Child of Eden, la Recensione: il sogno di Mizuguchi su Xbox 360

Il nuovo sogno di Tetsuya Mizuguchi arriva su Xbox 360

Child of Eden
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Child of Eden non è un videogioco nel senso stretto del termine. Il nuovo prodotto di Q Entertainment è la prosecuzione di una concezione visionaria dell'opera interattiva, portata avanti con incrollabile costanza dal genio di Tetsuya Mizuguchi. Il padre di REZ, per intenderci. E proprio con questo piccolo capolavoro sinestetico dell'era Dreamcast, il nuovo titolo disponibile su Xbox 360 (a settembre in arrivo la versione Playstation 3) ha molto in comune. Assumendo i tratti di uno shooter a scorrimento, Child of Eden ci trascina in una spirale di luce e musica, fatta di forme e poligoni, di beat e di riff. L'intento è quello di travalicare i confini del media, per farci vivere una di quelle esperienze multicolori e mutaforma, che lasciano un segno indelebile nell'animo.

    Salvare il Paradiso

    E' impossibile parlare di Child of Eden usando un linguaggio convenzionale. O cercando di ricondurlo entro le rassicuranti categorie con cui solitamente leggiamo il mercato e incaselliamo i videogiochi. Solo questa lampante convinzione basti ad allontanare subito i giocatori più “diretti”, gli amanti di un'esperienza più classica, magari rassicurante. Se non subite il fascino della poesia visiva e cromatica, se il trasporto di fronte ai panorami di Flower o di Journey è minimo, se vi è estranea l'idea che la fusione di suono e colore possa dare un risultato che è maggiore della somma delle parti, fuggite via lontano. Per voi, Child of Eden non ha davvero niente.
    Diversamente, vi farà piacere scoprire un prodotto caratterizzato da una coerenza artistica davvero esasperante, che già si diffonde dagli stralci di una narrazione sempre in sottofondo, ma fondamentale per capire l'essenza stessa del prodotto.
    Child of Eden si svolge in un futuro lontano, in cui la Rete è ormai una ragnatela neurale che abbraccia tutto e tutti. Al suo interno si muovono ormai le coscienze digitalizzate degli uomini, per esplorare ogni ambito e settore del sapere. Tutta l'eredità dell'umanità, tutti i ricordi e tutta la conoscenza, è stata ormai immagazzinata in questo nuovo Eden Virtuale, in cui i capricci di una mente curiosa possono essere saziati in un lampo. Qui dentro, nasce Lumi: il primo vero figlio di questo paradiso. Lumi è un essere integralmente digitale, ricreato a partire dalla sua coscienza: quella di un organismo nato e morto nello spazio, che si è spento in un passato ormai dimenticato senza avere occasione di toccare la Terra e di scoprire il lascito dell'uomo e della Natura.
    Lumi si presenta i nostri occhi come un'esistenza eterea, fugace: una ragazza dagli occhi magnetici coperta dal candore di un velo leggero. Avremmo forse preferito un'idea di bellezza un po' meno “profana”, ma basta il primo colpo d'occhio per capire che si tratta di un corpo fragile, da proteggere ad ogni costo. Proteggere da un'inaspettata cancrena nera, un innominabile male digitale che si estende per tutto l'Eden, correndo di nodo in nodo per corrompere la rete. Eccolo, il nostro compito. Sparato nel cervello con la forza di due parole, impresso a fuoco nei neuroni come lo sguardo sofferente di un ego prezioso. Vai. Salva Lumi.

    Shooter

    Se non potete fare a meno di banalizzarlo, sappiate che Child of Eden è uno shooter a scorrimento. Muovendo una delle due mani di fronte al Motion Controller firmato Microsoft, si sposta il puntatore e, molto marginalmente, anche la visuale di gioco, che è semi-libera di ruotare oltre i margini dell'inquadratura. Il vostro compito spicciolo è quello di “purificare” le creature infette, travolgendole con i fasci luminosi di missili a ricerca e laser. Muovendo la mano destra si ha il controllo del Tracer: con questo strumento si effettua il lock on multiplo sui “nemici”, prima di rilasciare i proiettili con un rapido movimento in avanti della mano. Bloccando il Tracer su un gruppo consistente di creature, si ottiene un notevole bonus al punteggio. Adagiando la mano destra lungo il corpo e cominciando a muovere la sinistra, si sparano invece i colpi ritmati del Laser, una tipologia di fuoco meno potente, ma l'unica in grado di distruggere i proiettili degli avversari (di un viola fluorescente e abbagliante). Child of Eden, in fondo, è tutto qui, a parte le esplosioni dell'Euphoria (una sorta di SmartBomb).
    O meglio: Child of Eden comincia da qui, da questo gameplay scheletrico ed essenziale. Su cui, con perizia inarrivabile, ricama le sue trine musicali, i suoi incubi policromatici.
    La prima cosa che si nota è l'armoniosissima fusione fra movimento e suono. Ogni volta che l'indicatore del Tracer si lega ad uno di questi strani esseri senzienti che dobbiamo purificare, una nota si aggiunge allo splendido sottofondo musicale. Spingiamo in avanti la mano, ed ecco che una cascata sonora si abbatte sull'Eden, facendo risuonare le sequenze musicali che scandiscono il nostro viaggio. Alziamo la mano sinistra, e i colpi precisi del Laser scandiscono un nuovo beat: è un ritmo vivo, che si evolve, che cresce. Si fa nervoso, insistente, quando il Laser si appoggia sulle concrezioni molli degli strani esseri che affrontiamo, e si rilassa quando i proiettili si perdono nel blu infinito della Rete. Sublime è il fatto che ogni nota si accodi in maniera elegante e pulita a quelle di una soundtrack vivace, vibrante, che salta con guizzi impertinenti dalle sonorità technobeat a quelle di una chill out music rilassante e armoniosa.

    Ma la vera forza di Child of Eden sta nello sposalizio fra suono e prospettiva. La Rete, l'abbiamo detto, conserva ogni dettaglio dello scibile umano, ed il viaggio attraverso i cinque mondi di gioco è in fin dei conti un cammino che ci porta a riscoprire la poesia delle forme della Natura e dell'Ingegno. Ci tuffiamo nella Matrice per scoprire gli spigoli acuminati di un panorama che non fa nulla per nascondere la sua virtualità esasperante. E veniamo accolti da lunghi tunnel di byte, da geometrie essenziali, da grattacieli poligonali. Architetture che sembrano concretizzare l'iconografia di un Cyberpunk ben oliato, rispettando la logicità delle macchine e dei calcoli.
    Con curiosità crescente, scopriamo poi “Evoluzione”, dove seguiamo delicatamente la nascita della vita. Si comincia da strane biologie al silicio, cellule filamentose che estendono i loro tentacoli avvinte dalla morsa del brodo primordiale. Crescono lentamente, fino ad assumere i connotati striscianti di grandi cetacei, di mitici uccelli di fuoco, in un viaggio che poi non è altro che una seconda Odissea nello Spazio.
    E dopo, Child of Eden ci affoga nel verde e nell'azzurro, con l'idea di farci riscoprire la Bellezza, tra fiori che sbocciano e farfalle, invase da fuochi artificiali ed esplosioni di luce. E poi ancora, intrappolati nei meccanismi di una nuova Passione: che è del tutto meccanica, fatta di movimento e stridore, di opposizioni naturali e battaglie per ridurle.
    Quello di Child of Eden, insomma, è un cammino denso, ricchissimo di suggestioni e colmo di significazioni. E' davvero arte digitale, e in altro modo non si potrebbe chiamarla. Perchè in fondo è traversata anche un ritmato messaggio etico, da un invito a riscoprire e conservare la Bellezza di questo Mondo, per tramandarla -semmai- ai posteri, cancellando il grigiore che ogni futuro ha, in quanto incerto.

    Danni Collaterali

    Questa recensione è appena finita. Il resto è solo incidente. Contingenza. Ma un'incidente con cui si deve dialogare, perché a differenza dell'arte pura il videogioco è un prodotto commerciale e commerciabile, e sarebbe poco serio dimenticare questo dettaglio.
    E allora ecco che se l'esilità del gameplay non può essere biasimata (risulta anzi funzionale ad un'immersività totale), d'altro canto non si può che restare interdetti di fronte alla scarsissima durata dell'esperienza offerta da Child of Eden. Certo, i cinque mondi vanno sbloccati in sequenza accumulando un buon quantitativo di stelle: un dettaglio questo che allunga lievemente il permanere del disco nei vostri tray, “costringendovi” magari (ma senza mai frustrarvi) a riattraversare un paio di volte i panorami digitali di questo paradiso interattivo. Ed è anche vero che una volta terminata “l'avventura” l'accesso ad un sesto quadro bonus rallegra non poco il giocatore (soprattutto nel caso in cui questo abbia conosciuto e ammirato l'indimenticabile Rez). Ma a conti fatti dopo appena tre o quattro ore, Child of Eden avrà esaurito buona parte delle sue risorse. Si può fare appello alla maniacalità dell'Hi-Score, alla ricerca metodica della perfezione (purificare ogni forma di vita corrotta nei lunghi quadri di gioco non è affatto facile). Ma questo non nasconde una povertà di contenuti quasi imbarazzante. Certo, come ogni prodotto del genere, Child of Eden può essere riattraversato da cima a fondo, risultando sempre ricco e fascinoso come la prima volta. Ma si tratta di una consolazione parziale, se si pensa a quanti altri panorami l'estro artistico di Mizuguchi avrebbe potuto ricamare sulle note di nuovi brani.
    E c'è poi da chiudere il tutto discutendo dell'implementazione di Kinect. Child of Eden è uno dei pochi titoli in cui il sensore di movimento Microsoft aggiunge davvero qualcosa all'esperienza di gioco. In piedi di fronte al televisore, con il corpo libero di muoversi, di “seguire il flow”, la sinestesia diventa davvero totale, pervadendo le membra ed i sensi.
    Ma basta passare al sistema di controllo via Pad per trasformare Child of Eden in titolo un po' più preciso e meno nervoso. La precisione delle leve analogiche resta ancora imbattibile, anche se è davvero difficile consigliare una delle due configurazioni. Si tratta di due impostazioni che corrono parallele: la prima ricerca l'immersione totale, l'estasi motoria, l'adrenalina; l'altra la precisione, l'esattezza e la rilassatezza. Il fatto che Child of Eden, nella sua versione Xbox 360, le proponga entrambe, è senza dubbio un grosso valore aggiunto della produzione.

    Child of Eden Child of EdenVersione Analizzata Xbox 360Child of Eden è un titolo sfuggente, proteiforme, che fluttua in questo mare videoludico come una creatura del tutto nuova. E' come un sogno di colori, una tiepida follia videoludica, che mescola i rumori del cosmo con le forme sintetiche dell'arte digitale. E' un titolo splendido. E coraggioso. Ma non certo universale: il suo lento gocciolio cromatico rimbomba solo negli animi inclini ad apprezzare la poesia, capaci di astrarsi e di seppellire la logica classica. Per tutti gli altri, Child of Eden semplicemente non esiste. Cercate quindi dentro di voi e, ben consci dei confini del vostro ego e delle cicatrici lasciate da una misera longevità, giudicate quanto ritenete che possa essere significante un paradiso esteso, una conoscenza universale e condivisa, ed un'insistente rimescolio di suoni e superfici, che attraversi con leggerezza e semplicità tutto quello che di bello abbiamo da tramandare.

    8.5

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