari, sicuramente meno “misteriosi”. Nel mondo di Twin Peaks esistono delle dimensioni, che vanno al di là del tempo e dello spazio, chiamate Logge. All’interno di queste Logge (disseminate anche nel resto del mondo e suddivise in Loggia bianca e Loggia nera, sebbene quella bianca non sia mai stata direttamente presentata.. molti ipotizzano che la bianca faccia parte della Red Room/Sala d’attesa) presenziano degli spiriti, differenziati tra buoni e cattivi, che molto spesso si riuniscono anche, per oscuri motivi (es: come all’inizio di Fire Walk with Me). Nelle Logge, come già detto, il tempo è del tutto inesistente, ed anche il modo di parlare degli spiriti o di chi è al suo interno possiede proprietà del tutte uniche. Si urla, si procede a gesti, tramite simbologie (la citazione al granturco, usato come forma di valore dagli spiriti, o al caffè che cambia di consistenza ad esempio, o al tavolo di formica), e si parla al contrario. Il gigante, che aiuta Cooper varie volte nel corso della sua vicenda e che inutilmente prova a metterlo in guardia dall’omicidio della cugina di Laura, Maddie, o dal rapimento di Annie, è di indole buona. Il nano, a sua volta, mantiene una sorta di posizione “neutra”, interagendo spesso sia con gli spiriti buoni (il gigante e Laura) che con quelli malvagi (Bob, ad esempio), ma presenziando anche in frangenti oltremodo drammatici (come la morte di Jocelyn), dove sembra anche felice dell’imminente accaduto. Vari sono gli spiriti presenti nelle due stagioni, spesso persone semplicemente decedute. Enigmatiche le figure della famiglia Chalfont, composta da nonna e nipote (interpretato dal figlio di Lynch). Insomma, i buoni tentano di aiutare nei modi a loro possibili il povero Cooper, provando a fermare l’avanzata di Bob, bramoso di nuove anime, o del folle Windom Earle, desideroso di portare la conoscenza delle dimensioni a suo vantaggio. Ci sono poi persone come la Signora Ceppo o il Maggiore Briggs (papà di Bobby), che sono fin dall’inizio a conoscenza dell’intera situazione, ma che soltanto a tempo debito decideranno di parlare con Cooper. Anche a causa della loro conoscenza, questi ultimi verranno rapiti proprio dai suddetti spiriti. Alla fine della serie sappiamo che il povero Dale, fin troppo incauto e incapace di sottostare alle rigide regole della loggia (una delle quali, forse la più importante, è quella di non avere paura), diventa vittima del suo doppelganger, restando bloccato all’interno di quella dimensione. Ulteriore esempio dello sfalsamento temporale tra mondo reale / loggia è la presenza di Annie nel film prequel della serie, Fuoco Cammina con Me, dove ella, ritrovandosi nello stesso letto di una sempre più spaventata Laura, confessa alla povera ragazza che “Il Cooper buono è imprigionato e si trova nella Loggia”, nonostante questo capiterà, in realtà, svariati mesi dopo. Ci sarebbe ancora tanto, tantissimo da dire, ma vi sono cose che forse è meglio vivere senza chiedersi troppe spiegazioni. Insomma, se analizzata a fondo, la vicenda può offrire coerenze e spunti di discussione sorprendenti, con resoconti forse anche migliori di quelli ricavati da prodotti come LOST, ad esempio, verso la quale Twin Peaks si potrebbe definire come un “genitore adottivo”.

Frank Silva, la vera storia di BOB.

Inizialmente, il personaggio chiave di BOB non era presente all’interno delle vicende. Lynch inseri’ il vero villain della serie soltanto durante le riprese della versione europea del pilot. Come e perché? Detto fatto: Frank Silva, l’attore che da le sembianze alla malvagia entità, era un membro della troupe di Twin Peaks (scenografo). Un giorno, mentre egli stava sistemando dei cavi dietro il letto di Laura, entrò Lynch nella camera e, non accorgendosi della sua presenza e vedendolo soltanto successivamente sbucare con il volto dalla spalliera del letto, ebbe un sussulto (chiamiamolo anche magone). Ovviamente, Lynch deciso d’includerlo seduta stante nel cast. Fu li’ che nacque BOB, nonché la famosa scena che lo mostra per la prima volta, dinnanzi agli occhi terrorizzati di Sarah Palmer. Ahimè, non c’è un lieto fine a questa storia. Purtroppo, Silva mori’ all’età di 45 anni (poco dopo la fine di Fuoco Cammina con Me), a causa dell’AIDS.

Dopo la scoperta.. cosa accade?

Il caos che si scatenò intorno al tormentone “chi ha ucciso Laura Palmer?” ha dell’incredibile. Persino in Italia fu indetto un concorso a tema, dove i partecipanti inviavano lettere con il loro ipotetico colpevole. Ovviamente, tutte le ipotesi plausibili furono ben lontane dalla vera e paradossale verità. Passavano gli episodi, finì la prima stagione, e nonostante i vari indizi la soluzione sembrava sempre più lontana. Emergevano altri segreti incastonati all’interno del quesito principale, l’incubo sembrava farsi sempre più fitto, ma della risposta alla domanda principale neanche l’ombra. Gli spettatori iniziarono a spazientirsi (come sono cambiati i tempi..), tanto da far pressioni sulla ABC che, a sua volta e da buon network televisivo, diede un ultimatum a Lynch. E fu cosi’ che nella ormai celeberrima settima puntata della seconda stagione (con una regia e un atmosfera a dir poco spaventose) intitolata Lonely Souls, il killer mostra veramente il suo vero volto. In realtà, eravamo a conoscenza di BOB fin dai primi episodi, ma mancavano fin troppi tasselli per arrivare ad intrecciare una verità cosi’ surreale eppure cosi’ sconcertante. Inutile dire che, nonostante la forte sorpresa nella scoperta del vero assassino (ovviamente, per una rivelazione cosi’ particolare, vi furono altrettante critiche) gli ascolti, fin dalla puntata successiva, crollarono a picco. Come lo stesso Lynch ha ribadito più volte nel corso delle interviste, il mistero dell’omicidio di Laura Palmer era il pilastro sul quale si poggiava l’intero serial, che faceva da sostegno a tutte le altre vicende: venuto a mancare quello, l’intera vicenda perde inesorabilmente valore, fascino, atmosfera. Detto fatto: dopo la chiusura della vicenda di Laura, iniziano una serie di sottotrame (alcune delle quali assolutamente orribili, come quella delle disavventure di James Hurley) volte a creare nuovi spunti narrativi ad un prodotto che aveva perso, inesorabilmente, parte del suo valore. Viene approfondita molto anche la parte “soap opera” fino ad ora ottimamente bilanciata (coppie che si lasciano, coppie che si creanoe tradimenti di ogni genere) ed entrano in gioco nuovi personaggi, alcuni dei quali sicuramente interessanti. Il Maggiore Briggs, ad esempio, rimasto per metà serie relegato a poco più di una semplice comparsa, inizia a mostrare le sue conoscenze sui segreti delle Logge e del suo ruolo li a Twin Peaks. Vengono approfonditi di molto i misteri della cittadina, e un nuovo villain fa capo nella serie, il già citato Windom Earle. Verso la fine della seconda stagione, visti gli ascolti ormai bassi, la ABC decidere di sospendere il serial. Questo scatena le ire dei fan, che tramite le innumerevoli lettere di protesta, riescono a riavere in onda lo show, almeno fino alla chiusura di stagione. E cosi’ avvenne: furono mostrati gli ultimi episodi (il season finale, caotico e struggente, fu curato dallo stesso Lynch) e, nonostante ciò portò a più misteri che risposte, il serial fu definitivamente cancellato. Ad oggi quindi, nonostante la grossa fama e la (meritata) influenza, Twin Peaks resta un prodotto “incompleto”, con un finale inconsistente (il cliffhanger fu usato dai creatori per tentare di ottenere un rinnovo verso una terza stagione) e in definitiva molte più domande che risposte. Resta palese, però, che dalla chiusura della vicenda dei Palmer il serial sia indubbiamente cambiato, trasformandosi in qualcosa di diverso, forse peggiore.

Fire walk with me.

“Fuoco Cammina con me”, una delle frasi inizialmente pronunciate dal Nano nel sogno di Cooper, è ben ricorrente nella terminologia del mondo di Twin Peaks, ed ha un suo significato ben preciso all’interno delle vicende, oltre a dare il nome al film prequel della serie (basato in parte sul romanzo “Il diario segreto di Laura Palmer”, ad opera della figlia dello stesso Lynch). Si, perché dopo la chiusura del serial, Lynch pensò bene di creare un film che spiegasse quello che i fan hanno a lungo richiesto, e che il serial per vari motivi non ha mai raccontato: gli ultimi giorni di vita di Laura Palmer, il caso di Teresa Banks nonché come si sono svolte le dinamiche che hanno portato Cooper nella famosa cittadina. Ritroviamo nel film gran parte del cast (ad eccezione di Lara Flynn Boyle sostituita da Moira Kelly e di Sherilyn Fenn (Audrey)), cosi’ come le bellissime musiche di Angelo Badalamenti. Il film ci svela numerosi retroscena, risponde ad alcune domande ma, come da tradizione, ne crea altrettante: riunioni di spiriti, la conoscenza nell’FBI dell’elemento paranormale, il vero volto di alcuni abitanti di Twin Peaks, sono solo alcuni degli elementi lì presenti. E, anche per le vicende narrate, l’opera tende a spingersi ben oltre rispetto alle scene mostrate nel serial, con situazioni piuttosto crude e una violenza di fondo abbastanza marcata. Il film fu presentato anche a Cannes ma non ebbe giudizi molto positivi, calcolando anche che preso da solo, senza aver visionato la serie, perde gran parte del suo fascino. Le stesse recensioni del tempo non furono propriamente benevole nei confronti della pellicola. Con il tempo però Fuoco Cammina con Me è stato rivalutato e anche il suo finale, che rappresenta una sorta di “pace” rispetto agli incubi mostrati in precedenza, rappresenta forse il modo di Lynch di concludere la storia, di concludere l’incubo di Laura e di dare finalmente pace all’animo della ragazza. Del film sono state girate oltre 4 ore di pellicola, sebbene la sua durata effettiva si assesti sulle 2 ore (tagli dovuti a causa delle regole cinematografiche). I fan quindi sono da anni in paziente attesa della versione completa, che dovrebbe portare alla luce numerose risposte sia alla pellicola che al serial.

Ci rivedremo tra 25 anni.

Nonostante Lynch abbia più volte ribadito, nel corso degli anni, come il progetto Twin Peaks sia definitivamente morto, i fan continuano imperterriti a chiedere e sperare in una ipotetica terza stagione, che porti almeno a conclusione le numerose sottotrame lasciate in sospeso, dando pace anche alle gesta del povero Cooper. A conti fatti, celebriamo nel 2014 i 25 anni dalla creazione del serial, in concomitanza con l’uscita del cofanetto in Blu Ray “The Entire Mistery” (in uscita negli USA a Giugno), che, oltre ad innumerevoli scene inedite, dovrebbe avere la tanto agognata versione completa di Fuoco Cammina con Me. Fin qui tutto ok, se non fosse per un casting avvenuto nei mesi scorsi, dove lo stesso Lynch cercava una “cameriera” per un ipotetico “spot”. Ciò ha provocato un forte clamore all’interno del web, spento dallo stesso Lynch che ha riconfermato le sue parole: “la season 3 di Twin Peaks non s’ha da fare”. I rumors però continuano ad arrivare, anche grazie alla presenza di Ray Wise (Leland Palmer) in una delle scene girate, nonché di vari altri membri del vecchio cast non accreditati. Che possa trattarsi di un semplice spot per l’arrivo dei cofanetti Blu Ray? O la frase detta da Laura avrà un suo concreto fondamento? La prima ci sembra l’ipotesi più plausibile, ma mai dire mai. Nel frattempo, ci dicono dalla regia che il restauro in hd effettuato per la serie tv (le puntate sono disponibili ad oggi soltanto su Itunes, ma ovviamente saranno presenti nel cofanetto in uscita) ha dell’incredibile.