Recensione Gears of War 3

Un'esclusiva eccezionale arriva su Xbox360

Gears of War 3 - Forze della Natura
Recensione: Xbox 360
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  • Xbox 360
  • Sappiamo tutti cosa aspettarci da Gears of War 3. La più importante esclusiva Microsoft dell'anno, sviluppata dalle roboanti personalità di Epic Games, veicola un'estetica esagerata ed un gameplay martellante, per portare ancora una volta all'eccesso un approccio ludico chiassoso e sregolato. E alla serie che ha rivoluzionato i Third Person Shooter, lasciando un segno indelebile su tutta questa generazione ludica, davvero non si può chiedere altro: ritmi isterici, spropositate dosi di piombo, ed un colpo d'occhio spettacolare e sovrabbondante.
    Eppure questo Gears of War 3 è riuscito a stupirci. Il pacchetto confezionato dal team di Cliff B è un concentrato esplosivo di adrenalina ed epicità. Supera in un lampo le incertezze narrative del secondo episodio, e ci incuriosisce con una progressione sempre sul filo del rasoio, varia all'inverosimile e ben diretta. Ma soprattutto ci sommerge, oltre che con uno story mode corposo e articolato, con una serie di modalità multiplayer, cooperative e competitive, che non hanno nulla da invidiare, per quantità e divertimento, a nessuna delle produzioni moderne.
    Complice il lungo periodo di ottimizzazione (il titolo era inizialmente previsto per Aprile), Epic ci consegna insomma un prodotto perfettamente rifinito, che mantiene il suo carattere da smargiasso ma giunge alla piena maturazione, desideroso di incidere una nuova tacca nel cuore dei fan.

    Senza Speranza

    Sera è un pianeta ormai allo sbando. Dopo l'invasione delle locuste, la resistenza umana è andata avanti a tentoni, cercando di contenere un assalto evidentemente troppo meticoloso e ben organizzato. Sacrificando milioni di vite il Martello dell'Alba ha tentato di spazzare via la minaccia venuta dalle viscere della terra, ma senza successo. In seguito, il sacrificio estremo di Jacinto è stato necessario per inondare i tunnel delle beste schifose. Ma una piaga ulteriore si è abbattuta sul pianeta: contaminate dall'Imulsion, le locuste sono mutate, trasformandosi in enormi aberrazioni senza controllo: gli Splendenti. Ogni speranza è ormai vana, e il COG (Coalizione dei Governi Organizzati) è allo sbando, senza più una guida. Gruppi di “Arenati” cercano di sopravvivere sulla terra, mentre molti soldati sono di stanza nelle navi che solcano i mari infestati. Proprio su una grossa nave comincia la storia di Gears of War 3, mentre Marcus, Dom e altri compagni sono intenti a proteggere l'equipaggio dagli assalti irregolari degli Splendenti. L'opprimente quotidianità viene però interrotta dall'arrivo di Prescott, ex-presidente della Coalizione, che porta assurde novità. Il padre di Marcu, Adam Fenix, è ancora vivo, e sta lavorando ad un progetto segreto che potrebbe mettere una volta per tutte la parola fine all'invasione. Comincia così il lungo viaggio del protagonista, alla ricerca di un padre che credeva perduto per sempre.
    Il plot di Gears of War 3, composto come da tradizione da Cinque Atti, non sarà certo originalissimo nei presupposti, ma è impeccabile nello svolgimento e nella direzione. Il team di sviluppo ha cercato in ogni modo di vivacizzare le cose, investendo il videoplayer con una storia lunga e tortuosa, sempre piacevolissima. Già nel primo atto si scopre qualche scelta coraggiosa, mentre seguiamo alternativamente le disavventure di due gruppi di Gears: il primo, impegnato sulla nave, il secondo, capitanato da Cole “Train”, alla ricerca di provviste nel territorio circostante Hanover. L'avanzamento parallelo, nonché qualche momento tutto particolare vissuto nei panni del'ex-campione di Trashball, mettono subito in chiaro che la sceneggiatura è tutt'altro che banale o stereotipata. Al fare chiassoso dei soldati (più esibizionisti che mai) si contrappone il ricordo nostalgico di un tempo fuggito fra i bombardamenti e le troppe morti, mentre il gruppo di eroi si sposta in città-simbolo di disgrazie umane (il “Ground Zero” del Martello dell'Alba) o personali (la città in cui Dom viveva con la moglie defunta). Ci sono, insospettabilmente, momenti seriamente toccanti nel corso della progressione, sottolineati da importanti scelte di rottura per quel che riguarda l'utilizzo della colonna sonora, che senza ombra di dubbio resteranno marchiate a fuoco nella mente di ogni videoplayer. Ma al contempo Epic Games non smette mai di divertirci con personalità assurde, linee di dialogo che superano impunemente la soglia del politically correct, strappando più di un sorriso. C'è sempre, nei personaggi, un certo “immobilismo psicologico”; eppure il plot lo nasconde benissimo, tenendoli sempre impegnati a lottare contro le locuste o con i fantasmi del passato, ed assemblando di capitolo in capitolo manipoli sempre diversi. Per gli appassionati, incontrare così tante personalità di spicco dell'universo di Gears sarà senza dubbio un enorme piacere, in quello che è senza ombra di dubbio il plot più riuscito della trilogia.

    Un'avventura Indimenticabile

    Mettiamolo subito in chiaro: per quel che riguarda la sostanza ludica -la struttura portante- Gears of War 3 non cambia di una virgola. E per fortuna. A cinque anni di distanza dal rilascio del primo capitolo, la formula fatta di coperture dinamiche, fuoco alla cieca e ricarica attiva funziona ancora.
    Se avete qualche dubbio, è probabilmente legittimo: complice un'IA non proprio performante ed un level design con qualche elemento da rivedere, arrivati in fondo al secondo episodio (pubblicato tre anni fa) si poteva avvertire un po' di stanchezza. Ben consapevole di questo fatto, Epic Games ha ben pensato di rimpolpare il pacchetto da una parte introducendo nuove armi, dall'altra organizzando un'avventura onnicomprensiva, senza pause, varia all'inverosimile.
    Chi ha seguito con attenzione lo sviluppo del titolo sa bene quali novità attendono i Gears per ciò che concerne l'equipaggiamento. Il Lancer Rétro è un modello antico utilizzato ai tempi dell'Emergence Day, e spara proiettili più grandi ma con meno precisione. Al posto dell'iconica motosega monta una baionetta, con cui è possibile caricare le locuste per impalarle senza alcuna pietà.
    C'è poi il “Digger”: spara un razzo a trivella che si conficca nel terreno, superando tutti gli ostacoli per poi esplodere a mezz'aria come una mina letale. Ma tornano, ovviamente, tutte le armi dei vecchi capitoli, che compongono a conti fatti un arsenale vasto come pochi. Archi che sparano dardi esplosivi, Lanciagranate, Pistole e fucili a pompa, si uniscono alle mastodontiche bocche da fuoco che possono essere trascinate ma non conservate nell'inventario. Mortali fucili da cecchino (OneShot) o mitragliatrici fisse, o addirittura un'enorme mannaia con cui affettare le orde di locuste che si avvicinano.
    Il punto di forza di Gears of War 3 è però, unitamente all'enormità dell'arsenale, la capacità di invogliare il giocatore a testare nuove soluzioni. Complice il munizionamento spesso contenuto (non certo in tutte le situazioni), e l'alternanza di armi reperibili sul campo di battaglia, nel corso dell'avventura il giocatore è spronato a fare di necessità virtù, sfruttando quel che trova e sperimentando nuove soluzioni.
    C'è da dire però che anche questo capitolo si porta dietro la maledizione dell'IA e dell'estrema facilità. Giocato a livello Normale, il titolo offre pochi stimoli all'utente scafato, che nona vrà problemi a massacrare quintali di avversari, e verrà sopraffatto rarissime volte (anche perchè i compagni son sempre pronti a rianimare prontamente il protagonista caduto). Il consiglio è quello di procedere immediatamente alla selezione di un livello di difficoltà superiore: in questo caso gli avversari tenderanno a scoprirsi meno possibile, anche se resteranno carenti sul fronte della tattica di battaglia. Dal momento che i danni subiti aumenteranno considerevolmente, sarà comunque opportuno procedere con cautela, senza assalti alla cieca e sfruttando al meglio le varie coperture. E' indiscutibilmente questo il modo di godere al meglio l'esperienza proposta da Epic, anche perchè in certi momenti, per la massiccia presenza di coperture totalmente distruttibili, dovremo mantenere una discreta mobilità e impegnarci per non incappare in un Game Over prematuro. La difficoltà standard garantisce comunque un eccellente Entry Level per i neoffiti o per chi cerca un divertimento meno impegnato, in cui il massacro indiscriminato sia anzitutto un “esercizio di stile”. E, fidatevi, non c'è titolo migliore di Gears of War 3 per dedicarsi ad un'indiscriminata opera blastatoria sentendosi davvero il Re (Tamarro) del Mondo.
    Dicevamo sopra che un altro dei pregi del titolo in esame è l'enorme varietà che contraddistingue la progressione. Gears of War 3 lascia davvero stupiti sotto questo aspetto, proponendo un'alternanza di situazioni che non lascia respiro, galvanizzando continuamente il fruitore. Ci sono ovviamente (e sono preponderanti) sequenze molto classiche in cui ripulire le zone infestate, ma in ogni atto non manca una variazione, una sorpresa. Prima si sale a bordo di mech da combattimento dalla potenza devastante, poi su una marea di mezzi di trasporto, che ci trascinano per cielo e per terra mentre vomitiamo tonnellate di proiettili dalle postazioni fisse. Si incontrano poi stimolanti boss fight, e viste le propensioni e l'esibizionismo tipico della serie, vi lasciamo solamente immaginare le proporzioni delle bestiacce che dobbiamo abbattere. Le sorprese non finiscono, mentre ci troviamo a combattere addirittura con una nuova piaga: esseri malati che si lanciano addosso ai protagonisti come Zombie impazziti, con corpi fragili (imbevuti di Imulsion) ma presenti in enormi quantità. Anche quando le situazioni rientrano in canoni più noti, il team di sviluppo nasconde abilmente la potenziale monotonia (per nulla avvertibile) trascinandoci in luoghi diversi, insoliti, affascinanti: ora nelle distese sabbiose delle DeadLand, ora negli ultimi fortilizi in cui si sono arroccati i ranghi del COG. Insomma, Gears of War 3 è un concentrato di spunti visivi, insolite prospettive e attività extracurricolari, che entusiasma praticamente dall'inizio alla fine. Ed il bello è che la longevità dell'avventura principale si avvicina con estrema facilità alle dodici ore di gioco. Ore densissime, ricche e strabordanti.
    Dei cinque atti che compongono la storia, l'ultimo è forse quello meno riuscito, sia per quel che riguarda il Level Design che sul fronte visivo. E forse si sarebbe potuto chiedere qualcosa in più ai “bivi” che di tanto in tanto si presentano, ma che non sono affatto significativi e incitano solo marginalmente il secondo Playthrough. Ma sono davvero piccolezze in un pacchetto confezionato ad arte. Sapendo di non voler innovare, Epic ha semplicemente scacciato lo spettro della noia componendo un titolo che incalza costantemente: vivace e serrato come pochi, rappresenta un'esperienza davvero trascinante.

    Better Together

    Biglietto da visita della serie Epic fin dal primo episodio è la modalità cooperativa, che permette di giocare tutta l'avventura principale online, in compagnia (stavolta) di tre amici. Finalmente, dopo la mancata implementazione (una promessa non mantenuta) nel secondo capitolo, il team concede a ben quattro utenti di spalleggiarsi per affrontare la minaccia di Locuste e Splendenti. E' superfluo sottolineare che il gioco vive una seconda giovinezza, se affrontato in compagnia di altri utenti (con il loro supporto è possibile magari alzare ulteriormente il livello di difficoltà). Ma Epic non si è risparmiata, ed oltre alla modalità Campagna ha inserito un particolare Arcade Mode. In questa modalità è possibile affrontare qualsiasi livello della campagna, accumulando un punteggio in base alle nostre prestazioni. Di uccisione in uccisione, si deve fare attenzione a tenere alto il contatore delle Combo, se si vuole tentare la scalata alle classifiche mondiali. Interessante è la possibilità di selezionare, al momento della creazione della partita, diversi modificatori (sulla scia dei Teschi di Halo): alcuni renderanno le partite più difficili, altri daranno qualche bonus ai giocatori, e altri ancora renderanno l'avanzamento molto particolare (potrete far esplodere i nemici in una nuvola di... fiori). Inutile dire che il replay value ne guadagna enormemente.
    Ovviamente, per gli appassionati della cooperazione, non poteva mancare la modalità Orda, vera e propria “firma” di Epic e ormai diventata uno standard de facto per molti sparatutto moderni. Fino a cinque giocatori assediati da orde sempre più cattive di Locuste e Splendenti, con il solo scopo di sopravvivere. La versione “2.0” di questo Game Mode prevede anche la possibilità di acquistare, nelle pause fra un'ondata e l'altra, difese ed esche da posizionare sul campo di battaglia per facilitarsi la vita. Un'aggiunta saggia, che trova perfetta collocazione in uno dei contesti più esplorati dai fan di Gears.
    Per concludere il set di modalità cooperative, segnaliamo infine “Bestia”. Non certo una modalità originalissima, ma ben accolta. Invece di trovarsi nei panni della resistenza, scenderemo in quelli delle locuste, per sterminare, entro un certo limite di tempo, i drappelli di umani rintanati nelle mappe. In questa modalità i punti accumulati da ogni giocatore possono poi essere spesi per evocare creature progressivamente più dure e combattive. Se la formula è ben conosciuta da chiunque abbia dimestichezza con Left 4 Dead (o con la modalità online di Dead Space), bisogna ammettere che l'assillo del limite di tempo e la presenza delle difese architettoniche costruite dagli umani rende in qualche modo unica questa opzione. Anche perchè le locuste che è possibile impersonare sono veramente tante, ed il livello di difficoltà non certo compiacente.
    Come avrete intuito, comunque, le modalità cooperative, così come quelle competitive, sono ricchissime di sfaccettature, e rappresentano un notevole valore aggiunto nell'economia di gioco. Potrete dunque leggere uno speciale di approfondimento sulle nostre pagine, sapendo comunque che l'offerta ludica di Gears of War 3 ha davvero pochi paragoni.

    Scontri Online

    Del multiplayer competitivo di Gears 3 abbiamo parlato approfonditamente nei mesi passati. Il team di sviluppo ha dimostrato un'attenzione quasi maniacale per questo aspetto, lavorando per bilanciare al meglio ogni aspetto dell'online. Il risultato, è utile ribadirlo, ci consegna un prodotto fresco e godibile, diverso dai tanti First Person Shooter che si rincorrono a suon di Perks e Killstreak. Il retrogusto che si avverte giocando online a Gears of War 3 è al contempo nuovo e tradizionale. Nuovo, per l'introduzione di armi inedite (il Lancer Rétro e la sua carica a testa bassa) e di modalità mi viste prima (Team Deathmatch, finalmente); tradizionale, perchè ancora tutti i giocatori partono senza bonus ed equipaggiamenti speciali, e le armi più potenti si recuperano direttamente sul campo, conoscendo la conformazione delle mappe di gioco e correndo più veloci degli avversari.
    Il set di modalità a disposizione, dal classico “Esecuzione” all'immancabile “King of The Hill”, è sufficiente per garantire una varietà più che discreta, dal momento che le logiche di gioco e le strategie cambiano profondamente da un'opzione all'altra. Dieci sono le mappe inserite nel disco, liberamente ispirate alle locazioni vistate nel corso del gioco (ma strutturate appositamente per l'online gaming). La struttura di ogni playground, sia essa simmetrica o meno, offre innumerevoli spunti al videogiocatore competitivo, che non stenterà a riconoscere l'eccellenza del team di sviluppo in questo campo. Compito non facile, infatti, quello di far sposare la precisione necessaria per il gioco in rete con il carattere esuberante e confusionario tipico della produzione. Epic c'è riuscita nel migliore dei modi, creando una componente assuefacente e ben orchestrata. Ovviamente al momento è molto difficile valutare la qualità del matchmaking, e mettere il NetCode sotto stress. Per tutti i dettagli, vi rimandiamo dunque, dopo l'uscita del gioco, al nostro speciale.

    Come ti sembro?

    L'ultima versione dell'Unreal Engine è eccezionale. Usato “in casa”, il motore grafico ancora oggi più noto e sfruttato da il meglio di se, componendo una scena vivida e ricchissima di dettagli. Ancora una volta l'eccellenza più evidente dell'Engine si scova nella realizzazione dei protagonisti, modellati fin nei minimi dettagli e caratterizzati in maniera impeccabile. Negli anni, quella opprimente “stereotipia” che rendeva molto uniformi gli omaccioni in armatura è andata affievolendosi, fino a sparire del tutto. I modelli di protagonisti e comprimari sono considerevolmente addobbati, ricoperti da texture ottimamente definite ed abbelliti con mappe superficiali e algoritmi di self shadowing. Non sono sfortunatamente molto espressivi, sottolineando un limite ancora evidente sul fronte del morphing facciale e della mimica. Anche le animazioni in-game, infatti, sono un poco impacciate, e soprattutto quelle dei nemici non convincono appieno. Si vede, insomma, che nonostante le rifiniture, il materiale con cui è stato creato il titolo resta quello del secondo episodio. Si registrano però enormi progressi per quel che riguarda complessità delle architetture. I livelli, nonostante una certa linearità, tendono ad allargare gli spazi visivi, sottolineando un orizzonte vastissimo. Qualche texture meno brillante è inevitabile, ma globalmente ogni elemento che compone la scena è ricoperto da tile ottimamente definiti, e si spreca il normal mapping a rendere assolutamente affascinante il risultato finale. Considerata anche la varietà di cui sopra si è discusso, il comparto tecnico di Gears of War 3 riceve il nostro plauso più sincero, capace com'è di misurarsi con diversi contesti e palette cromatiche diametralmente opposte. La fortezza di Anvil immersa nel buio della notte si contrappone alla devastazione moderata di Hanover, ingrigita e senza gioia. O ancora alla polvere gialla delle zone desertiche, al rigoglio della vegetazione in una strana isola tropicale.
    Ottimo anche il “dinamismo” della scena, legato all'interazione ambientale. Quasi tutte le coperture vengono in parte danneggiate, mentre le casse di legno o le cataste vanno in frantumi sotto i colpi precisi dei nostri Lancer. Stupefacenti sono però alcuni eventi davvero sproporzionati: l'assalto alla nave con cui comincia l'avventura, con ponti che crollano e l'intera carena che viene sventrata da un Leviatano, è solo l'incipit di una progressione che mira alla spettacolarizzazione totale, coinvolgendo effetti speciali in gran quantità e strutture gigantesche che si sgretolano sotto i nostri occhi. C'è da dire però che mentre alcuni risultati sono davvero ragguardevoli (ottima ad esempio la realizzazione del fuoco e dei particellari, tanto che nel primo atto si gioca spesso con un estintore), in altri momenti la perizia tecnica cede lievemente (i fiotti di sangue o le esplosioni di Imulsion degli infetti convincono di meno, veicolando anche una certa confusione che si sarebbe potuta evitare).
    Praticamente perfetta l'ottimizzazione globale: il filtro anti-aliasing fa il suo lavoro, e la fluidità non viene mai compromessa. Tempi di caricamento ridotti e assenza di Tearing segnalano insomma che il lavoro di lima è stato corposo e ponderato.
    Infine, il comparto sonoro spicca al di sopra di altre produzioni grazie ad una serie di brani incalzanti e sempre pronti a sottolineare ora i ritmi dell'azione, ora le contrastanti emozioni dei protagonisti. C'è da dire però che a molti pezzi della Soundtrack manca un po' di respiro, e forse alcuni dei momenti più epici avrebbero potuto essere sostenuti da un accompagnamento più compiuto. Buono il doppiaggio: al di là di qualche lieve problema di Lip Synch, resta ai massimi livelli per quel che riguarda l'adattamento vocale in lingua italiana, e l'unico “rimprovero” che si può fare è che molte delle voci sono decisamente stereotipate e forse non sempre attinenti al contesto. Pulite le campionature, ma molto ripetitivi i versi minacciosi ed i grugniti del contingente nemico.

    Gears of War 3 Gears of War 3Versione Analizzata Xbox 360Gears of War 3 è un'esclusiva imperdibile per tutti i possessori di Xbox360. Il titolo Epic resta nel solco preciso della sua tradizione, e consegna nelle mani dei giocatori un Third Person Shooter dalle dinamiche ben note. Eppure, nonostante manchi il “fattore novità”, il team sollazza il fruitore grazie ad una varietà davvero senza pari. L'avventura principale, robusta e ben diretta, è un'estesa panoramica di quel che resta di Sera e della convinzione dei sopravvissuti, ma è al contempo un vortice interminabile di situazioni nuove, e curiose, e spettacolari oltre misura. Permane, sullo sfondo, il fare disimpegnato ed esibizionista che ha sempre contraddistinto la serie, ma il tutto si colloca in un progetto maturo e completo, che include persino una serie di modalità cooperative e competitive ricchissime e piacevoli. Si vede, con occhio attento, che le “fondamenta” che sostengono l'imponente impalcatura sono ancora quelle ben note. Ad indicarlo, troviamo qualche stortura nel comparto animazioni, un'IA migliorata ma non ancora eccellente, un coefficiente di difficoltà smussato ed una linearità che i falsi bivi non riescono a scacciare. Eppure, sappiamo anche che questo è il meglio che Epic potesse fare con la sua serie: consegnarci un finale degnissimo (insospettabilmente, anche dal punto di vista narrativo), in un titolo così ritmato che è possibile finirlo e rifinirlo (da soli, poi in compagna, poi in modalità arcade) senza avvertire un filo di noia. Insomma questo terzo capitolo è forse la prova che a volte, nella scelta di un nome si nasconde il destino di una software house e dei suoi prodotti. Perchè l'aggettivo migliore per descrivere l'esperienza di Gears of War 3 è uno solo. Incontestabilmente, Epico.

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