Speciale "Cube", il gigantesco simulatore virtuale del Virginia Tech

Al Virginia Tech un intero teatro è stato dedicato alla realizzazione di un gigantesco simulatore virtuale, che permette di vivere con il proprio corpo, seppur in modo ancora spartano, i nuovi spazi tridimensionali.

Speciale 'Cube', il gigantesco simulatore virtuale del Virginia Tech
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Il confine tra scienza e arte è più sottile al Virginia Tech. L'area di contatto tra le due è la realtà virtuale, un mezzo di comunicazione che sembra prossimo a rivoluzionare molti aspetti della quotidianità, dall'intrattenimento al lavoro. Inutile dire che il progetto Oculus Rift ha dato il via a una serie di progetti paralleli, perché la realtà virtuale, in fondo, è ancora tutta da realizzare. I visori disponibili oggi mancano ancora della definizione necessaria alla perfetta immedesimazione, ma un fattore ancora poco sviluppato riguarda l'interfaccia, il mezzo con cui l'uomo può comunicare con la realtà fittizia. I progetti sono molti, ma quello della nota università americana ha una grande particolarità: è enorme.
Stiamo parlando del "Cube", un teatro realizzato per fornire un senso di immersione nella realtà virtuale di alto livello, grazie al tracciamento del corpo degli utilizzatori. La cosa bella è che questo bestione da 15 milioni di dollari non è riservato solo alle ricerche scientifiche, ma è stato studiato per un utilizzo multidisciplinare, per cui al suo interno vengono sperimentate anche nuove forme di arte visiva. Quello che è certo è che, scienza o arte, avere a disposizione un potenziale tecnologico simile stimola la fantasia, che aiuta in entrambe le discipline.

Un audio mostruoso

Rispetto a qualche anno fa, la realtà virtuale appare ora molto più vicina. Oculus Rift ha fatto capire alle aziende e agli appassionati che questo mezzo di comunicazione non è troppo costoso da realizzare, senza per altro dover aspettare anni per l'arrivo sul mercato. In merito al "Cube", l'utilizzo del visore di Oculus VR ha permesso di abbattere i costi del progetto, molto inferiori rispetto a quelli di un casco realizzato ad hoc. Come si vede dalle immagini le dimensioni del teatro sono ragguardevoli, e l'utente è libero di muoversi in tutte le direzioni, senza ostacoli e in un ambiente ideale. In verità, l'unico limite è dato dal cavo di alimentazione/trasferimento dati di Oculus, collegato a un laptop, per cui chi entra nella realtà virtuale viene seguito passo passo da un assistente.

Altra particolarità è la curiosa struttura stampata in 3D installata sul caschetto, utilizzata probabilmente per un miglior tracciamento dei movimenti della testa. Ovviamente, l'hardware di Oculu Rift non è abbastanza per la gestione di una simulazione così complessa, così sono state aggiunte altre 24 telecamere che tracciano in tempo reale l'ambiente interno, scorgendo la posizione delle persone all'interno del Cubo. Ma il simulatore del Virginia Tech non è solo all'avanguardia nel campo visivo, visto che al suo interno sono installate ben 124 casse, 4 subwoofer e altri 9 speaker deputati alla diffusione di frequenze particolari. Una delle simulazioni disponibili utilizza l'audio campionato all'interno di un vero tornado: chi ha provato dal vivo questa esperienza la descrive come molto realistica dal punto di vista sonoro, con bassi talmente potenti da far tremare il pavimento.

Fucina di idee

Il Cubo è nato per andare incontro alle esigenze più disparate, come ci si aspetta da un progetto multidisciplinare. Da un punto di vista visivo siamo ancora lontani dalla perfezione, come testimoniato The Verge in questo articolo, con l'utente rappresentato nello spazio virtuale sotto forma di una piccola piramide verde. Quello che conta tuttavia è la possibilità di muoversi liberamente negli spazi virtuali, aprendo scenari di utilizzo diversi da quelli visti fino a questo momento con Oculus Rift. Non solo realtà virtuale, ma anche realtà aumentata, visto che la struttura installata sopra Oculus Rift può essere montata anche su un tablet. Lo schermo del dispositivo mostra una realtà decisamente diversa dalle sterili mura del teatro. La grafica è ancora grezza, ma l'impatto di una simile tecnologia sarebbe rilevante e nelle discipline più disparete, anche se il problema dell'antenna installata sul tablet deve essere risolto.

Pensiamo ad esempio a un negozio, dotato della medesima tecnologia. Il cliente, una volta entrato nel punto vendita, potrebbero semplicemente tirare fuori dalla tasca lo smartphone e attraverso la fotocamere ottenere tutte le informazioni che vuole, grazie alle possibilità di tracciamento offerte da questa tecnologia. Oppure pensiamo alle implicazioni nel campo della cultura: ad esempio, monumenti importanti come il Colosseo potrebbero essere visibili da due prospettive, attraverso gli occhi nelle condizioni attuali o attraverso lo smartphone nel suo massimo splendore (questa si che è fantascienza). Ovviamente parliamo di una tecnologia ancora acerba, senza reali applicazioni pratiche nella vita comune, ma grazie ad essa gli studenti del Virginia Tech hanno a disposizione uno strumento con cui sperimentare quello che potrebbero essere il mezzo di comunicazione del futuro, preparandosi già da ora nel suo utilizzo.

The Cube Oculus Rift non poi così lontano come si possa pensare. La notizia del suo arrivo ad inizio 2016 ha fatto in poco tempo il giro del mondo, ma la verità è che siamo solo all’inizio. Non vediamo l’ora di provare il visore virtuale con i nostri titoli preferiti, questo è vero, ma per definire “reale” una “realtà virtuale” serve un sistema di controllo in grado di competere con l’esperienza visiva a livello qualitativo, cosa che, allo stato attuale, è ancora lontana. L’esperimento del Virginia Tech intanto consente alle menti del futuro di prendere confidenza con il nuovo mezzo di comunicazione, che potrebbe cambiare davvero molti aspetti della nostra vita, reale e virtuale.