Recensione Splinter Cell Blacklist

Sam Fisher è tornato, più in forma che mai

Splinter Cell Blacklist
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Wii U
  • Pc
  • Passato leggermente in sordina a causa della prestazione non brillante del suo predecessore, Splinter Cell: Blacklist si appresta -questo 22 Agosto- a far cambiare idea non solo ai suoi fan storici, ma anche ai semplici appassionati d’azione e stealth. Grazie ad un’ottima varietà d’azione, tante trovate capaci di mantenere vivo l’interesse nella progressione ed un sapiente mix tra puro stealth e azione frenetica, Blacklist si presenta al pubblico come uno tra i capitoli più riusciti della saga; sicuramente il migliore dall’avvento di questa generazione di console.
    Il titolo riesce a coinvolgere il videoplayer in una progressione sempre vivace, sostenuta da un preziosissimo lavoro di design dei quadri e dalle continue possibilità di personalizzazione della dotazione di Sam. Anche la vicenda, pur facendo da semplice contorno, non annoia, soprattutto per via di una caratterizzazione ben riuscita dei protagonisti. Un videogame di alto livello, da non perdere, che accusa solo qualche piccolo inciampo sulla strada verso il successo.

    Ancora terrorismo

    Quello di Splinter Cell: Blacklist è un intreccio narrativo ricco di cliché e situazioni già viste. Ciononostante, qualche colpo di scena abbastanza riuscito e il già citato spessore degli attori digitali, riesce a mantenere vivo l’interesse del giocatore nelle circa dodici ore necessarie a completare le sole missioni principali.
    Dopo l'assalto alla base militare di Andersen, sull'Isola di Guam, il governo americano riceve un tremendo ultimatum terroristico. Un'organizzazione conosciuta come gli Ingegneri chiede il ritiro delle truppe statunitensi da ognuno dei Paesi in cui si trovano stanziate, pena la prosecuzione della "Blacklist": una serie di attacchi a scadenza settimanale su obiettivi sensibili in tutto il Mondo, con un occhio di riguardo verso il continente a stelle e strisce. "Stiamo arrivando in America" minaccia il fantomatico leader del gruppo, provando con la registrazione del cruento attacco a Guam di fare estremamente sul serio; tanto da allertare il Presidente in persona.
    Resta solo una cosa da fare: mandare in campo la Fourth Echelon, rinnovata task force militare guidata -ora- dal nostro buon Sam Fisher. Un gruppo d'élite che vede tra le sue fila l'esperto di tecnologia e comunicazioni Charlie Cole, il maggiore Isaac Briggs e, naturalmente, Anna Grimsdòttir (Grim) al supporto logistico. Vecchie e nuove conoscenze in un team pronto a tutto per prevenire la minaccia. Una corsa contro il tempo dai ritmi sostenuti, durante la quale il trovarsi sempre sul filo del rasoio contribuisce a mantenere alta la tensione e l’attenzione.
    Chiudiamo la parentesi narrativa sottolineando ancora una volta la prestazione attoriale, che ha ben saputo coinvolgerci nonostante un plot non certo originalissimo. La caratterizzazione dei membri di Fourth Echelon risalta, così come i rapporti tra il burbero Sam e i suoi compagni, o la figlia, che potremo contattare di missione in missione per brevi intermezzi che ispessiscono ulteriormente il protagonista. Meno convincenti, invece, gli avversari, un po’ troppo stereotipati e legati indissolubilmente ai “cliché terroristici” della recente produzione hollywoodiana. Qualche vecchia conoscenza di Sam, nel bene e nel male, ed un pizzico del suo burrascoso passato costituiscono infine la ciliegina sulla torta di quello che possiamo senz’altro definire un soddisfacente intreccio.

    Tre stili, un solo obiettivo

    A livello ludico la struttura di Splinter Cell: Blacklist si presenta subito differente rispetto a quella precedenti capitoli. S’inserisce, ad esempio, una piccolissima porzione open world a bordo del Paladin, la base operativa volante della Fourth Echelon. Girovagando tra ponti, celle di detenzione e sale controllo, potremo anzitutto interagire con i membri dell’equipaggio, ottenendo nuove informazioni incarico dopo incarico e svolgendo, per loro conto, missioni secondarie. In secondo luogo, esplorando il Paladin come si deve, recupereremo nuovi documenti ad ogni incarico, in grado di rivelare retroscena sempre più approfonditi sulla vicenda principale. Le stesse missioni secondarie, da affrontare in singolo oppure in cooperativa, offriranno dettagli extra riguardo agli Ingegneri, ai loro piani e ai loro affiliati, cementando la continuità narrativa. Il risultato di tutti questi fattori è una progressione variegata e allo stesso tempo coesa, remunerativa e sempre interessante. Come vedremo in seguito, la costante presenza di incarichi secondari non aumenta soltanto la varietà, ma contribuisce anche a spezzare efficacemente i ritmi della campagna principale, ottenendo -non bastasse- punti extra per personalizzare l’equipaggiamento e il Paladin.
    Quella della personalizzazione, più di tutte le altre feature, è la più gradita nell’ossatura di Blacklist. Spendendo i punti guadagnati sul campo in nuovi gadget, tute mimetiche, visori e miglioramenti tecnici alla base operativa apriremo continuamente la porta a nuove varianti di gameplay, scacciando il rischio di ripetitività.

    "Single player e Multiplayer si amalgamano in maniera inaspettatamente convincente e funzionale in Splinter Cell: Blacklist, facendone uno degli episodi più riusciti della saga: oseremmo dire il migliore dopo l’esordio"

    Anche in questo caso i lavori di bilanciamento ed integrazione appaiono a dir poco perfetti: i loadout potranno essere personalizzati per adattarsi al proprio stile di gioco ed alla missione, mentre ogni nuova conquista tecnologica del Paladin si rifletterà immediatamente in-game, offrendo piccoli bonus ed un incremento dei moltiplicatori di calcolo del punteggio. Insomma Ubisoft ha allestito una struttura capace di coinvolgerci, convincerci ed esaltarci dal primo all’ultimo istante.
    Parlando di puro gameplay, flessibilità ed adattabilità sono concetti molto cari al team di sviluppo, a giudicare in primis dai quattro livelli di difficoltà presenti e selezionabili in qualsiasi istante. I veterani della saga potranno selezionare dal principio "Realistico" o "Prefezionista", vedendosi decurtare o persino eliminare del tutto le Esecuzioni rese possibili dal sistema di targeting introdotto in Convinction. I nemici si faranno più sensibili a rumori e movimenti sospetti e la resistenza di Sam ai proiettili verrà ridotta ai minimi storici. Scendendo verso "Recluta", naturalmente, le cose verranno di volta in volta semplificate, ma è interessante notare come, fino a livello di difficoltà “Normale”, il tasso di sfida non subisca flessioni esagerate.
    A questo proposito ci sentiamo di lodare il lavoro svolto dal team riguardo alla programmazione dell'intelligenza artificiale. I momenti d’interdizione passando vicini a guardie non particolarmente sveglie sono stati ridotti all'osso, ed un convincente miglioramento si registra nella consapevolezza delle stesse riguardo alla situazione. Ci è capitato diverse volte, ad esempio, di stendere una delle guardie di pattuglia, osservando le restanti (in contatto radio) cominciare a chiedersi dove fosse il compagno, mettendosi ben presto in agitazione e sulle sue tracce. Siamo stati testimoni di situazioni in cui due avversari hanno pensato di unirsi per cercarne un terzo scomparso, in cui gruppi di quattro si sono avvicendanti in una meticolosa caccia all’uomo dandoci parecchio filo da torcere. E potremmo continuare, sfornando una lista piuttosto vasta. Qualche pecca, naturalmente, non manca (guardie che tornano troppo in fretta allo status di “tranquillità”, che si lasciano prendere troppo facilmente alle spalle o che vengono attirate più volte nella stessa direzione) ma in linea generale il comportamento dell’IA è esemplare.

    "Varietà": sembra proprio questo il leitmotive di Blacklist. Su tutto è il level design a spiccare, spingendoci a sperimentare, sfruttare l'ottimo sistema di coperture ed esplorare ognuno dei tre approcci possibili a ciascuna situazione. Potremo agire come veri e propri spettri (stile Fantasma), evitando lo scontro e lasciando in vita, stordite o persino ignare, tutte le guardie presenti nei quadri. Saremo in grado di lasciarci silenziosamente alle spalle una scia di cadaveri (stile Pantera), oppure di assaltare ogni gruppo ad armi spianate (stile Assalto). Come abbiamo detto più volte non ci sono approcci giusti o sbagliati, tanto più che ognuno, a fine missione, pagherà con moneta sonante, a seconda del livello di difficoltà, dei nemici eliminati/evitati e molto altro ancora. Essendo Splinter Cell: Blacklist ultimo capitolo di una saga votata all’azione stealth, l’approccio Fantasma sarà il più remunerativo in termini di punti e moltiplicatori: una scelta ovvia e intelligente, dato che ci spingerà verso l’attenta esplorazione e la ricerca di soluzioni sempre nuove.
    Starà a noi sfruttare le tante trovate del level design per gestire le situazioni pericolose: una prerogativa sulla carta vincente ed apparsa assolutamente esaltante alla prova con mano. Per quanto si possano criticare le azioni alla luce e le ambientazioni aperte, non si può negare che il mix di esterni/interni e quadri diurni e notturni funzioni a meraviglia in Blacklist. La possibilità di arrampicarsi "alla Assassin's Creed" su un buon numero di sporgenze apre tantissime nuove strade, come anche la profondità della dotazione e la facoltà di avvicinarsi ai nemici di soppiatto o scatenando un putiferio.
    Lanciare una sticky-cam per distrarre ed addormentare i nemici; stordire una guardia e nasconderne il corpo; sfruttare di tanto in tanto le Esecuzioni per liberare in velocità e con stile un'area e scappare infine da una situazione troppo calda lasciando i nemici alle prese con la nostra ombra, regala sensazioni da tempo sopite. La quantità di strade alternative, segreti da trovare (penne USB, Laptop da violare) e bersagli chiave da catturare vivi ed interrogare, rendono questo Splinter Cell il più ricco e vasto di sempre.
    Non manca, infine, nemmeno un sistema di scelte morali, per quanto non così vasto e profondo. Avremo in ogni istante la facoltà di scegliere come eliminare gli avversari: mandarli semplicemente KO o ucciderli? Nessun limite verrà posto al giocatore, tanto più che le Esecuzioni automatiche potranno essere eseguite anche con le armi non letali (balestra o pistola stordente). Inoltre, nei momenti cruciali di svariate missioni, quando verremo in contatto con i bersagli scottanti, ci verrà data (tramite QTE) la chance di scegliere se risparmiare o meno loro la vita. Variazioni per la maggior parte inutili ai fini narrativi, piuttosto orientate all’acquisizione di achievement o trofei.

    Cooperazione e competizione

    Ubisoft, con Splinter Cell: Blacklist, non ha lesinato nemmeno sul comparto multiplayer, ricco e convincente quasi come il single player. Il primo contatto è con le missioni cooperative, accessibili direttamente dal Paladin attraverso le richieste dei nostri compagni d’avventura. I circa quindici incarichi disponibili si divideranno, in questo caso, in tre tipologie, esattamente quanti sono gli approcci alle situazioni di gioco. Parte degli incarichi secondari prevederà l’infiltrazione furtiva in un’area ed il recupero di dati sensibili o altro; altri ci chiederanno di eliminare tutte le forze nemiche in un’area, ancora una volta senza farci notare. Una terza opzione, la meno efficace, recupererà gli stilemi dell’Orda alla Gears of War, catapultandoci in quadri in procinto di essere invasi dal nemico e ordinandoci di resistere a ben venti assalti consecutivi e sempre più pesanti. Parentesi a parte per le missioni legate al tenente Briggs: una vera e propria mini-campagna secondaria da giocare esclusivamente in due (le altre potranno essere affrontate anche in solo), nella quale adottare l’approccio più congeniale alla situazione.
    Un livello di sfida mediamente tarato verso l’alto e diverse possibilità “di coppia” (la classica scaletta per raggiungere punti inaccessibili, le irruzioni coop e l’immancabile possibilità di sincronizzare esecuzioni e takedown normali) rendono interessante ed altamente coinvolgete questa porzione cooperativa di Blacklist, che beneficia inoltre di quadri dedicati, extra nascosti da recuperare paragonabili a quelli della campagna principale ed un level design altrettanto articolato ed allettante.
    Ad un’interessante reparto cooperativo fa il paio quello competitivo, che si arricchisce della storica modalità Spie contro Mercenari, nella quale alle Spie sarà chiesto di violare tre terminali ed ai Mercenari di difenderli per l’intera durata della partita. Il game mode è riproposto qui in due varianti: quella “Classica”, un due contro due asimmetrico nel quale potremo selezionare solo tre classi predefinite senza possibilità di personalizzazione, e la “Blacklist”, la versione moderna che prevederà il quattro contro quattro -sempre asimmetrico- con possibilità di sfruttare i custom layout (costruibili spendendo anche i punti acquisiti in single e coop). Si aggiungono poi altre due modalità: “Estrazione” (4 contro 4) vedrà le Spie occupate a difendere dati che i Mercenari dovranno estrarre, mentre “Controllo Dati” (3 contro 3 misto) riproporrà un Re della Collina in salsa Tom Clancy, dove a dover essere conquistati e mantenuti saranno dei centri di trasmissione. Chiude un non troppo convincente Deathmatch a squadre miste (4 contro 4), inserito probabilmente per espandere il raggio d’interesse ma, alla luce della prova, scarsamente efficace.

    Il feeling delle modalità (deathmatch a parte) appare vicino a quello che ha fatto letteralmente innamorare una vasta schiera di giocatori di Pandora Tomorrow. Sebbene qualche cambiamento possa far storcere il naso ai puristi, la sfida tra Spie e Mercenari in Blacklist torna finalmente ad accendersi. E lo fa anche grazie al solito level design, capace di esprimersi piuttosto bene anche in multiplayer. Chi ha spolpato la prima interazione di Spie VS Mercenari ricorderà perfettamente le ore passate in solitaria esplorando ogni anfratto di ogni mappa in cerca del percorso migliore per i terminali. Anche in questo caso ritroveremo quella passione. Forse un po’ stemperata da una non eccessiva complessità delle sei mappe a disposizione al day one (l’assenza di telecamere di sorveglianza e rilevatori laser di movimento si fa sentire), ma certamente rinvigorita dalla possibilità di personalizzare la dotazione. Un’offerta allettante tanto per gli storici fan del multiplayer competitivo quanto per i nuovi arrivati, a patto di trovare un partner e degli avversari in grado di “sottostare” alle regole di Splinter Cell.
    Ed è forse questo il più grosso “limite” del comparto competitivo di Blacklist: l'urgenza di una comunità in grado di interpretare l’offerta ludica per come era ed è stata pensata, e non come un chiassoso TPS. L’esperienza con Assassin’s Creed, da questo punto di vista, insegna.
    Prima di fasciarsi la testa, in ogni caso, è bene aspettare che si popolino i server per osservare l’evolversi della situazione. Così come per riportare eventuali problematiche legate a netcode e bilanciamento: valutazioni che richiedono una mole di partite e partecipanti al momento impossibile da mettere in piedi.

    Social come tu mi vuoi

    Al giorno d'oggi, condivisione "social" e second screen experience non sono più termini sconosciuti o lontani per il videoplayer moderno. Anzi, rappresentano una parte essenziale ed integrante di molte esperienze. Ubisoft è stata una delle prime a cavalcare l'onda, portando avanti con successo anche in Splinter Cell: Blacklist questi concetti. Grazie a Shadownet (una sorta di Battlelog in salsa Tom Clancy's) potremo condividere i risultati delle nostre missioni in speciali leaderboard e sfidare gli amici. Riguardo all'esperienza second screen, invece, Ubisoft ha già provveduto a distribuire Splinter Cell Spider-Bot, App iOS/Android che comprende tre mini-games grazie ai quali accumulare punti da spendere in potenziamenti. Un'esperienza leggera ed accessibile, in grado di accompagnare gradevolmente nei viaggi in metro/treno prima di arrivare a casa ed accendere la console.

    Ancora Unreal Engine

    A livello tecnico Splinter Cell: Blacklist mostra qualche passo avanti rispetto a Convinction, dimostrando in ogni caso, ed una volta in più, che questa generazione ha raggiunto il suo limite. Specialmente se parliamo di Unreal Engine. La modellazione di protagonisti e comprimari appare solida e convincente, anche se il lavoro sui volti risulta piuttosto altalenante. Da una parte troviamo Sam e Briggs, caratterizzati da espressioni facciali ben implementate ed un’espressività di grande impatto; dall’altra Grim, Charlie, il Presidente degli Stati Uniti e qualche altro “attore collaterale”, le cui emozioni fanno fatica a trasparire da un set di animazioni facciali piuttosto posticcio e non troppo esaltante.
    Si tratta, in ogni caso, di problematiche non così gravi e certamente non in grado di minare una produzione tutto sommato ben confezionata. Se distogliamo lo sguardo dal particolare e passiamo al generale, infatti, notiamo l’ottima realizzazione dei livelli e dei fondali, caratterizzati da una texturizzazione di alto livello, per quanto non esaltante. Lodevole, riguardo al comparto texture-shader, soprattutto il mantenimento costante della qualità. L’aggiunta del “pacchetto texture in HD” da installare inserendo il secondo DVD (almeno su Xbox 360 - la versione da noi provata) sembra fare, almeno da questo punto di vista, il suo lavoro. Non si notano quindi differenze tra aree più o meno esposte al passaggio ed il colpo d’occhio ne beneficia.
    Ottimo, come già avevamo detto, il level design. Pur non presentando particolari spunti alla voce “distruttibilità”, le ampie facoltà d’arrampicata unite alla facoltà di ripararsi pressoché ovunque spostandosi di ostacolo in ostacolo senza soluzione di continuità, rendono sempre fresca la progressione.
    Senza particolari guizzi o disastri riguardo all’effettistica particellare (nella media) ed il solo -e sporadico- tearing da evidenziare per quanto concerne i difetti tecnici, l’analisi può passare al comparto sonoro, dal quale, a dirla tutta, ci saremmo aspettati anche qualcosa di più. Le campionature sono fantastiche e la spazialità sonora a dir poco perfetta. L’immersione nei silenzi ad attendere il completamento delle ronde o ad ascoltare il chiacchiericcio delle guardie o il respiro dei cani da guardia rende tutto molto realistico e coinvolgente. Quando si arriva al doppiaggio, tuttavia, la magia -almeno in minima parte- si dirada. La prestazione di Luca Ward (che presta nuovamente la voce al buon Sam) è di livello così alto non solo da oscurare le altre, ma da renderne alcune addirittura sottotono. Sia tra le file amiche che quelle nemiche ascolteremo dunque voci dall’intonazione non sempre appropriata alla situazione o non adatte al personaggio. Un vero peccato dato che, soprattutto nelle situazioni più drammatiche, a risentirne è il coinvolgimento. Una scorsa tra le opzioni, a questo proposito, dimostrerà come la versione anglofona (Luca Ward a parte) sia nettamente superiore.

    Splinter Cell Blacklist Splinter Cell BlacklistVersione Analizzata Xbox 360Single player e Multiplayer si amalgamano in maniera inaspettatamente convincente e funzionale in Splinter Cell: Blacklist, facendone uno degli episodi più riusciti della saga: oseremmo dire il migliore dopo l’esordio, una generazione fa. A livello ludico si tratta senza ombra di dubbio del capitolo più completo e riuscito, in grado di unire segmenti stealth di ispirazione classica e dall’alto tasso di sfida a momenti meno tesi e più orientati all’azione, dando, non bastasse, completa libertà al videoplayer. Una pluralità vista raramente in uno stealth game, corroborata da un level design brillante e ricchissimo di spunti; nonchè dalla novità della personalizzazione, perfettamente integrata alla struttura ludica e capace di valorizzarla costantemente. Il lavoro di Ubisoft, in questo caso, è di quelli da premiare senza indugi. Splinter Cell: Blacklist è un titolo capace di coinvolgere vecchi e nuovi appassionati, amanti dell’action e dello stealth. Un prodotto che, grazie al ben studiato multiplayer, potrebbe anche far risorgere un trend morto e sepolto dopo Pandora Tomorrow. Per chi pensava che Sam Fisher, dopo Convinction, fosse “morto”, questa è una chiarissima risposta. Un riscatto come non se ne vedono spesso, capace di recuperare efficacemente anche le feature più contestate, reinserendole e contestualizzandole in maniera molto migliore. Un titolo assolutamente da non perdere!

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