Duke Nukem Forever provato: nuovamente nei panni del Duca

Provato con mano all'evento di presentazione Milanese

Duke Nukem Forever provato: nuovamente nei panni del Duca
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • L’attesa è quasi finita e all’inizio di Giugno il Duca tornerà con il gioco che più di ogni altro nella storia ha simboleggiato le stranezze di quest’industria, tra prolungatissimi periodi di sviluppo, costi imponenti, fallimenti e passaggi di mano.
    In molti avevano accolto con scetticismo la notizia dell’acquisizione dell’IP da parte di Gearbox ma ora, ad un’anno di distanza, il Duke Nukem Forever è realtà e abbiamo avuto l’occasione di provarlo in anteprima, durante un evento tenutosi a Milano nella quale è stata ricreata la Duke mansion, tra belle ragazze, tavoli da gioco e postazioni demo.

    Un ospite illustre

    Entrando si intuisce subito che l’organizzazione ha fatto le cose in grande e ancora prima di arrivare alla soglia si possono scorgere alcuni quadri, ritraenti Duke in innumerevoli pose di vittoria, mentre passeggia sulla luna o mostra due oscar vinti con i suoi film d’azione.
    Ovviamente la serata è dedicata a lui, che da così tanto tempo manca con un gioco tutto suo che possa riportarlo ai fasti di un tempo.
    Per presentare il gioco e tracciare la storia del franchise, però, è venuto in Italia Randy Pitchford, fondatore di Gearbox e figura di spicco dell’industry, che fino all’ultimo ha creduto nel progetto, facendo il possibile per salvarlo dal baratro dopo che 3D Realms dichiarò fallimento e che, con il suo team ormai rodato tra il successo di Borderlands e i svariati capitoli di Brother in Arms, è riuscito a trasformare Duke Nukem Forever dal più grande vaporware della storia a realtà.
    Randy è visibilmente entusiasta del risultato finale e non vede l’ora di poterlo mostrare al pubblico, in una sequenza inedita e con una versione dimostrativa che abbiamo potuto provare direttamente.

    Duke si back

    Tutti ci ricordiamo del passato di Duke ma ancora non sappiamo cosa è accaduto nel periodo che intercorre tra il finale di Duke Nukem 3D e l’inizio di Forever.
    Avendo salvato il mondo Duke è diventato un eroe e il suo nome è ormai conosciuto in tutto il mondo; la fama e la notorietà non hanno però frenato il suo entusiasmo che, anzi, lo ha spinto verso le imprese più estreme, dalla scalata dell’Everest ad una carriera costellata di successi nel mondo dello spettacolo.
    Il denaro, ovviamente, è arrivato come un fiume in piena, garantendogli un vita a base di lusso sfrenato, auto, belle donne e ville incantevoli.
    In quel periodo, inoltre, lo spirito imprenditoriale del Duca è emerso in tutta la sua maestosità, favorendo la nascita di una catena di fast food, i Duke Burger, e numerosissime altre attività, coronate con la costruzione del più grande casinò al mondo, ovviamente situato a Las Vegas.
    Ovviamente anche gli alieni non sono stati a guardare ed hanno attentamente osservato le attività di Duke, capendo rapidamente che l’invasione della terra deve necessariamente passare dall’eliminazione fisica dell’eroe, ormai divenuto un icona nel panorama mondiale.
    Chi coinvolgere nel proprio piano? Chi è ancora più importante del Duca, al punto da poter attirare l’attenzione su di sé, togliendogli le luci della ribalta? Ovviamente il presidente degli Stati Uniti, ingannato e tradito dagli alieni che l’hanno spinto a parlare di Duke come una minaccia, favorendo quindi il nuovo attacco dallo spazio, questa volta con l’obiettivo di radere al suolo Las Vegas, lasciando il corpo del Duca tra le macerie.

    Un giro al casinò

    La demo inedita mostrata da Randy ha inizio proprio a Las Vegas, sull’altissimo tetto del palazzo che ospita il faraonico casinò di Duke. Il primo scontro avviene contro degli alieni dotati di jetpack, semplicemente non in grado di resistere al fuoco a ripetizione del Devastator, prima arma raccolta da una cassa posta su una passerella sospesa a svariate decine di metri dal suolo.
    Uno degli alieni, però, riesce a farsi avanti, sollevando Duke e cercando di farlo cadere: ovviamente lui non si perde d’animo e con un paio di pugni ben assestati decapita la bestia e ne usa il corpo ormai senza vita per atterrare svariati piani più in basso, sfondando una vetrata, durante una sequenza in real time che risulterà sicuramente indigesta a chi soffre di vertigini.
    Il grande corridoio ricoperto di tappeti e moquette nel quale si viene catapultati ricorda decisamente alcune sezioni di Duke Nukem 3D, a livello di atmosfera e stile. Sfortunatamente l’attacco alieno ha già raggiunto anche quell’area del palazzo, con lunghissimi tentacoli che escono da ogni anfratto, rendendo difficile muoversi e non permettendo di accedere al più vicino Duke Burger, percorso obbligato per riuscire a fuggire.
    Duke non si perde d’animo e dopo aver trovato la toilette, sfondandone la porta come si conviene ad un personaggio con il suo carisma, scopre i primi esemplari di tecnologia aliena: si tratta di un riduttore, in grado di rimpicciolire un essere vivente fino a farlo diventare alto pochi centimetri.
    Inizia quindi una lunga sezione puzzle nella quale il Duca, quasi microscopico, salta da un lavandino all’altro del bagno pubblico e, raggiungendo un’intercapedine nel muro, riesce ad entrare nel vano che contiene i controlli del generatore di corrente, spegnendolo in modo da non rimanere fulminato e proseguendo attraverso alcune tubature verso il Duke Burger.
    Una volta raggiunto il locale si passa ad un lungo scontro a fuoco con i classici maiali poliziotto, dotati di shotgun come da tradizione. Mentre Duke si arrampica tra le friggitrici per le patatine e tenta di raggiungere il retro, Randy ci fa notare che la transizione tra le sezioni action e quelle puzzle è fluida, inoltre si è dato molto più peso agli enigmi rispetto al passato, favorendo l’esplorazione e, di conseguenza, la varietà del gameplay.
    Gli scontri a fuoco sono abbastanza classici, anche se i riduttori entrano di nuovo in gioco quando Duke, ancora piccolo, si ritroverà a dover fronteggiare alcuni alieni a grandezza naturale, dovendo quindi prima attirarli su una delle pedane, per poi poterli finalmente affrontare faccia a faccia, con le stesse dimensioni.
    Rimanendo piccoli, ovviamente, ogni minaccia è mortale, dai topi che fuggono dalle crepe nei muri, fino agli alieni che tirano barattoli di ketchup, in uno scontro tra due scaffalature in uno sgabuzzino che è tanto serrato quanto spassoso.
    La demo si chiude con una zona allagata, nella quale un superstite legato ad una sedia
    urla per essere salvato, con il rischio però di rimanere fulminato in quanto un cavo elettrico è immerso e diffonde ritmicamente delle scosse mortali, ennesima dimostrazione della quantità e della qualità dei puzzle ambientali inclusi nel gioco.

    Pad alla mano

    La demo giocabile, invece, si apre con un momento di estremo deja-vu: lo stadio del Super Bowl, bagnato da una pioggia scrosciante e con un mostro alto qualche decina di metri che ci spara addosso, tentando nel contempo di travolgerci con le sue cariche da quarterback troppo cresciuto.
    Qualche razzo ben piazzato e il mostro crolla al suolo, con conseguente dissolvenza e titoli di coda; la camera si allontana e passa alla soggettiva di Duke, immerso in una vasca da bagno con un pad in mano, mentre due signorine lo allietano in maniera alternativa: una delle due gli domanda com’è il suo ultimo gioco e lui, ovviamente, risponde scocciato “E’ fantastico. E ci mancherebbe altro, dopo dodici anni”.
    Questo dimostra che lo stile e l’ironia non mancheranno in Duke Nukem Forever e che il Duca non ha assolutamente perso il senso dell’umorismo, fattore sottolineato anche dalle sue celebri frasi che torneranno soprattutto durante gli scontri, nei quali non perderà di sottolineare con sarcasmo le esecuzioni più brutali, con la sua celebre voce roca, trasformata in un geniale falsetto quando si ritroverà rimpicciolito dai riduttori alieni.
    La seconda metà della sezione giocabile è invece ambientata in una zona desertica, da attraversare a bordo di un gigantesco bigfoot, in fuga da un velivolo alieno che spara all’impazzata, provocando numerosi crolli di massi che andranno evitati in corsa e saltando nel contempo tra un lato e l’altro del baratro, sfruttando il turbo di cui è dotato il mezzo.
    Una volta raggiunta una zona pianeggiante si scenderà dal mezzo, avanzando su degli altopiani da vecchio west, facendosi largo tra ondate di alieni e raggiungendo la cima, con lo scontro con il vascello che verrà risolto a suon di missili e sfruttando alcune mitragliatrici d’appostamento.
    L’ambiente desertico è ben differente da quelli cittadini visti fino ad ora, con uno stile solare e con colori accesi dominanti.

    Tecnica e stile

    E’ incredibile notare come il lavoro di Gearbox sia stato fatto con il fine ultimo di mantenere l’atmosfera di Duke Nukem 3D, aggiornando l’estetica alla potenzialità dell’hardware disponibile attualmente ma non chiudendo con il passato: molte aree ricordano il capitolo precedente e anche i nemici, ora modellati molto bene, ricordano comunque quelli visti ormai più di dieci anni fa.
    Anche la doppietta, in dotazione ai poliziotti trasformati in maiali, ha lo stesso feedback di potenza e distruzione di un tempo.
    I ragazzi di Gearbox, però, hanno aggiunto svariati tocchi di classe, come l’indicatore di energia che simboleggia l’ego di Duke, in discesa quando gli alieni gli sparano addosso ma in rapida risalita quando lo scontro verte improvvisamente a suo favore.
    Come da tradizione, inoltre, si potrà recuperare ego anche andando in bagno, svuotando la vescica in una delle molte toilette disponibili nei livelli.
    Anche la vista del Duca ha ottenuto alcuni vantaggi, con i suoi occhiali da sole che sono ormai iper tecnologici e gli permettono di attivare la Duke Vision, per vedere al buio e per individuare rapidamente i nemici, grazie ad un filtro simile ai rilevatori di calore.
    Dal punto di vista tecnico il gioco, provato in versione Xbox 360, offre un frame rate stabile e una cosmesi che, benché non possa confrontarsi con i mostri sacri del genere, risulta molto piacevole ed adatta per uno sparatutto moderno, che propone una sequenza di situazioni al limite del delirante, tra azione a rotta di collo e parti più riflessive nelle quali il puzzle solving prende il sopravvento.

    Duke Nukem Forever Manca davvero poco al ritorno di Duke e la prova su strada ha confermato la cosa più importante: lo stile e l’atmosfera di Duke Nukem 3D è sempre presente, anche estremizzata in alcune sezioni, con nudità e battute al vetriolo che, probabilmente, in quegli anni non sarebbero state ammesse mentre ora sono quasi all’ordine del giorno. Il gameplay appare vario, con cambi di ritmo e sezioni che deviano dalle semplici sparatorie e ambientazioni che mutano rapidamente da stretti interni ad aree all’aperto. Gli appassionati che da tempo ne attendevano il ritorno, possono mettersi il cuore in pace: Duke è ancora vivo e sta tornando, più arrabbiato e in forze che mai.

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