Recensione Lord of the Rings: Conquest

Un Hack 'n' Slash ambientato nella Terra di Mezzo

Lord of the rings: Conquest
Recensione: Xbox 360
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  • Pc
  • Dopo un autunno 2008 esaltante per la mole e la qualità dei titoli usciti, il 2009 riparte lentamente. Gennaio sembra addormentato in un letargo videoludico che adombra il mercato, centellinando i prodotti. Uno fra i primi titoli a vedere la luce è Il Signore degli Anelli: la Conquista, un hack 'n' slash tridimensionale ambientato nella Terra di Mezzo. Sfruttando sapientemente l'immaginario creato da Tolkien, e forte di una licenza fra le più fruttuose degli ultimi anni, il titolo Electronic Arts fa da “apripista” alla nuova ondata di Masterpiece che arriverà a fine Febbraio, ed appare “tatticamente” proprio in un periodo di magra. Al di là dei “lustrini” del nome, infatti, Conquest non dimostra particolari qualità: nonostante il buon numero di opzioni e la discreta varietà, il gioco eredita i difetti classici del genere, e non riesce ad evitare i problemi legati ad un'azione caotica e ad un gameplay limitato. Al di là dell'amore incondizionato che gli tributeranno i fan della saga, dunque, per trovare il suo spazio Conquest ha bisogno di non essere adombrato da progetti più gradi di lui.

    La componente principale dell'esperienza è senza dubbio costituita dalle due campagne principali. La prima segue piuttosto fedelmente le gesta della compagnia dell'anello così come sono narrate nella trilogia cinematografica, mentre la seconda propone una storyline alternativa, in cui sono le forze del male ad avere la meglio. A conti fatti, è forse proprio quest'ultima opzione ad esercitare un discreto fascino sui fan della saga, ed a rappresentare un valore aggiunto non indifferente. In generale, comunque, la progressione avviene secondo un canovaccio ben noto, attraversando una ad una le grandi battaglie narrate da Tolkien. L'impianto narrativo ricopre un ruolo di secondo piano, e non va oltre la più rispettosa celebrazione delle pellicole. Consapevole dei limiti del motore grafico, che risulta davvero carente dal punto di vista tecnico, la narrazione procede infatti sfruttando sequenze tratte direttamente dal film. Una soluzione che riteniamo poco elegante, anche se si deve ammettere che il montaggio risulta davvero ben fatto anche nel caso della campagna Evil, e la selezione degli spezzoni appare adeguatissima a raccontare una storia alternativa. Una struttura del genere, comunque, nonostante le cornici grafiche che fanno di tutto per amalgamare le scene al giocato, appare poco omogenea e non stimola molto il coinvolgimento. Insomma il plot alla base e la sua natura si limitano a sfruttare il buon lavoro di Peter Jackson per punteggiare l'avanzamento di una produzione concentrata interamente sull'azione di gioco.

    Ma anche il gameplay di Conquest inciampa numerose volte. Agli sviluppatori va riconoscita, per onor di cronaca, la buona volontà di creare uno scenario videoludico vasto e vario, ricco di opzioni e possibilità. Ogni missione permette all'utente di scendere in campo nei panni di una delle quattro classi disponibili. Per amor di varietà è possibile selezionare, oltre ai classici guerrieri ed agli arcieri, anche gli scout ed i maghi. Ogni ruolo ha ovviamente le sue prerogative, ma non tutte le classi si mostrano ugualmente utili in battaglia. La fragilità di maghi ed arcieri, che sono in grado comunque di colpire dalla distanza, li rende poco efficaci per le lunghe sessioni di combattimento a cui spesso si è chiamati. Anche per i demeriti di un'intelligenza artificiale dalle routine semplificate, e per il numero sovrabbondante di nemici, è bene affidarsi alle classi che fanno del corpo a corpo la loro forza. Utilizzando guerrieri e scout, difatti, è possibile agire con più continuità e senza tempi morti. Utilizzando sapientemente le molte mosse speciali disponibili è possibile avere la meglio sulla folta schiera di avversari che popola ogni campo di battaglia. Per rendere meno monotona la progressione, inoltre, il gioco da la possibilità di utilizzare macchine d'assedio, come baliste e catapulte, o di “cavalcare” le grosse bestie della terra di mezzo, fra Olifanti, Destrieri ed Ent. In certi casi il gioco metterà l'utente nei panni di un Eroe, capace di eseguire mosse speciali dalla potenza devastante. A dispetto del buon numero di possibilità, tuttavia, il gameplay portante si rivela davvero esile. Conquest è un gioco d'azione molto semplice nella configurazione e discretamente caotico, cosicchè il problema del button mashing più sfrenato non è mai del tutto scongiurato. La qualità del divertimento tende a scendere non poco dopo qualche partita, e non basta l'eccellente coreografia degli scontri per farla risalire a livelli decenti. Uno schema di controlli classico, un numero di combo non certo esaltante, e scelte strutturali poco gradevoli fanno in modo che “la conquista” non risulti così epica ed emozionante come avrebbe potuto essere. La confusione regna sovrana in molte situazioni, complice anche un sistema di direzionamento dei colpi non molto efficace. Frustrante anche l'insignificante apporto dei commilitoni, che lasciano troppo spazio alle truppe avversarie, costringendo l'utente a lavorare incessantemente, affrontando un soverchiante numero di nemici. In queste condizioni, si è spesso vittime precoci della progettazione non troppo saggia di cui sopra si discuteva, ed i prematuri game over possono portare alla noia (tantopiù che è necessario ricominciare da capo la missione). Gli amanti del Signore degli Anelli o dell'azione meno impegnativa potrebbero chiudere un occhio, ma Conquest non riesce comunque a togliersi di dosso i difetti classici di un genere avviato ormai sul viale del tramonto. L'hack 'n' slash puro e semplice, che un tempo stupiva per la capacità di riprodurre battaglie su larga scala, deve oggi in qualche modo rinnovarsi, se non vuole ridursi ad accogliere i favori di fette di pubblico sempre più ristrette.
    Fortunatamente il titolo mette a disposizione un interessante comparto multiplayer, insolita dotazione per un prodotto della categoria. Senza dubbio l'aspetto accolto con più entusiasmo è la presenza di una modalità cooperativa, che permette di affrontare la campagna principale in compagnia di un amico, in locale oppure online. Indubbiamente più piacevole e meno oppressiva risulta infatti l'azione di coppia. Ma in Conquest è presente anche una modalità competitiva, che prevede le classiche opzioni tipiche degli sparatutto, fra cui Deathmach e Cattura la Bandiera (ovviamente rivisitate in chiave fantasy). Anche nelle mappe multigiocatore è possibile utilizzare mezzi e cavalcature, inoltre i player più capaci potranno trasformarsi temporaneamente in uno degli otto eroi disponibili, gli stessi protagonisti della trilogia cinematografica. In questi panni, i loro attacchi risulteranno davvero letali, anche se -come accade nella campagna in singolo- Legolas, Aragorn e soci saranno semplicemente versioni potenziate delle 4 classi disponibli. Il multiplayer di Conquest è un buon espediente per allungare la longevità, anche se eredita tutti i difetti della giocabilità: un gameplay esile e poco profondo, votato alla pressione sconclusionata dei tasti, ed un'azione a schermo non sempre pienamente leggibile. Risulta così difficile premiare in maniera eccessiva Conquest, anche se l'introduzione del gioco in rete appare uno step fondamentale per far rifiorire, in qualche modo, l'action game più semplicistico.
    Al di là delle problematiche del sistema di gioco, che compie scelte precise forse per offrirsi con più facilità anche ad una platea di giocatori occasionali, il comparto tecnico di Conquest è davvero inadeguato a rappresentare l'impegno produttivo di una software house impegnata nella corrente generazione di software. Conquest è un titolo che sembra prodotto con il minimo sforzo, sull abase di un engine datato, forse diretta derivazione di quello che su Ps2 mise in movimento la trilogia videoludica dedicata al Signore degli Anelli. I modelli poligonali sono poco dettagliati, caratterizzati in maniera appena sufficiente, ed il loro appeal è rovinato in buona parte da texture non molto efficaci. Migliori risultati nel caso degli eroi protagonisti, ma senza che si tocchi in nessun caso il vertice tecnico delle console moderne. I personaggi vengono poi ampiamente riutilizzati nelle battaglie, e la scena risulta molto artefatta. Inoltre, è il reparto animazioni che non convince: le movenze degli avversari sono “isteriche” e poco credibili, quelle dei soggetti principali non ottengono migliori risultati, sebbene appaiano ben legate fra di loro. Ma è forse nella riproduzione degli ambienti che si notano i cali di stile più evidenti. Le texture ambientali, del resto, sono davvero pessime, di una piattezza impressionante, ed a volte con una risoluzione ridicola. Nonostante la povertà dell'impatto visivo, i campi di battaglia enormi riescono a rapire l'attenzione del giocatore, grazie ad una buona ricostruzione scenica, che si fa forte, ancora una volta, più che della competenza del team, del lavoro magistrale della Troup di Jackson.
    Anche l'ottimizzazione del motore di gioco rivela una scarsa attenzione da parte del team di sviluppo. Nonostante i demeriti fin'ora citati, in Conquest si assiste anche a numerosi cali di framerate, del tutto ingiustificabili, se si considera la qualità generale dell'appeal visivo, la mole ed il carattere degli effetti speciali (piuttosto poveri), la latitanza impressionante di mappe superficiali. Buono è invece l'accompagnamento sonoro, che si avvale dei brani eccezionali già sentiti nella trilogia di film. Meno vario il reparto campionature, ma comunque al di sopra della sufficienza: la gamma i suoni e voci anima discretamente i campi di battaglia. Sul doppiaggio delle scene d'intermezzo appare superfluo discutere, dato che sono tratte dai lungometraggi, anche se -ripetiamo- la scelta di utilizzarle si colloca a metà fra fan service più puro ed un frettoloso recupero di soluzioni espressive di vecchia generazione.

    The Lord of the Rings Conquest Reimagined The Lord of the Rings Conquest ReimaginedVersione Analizzata Xbox 360Lord of the Ring: Conquest è un titolo dedicato agli appassionati della saga o degli hack 'n' slash meno complessi. Una buona varietà concettuale è in rovinata dallo spettro del button mashing, e da un gameplay semplicistico e poco profondo. I problemi della struttura di gioco si ripercuotono anche nel multiplayer, che avrebbe altrimenti potuto costituire un importante valore aggiunto. Ma sull'insufficienza finale pesa anche il comparto tecnico carente, che sottolinea la filosofia alla base dell'intera produzione: quella cioè di un titolo sviluppato “con poco”, pensato per cavalcare il successo della licenza e per questo votato al più spietato “fan service”. Sono ben altre le produzioni che vanno premiate ed ammirate.

    4.5

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