Fable 3: recensione dell'ultima grande avventura di Lionhead

Recensita l'ultima grande avventura di Peter Moulineux

Fable 3
Recensione: Xbox 360
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • Non è facile catalogare un prodotto come Fable III. Di fronte all'estro artistico profuso nella sua realizzazione, e ben consapevoli dell'impegno concettuale che il team di sviluppo ha riversato in questa sua ultima creatura, pare riduttivo ricorrere alle solite categorie ed etichettare il prodotto come un semplice Gioco di Ruolo. Fable III, di fatto, è l'apice di un percorso ludico e creativo che dura ormai da sei anni. Un iter produttivo guidato con sentimento dal visionario Peter Moulineux, intrapreso con la volontà di regalare all'utente un videogame diverso, immaginifico, intriso di una forte emotività e di una drammaticità non comune. Fable III è, anche, un affresco in movimento dotato di un'artisticità tutta particolare, caratterialmente imponente: la solidissima “digitalizzazione”, appunto, di una favola d'altri tempi. E' un mondo incantato che si materializza, plasmato da mani sapienti.
    Ma Fable III è anche, che lo si voglia o no, un videogioco. E come tale deve essere interpretato. Di fronte alla meraviglia di certe scelte, all'importante fattore dell'innovazione, c'è anche una struttura ludica, narrativa ed interattiva, che -così come quella del primo e del secondo capitolo- è funestata da scelte francamente poco condivisibili. Opposta al senso di meraviglia per la vastità del mondo di Fable III, c'è la riduzione infinitesimale del gameplay, semplificato e banalizzato. Di fronte alla strana capacità di far sentire all'utente il peso delle responsabilità, ci sono i numerosi buchi scavati nel plot. Un titolo attraversato dunque da luci ed ombre.

    Rivoluzione Popolare

    Sono passati cinquant'anni dall'ascesa al trono dell'ultimo Eroe di Albion. Il regno, un tempo fiorente, è oramai sconquassato delle nuove conquiste dell'industrializzazione. Bowerstone è avvolta dal grigiore dello smog, dalle architetture contorte delle fabbriche. I liquami si riversano nel lago, ed il colore delle acque non è più quello della speranza. Un tempo le cose erano diverse: l'erede al trono, Logan, aveva avviato un regno illuminato, che conservava tutti i valori morali saldamente difesi da suo padre. Gradualmente, però, il regno di Logan si è trasformato in una turpe tirannide. Attento solo agli interessi della cassa reale, il Re ha represso nel sangue ogni forma di protesta per le esagerate tassazioni e gli scempi all'eredità naturale di Albion.
    E adesso, non è più tempo di titubare. Il popolo è pronto per una rivoluzione, un assalto ai luoghi del potere. Ma cerca un capo, un Leader. Il videogiocatore impersona, principe o principessa che sia, il secondogenito dell'antico sovrano, fratello o sorella di Logan. Costretto a fuggire dal palazzo per la crudeltà assurda del Re, sarà chiamato a guidare egli stesso la rivolta. Ma la strada che dovrà intraprendere è lunga, tortuosa ed incerta. Attraversando tutte le terre di Albion e spingendosi addirittura oltre il grande mare su cui si affaccia, il giocatore dovrà incontrare popoli lontani e tribù locali, guadagnando la fiducia dei loro capi per assemblare un esercito rivoluzionario degno di tale nome. La prima parte della trama scorre così, trascinando il giocatore prima nei campi nomadi degli Stanziali, poi nelle tane segrete della resistenza di Bowerstone, ed infine nelle terre desertiche di Aurora, un continente tutto nuovo. L'incedere è abbastanza lineare, e sebbene lo svolgimento del plot sia in massima parte prevedibile, le personalità che calcano la scena sono più che interessanti. Fin da subito Fable III fa di tutto per focalizzarsi sul senso di responsabilità. Al termine di ogni quest principale, il protagonista è chiamato a siglare un patto con i popoli che vuole avvicinare, in previsione di un futuro in cui sarà, finalmente, Re. Purtroppo, nonostante questo suo insistere sul peso delle scelte, l'avanzamento non compie quasi mai guizzi inattesi, se non per i meriti di una sequenza surreale e onirica nell'oscuro deserto che circonda Aurora. E proprio quando la trama ingrana davvero, si incappa in leggerezze narrative poco eleganti, per cui persino i momenti che dovrebbero essere i più epici (l'assalto al Castello), sono invece presentati in maniera sbrigativa, con pochissima verve. A questo si aggiunge il tono dimesso e scanzonato di molte sequenze, che si sforza di inserire qualche goccia d'ironia anche dove non servirebbe, riducendo in continuazione al solennità del racconto per ridurlo ad una dimensione più umana, quasi “provinciale”. A Fable III, insomma, mancano davvero gli strumenti espressivi degni del blockbuster. Persino il finale è sbrigativo, e tutta la sequenza che porta al pessimo scontro con l'ultimo “boss” viene liquidata in una manciata di minuti, nessuno dei quali è davvero degno e pieno di Eroismo. E' un peccato che, sforzandosi di trasmettere emozioni forti attraverso l'interazione coi i cittadini, con i figli, con il proprio cane, Fable III si dimentichi invece di lasciarne un po' anche per la narrazione principale.

    Slash 'n' Slash

    Durante questa prima fase del gioco, quella che porta, vedremo, alla piena sovranità, si ha modo di familiarizzare con il nuovo sistema pensato da Lionhead per gestire progressione del personaggio e scontri. Qualsiasi azione, sia essa la metodica distruzione di Piagati e Hobbe, o l'instaurazione di un sincero rapporto affettivo con la popolazione, comporta l'accumulo progressivo di Sigilli della Gilda. Questi svolgono il ruolo della più classica esperienza, in quanto sono necessari per aprire i forzieri ubicati nella “Strada per il Trono”, una sorta di percorso immaginario che contiene tutti i potenziamenti che è possibile accumulare. I vari settori della strada vengono sbloccati automaticamente mentre si prosegue nella main quest, e l'utente deve scegliere come spendere l'abbondanza di sigilli guadagnata sul campo. Nella “Strada per il Trono” non si trovano solo i potenziamenti nel senso stretto del termine (quelli che riguardano le capacità belliche), ma anche forzieri che includono nuove espressioni, nuove tinture per vestiti e capelli, e infine casse che attivano il sistema economico, permettendo di comprare ed affittare abitazioni, e di migliorare le proprie qualità come fabbro, pasticcere o suonatore. A conti fatti, non c'è una vera e propria libertà nelle scelte da compiere: inizialmente i sigilli sono abbondanti e permettono di sbloccare tutte le opzioni di base, e successivamente basta concentrarsi su due dei rami del combattimento (corpo a corpo/a distanza/magico). Già questo sistema lascia capire che Fable III percorre la via della semplificazione a tutti i costi, riducendo al minimo la componente ruolistica legata alla progressione del personaggio ed eliminando ogni possibilità strategica. La conferma di questo approccio si ha incontrando il sistema di combattimento. Ai tre front button del pad è assegnato, come un tempo, un attacco di ogni tipo. Non ci sono variazioni di rilievo alla tipologia di attacchi: tenendo premuto il pulsante più a lungo, si effettua un colpo più potente, e niente più. L'uso della spada permette tuttavia di parare i colpi avversari (tenendo premuto), quello del fucile garantisce la possibilità di mirare in prima persona, mentre gli attacchi magici possono essere direzionati contro un singolo bersaglio o lanciati in modo che colpiscano l'area circostante al personaggio. Andando avanti nell'avventura si scopre che il Button Mashing è all'ordine del giorno, mentre le routine comportamentali degli avversari sono talmente basilari che basta qualche capriola per non subire danni. E' possibile, senza perplessità, terminare l'avventura senza mai morire una volta. Spiace inoltre constatare che il set di nemici presentato da Fable III sia lo stesso di quello del vecchio capitolo: Balverini, Hobbe, Piagati e briganti. Certo, la serie ormai ha una sua precisa “mitologia”, ma qualche novità più interessante non avrebbe guastato. In ogni caso, per quel che riguarda il sistema di combattimento, Fable III si avvicina troppo ad un Hack 'n' Slash disimpegnato,e non impensierisce minimamente l'utente. Se volete un Gioco di Ruolo profondo, cercate altrove: Fable III non ha neppure un vero e proprio sistema di gestione dell'equipaggiamento: con il tasto Start non si accede a nessun menù, ma ad un santuario etereo in cui è possibile cambiarsi d'abito, usare il trasporto istantaneo, o selezionare una delle pochissime armi a disposizione. Il gioco, piuttosto che offrire un set variegato di strumenti bellici, preferisce concederne in dotazione una coppia che si evolve in maniera automatica, incrementando il danno con l'uso continuato.
    Sono tutte scelte mirate a ridurre l'impegno, la concentrazione, la dedizione. Forse pensate per avvicinare un certo tipo di pubblico. E sono tutte scelte che scontenteranno i puristi, e buona parte dei fan del vecchio episodio.
    Ma, prima che vi scoraggiate, è bene precisare che le vere qualità di Fable III sono da ricercare altrove.

    Un mondo Vivo

    Ciò che Fable III riesce a costruire in maniera impeccabile, è un contesto fiabesco e sognante, un mondo vivido e ricchissimo, fatto di possibilità ed incline a soddisfare tutte le curiosità degli utenti più esigenti. Dal vecchio episodio, Fable III eredità il sistema di gestione dei rapporti con i cittadini, che possono essere compiaciuti, corteggiati, e adesso persino accompagnati per mano nei luoghi a noi più cari. Scoprire le mille interazioni possibili, che arrivano fino al matrimonio ed all'adozione, è un piacere che forse non interessa a tutte le tipologie di giocatori. Ma per guadagnare la fiducia della gente (misurata anch'essa in sigilli della gilda), potrebbe essere una delle strade da percorrere. Così, mentre i più combattivi si adopereranno nelle varie sub quest, altri potrebbero decidere di prendere moglie, o di scendere in piazza e convincere il popolo a forza di buffe espressioni.
    Ognuno dei due percorsi offre le sue soddisfazioni: finalmente, infatti, anche il set di missioni secondarie è divertente e ben costruito, vario come non mai. Attraverso le sub-quest Fable III ci presenta piccole storie a volte anche più interessanti di quella principale. O ancora, ironizza in maniera creativa sui clichè dei giochi di ruolo. E non solo: Fable III propone un mondo davvero pieno di cose da fare. Fatto di curiosità nascoste, di tomi segreti da recuperare, di chiavi sparse nelle mappe di gioco. Più del secondo capitolo, quest'ultimo episodio riesce ad incanalare gli sforzi dell'utente, che si sente stimolato ad esplorare tutto il mondo di gioco anche per i meriti di un level design davvero eccezionale.
    E non si deve poi sottovalutare il sistema economico, che finalmente ha un riscontro importante. Anzi, forse il più importante di tutti.

    Long live the King

    Sul finire dell'avventura, condotta la sua personalissima rivoluzione, l'alter ego del giocatore sale finalmente al trono, diventando Re. Ma il destino del suo regno sembra segnato: la veggente Theresa, guida invisibile di tutti gli eroi, prevede che entro un anno Albion verrà attaccata dall'oscurità incarnata. Sul giocatore, dunque, grava il peso della responsabilità: egli può condurre una politica piuttosto dispendiosa, cercando di far prosperare la natura e l'economia, oppure può stracciare tutte le promesse fatte al popolo e trasformarsi in un nuovo tiranno. A seguito della sua condotta, le casse reali si riempiranno o si svuoteranno, e questo non è un fattore da poco: all'arrivo del nemico, il tesoro servirà per ridurre le perdite nella popolazione.
    In questo stranissimo frangente, decisamente atipico per un gioco del genere, Fable III fa ricadere sulla testa del videoplayer tutto “il peso del mondo”. Le scelte possono davvero cambiare la faccia di Albion, trasformandola in una regione ridente e pacifica o in un borgo scuro fatto di cave, miniere, e discariche. Cercando di perseguire la via più nobile, l'utente sarà costretto a rimpinguare di propria tasca le finanze pubbliche, guadagnando il più possibile dal commercio. In questo caso l'esperienza di gioco si allunga non poco. C'è però anche la possibilità di impersonare un tiranno bieco e truce: in quel caso tutta la parte finale può concludersi in appena un'ora di gioco, senza concedere altre soddisfazioni se non le quest aggiuntive che si sbloccano al termine della storia principale. Non è facile giudicare dunque l'incidenza di queste scelte di design. Bisogna però ammettere che si tratta di scelte davvero coraggiose, uniche, e magiche. Che probabilmente non fanno altro che lusingare ancora di più chi di Fable s'è già innamorato.
    Ed ecco, dunque, quale potrebbe essere l'interpretazione più giusta. Fable III è un titolo concesso in uso soltanto ai suoi fan. Le scelte di Moulineux, la sua spiccata attenzione per l'emotività dimessa e familiare, il suo tono che oscilla fra le profanità del comico e le sacralità dell'epico, sono portate in questo capitolo alle loro estreme conseguenze. Se non provate un amore incantato per il fiabesco mondo di gioco, se non provate curiosità per l'esplorazione, Fable III potrebbe avere ben poco da dirvi. Diversamente, se seguite il processo creativo di LionHead da qualche anno, allora apprezzerete la voglia di focalizzarsi su valori comunicativi, estetici ed etici che solitamente vengono ignorati nella progettazione di un videogioco. Anche sulle scelte di Moulineux, insomma, grava il “peso delle responsabilità”: ha deciso di creare un gioco che si lasci amare ancora di più da chi già lo ammira, e di tralasciare la classica spinta agonistica del GdR per focalizzarsi sulla meraviglia del viaggio e sulla curiosità dell'esplorazione. Sono opzioni che precludono la fruizione ad un'ampia fetta di pubblico, e quindi è bene che ognuno di voi capisca se Fable III può risuonare o meno nelle proprie corde.

    Look da favola

    Visivamente parlando, Fable III è un prodotto incantevole. A stupire, non è tanto la quantità poligonale, la qualità delle texture ambientali, o il realismo del comparto animazioni: sono anzi, questi, campi in cui il terzo capitolo traballa come il suo predecessore. La scena globale è forse un po' sporca, i modelli dei personaggi ancora lievemente grezzi, e le mappe superficiali non abbondano in tutti gli elementi dello scenario. Ma è questo aspetto patinato, lucente e luminoso, combinato con una ricerca artistica particolarissima, che infonde a Fable III un carattere tutto suo. L'abbondanza di dettagli nei risvolti barocchi degli abiti, le stravaganti capigliature degli abitanti, le architetture slanciate di Bowerstone e le vette innevate di Mistpeak, sono tutti dettagli di un affresco scenico dotato di una splendida ricercatezza formale. Il fantasy di Fable è davvero, a suo modo, unico. E' la rilettura creativa di clichè tanto abusati, che in qualche strana maniera riesce a conquistarsi un proprio spazio artistico. I non-morti diventano “Piagati”, i lupi mannari ferocissimi “Balverini”. E la trasformazione non è soltanto nominale, poiché passa anche dalla rielaborazione stilistica. Il tratto dei concept art plasma quindi un mondo nuovo, addobbato dai poster fuori di testa della propaganda industriale, che ad ogni schermata di caricamento non mancano di strappare sinceri sorrisi. Tuttavia, anche sul fronte tecnico bisogna muovere qualche riserva. Il riuso di texture, locazioni, modelli poligonali è abbondante e vistoso, tanto che in molti casi Fable III sembra un timido upgrade del suo predecessore. Un peccato, perchè le locazioni davvero nuove riescono ad incantare come poche. Il grigiume del distretto industriale, e soprattutto le dune sabbiose del deserto di Aurora, solcate dai palazzi antichi di una civiltà sconosciuta, rapiscono immediatamente il giocatore. Anche con la delicatezza di nuovi temi musicali, suadenti, melliflui, perfetti per accompagnare le peregrinazioni misteriose dal sapore di Mille e una Notte.
    Ma per gran parte dell'avventura l'accompagnamento strumentale sarà il solito del vecchio capitolo: adeguato quindi a sottolineare i momenti di tensione così come i viaggi più rilassati, ma abbondantemente già ascoltato. Fortunatamente il doppiaggio è di quelli solidissimi: in fatto di voice acting e piglio interpretativo, Fable III ha pochissime falle.
    Ma alla fine, l'idea che si fa strada nella mente del videogiocatore attento, è che anche stavolta LionHead abbia dovuto rinunciare a qualcosa. Focalizzandosi su un processo creativo che ha ristrutturato per intero il concept ludico ed il gameplay, il team ha probabilmente tralasciato la creazione di contenuti sinceramente nuovi.

    Fable 3 Fable 3Versione Analizzata Xbox 360Fable III è uno di quei prodotti che genererà nel pubblico reazioni contrastanti. Rappresenta la naturalissima estensione del secondo episodio, e porta alle estreme conseguenze la ricerca creativa dell'eclettico Game Designer che l'ha generato. Si vota dunque ad una semplificazione per molti oppressiva, che scade, a livello di gameplay, nel button mashing più sfrenato e nella facilità disarmante della progressione. Ma, nonostante questo, Fable III è un prodotto comunque vastissimo, che offre all'utente un mondo ricco di spunti e bellissimo da esplorare. Un mondo in cui interagire sinceramente con il popolo, con i propri familiari. Un mondo ricchissimo di quest, varie e divertenti. In Fable III ci sono tante più cose da fare rispetto al secondo capitolo, e anche dopo lo sbrigativo finale (che arriva in poco meno di una ventina di ore), l'esperienza ludica non fatica a prolungarsi. Insomma, le emozioni uniche che Fable riesce a tramettere, derivano tutte dall'incanto di Albion, dalle bizzarre routine comportamentali del popolino, da questa severa focalizzazione sulle responsabilità del potere. Proprio quest'ultimo elemento rappresenta uno degli aspetti più riusciti dell'intera produzione, e colora la parte finale dell'avventura con qualche sfumatura innovativa ed inedita. E' un peccato però che il team si sia ancora una volta frenato. Il riuso di modelli e di ambientazioni, di temi musicali, lascia un retrogusto amaro in qualche momento, e le vistosissime falle narrative, incarnate in uno scontro finale piatto e privo di epicità, smorzano anche gli entusiasmi più convinti. Ancora una volta, Fable III non riesce ad essere un prodotto universale, impeccabile. Ma forse, il punto è che non vuole esserlo: come la favola del suo nome, l'ultimo di Moulineux si rivolge a quegli utenti che sanno ancora sognare, girovagando senza pensieri nei reami della fantasia.

    8.5

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