Recensione State of Decay

Su XBLA arriva un piccolo capolavoro Indie, che ci racconta un'apocalisse Zombie in maniera inusuale.

Recensione State of Decay
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • In quella che è oramai una generazione agli sgoccioli, molti sono stati i titoli a fregiarsi -e non sempre con onore- della dicitura “free roaming”. Non tutti i videogame ad ambientazione “aperta”, tuttavia, hanno saputo bene interpretare un genere molto complesso, che spesso tende a preferire la quantità alla quantità, aumentando a dismisura i confini del mondo esplorabile ma proponendo una progressione ripetitiva e stantia.
    Tra i tanti titoli, anche blasonati, che hanno fallito nel proporre questa formula, chi mai avrebbe detto che uno degli esempi più interessanti lo avremmo ottenuto da un XBLA? Eppure State of Decay, attesa produzione Undead Labs, incarna in maniera a dir poco impeccabile tutti i valori fondamentali del free roaming: un vastissimo mondo da esplorare, completa libertà di movimento e d’azione sin dal principio e soprattutto una vasta gamma di soluzioni per il completamento dell’avventura. A tutto questo State of Decay aggiunge interessanti caratteristiche ruolistiche.
    Disponibile a partire dal 5 Giugno per 1600 Microsoft Points, State of Decay può dunque considerarsi uno dei migliori XBLA distribuiti quest’anno.

    Resistere fino alla fine

    A livello narrativo State of Decay passeggia piano piano, lasciando che le vicende di questa nuova apocalisse zombie ci vengano narrate direttamente dai protagonisti, dai sopravvissuti che incontreremo nella (quasi) desolata cittadina americana che fa da sfondo alle vicende. Niente introduzioni classiche, dunque, ne tantomeno prologhi: State of Decay ci immergerà immediatamente nell’azione, mettendoci nei panni di Marcus - uno dei sopravvissuti all’epidemia che sta cancellando l’umanità, almeno per come la conosciamo, dalla faccia della Terra (se non altro da quella a stelle e strisce). Ma non fatevi ingannare: in State of Decay non c’è un vero e proprio protagonista. Tutti i personaggi che incontreremo, infatti, potranno prendere attivamente parte all’avventura, direttamente sotto il nostro controllo. Non tutto è però così semplice. Ognuno dei sopravvissuti sarà infatti dotato, prima di tutto, di peculiari tratti a distinguerne la personalità: sfiducia nel prossimo, atteggiamenti aggressivi, amichevoli o protettivi dipenderanno dunque, almeno sulle prime, da queste caratteristiche. Potrebbero esserci casi in cui salvando una vita non vi ritroverete con un alleato in più, bensì con un avversario ben più pericoloso dello zombie senza cervello dal quale guardarvi.
    Queste particolari dinamiche saranno la vera e propria spina dorsale dell’avventura, recuperando in parte quanto ha mostrato TellTale Games con il suo The Walking Dead ed ampliandolo alle dimensioni di un free roaming. Costruire un buon rapporto con chiunque sia ancora umano sarà spesso difficile, ma altamente remunerativo. Preoccupatevi di dividere sempre le scorte e distribuire al meglio le munizioni e magari vi ritroverete la vita salvata durante un improvviso attacco notturno. Comportatevi male con la persona sbagliata e potrete anche sperimentare l’ebrezza di una gola tagliata - magari proprio a quel personaggio che con tanta fatica avete portato con voi sino a quel momento, con tutto il suo bagaglio di skill. Già, perché State of Decay, oltre ad implementare un semplice ma profondo sistema d’interazione “sociale” (per quanto i dialoghi interattivi non siano poi così frequenti), integra anche un’interessante componente ruolistica. Ognuno dei sopravvissuti nei quali potrete imbattervi mostrerà anche particolari predisposizioni fisiche ed attitudinali. I più robusti saranno capaci di correre più a lungo o di farsi valere più efficacemente in combattimento, quelli meno portati allo sforzo potrebbero invece adattarsi meglio all’uso delle armi da fuoco o all’azione furtiva.

    Saranno proprio queste caratteristiche, o per meglio dire il loro mix, a donare alla progressione quella varietà e quel piglio che rinvigorisce continuamente la produzione Undead Labs e la rende, nel suo genere, una delle migliori sorprese di questi ultimi tempi.
    Lo scopo dell’avventura è ben chiaro sin dal principio: sopravvivere. Le modalità tra le più disparate. Come si diceva il primo obiettivo è trovare altri esseri umani, per unirsi nella lotta contro l’orda non morta. Ottenuto un piccolo gruppo di supporto potremo iniziare a scorrazzare in cerca di provviste, munizioni, veicoli. Ad un certo momento, grazie alle poche risorse recuperate in giro, l'utente potrà avviare la costruzione di un campo base: che sia una casa di periferia o il grande cortile cementato di fronte ad una fabbrica in disuso, poco conta: diventerà il quartier generale del giocatore, dove stabilire una comunità. Cercando altri sopravvissuti nei paraggi, dovremo convincerli a raggiungere la zona franca, in modo da mettere in piedi una piccola società quanto più autonoma possibile.
    Nel quartier generale dovremo svolgere tutte quelle attività amministrative legate alla componente strategica di State of Decay. Da questo punto di vista la complessità del titolo ci ha veramente sorpreso. Il gioco permette di costruire all'interno del campo strutture particolari, ciascuna con una propria funzione. Allestire una cucina di fortuna permette ad esempio di produrre cibi in grado di far recuperare l'energia ai sopravvissuti, oppure snack utilissimi per un rapido boost alla stamina (giusto per evitare di trovarsi sfiancati proprio nel bel mezzo di una fuga). Una garage può invece essere utile per riparare le auto recuperate per strada, che ci permettono di avanzare senza doversi preoccupare delle orde di zombie che infestano le strade.
    Una palestra, invece, potrebbe migliorare le prestazioni di tutti i membri della comunità in fatto di combattimento corpo a corpo. Ed ovviamente bisogna gestire le riserve di acqua e l'armeria, che potrebbe essere utile visto lo scarso numero di armi e proiettili che si trovano in giro.
    Ma nulla, in State of Decay, è per sempre. Le armi si usureranno e romperanno, gli edifici, sotto gli attacchi degli zombie, andranno costantemente sorvegliati con barricate erette all'occasione.I l mondo di State of Decay è insomma in continuo divenire, tanto per non far sentire il giocatore mai veramente al sicuro. Uno degli aspetti più affascinanti di State of Decay è la mappa, in ogni partita, è generata con un numero di risorse già fissato. Poco a poco, e chissà quanto lentamente, anche le comunità più virtuose vedranno ridursi le scorte di beni di prima necessità. Quando non basterà più andare in giro per le case cercando cibo e proiettili, comincerà una lenta ma inesorabile decadenza, fino all'inevitabile.
    Questa “consapevolezza della fine” infonde al titolo una vena funerea che riecheggia in maniera esemplare con la trama abbastanza cupa. L'insieme di situazioni e possibilità garantisce comunque una longevità di rilievo: la trama principale può essere completata in quindici ore, mentre la fase sandbox resta poi disponile per chi non sarà sazio di State of Decay: imprevedibilità e varietà innalzano di fatto la rigiocabilità di State of Decay, offrendovi per ogni partita (ma anche nel corso di una singola avventura) prospettive differenti a seconda di chi e come riuscirete a mantenere in vita al vostro fianco. Salire di vedetta su un tetto, ad esempio, potrebbe fare la differenza tra scorgere o meno un accampamento o un cottage ed incontrare così questo o quel nuovo alleato; così come potrebbe non farvi sentire quello sparo in lontananza che vi porterà dritti in bocca agli zombie... o magari anche peggio.
    L’avventura ha insomma tantissime sfaccettature, e presenta per di più routine comportamentali nemiche in grado di dare del filo da torcere anche ad un veterano degli action game: gli assalti degli zombie sono ben coordinati, e quando ci si allontana dai rifugi bisogna essere pronti a menare le mani, oppure a muoversi con circospezione: la furtività, considerata anche l’efficacia delle stealth kill, sarà a dir poco indispensabile, soprattutto quando cercheremo risorse nelle case abbandonate. Meglio procedere con più calma e non affrettarsi, rischiando di fare rumori che potrebbero attirare ospiti inattesi.
    La ciliegina sulla torta è, infine, un sistema di evoluzione dinamica che continua a far evolvere il mondo di gioco (gestendo anche i comportamenti dei sopravvissuti) quando sarete lontani dalla console. Sarà meglio quindi che controlliate i paraggi, prima di spegnere la vostra Xbox, oppure al vostro ritorno potreste trovare qualche brutta sorpresa. Se avrete invece gestito le cose nel migliore dei modi, troverete ad attendervi le risorse accumulate dai sopravvissuti. Il sistema, comunque, fa in modo di non essere troppo invadente, sospendendo questa “inerzia” del mondo di gioco dopo un'assenza molto prolungata. Non preoccupatevi quindi se volete abbandonare il titolo per un po'.

    State of Decay non è purtroppo un prodotto privo di difetti. In primis a livello strutturale. Per quanto le meccaniche funzionino, le relazioni convincano, a livello di gameplay ci sono parecchi aspetti piuttosto raffazzonati. Il sistema di controllo, ad esempio, non è quasi mai preciso o reattivo al punto giusto, ed incapace dunque di accompagnarci efficacemente in un’esperienza già di per se piuttosto impegnativa. L’integrazione delle animazioni e la gestione delle collisioni spesso ci metterà di fronte a momenti di vero e proprio imbarazzo, con avatar incastrati in questo o quello spigolo o zombie in grado di passare attraverso porte e finestre. Infine sistema di mira ed hitbox, sprecisi tanto sfruttando le bocche da fuoco quanto le armi contundenti. Niente di insormontabile, a volerla dire tutta, ma una ruvidità di fondo che darà sempre qualche grattacapo di troppo (spesso al limite della frustrazione) quando ci troveremo a fronteggiare intere orde di zombie.
    Si giunge così alla parte più problematica di State of Decay: il comparto tecnico. E’ stato dal principio piuttosto chiaro che, trattandosi di un titolo open world con mappa dalle grandi dimensioni, il livello tecnico globale non avrebbe potuto essere eccelso. Purtroppo però le già moderate aspettative vengono ulteriormente ridimensionate. L’ambientazione comprende agglomerati urbani e scorci immersi nella natura, risultando dunque piuttosto eterogenea e nel complesso convincente. A non convincere, e soprattutto a non coinvolgere, è la qualità complessiva nella realizzazione: texture spesso slavate, cali vertiginosi di frame rate, modellazione poligonale abbozzata, sistema di collisioni inesistente. Tutto a comporre un quadro nel complesso appena sufficiente, almeno a livello visivo. L’azione stealth completamente immersi nei boschi, ad esempio, non coinvolge ne entusiasma, così come l’appostamento e l’attesa, diciamo “rovinati” da un colpo d’occhio di livello piuttosto basso. Non aiutano una carrellata di animazioni non troppo curate, incapaci di allinearsi ai traguardi raggiunti anche dai altri prodotti in digital delivery.
    Considerando poi la non esuberante qualità delle campionature sonore ed un doppiaggio (inglese) abbastanza monocorde, possiamo dire che il “disastro tecnico” è quasi completo, in una produzione che, fortunatamente, non fa della tecnica o della qualità visiva il suo principale cavallo di battaglia.

    State of Decay State of DecayVersione Analizzata Xbox 360Anche alla luce di una realizzazione tecnica molto spartana e di una ruvidità del control scheme piuttosto fastidiosa, ci sentiamo di promuovere State of Decay a pieni voti. A fare la differenza per la produzione Undead Labs, soprattutto, è una varietà fuori dal comune, la vastità del mondo di gioco e l’ampio spettro di situazioni assolutamente credibile, che si concretizza poi in playthrough ogni volta diversi e a loro modo unici. Un titolo assolutamente da non perdere: State of Decay sopperisce alle magagne tecniche con un'ampiezza concettuale esagerata, ed esplora diversi generi e registri, proponendoci un'esperienza letteralmente avvolgente, vivace, che supera i confini delle categorie per schizzare dall'horror all'action game. Un bel risultato, per una produzione di questo livello, ed un'ulteriore dimostrazione delle ottime potenzialità che il mercato Digital Delivery ha ancora da esprimere.

    8

    Che voto dai a: State of Decay

    Media Voto Utenti
    Voti: 31
    7.9
    nd