Recensione Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2

Harry torna per il Gran Finale

Recensione Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2
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Disponibile per
  • DS
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • Pc
  • Circa un anno fa assistevamo alla nascita di uno tra i più brutti tie-in nella storia videoludica moderna. Si trattava, come molti avranno capito, di Harry Potter e i Doni della Morte Parte I, uno dei pochi riadattamenti da pellicola a scendere pesantemente al di sotto della sufficienza, almeno sulle nostre pagine. I numeri però -come al solito- diedero ragione al maghetto che, grazie all’influsso benefico della pellicola uscita di lì a poco, riuscì a piazzare sul mercato un cospicuo numero di copie, ben oltre le aspettative della critica. Il team, dunque, puntuale come un orologio, ripropone anche quest’anno una formula praticamente identica, concludendo con Harry Potter e i Doni della Morte Parte II le opere videoludiche dedicate al mago più famoso di tutti i tempi. La produzione Bright Light Studios, che ricalca i nefasti canoni del predecessore sarà disponibile per tutte le piattaforme a partire dal 15 Luglio.

    Anche questa volta, soprattutto per evitare spoiler riguardanti la trama della pellicola uscita appena ieri nelle sale italiane, non ci dilungheremo sulla componente narrativa, che si limita a seguire il film in maniera pedissequa, senza tentare di coinvolgere più di tanto il giocatore. In Harry Potter e i Doni della Morte Parte II riprenderemo il comando delle operazioni esattamente da dove avevamo lasciato. Voldemort è entrato in possesso della potente bacchetta di Sambuca di Albus Silente, Piton è il nuovo preside di Hogwards ed il terzetto delle meraviglie (Harry, Ron, Hermione) è in procinto di recarsi alla Gringott per proseguire nella ricerca e distruzione degli Horcrux. Il tutto culminerà, dopo mille battaglie, nel fatidico scontro tra il Signore Oscuro ed il ragazzo con la cicatrice.

    Un passo indietro

    Se dal punto di vista narrativo i canoni realizzativi rispecchiano pienamente quelli del precedente episodio lo stesso non si può dire del gameplay che, pur replicandone la struttura, perde alcune delle varianti che, per quanto non funzionassero, differenziavano un minimo la progressione. Ricordiamo ad esempio le varie sezioni on rail, le fasi stealth in cui muoversi con circospezione utilizzando il mantello dell’invisibilità o ancora i piccoli enigmi utili a spezzare l’azione. Ebbene in Doni della Morte Parte II tutte queste sfumature sono state completamente abbandonate, a favore di un’ancor più marcata deriva action. Tale scelta, se vogliamo, rispecchia l’andamento della pellicola, che vede finalmente scatenarsi la guerra tra l’esercito di Silente e quello di “Voi sapete chi”; tuttavia, dal punto di vista squisitamente ludico, risulta un vero e proprio bastone tra le ruote in cui inciamperemo dopo poco, per finire inesorabilmente in una spirale di ripetitività che ci accompagnerà sino alla fine dell’avventura. E poco importa se nei quindici capitoli da affrontare (per un totale di dieci ore di gioco scarse) ci verranno spesso proposti personaggi nuovi con i quali affrontare le orde di nemici cui ci troveremo di fronte (Hermione, Neville, la McGranitt...): il gameplay rimarrà immutato, così come le possibilità di attacco e difesa in ciascuno degli scontri, differenziate solo minimamente dalla concessione -livello dopo livello- di nuovi incantesimi.
    Entrando nel merito della struttura ludica ci troviamo di fronte all’esatta copia di quanto osservato un anno fa. I nostri eroi avranno infatti a disposizione una serie di otto incantesimi offensivi (intercambiabili tramite front button) e due difensivi (legati ai pulsanti dorsali) con i quali giostrarsi nel corso di una progressione totalmente lineare (ai moltissimi tragitti predefiniti -e a senso unico- faranno da contraltare solo alcune aree aperte). Quello che ci troveremo davanti sarà, in sostanza, uno shooter in terza persona (con tanto di sistema di coperture alla Gears of War) che sostituirà alle armi gli incantesimi. Troveremo l’Expelliarmus per contrastare il Protego (barriera difensiva) del nemico, il Protego stesso, da utilizzare per deviare i dardi avversi, il Petrificus Totalus da utilizzare per sconfiggere in un attimo i più deboli “scagnozzi” dei Mangiamorte, il famosissimo Stupeficium (la capacità di “sparare” un singolo dardo dalla bacchetta) e la sua variante “a raffica” chiamata Expulso. La combinazione di questi ed altri incantesimi, che di tanto in tanto sarà necessario utilizzare con oculatezza per debellare determinati nemici, risulta l’unico vero elemento interessante nel corso dell’avventura. E’ altresì vero che, aldilà degli incantesimi d’attacco, ci sarebbe piaciuto avere la possibilità di sfoderare qualcosa di leggermente differente: magari un Vingardium Leviosa per interagire con gli elementi dell’ambientazione ed utilizzarli a nostro favore.
    Purtroppo il team si è limitato a svolgere il compitino, dimenticandosi perfino di come alcune feature funzionassero nel precedente capitolo. Eclatante il caso del lock-on automatico, anche troppo perfetto nel primo capitolo e legato ora alla perfetta immobilità dell’avversario. Tentando di colpire un nemico in movimento (anche solo mentre cammina) ci sarà infatti un’ottima possibilità di mancarlo, sprecando magari uno degli incantesimi più potenti. Da questo punto di vista, se non altro, possiamo dire di aver apprezzato l’inserimento di limiti per l’utilizzo di ogni incantesimo. La barriera Protecto, ad esempio, si spezzerà dopo aver ricevuto un certo numero di danni e gli indicatori di mira dei vari incantamenti d’attacco si allargheranno rendendo man mano impossibile centrare il bersaglio. Come abbiamo già visto poc’anzi, però, ad un piccolo passo avanti ne corrispondono almeno due all’indietro. L’intelligenza artificiale, in questo senso, non poteva certo fare eccezione: i nemici sono mossi da routine esageratamente semplici e tutte uguali, il che renderà piuttosto facile sbarazzarsene anche ad alti livelli di difficoltà, con un netto calo del divertimento.

    Piccoli miglioramenti

    Dal punto di vista tecnico Harry Potter e i Doni della Morte Parte II mostra qualche timido passo avanti rispetto al suo predecessore. I modelli poligonali, in primis, risultano molto più particolareggiati e credibili, pur risultando del tutto inespressivi se ci focalizziamo sui volti. Ma se parlando di protagonisti e comprimari rimaniamo su buoni livelli di dettaglio e riconoscibilità eccoci scendere ben al di sotto della sufficienza nel momento in cui compaiono a schermo i primi personaggi “di contorno” o, ancor peggio, i Mangiamorte meno famosi. In questi casi la povertà di dettagli si fa preoccupante e, dalla testa ai piedi (texture comprese), ogni modello sembra essere ricavato dallo stesso stampino. Le cose non migliorano nel momento in cui la scena si mette in moto, rivelando un comparto animazioni del tutto antiquato, con movimenti rigidi e legnosi quasi fossero stati posti dei limiti al movimento delle articolazioni. Tutto quel che di negativo mostrano gli attori sullo schermo si riflette con un minimo di attenuanti (molte texture appaiono piuttosto curate) sullo scenario di gioco, che risulta piatto e limitato. Gli scenari presentano un’estensione limitatissima e un’interattività totalmente azzerata. Solo una buona gestione delle fonti di illuminazione ed un decente comparto d’effettistica particellare riescono a ravvivare la scena, rendendola, in alcuni frangenti, addirittura gradevole.
    Chiude l’affresco un comparto sonoro altrettanto altalenante, con la sountrack rilevata direttamente dalle librerie Hollywoodiane a cui, purtroppo, si contrappone un doppiaggio italiano rifatto di sana pianta e, nemmeno a farlo apposta, palesemente inferiore a quello originale.

    Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2 Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2Versione Analizzata Xbox 360Ancora una volta ci vediamo costretti a bocciare categoricamente un tie in collegato all’oramai compianto Harry Potter. Discutibili tagli al gameplay, anche a fronte di alcune scelte sicuramente sensate, rendono l’avventura monotona dopo meno di una mezz’ora, costringendo il giocatore a ripetere pedissequamente le stesse azioni per l’intera durata. L’introduzione di nuovi personaggi e di situazioni in cui utilizzare oculatamente ogni incantamento a disposizione non bastano a ravvivare una produzione che, non bastasse, soffre di una realizzazione tecnica ancora una volta troppo sottotono. Da provare soltanto se siete dei veri maniaci del collezionismo “Potteriano”.

    4.5

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