FIFA 10: recensione della versione Wii

Un calcio... diverso. Su Wii Fifa 10 non replica il successo dell'altra versione casalinga

FIFA 10: recensione della versione Wii
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  • Il paradosso del successo

    La strada per il successo, si sa, è lunga e irta di ostacoli: fatto sta che se si crede nel proprio traguardo e si dispone dei mezzi necessari per affrontare ogni sfida, nulla è impossibile.
    Lo sanno bene gli sviluppatori canadesi di EA Sports, giunti al loro tentativo numero diciassette di conquistare la corona di “miglior simulazione calcistica sul mercato”, i quali sembrano vedere finalmente completo il riconoscimento a livello mondiale della superiorità assoluta nei confronti della concorrenza che, per troppi anni, è sembrata inattaccabile, vantando un gap qualitativo assimilabile a un vero e proprio salto generazionale.
    Ci troviamo dunque di fronte ad un franchise che ha acquisito lo status di “numero uno” nel suo campo, pronto ad invadere la console che in questa generazione è la “numero uno” in quanto a vendite; in pratica un connubio di campioni che sulla carta promette scintille da palloni d’oro e successi da coppa del mondo: FIFA 10 e Nintendo Wii, cosa può andare storto?

    C’è FIFA e FIFA

    Dieci milioni di Rooney, dieci milioni di Chiellini... il calcio è diventato grande”, così recita lo spot italiano dedicato FIFA 10, spot che però manca di specificare, precisamente nel caso della versione in analisi, che ci sono anche ben più di dieci milioni di nuovi giocatori occasionali in possesso della bianca console Nintendo: un fattore assolutamente non trascurabile per ogni software house interessata a sviluppare sull'hardware in oggetto, e un fattore che diventa pietra angolare nello sviluppo di titoli Wii da parte di EA, influendo in maniera subdola e fragorosa sulla creazione di sistemi ludico-interattivi. Insomma, la consapevolezza del target potenziale ricade sulla struttura del gameplay, ideato per raggiungere e coinvolgere il variegato miscuglio di esperienze e conoscenze caratterizzante il pubblico che in questa generazione ha preferito investire sulla novità del Wiimote e non sul fascino delle next-gen.
    Nasce dunque da qui il paradosso che contraddistingue la versione Wii di questo titolo, l’unica tra tutte quelle disponibili sugli scaffali ad offrire un approccio palesemente differente rispetto alle altre, distanziandosi nettamente dalla simulazione e dalla rappresentazione realistica degli eventi. Un po’ come avvenuto per Madden 10, l’aspetto che salta subito agli occhi è la scelta di utilizzare un’interpretazione caricaturale dei giocatori, che dunque assomigliano maggiormente a protagonisti di un cartone animato piuttosto che di una partita di calcio. Il rendering della scena è molto colorato e vivace, capace di colpire piacevolmente l’occhio ma di risultare, per l’ennesima volta, impresentabile sulle tv di nuova generazione anche se dotate di scaler integrato di buon livello (e restando invece più gradevole -pur senza sconvolgere- sulle tv tradizionali).
    Per quanto possa stupire, la riconoscibilità delle stelle più famose non è compromessa da questa scelta, risultando invece a tratti più efficace e funzionale, data l’impossibilità della console di rappresentare una grafica foto realistica: a questo si accompagnano animazioni più che discrete e uno scorrere delle azioni fluido, garantendo al comparto grafico un impatto non eccezionale ma comunque di tutto rispetto, specialmente se visualizzato da uno schermo in grado di valorizzarlo.

    A child’s game

    Al contrario di quello che è avvenuto per la leggendaria simulazione di football americano, però, le innovazioni “casual-oriented” non si sono limitate alla cosmesi grafica, ma sono penetrate a fondo nell’anima della serie, compiendo stravolgimenti di ogni sorta, paragonabili ai disastri perpetrate da un bimbo di pochi anni di fronte a una enorme torta alla panna. Nuova gestione dei calci piazzati, nuova gestione dei calci d’angolo, nuovo sistema di tiro e introduzione della barra “momentum”: una serie di scellerate interpretazioni del calcio vero visto attraverso gli occhi di un gioioso cappellaio matto del paese delle meraviglie, amalgamate con la maestria di una betoniera da 20 tonnellate alle prese con una vellutata di spinaci da presentare all’Accademia dei Gourmet.
    Questo contorto preambolo non è così lontano dal rappresentare il risultato ottenuto dagli sviluppatori, in grado di imbastire una struttura di gioco di base del tutto simile ai migliori capitoli usciti sulle old-gen, che per i primi istanti cattura per l’immediatezza e le possibilità di controllo nel creare azioni offensive (liberare la difesa con una serie di passaggi palla a terra per poi presentarsi in attacco senza soluzione di continuità è appagante anche in un titolo di questo tipo), dando poi le prime avvisaglie di cedimento nel momento in cui i tiri (effettuati scuotendo il wiimote e già di per sé riconducibili ai migliori momenti di shaolin soccer), vengono “potenziati” dalla barra “momentum”, rendendoli pericolosi anche da posizioni impossibili. Queste sassate riconducibili ai “gamebraker” della serie “Street” (difatti ottenibili ogni qual volta si eseguano azioni articolate e ricche di passaggi o si superino diversi giocatori in dribbling), rappresentano però un premio alla capacità del giocatore di gestire il gioco o ribaltare una situazione pericolosa, e si integrano dunque nelle meccaniche di gioco come accadeva nei classici da sala, mantenendo quell’equilibrio tra risultato finale e effettiva skill del giocatore (equilibrio necessario per rendere appassionante un gioco).
    Ciò che realmente inficia la validità dell’esperienza ludica è la scelta di relegare i calci piazzati (di ogni genere) a dei quick time event degni di un Wario Ware, dove è necessario scuotere (a caso ovviamente) il wiimote nel momento in cui il segnalatore a video (il pallone che si illumina di verde) ci suggerisce di farlo, ottenendo una percentuale realizzativa scabrosamente elevata su calci piazzati anche dalle posizioni più disparate, poiché le statistiche dei singoli giocatori influiscono in maniera pressoché nulla sulla trasformazione in gol: è possibile dunque ammirare l’attaccante “stella” dell’ultimissima squadra della serie B tedesca infilare un inebetito Buffon con un morbido tiro centrale da 50 metri, semplicemente perché non si è scosso il controller con la tempistica perfetta, con il nostro adorato portiere azzurro che quasi evita il pallone direttogli addosso: impossibile dunque degnare di impegno e dedizione una struttura di gioco che si affida a scelte così frivole per determinare il risultato della partita, mettendo incomprensibilmente sullo stesso piano la costruzione di un’avvolgente azione offensiva (che richiede padronanza del dribbilng, tempismo e gran precisione in ogni passaggio) e il risultato di un minigioco da party game, arrivando a premiare maggiormente chi è in grado di sfruttare semplicistiche meccaniche sui calci da fermo piuttosto che colui che attraverso grande impegno padroneggia il controllo sul campo dell’intera squadra.

    Così tante cosa da fare, così poco tempo...

    Ma in quali modalità esibirsi sfruttando al meglio le meccaniche ideate da EA Sports?
    A parte la classica partita veloce e la benvenuta modalità online, a disposizione del giocatore ci sono il classico “torneo” che permette di scegliere una delle numerose competizioni (per capirci, campionati nazionali e coppe nazionali) o la modalità carriera che ci permetterà di diventare l’allenatore della nostra squadra dei sogni: in entrambi i casi però il giocatore è vittima dell’ennesima scelta incomprensibile degli sviluppatori, che hanno posto il limite per la durata delle frazioni di gioco a 2 minuti.
    Se da un lato nella modalità carriera la cosa è giustificata (rimanendo comunque assurda) da un sistema di valutazione e bonus basato su ciò che avviene in campo (se si allungassero i tempi il sistema necessiterebbe di una ricalibrazione totale), nel caso delle singole competizioni va a infliggere il colpo di grazia ad ogni velleità di vivere un’esperienza di gioco classica, con partite che finiscono prima ancora di entrare nel ritmo giusto.
    Solo nella carriera è possibile allungare l’esperienza ludica grazie ad alcuni bonus speciali ottenibili conseguendo determinati risultati, ma si tratta in ogni caso di rarità fuori dal controllo del giocatore, che rientrano nell’insieme dei power up per i propri atleti e handicap per la squadra avversaria, utilizzabili per rendersi la vita più semplice nelle partite di cartello o quando è assolutamente necessario fare punti, caratterizzando in maniera ancor più “pittoresca” un titolo dall’impronta nu-casual in ogni sua sfaccettatura. Per chi volesse comunque impegnarsi in questa modalità, segnaliamo anche la possibilità di effettuare un calciomercato che ricorda alla lontana le prime “Master League” presenti nei Winning Eleven su Playstation, dove i trasferimenti sono gestiti in maniera piuttosto semplice tramite dei “punti trasferimento” (indispensabili per tesserare i giocatori sotto contratto) e dei punti “stella” con cui ingaggiare giocatori di equivalente bravura.

    Fifa 10 Fifa 10Versione Analizzata Nintendo WiiFIFA 10 è un titolo davvero difficile da giudicare in maniera tradizionale, poiché si presenta sugli scaffali senza alcun indizio che tradisca il distacco con le esperienze simulative vissute nelle precedenti incarnazioni (a meno di non sbirciare il retro della custodia), quando invece dovrebbe mostrare a caratteri cubitali suffissi o sottotitoli chiarificatori che rendano palese agli acquirenti che i loro sudati 50€ verranno investiti in un titolo che offre sì una buona varietà di possibilità e un database di squadre e giocatori enorme, ma in un contesto limitato e avvilente per qualsiasi appassionato di calcio che abbia superato gli 8 anni. Spiace dirlo ma il più grosso difetto di questo titolo non è l’effettiva qualità dello stesso (a tratti apprezzabile) ma la sua natura ambigua e incompiuta, nonché il chiaro intento di cogliere l’interesse della fetta più numerosa dell’utenza Wii pronta a premiare con moneta sonante proprio titoli di questo genere. Verrebbe da dire che, per il bene della console, FIFA 10 non andrebbe comprato, in modo da mandare un forte segnale agli sviluppatori che la strada intrapresa non è quella giusta; ma si sa, sono le classifiche di vendita a determinare la bontà di alcune scelte e se questa stramba rivisitazione del miglior gioco di calcio della storia dovesse fare il botto, ci troveremmo costretti ad accartocciare e cestinare le nostre critiche da pro-gamers e limitarci a congratularci con EA Sports per aver interpretato al meglio i movimenti del mercato sulla console di maggior successo di questa generazione.

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