Recensione Alien Rage

Un meteorite, alieni poco amichevoli e un Rambo spaziale

Recensione Alien Rage
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Se c'è una specie facile da accontentare (è l'esperienza personale a parlare) è quella degli appassionati di fantascienza. Da fumetti a film, senza naturalmente dimenticare i videogiochi, per ammaliare chiunque sia cresciuto a pane e Star Wars (non me ne vogliano troppo i Trekkie) è sufficiente proporre qualche mondo inesplorato, un paio di razze aliene amichevoli e non, armi futuristiche e una buona razione di minacce interplanetarie.
    Va da sé, dunque, che un gioco dal titolo Alien Rage si presenti all'attenzione di chi vi scrive avvolto da ben più che semplice curiosità professionale.
    Se è dai tempi di Independence Day o del meno blasonato World Invasion: Battle Los Angeles che sognate di riempire di piombo interi manipoli di extraterrestri invasori, l'FPS sviluppato da City Interactive potrebbe fare al caso vostro. Potrebbe, il condizionale è d'obbligo, perché non abbiamo tra le mani un nuovo capolavoro del genere, né una produzione dotata di chissà quale appeal per appassionare chi sogna semplicemente di ritrovarsi su un asteroide sperduto nel cosmo, a lottare per il controllo di una nuova e misteriosa fonte energetica.

    Un ricco asteroide

    Su una Terra in cui il petrolio è agli sgoccioli, tutte le economie mondiali sono sull'orlo del collasso. I grandi conglomerati statali, che dominano la geopolitica di questo futuro non troppo remoto, cercano di sopravvivere all'inevitabile rubandosi le briciole e combattendo per il poco che resta. La salvezza del genere umano arriva, inaspettatamente e fortunosamente, dallo spazio profondo. Un asteroide, come ce ne sono a miliardi nell'universo, nasconde nelle sue viscere il Prometheus: fonte d'energia dotata di un'efficienza incredibile. Spendendo le ultime risorse disponibili e unendo le forze, l'umanità riesce a colonizzare il planetoide e a raffinare il combustibile. Tutto sembrerebbe filare liscio come l'olio, non fosse per l'arrivo di una flotta di extraterresti anch'essa desiderosa di godere dei miracoli del Prometheus. Al posto della più classica delle lotte per il controllo dei pozzi d'estrazione, gli sceneggiatori di City Interactive si sono inventati qualcosa di leggermente diverso. Stranamente, per una volta, l'essere umano e l'alieno vanno d'accordo, dividendosi da bravi fratelli i giacimenti e imparando a convivere gli uni con gli altri. Questo fino a quando per motivi assolutamente sconosciuti i terrestri sono costretti a una rovinosa ritirata: quelli che fino a un attimo prima erano alleati, si tramutano in feroci assassini determinati a sabotare qualsiasi struttura umana. Scoprire il movente di un simile gesto è uno dei principali compiti del protagonista del gioco, nonché l'unico fulcro attorno al quale ruota il plot. Strano a dirsi ma tanto basta per veicolare, pur con risultati alterni, l'interesse del videogiocatore.

    A fronte di una sceneggiatura piuttosto modesta dal punto di vista dell'intreccio e che si appoggia su attori virtuali poco carismatici, venire a capo del misterioso attacco alieno funge da valido motore per la narrazione. Se il super-soldato che impersonerete si limiterà a poche righe di dialogo con il controllo missione, una serie di registrazioni da reperire lungo il cammino vi ragguaglieranno su ciò che è realmente accaduto sull'asteroide. Alle battute pompose del protagonista, degne del più ispirato dei Terminator, fanno eco le lunghe testimonianze di una scienziata piuttosto precisa nel raccontare come dall'iniziale collaborazione si sia scivolati senza alcun preavviso verso il conflitto.
    Utilizzando come catalizzatore l'importanza estrema del Prometheus per la sopravvivenza della nostra specie, la trama si rivela abbastanza intrigante per alimentare la curiosità dell'utente, sebbene giunti al nodo della questione ci si accorgere quanto esso sia piuttosto prevedibile e introdotto con mezzi narrativi insufficienti per sviluppare un climax degno di questo nome.
    Ancora più controverso il giudizio sull'art design: altro elemento tutt'altro che secondario nella creazione di un immaginario soddisfacente per gli amanti di fantascienza. Purtroppo siamo lontanissimi dalla magnificenza di un Halo qualsiasi e persino il meno ispirato Killzone dimostra più originalità espressiva. Gli alieni sembrano umani equipaggiati di esotiche corazze e anche la loro tecnologia sembra riciclata da decine di altri giochi simili (Red Faction, piuttosto che un lontanissimo eco di Half-Life). Il Prometheus inoltre, è praticamente identico al Phazon della trilogia di Metroid Prime. Se a questo aggiungiamo un protagonista praticamente privo di caratterizzazione, il piatto è servito.
    Disastro totale? Quasi, perché alla fine questo processo di taglia-copia-incolla riesce incredibilmente a regalare qualche scorcio evocativo.

    Tutto istinto, nessun addestramento

    Pubblicato in sordina, Alien Rage ha già debuttato diversi mesi fa su PC. Rispetto all'originale, quest'edizione per PS3 e Xbox 360 non ha guadagnato nulla in termini contenutistici, ma anzi ha perso il multiplayer online. Sebbene non si tratti di una perdita sconvolgente, dal momento che qualitativamente e quantitativamente lasciava a desiderare, si tratta pur sempre di una mutilazione rispetto al passato (caso più unico che raro nei tempi dei Director's Cut e delle Edizioni dell'Anno), che fa pendere dal principio la bilancia verso la versione PC.
    Al di là di questo, la campagna single player si sviluppa attraverso momenti altalenanti, per quanto non manchino, soprattutto grazie a un livello di difficoltà mediamente sostenuto, sezioni particolarmente adrenaliniche che faranno la felicità di tutti gli amanti degli FPS più movimentati.
    I modelli d'ispirazione sono fondamentalmente due: Bulletstorm e la saga di Halo.
    Dal titolo sviluppato da People Can Fly, Alien Rage recupera il sistema di punteggio legato alle uccisioni. Non si tratta di una vera e propria emulazione, visto che City Interactive si è ben guardata dal proporre la stessa interazione con l'ambiente, qui ai minimi storici, o un level design che puntasse sull'eliminazione di gruppi di nemici in modo creativo e spettacolare. Semplicemente ogni volta che eliminerete un nemico verrete premiati con un certo quantitativo di punti. Un colpo alla testa vale più di un attacco corpo a corpo; una serie di uccisioni attiverà il moltiplicatore e così via. La caccia all'highscore non serve solo per scalare le classifiche online, opzione assolutamente ignorabile a dire il vero, ma vi permetterà anche di sbloccare una serie (non troppo nutrita) di bonus con cui potenziare l'avatar. Si va da una maggior resistenza ai danni, a tempi di ricarica delle armi più contenuti, caricatori più spaziosi e altri vantaggi dello stesso tipo.
    La feature ha il suo fascino e vista l'aggressività con cui verrete continuamente incalzati dagli alieni, vi adopererete in ogni modo possibile per sbloccare il più in fretta possibile i power-up. Purtroppo è proprio in questo contesto che ci si scontra con il più grande dei paradossi del gioco. Dove Bulletstorm metteva a disposizione numerosi strumenti ed elementi di gameplay per invogliare e permettere uccisioni a raffica, Alien Rage si limita a piazzare qualche barile esplosivo in vari punti dello scenario, non dotando il videogiocatore di sufficienti mezzi per incrementare il suo score sfruttando esperienza ed abilità maturate nel tempo. "L'effetto Bulletstorm" è insomma solo una facciata: tutti sbloccheranno gli stessi bonus orientativamente nello stesso momento della campagna.

    Se i riferimenti al titolo People Can Fly appaiono piuttosto evanescenti, il debito nei confronti di Bungie e di Halo si sente maggiormente, e non solo perché ci si ritrova a fronteggiare antipaticissimi alieni. Il ritmo dell'azione è similmente sostenuto ed intervallato da brevi momenti di pausa che introducono alla successiva sparatoria; gli scontri sono spesso ambientati in ampie arene, se non in dedali di intricati condotti provvisti di più biforcazioni. La sensazione di non essere mai al sicuro è garantita da diversi fattori. Tanto per cominciare i vostri avversari sono rapidissimi e spesso equipaggiati con jet pack o dispositivi che li rendono invisibili. Inoltre la maggior parte delle coperture dietro a cui vi riparerete avrà la poco simpatica tendenza a distruggersi se centrate da una granata o colpite ripetutamente da scariche di mitragliatore.
    Gli scontri a fuoco sono estremamente dinamici, adrenalinici, impegnativi. Costretti a repentine ritirate o a furiose avanzate, opererete quasi sempre in mancanza di punti di riferimento, affidandovi più alla prontezza dei riflessi che a una rigorosa strategia. Anche un gameplay così "istintivo" e frenetico, unito all'assenza di un ampio arsenale e ad un'intelligenza artificiale non particolarmente sviluppata, fa sì che alla lunga si lamenti una certa mancanza di varietà. Vomitare tonnellate di piombo e far saltare in aria mezzo mondo regala attimi di pura estasi, ma trovarsi per le otto ore che compongono la campagna in una costante fragfest alla lunga stanca, complice anche qualche sezione particolarmente piatta e priva di mordente.
    Tecnicamente il gioco ha subito un downgrade piuttosto vistoso rispetto alla versione PC. E' pur vero che Alien Rage non sfigura troppo su PS3 e Xbox 360, ma il pubblico console dovrà fare i conti con una produzione appena al di sopra della sufficienza. L'Unreal Engine fa ancora una volta il suo sporco lavoro, ma non illudetevi di restare ammaliati da effetti speciali, animazioni o modelli poligonali.
    Anonimo anche il sonoro da cui si distingue solo il buon doppiaggio, esclusivamente in inglese.

    Alien Rage: Unlimited Alien Rage: UnlimitedVersione Analizzata Xbox 360Alien Rage avrebbe potuto essere mille volte peggio, ma anche mille volte meglio. Scoprire il movente che ha dato origine alla rabbia aliena è un’esperienza ambivalente. Ci si diverte quasi sempre mentre si fa saltare in aria qualsiasi cosa si muova, ma fin troppi elementi del gameplay rimangono solo abbozzati e mal amalgamati tra loro. Il level design non appoggia il tentativo di rendere il punteggio derivato dalle uccisioni un fattore portante del single player. Allo stesso modo il feeling frenetico e poco ragionato di ogni scontro a fuoco finisce per diventare noioso vista la cronica mancanza di varietà. In ultima analisi ci sentiamo di consigliare Alien Rage solo ai fan sfegatati di caotici FPS e fantascienza. Solo chi presenta sul proprio curriculum entrambe queste passioni saprà trarre qualcosa di buono dall’ultima fatica di City Interactive. Tutti gli altri, al contrario, non faticheranno a trovare di meglio sia tra i titoli retail, sia negli stessi cataloghi digitali di Sony e Microsoft.

    6.5

    Che voto dai a: Alien Rage: Unlimited

    Media Voto Utenti
    Voti: 13
    4.5
    nd