Recensione Kameo: Elements of Power

Il felice esordio di Rare su Xbox 360

Recensione Kameo: Elements of Power
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  • Xbox 360
  • Nonostante lo scetticismo generale, maturato nei lunghi anni di sviluppo interrotto e risorto, alimentato dal dubbio che lo stile di Kameo non fosse adatto a mostrare il primo, netto distacco fra generazioni Hardware, la produzione Rare è decisamente indispensabile per il mercato del nuovo 360. Le prove dirette mostrano non tanto un rinnovamento concettuale delle meccaniche tipiche di un Platform/Action, genere in cui viene collocato Elements of Power, ma un lavoro di design unico ed immensamente valido, accattivante ed affiancato da una sapiente gestione delle nuove potenzialità tecniche. Così, Kameo contribuisce anzitutto a colorare la line up iniziale con cromatismi fiabeschi, raccontando una storia fantastica, modellata con impeccabile sapienza narrativa ed impreziosita da uno stile visivo sognante, ma preciso. Kameo è una favola moderna, che non strizza l'occhio solamente ai giovanissimi, ma manifesta anzi elementi più maturi, finanche a livello strutturale. Certo, resta una produzione canonica, che non vuole sovvertire l’impostazione basilare degli stilemi del genere, da nessun punto di vista, ma almeno approfondirli con costanza e vivacità.
    Ne risulta, visibile fin dai primi momenti di gioco, una piena fiducia in quelli che sono gli stereotipi del caso. Il mondo incantato in cui Kameo muove i primi passi è popolato da orchi e varie amenità che attingono direttamente, senza pretesa d’originalità, dall’immaginario Fantasy collettivo, e persino l’antefatto degli eventi non aspira a rivelare sostanziali complessità: un regno da salvare da un terribile usurpatore, e la propria famiglia sottomessa dalla stessa sorella della protagonista, sobillata dalla gelosia di non aver ricevuto l’eredita del Watnot, magico libro in grado di trasformare il suo possessore in creature dagli strani poteri.
    Un prologo semplice, che tuttavia nasconde una trama che scorre piacevole e incalzante, mantenendo alto l’interesse in ogni momento, a partire dalla piccola introduzione giocata la cui funzione principale è quella di avvicinare l’utente al sistema di controllo. Quest’ultimo non è affatto complicato, e anzi mostra un’intelligente gestione delle capacità della protagonista, nonché un’insolita disposizione dei controlli, che si rivela in ultimo appello ampiamente funzionale. Le meccaniche del gioco ruotano attorno alle capacità di Kameo di trasformarsi in dieci differenti creature, ognuna con le proprie caratteristiche e abilità. Mentre la pulsantiera sulla destra del Pad permette all’utente di passare con estrema facilità da una creatura all’altra (a tre dei quattro tasti è possibile assegnare, dall’apposito menù, altrettante trasformazioni, laddove l’ultimo pulsante è dedicato alla forma originale di Kameo), il controllo delle stesse è mediato dai trigger dorsali. Due singole mosse per ciascuna creatura, più una speciale alla pressione combinata dei due tasti. Una disponibilità di movenze di per se piuttosto limitata, se non fosse per la massiccia interazione che le varie forme di Kameo possono avere con l’ambiente e con i nemici.



    La funzione di una mossa può variare molto a seconda del contesto in cui è utilizzata, ora durante un combattimento, ora in sezioni più esplorative ed enigmistiche. Per altro, la sapienza degli sviluppatori impone al giocatore di variare costantemente l’essere di cui si è al controllo, sia proponendo rompicapi strutturali, sia impegnandolo in scontri con creature continuamente diverse, alla cui eliminazione è necessario provvedere con particolari abilità. Così ci si trova costretti ad utilizzare uniformemente tutte le possibilità offerte dal gioco: soprattutto nelle fasi iniziali a questa pratica dovrà soggiacere uno studio piuttosto preciso e ragionato. Il risultato di questa impostazione riesce a farsi apprezzare fino in fondo: sebbene non in rari casi l’uniformità digitale delle opzioni di controllo generi una irritante confusione (comunque ogni azione disponibile è visualizzata su schermo, sebbene la lettura delle informazioni a riguardo distolga l’attenzione dall’azione principale), i pregi di una tale molteplicità d’approccio saranno innegabili al termine dell’avventura, soprattutto in quelle fasi in cui, finalmente, viene lasciata totale libertà d’interpretazione, e gli scontri possono essere affrontati secondo i propri gusti, con le trasformazioni preferite. Non si dimentichi poi l’ottima caratterizzazione di ogni essere, ognuno dei quali potrebbe di certo aspirare al ruolo di star principale, non solo per complessità poligonale ma anche per qualità di Design. Già nel livello iniziale, da affrontare con tre diverse trasformazioni, il giocatore potrà farsi un’idea di quello che lo aspetta: salvo una pianta carnivora il cui modello è fin troppo abusato nella cultura non solo videoludica, un gigante di ghiaccio ed uno strano armadillo rotolante si presenteranno con un carattere studiato nei minimi dettagli, ironico e apprezzabile da tutta l’utenza. L’evolversi degli eventi farà conoscere al giocatore sette ulteriori creature, alcune molto originali (una formica costretta a portare sulle spalle una brocca piena di lava) sia per carattere visivo che per modalità d’uso, altre meno ispirate ma comunque molto curate (spiritelli acquatici, draghi in miniatura, blob).
    Insomma, il peso di una caratterizzazione insolitamente tradizionalista non si fa sentire troppo, in questo aspetto. Leggermente più pesante da sopportare risulta l’impostazione standard degli ambienti di gioco. Kameo potrà esplorare con relativa libertà quattro locazioni principali, il cui carattere grafico è legato a doppia mandata alla concezione classica di Platform Game. Fra i livelli non manca ad esempio “Quello della neve”, oppure l’intramontabile ultimo baluardo del nemico, fra torrenti lavici e costruzioni annerite dalla malvagità. Dopo qualche sezione di gioco l’utente più smaliziato potrebbe stancarsi. Certo, almeno inizialmente l’impatto con il mondo di Kameo è a dir poco emozionante: le rinnovate capacità di gestione grafica della macchina Microsoft hanno permesso di creare non solo una vastità ambientale senza pari, fatta di scorci interminabili, ma anche di popolarla con dettagli infinitesimi. Oltre alla qualità grafica stupisce dunque la quantità di oggetti e personaggi che rende quasi “viva” ogni singola locazione. A partire dal numero di character secondari con cui è possibile interagire, per finire in ampie sale in cui un’illuminazione particellare rivela una poesia luminosa e finora impraticabile, Kameo svela pian piano tutte le possibilità del nuovo hardware. Accentuate per altro da un uso massiccio delle mappe superficiali che, unitamente a delle texture di qualità eccellente, rendono ogni struttura architettonica assolutamente credibile e quanto mai concreta. Ovviamente lo stile di Kameo non lega con un realismo eccessivo: già i filmati proposti durante l’ultimo E3 rivelavano una dissonanza fra i toni fiabeschi che il gioco avrebbe dovuto avere è le strutture verosimiglianti che gli sviluppatori avevano costruito. Oggi il problema è stato ampiamente risolto modificando la palette di colori (molto più sgargianti) e aumentando notevolmente le proporzioni delle riflessioni luminose: lo scintillio di qualsiasi superficie, il tono cromatico dei manti erbosi, visibilmente inverosimile, rendono al mondo di Kameo quel giusto carattere onirico che un titolo del genere dovrebbe avere. Le uniche riserve a livello tecnico si devono esprimere dunque per quanto riguarda il carattere dei filmati, in cui -stranamente- i personaggi non reggono il paragone con le loro versioni “In Game”.
    Piacevolissimo il comparto sonoro. Piuttosto che i doppiaggi, totalmente in italiano, realizzati con cura eccellente ma recitati senza troppe velleità interpretative, la colonna sonora che fa da sfondo all’avventura principale è molto curata. I brani (sostituibili con le proprie scelte grazie alla possibilità di personalizzare la tracklist, seppur in questo caso sia vivamente consigliato di mantenere l’originale) sottolineano con efficacia l’alternanza di ritmi ludici, adesso cadenzando leggeri motivi di fiati, adesso intonando marce militari dai toni epici, durante le fasi di combattimento. Gli scontri più imponenti si scoprono emozionanti e coinvolgenti anche grazie all’ottima caratterizzazione sonora, che si muove sulla scia dei grandi compositori del fantasy, risultando molto cinematografica piuttosto che videoludica (stessa scelta operata da King Kong). Fanno sa sfondo una serie di effetti di fattura ottima, seppur non troppo varia e, di nuovo, stereotipata. Consigliamo vivamente di settare le impostazioni per far risaltare la musica piuttosto che i suoni ambientali: disponendo di un impianto audio a 5 canali l’esperienza di gioco sarà senza dubbio impreziosita.

    Kameo - Elements of Power Kameo - Elements of PowerVersione Analizzata Xbox 360Kameo è un buon prodotto, probabilmente quanto di meglio ci si potesse aspettare da un Launch Title, nel campo del Platform/Adventure. L'ottima caratterizzazione del gioco è a volte minata da un'impostazione troppo tradizionalista, dovuta probabilmente alle radici del progetto, nato -come tutti saprete- su Game Cube, e dedicato evidentemente ad un pubblico meno maturo di quello che la nuova Microsoft mira ad avere come target principale. Probabilmente qualche ulteriore modifica alla struttura ambientale, a livello di design sopratutto, avrebbe migliorato il risultato finale, che ad oggi riesce comunque ad attrarre indistintamente grandi e piccini, pur risultando addirittura stereotipato per qualsiasi giocatore di vecchia data. Ovviamente l'ingresso nella nuova generazione è sottolineato da un comparto grafico d'eccezione, che riesce nell'arduo compito di far coesistere modellazioni estremamente complesse (con ampio uso di mappe superficiali) con atmosfere da sogno, attraverso una particolare gestione delle illuminazione e della palette di colori. La longevità del titolo è buona (non eccellente) se rapportata agli standard del genere, ma solo più che sufficiente se considerato il contesto: terminata l'avventura principale, il completamento degli obbiettivi facoltativi non impegnerà, ne gratificherà, più di tanto il giocatore. Considerato l'investimento inizale dell'utente (nell'acquisto della console), nonchè la ridotta disposizione di titoli (comunque un numero decisamente elevato per un Day One), probabilmente Kameo resterà in secondo piano rispetto alle produzioni che possono garantire, per natura, molte più ore di gioco rispetto a quelle offerte dall'avventura Rare. In ogni caso la validità di Kameo resta indiscutibile: per chi ama le favole ludiche, o chi da tempo non si dedica ad un platform classico, troverà in Elements of Power un prodotto estremamente vario e competente, con qualche spunto originale purtroppo non approfondito a dovere.

    7.5

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