Recensione Avatar: The Game

L'Avatar di Cameron approda su console

Recensione Avatar: The Game
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Disponibile per
  • DS
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • iPhone
  • Pc
  • Psp
  • Ultimamente si fa un gran parlare di James Cameron, regista, per chi non lo conoscesse, di capolavori quali Terminator, Terminator 2, True Lies e, ultimo ma non per importanza, il colossal Titanic.
    Lo sceneggiatore/regista canadese è infatti impegnato in uno dei più ambizioni progetti degli ultimi anni, l’oramai sulla bocca di tutti Avatar.
    Si tratta di un film realizzato per buona metà in computer grafica che promette, oltre a settare nuovi standard per questo tipo di realizzazione, di rivoluzionare la qualità delle proiezioni digitali tridimensionali.
    Lo studio di Cameron, per la prima volta in assoluto, ha girato l’intero film in 3D (le ultime pellicole 3D, invece, vengono rese tali in post-produzione), utilizzando tecniche all’avanguardia come il Reality Camera System (due telecamere ad alta definizione incorporate nello stesso macchinario) che pare nessun altro fino ad ora sia stato in grado di sviluppare.
    Tutte queste novità apparentemente esterne al mondo dei videogiochi ci riguardano invece molto da vicino, dal momento che Ubisoft, impegnata da qualche anno anche nell’industria cinematografica con alcuni studi di CG, ha deciso di produrre, assieme a Cameron, un promettente tie-in, intitolato per l’occasione James Cameron’s Avatar: Il Gioco.
    Quello che in questa sede chiameremo -per comodità- semplicemente Avatar è in uscita per Xbox360, Playstation 3, Nintendo Wii, Nintendo DS e PC il 3 Dicembre, mentre la versione PSP arriverà il 12 Dicembre.

    Na'Vi o Pellerossa?

    La trama di Avatar segue e per certi versi si sovrappone a quella del film tentando, inoltre, un naturale approfondimento.
 E’ bene precisare, infatti, che su precisa richiesta di James Cameron i giocatori saranno in grado di esplorare Pandora (il pianeta alieno) nella sua interezza; sempre su commissione del regista canadese è stata inserita la Pandorapedia, ovvero un’enciclopedia (aggiornata dalle esplorazioni del giocatore) su flora, fauna e molto altro del Pianeta, in maniera tale da dare precise connotazioni storiche e geografiche su questo mondo inventato, come successe, a suo tempo, con la Terra di Mezzo.
    Il gioco come la pellicola è ambientato nel 2154, su un pianeta chiamato Pandora, dominato da gigantesche foreste pluviali ed abitato da una serie di strane razze aliene tra le quali una sorta di umanoidi dalla pelle blu striata, i Na’Vi.
    Questi nativi vivono in completa armonia con la natura selvaggia (ricordando molto, molto da vicino gli Indiani d’America), almeno sino all’arrivo dei terrestri (una corporazione chiamata RSD), in arrogante ricerca di risorse minerarie tra le quali spicca l’Unobtainium, materiale capace di generare fortissime cariche magnetiche.
    L’intreccio mette il giocatore nei panni di Ryder, tecnico delle comunicazioni giunto su Pandora dopo cinque anni di viaggio criogenico (nuova frontiera umana per affrontare distanze inimmaginabili).
    Ben presto il (o “la” a seconda del sesso scelto) protagonista si accorgerà che la sua stirpe sta usurpando con la forza le risorse del Pianeta, affrontando in maniera violenta e del tutto immotivata i nativi, dotati solo di archi, spade e lance.
    Imparato a controllare l’Avatar (un ibrido tra Umano e Na’Vi creato per poter esplorare il pianeta senza respiratori artificiali) Ryder dovrà quindi decidere se perpetuare la conquista operata dal suo popolo o allearsi -non senza difficoltà- ai locali, rischiando la sua stessa vita per proteggere l’inalienabile valore della libertà.
    Com’è possibile intuire, sebbene contestualizzata in maniera abbastanza interessante, la vicenda non è delle più originali; lo storytelling, inoltre, a dispetto di una soddisfacente recitazione digitale ed un buon doppiaggio italiano, è sin troppo leggero, quasi costretto a non osare assolutamente nulla al di fuori dei bassissimi canoni del tie-in.
    Quella che si poteva prospettare quindi come una vera e propria esperienza nella fantasia cameroniana si trasforma perciò in una storiella abbastanza piatta, nella quale, al di là della fredda Pandorapedia consultabile da menù, ben pochi sono gli approfondimenti sull’affascinante civiltà dei Na’Vi.
    Non aiuta di certo la caratterizzazione piuttosto povera dei personaggi secondari, facilmente dimenticabili nel giro di una sparatoria.

    Un pò TPS un pò Adventure, con un pizzico di RTS

    Il gameplay dI Avatar presenta un’interessante commistione che vede come solida base le meccaniche da third person shooter.
    Il nostro eroe, in forma umana o Na’Vi che sia, avrà a disposizione una serie di armi che spazieranno dal mitra all’arco con frecce (selezionabili con il D-pad come nel più classico degli sparatutto) e un’ancor più nutrita serie di talenti, dalla mimetizzazione alla capacità di curare le proprie ferite.
    In questo senso non mancherà una piccola componente RPG che oramai sta spopolando in ogni produzione Next Gen. Sconfiggendo i nemici e completando le quest, primarie o secondarie che siano, guadagneremo esperienza che sbloccherà, in maniera del tutto automatica e lineare nuovo equipaggiamento ed abilità.
    Alla componente più action, a cui si rifaranno almeno l’80% delle quest affrontabili, si affiancherà anche quella esplorativa, fatta di piattaforme e segreti raggiungibili con un pizzico d’ingegno e tramite la risoluzione di alcuni puzzle ambientali abbastanza interessanti.
    Nonostante la base sia sorprendentemente buona, ancora una volta si sente la mancanza di un pizzico d’attenzione e di cura in più per il dettaglio, che avrebbe certamente reso questa una produzione d’alto valore.
    I problemi, seppur non completamente debilitanti per l’esperienza ludica, si riscontrano in primis nelle meccaniche degli scontri a fuoco, scevre senza motivo di un qualsiasi sistema di puntamento che non sia il reticolo normalmente visualizzato a schermo e del lock-on di cui, in un action frenetico, non si può fare a meno.
Se a questo aggiungiamo l’invisibilità dei nemici sulla mini-mappa (che mostra solo gli obiettivi) e la velocità di spostamento di alcuni di essi ecco completato un quadro nel quale il giocatore, soprattutto nelle prime ore di gioco, si trova decisamente spaesato.
    Anche se con la pratica le cose migliorano non possiamo mai dire di aver avuto il completo controllo della situazione.
    Le cose purtroppo non migliorano nella fase esplorativa che presenta una gestione non sempre ottimale della telecamera, ancorchè frequentemente delegata al giocatore, e una leggera imprecisione nel sistema di controlli.
    Tali problematiche, nella nostra lunga sessione di gioco, hanno contribuito a diverse cadute (con conseguente decesso) e ad un non facile controllo sui mezzi (meccanici o biologici) presenti in gran quantità nel corso dell’avventura.
    Bisogna poi sottolineare la scarsa qualità dell’intelligenza artificiale che, anche a fronte di un’ottima varietà di nemici, offre raramente una vera sfida che porti veramente a muovere le meningi.
    Al di là dei difetti e difettucci bisogna dire che Avatar impressiona positivamente per certe caratteristiche. E’ intanto molto interessante la possibilità di intraprendere praticamente due avventure diverse, decidendo di perorare o meno la causa dei Na’Vi.
    In secondo luogo è la vastità dell’ambientazione, suddivisa in macro-aree aperte, a lasciare a bocca aperta, offrendo al giocatore possibilità motorie difficilmente riscontrabili in un titolo che rimane comunque nei binari della linearità.
    Si inserisce, infine, un particolare mini-gioco che inserisce un pizzico di strategia a turni nel calderone.
    In alcuni punti specifici, utilizzati anche per il teletrasporto da una zona all’altra, potremmo attivare la cosiddetta “Conquista”, una sorta di Risiko virtuale inserito in Avatar.
    Una volta dentro il sistema virtuale sopraindicato vedremo l’intero Pandora diviso in aree, alcune blu (conquistate dai Na’Vi), alcune rosse (conquistate dal’RSD): potremo, a questo punto, utilizzare i punti acquisiti tramite le quest di conquista (raccolta DNA, sterminio di un particolare nemico...) fortificare l’area, radunare unità di vario tipo e varia potenza ed attaccare le aree nemiche.
    Le battaglie si risolveranno a seconda del quantitativo e dal tipo di unità schierate e dalle strutture difensive (anti-aeree, anti unità terrestri...) presenti nel territorio sotto attacco.
    Sebbene non sia una parte particolarmente approfondita offre senza dubbio una bella alternativa al continuo andirivieni di scontri, salti e scalate.

    Avatar presenta anche una modalità multiplayer, assolutamente in linea con i canoni classici del genere che, quindi, non aggiunge nulla di nuovo non costituendo quindi un plus-valore di rilievo.
    Na’Vi ed RSD si affronteranno in diverse modalità a squadre che riprendono le regole di “Deathmatch”, “Cattura la Bandiera” e “Re della collina”, contestualizzandole nella florida ed ostica ambientazione di Pandora.
    Oltre alle armi umane e ai poteri mistici dei nativi potremo sfruttare anche i veicoli e gli animali che le due razze utilizzano per spostamenti ed attacchi; spiccano, in particolare, dei mech molto simili ai VT visti in Lost Planet.

    Il bello e il brutto

    Dal punto di vista tecnico Avatar si posiziona leggermente al di sotto dello standard attuale per quel che riguarda le produzioni next generation, affiancando una buona modellazione poligonale ad un comparto animazioni che, aldilà della buona riproduzione delle movenze facciali, non convince sotto molti aspetti.
    Troppi problemi nel contatto tra personaggi e superfici ed alcune incertezze nelle animazioni che riguardano la corsa e le arrampicate conferiscono un carattere non troppo credibile all’intero comparto.
Ottime, invece, le ambientazioni, che presentano una texturizzazione di buon livello pur senza sofisticate mappe superficiali ed una selezione di shader in grado di rendere in maniera molto realistica ogni elemento, ogni materiale presente nelle varie location.
    Solo discreti gli effetti particellari, che uniscono un’ottima rappresentazione del fumo ad una meno convincente realizzazione del fuoco, che non riesce a stupire in particolar modo nel sottolineare le esplosioni.
    Prima di passare ad altro riteniamo opportuno aggiungere che il gioco soffre, nei momenti più concitati, di un leggero tearing, che riesce tuttavia a mantenere il frame sempre costante sui 30fps.
    Di buon livello, come abbiamo già detto, il doppiaggio italiano, che pecca però nella componente recitativa, ovvero nell’enfasi che i doppiatori hanno posto nel recitare le varie righe di copione.
    Il risultato è quindi una piattezza che non stona certo con i toni sempre troppo leggeri con cui la storia è raccontata ma che risulta incapace di coinvolgere il giocatore.
    Altalenante anche la colonna sonora, perfettamente in grado di evidenziare i momenti clou dell’avventura ma leggermente invadente, soprattutto durante gli scontri a fuoco più concitati.

    Avatar: Il Videogioco Avatar: Il VideogiocoVersione Analizzata Xbox 360Sperimentando per diverse ore James Cameron’s Avatar: Il Gioco si viene inevitabilmente colti da un certo dispiacere nel vedere buone potenzialità e discrete risorse non sfruttate a dovere. La trama, benchè non priva di clichè, sarebbe potuta risultare estremamente accattivante se esplicitata in tonalità più mature ed incentrata sulla scoperta delle origini e delle tradizioni del popolo Na’Vi. Anche il gameplay, divertente ed abbastanza vario, avrebbe potuto essere decisamente convincente implementando un’intelligenza artificiale leggermente più varia o anche solo dando la possibilità al giocatore di selezionare il livello di difficoltà. Fortunatamente la buona varietà dell’azione, l’ampiezza dell’ambientazione ed anche il multiplayer, seppur abbastanza scontato, contribuiscono a rendere Avatar un prodotto abbastanza longevo e discretamente divertente, che si pone nella media degli action game, ideale in particolare per chi cercasse diverse ore di divertimento disimpegnato.

    6.5

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