Recensione Bit Boy

Un (insipido) viaggio attraverso le generazioni videoludiche

Recensione Bit Boy
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Wii
  • Nella pacifica era dei 128 bit vive tranquillo un Bitboy di nome Kubi, un esserino poligonale a forma di cubo. La sua vita tranquilla prosegue fino a quando non incontra un mostro a 4 bit, arrivato fino alla sua epoca tramite una macchina del tempo. Il nostro Bitboy si complimenta con il mostro perché lo trova davvero retrò, il che è una cosa davvero forte a suo avviso, ma purtroppo il mostro in questione si trova molto offeso dall’aggettivo e, infuriato, spinge Kubi e i suoi amici nella macchina del tempo, deciso a far capire loro quanto fosse difficile vivere ai vecchi tempi. Nei panni di Kubi dovremo salvare gli amici e cercare di ritornare nell’era dei 128 bit. Questo è il buffo accenno di trama alla base di Bitboy, che ci porterà ad attraversare le varie generazioni dei software videoludici (dai 4 ai 128 Bit). Questo “viaggio nel tempo” costituisce tutto il fascino del titolo: è una piccola idea geniale che, se fosse stata affiancata ad un gameplay degno e a una realizzazione tecnica e stilistica più curata (cosa che, come vedremo nel corso di questa recensione, non è avvenuta) avrebbe potuto davvero fare versare secchi di lacrime ai nostalgici di qualsiasi generazione.

    Il coin op rotto

    L’obiettivo in ogni livello di Bitboy è raccogliere tutti i blocchetti (che sarebbero i Bitboy amici di Kubi) sparsi per i livelli, facendo attenzione ai numerosi nemici che si aggirano confusamente per i labirintici stage, e che potranno privarci di una delle nostre tre preziosissime vite (una volta esaurite si ha un solo continue disponibile). Nei livelli, troveremo anche dei frutti (i cari vecchi frutti videoludici che ci accompagnano dai tempi di Pacman) il cui raccoglimento ci farà guadagnare dei bei punti bonus, che ci aiuteranno a scalare la leaderboard, purtroppo solo locale. Fondamentalmente Bitboy è tutto qui: un titolo con un gameplay spiccatamente arcade, ma di quegli arcade un poco invecchiati, che sembrerebbe stantio persino in una sala giochi degli anni ‘90 . Allora l'unico elemento davvero prezioso diventa il fattore nostalgico, mescolato con una sottile ironia che accompagna il passaggio da un'era all'altra (dal Super-Bit Boy al Bit Boy 64). I livelli diventano sempre più vasti ed articolati, e i nemici sempre più numerosi, ma si evidenziano alcune lacune evidentissime: certi stage di grosse dimensioni sono progettati davvero male, presentando fin troppi vicoli cechi in cui, che vi piaccia o meno, rimarrete spesso intrappolati. I nemici si muovono senza seguire nessuna routine gestita dall’IA, cosa che li rende fin troppo imprevedibili, e quando sono molti concentrati in una sola area la progressione può diventare davvero difficoltosa. Alcune ere attraversate offrono delle piccole varianti alla formula di gioco, anche se alla fine bisogna constatare che nulla rende il gameplay davvero più frizzante.
    La prima variante subentra già con gli 8 bit, in cui è possibile eseguire numero limitato e non ricaricabile di attacchi ad area per sconfiggere i nemici (che comunque riappariranno dalla loro base dopo qualche istante). Con l’introduzione del 3D sarà possibile spostare la telecamera, ma l'aggiunta è del tutto fine a se stessa, come una piccola citazione colta, in quanto non cambia davvero nulla in termini di giocabilità. L’orrore arriva con l’era dei 128 bit, dove viene aggiunto un salto, eseguibile scuotendo il wiimote, che ha effetti micidiali anche sul level design; con tale salto potrete arrivare in aree dove i nemici non potranno raggiungervi: spesso vi ritroverete a girovagare per aree tranquillissime mentre i vostri nemici si agitano caoticamente nella speranza di vedervi tornare. Se solo si fosse proceduto a pensare a qualcosa di sensato il gioco ne avrebbe indubbiamente giovato, potendo contare su di una graduale evoluzione del gameplay, di pari passo alle evoluzioni tecniche. Invece ogni “mondo” resta poco curato dal punto di vista della struttura e della realizzazione più spiccatamente ludica.
    Ogni era è affrontabile anche in una modalità secondaria, la modalità Warp, che risulta decisamente più riuscita di quella principale; in questa modalità non avremo vite a disposizione e non dovremo completare nessun livello, ma cercare di raccogliere il maggior numero di diamanti: il cambio di livello avverrà solo quando verremo colpiti da un nemico. Insomma, molto più veloce e divertente del classic mode, e persino più stimolante per i patiti dell'high score. Segnaliamo anche la possibilità di giocare utilizzando il wiimote come un Joystick cosa che, nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe dare ancora di più la sensazione di essere davanti a un buon vecchio coin op. Purtroppo le intenzioni non bastano, e infatti questo sistema di controllo è molto impreciso.

    Per quanto sia possibile terminare il titolo in 2 orette in modalità classica (è giusto per un arcade, soprattutto se costa 600 Wii points), non bisogna sottovalutare la modalità Warp e, caratteristica tipica dei titoli arcade, potrete impegnarvi a migliorare il vostro punteggio; la realtà è che però difficilmente avrete voglia di passare troppo tempo con Bitboy e probabilmente vi fermerete dopo il “First Run”. Completamente assenti extra da sbloccare oltre ai crediti.

    Dai 4 ai 128 bit: gli alti e i bassi

    Come già accennato in apertura, il fascino di Bitboy deriva quasi totalmente dal mischiarsi delle generazioni ludiche, dai 4 ai 128 bit. Iniziando ci troveremo catapultati nell’inospitale mondo dei 4 bit, dove trionfa uno sfondo nero e dove i pixel e i colori dei nemici e degli elementi si contano su di una mano. Si ha davvero l’impressione di essere stati proiettati oltre 30 anni fa, grazie anche al fatto che sono presenti soltanto dei suoni, mentre la musica di background è completamente assente. Seguono gli 8 bit, dove i pixel e i colori sono più numerosi, mentre le animazioni sono legnose ed approssimative, e una musichetta di sottofondo accompagna le nostre gesta; in questo caso, per quanto il tutto sia gradevole, non possiamo proprio parlare della massima espressione di pixel art: è ben lontana la qualità espressiva di Megaman 9. Arrivando ai 16 bit ci accorgiamo di come sia la generazione più gradevole nel gioco, per quanto non esploda di dettagli, grazie a una scelta di colori piuttosto azzeccata. La “rivoluzione” arriva con i 32 bit; intanto è evidente lo sfottò alle chimere di questa epoca ludica, come la ricerca del realismo: abbiamo modo di vedere scenari smorti coperti da texture che cercano di emulare materiali reali, nonchè nemici più “aggressivi”, resi con modelli poligonali approssimativi e addirittura bug grafici. Credeteci o meno, vengono emulati persino i lunghi tempi di caricamento da CD di quella generazione. Con i 64 bit è evidente la ricerca di uno stile simpatico e colorato, anche se gli scenari peccano di dettagli e le texture volutamente “blurrate” si ripeto all’infinito. L’orrore totale si raggiunge coi 128 bit, dove vengono proposti scenari inguardabili, colorati con delle palette cromatiche che sembrano state scelte da un daltonico; senza contare il fatto che ancora una volta le texture sono ossessivamente ripetitive e gli elementi decorativi dello scenario sono, anch’essi, pochi e bruttissimi da vedere.
    Pollice verso per il comparto sonoro che, a differenza della grafica, non mostra evoluzioni sostanziali da generazione a generazione: inspiegabile. Oltre a ciò le musiche di sottofondo sono poco ispirate, davvero poche numericamente (una per generazione) e vanno in loop molto presto. Gradevoli invece i suoni emessi dal Wiimote.

    Bit Boy Bit BoyVersione Analizzata Nintendo WiiBitboy si può definire con due parole: occasione mancata. Oltre ad una favolosa idea di fondo, il titolo mostra poco altro. Il gameplay è esageratamente antiquato e privo di spunti, e il comparto sonoro dimostra poco impegno da parte del team, senza parlare della discutibile la realizzazione stilistica e tecnica (per quanto ovviamente sia difficile giudicare tecnicamente un titolo che unisce la generazione dei 4 con quella dei 128 bit). Come dicevamo, solo la componente ironica e nostalgica tentano di sorreggere il titolo, che affonda però sotto la superficie della sufficienza. Purtroppo, sconsigliato.

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