Tron Evolution: la recensione del tie-in di Disney

Dal film al videogioco. Recensito Tron: Evolution

Tron Evolution: la recensione del tie-in di Disney
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Disponibile per
  • DS
  • Xbox 360
  • PS3
  • iPhone
  • Pc
  • Psp
  • Esattamente ventotto anni fa, nel 1982, Walt Disney Pictures sconvolgeva il mondo sci-fi cinematografico con una delle prime pellicole ad esplorare la realtà virtuale; concetto ripreso -seppur in maniera molto diversa- oltre dieci anni dopo dall’immenso Matrix (il primo, ovviamente).
    Tron (questa la pellicola in oggetto), all’epoca, ebbe tre adattamenti videoludici, ma nei primi anni ’80 il medium non poteva certo vantare capacità espressive come quelle a cui siamo abituati.
    Quasi trent’anni dopo le cose sono radicalmente cambiate, e ad un mese abbondante dall’uscita nelle sale di Tron Legacy, promettente seguito del sopracitato capolavoro, è in arrivo Tron Evolution, il tie-in della pellicola.
    I ragazzi canadesi di Propaganda Games (Turok) hanno lavorato in simbiosi con autori ed attori di base ad Hollywood per tentare di realizzare un’esperienza che si elevasse dalla comune mediocrità di tali produzioni.
    A questo proposito, codice completo alla mano, Everyeye è pronta a trarre le sue conclusioni.
    Il titolo, è bene precisarlo, è disponibile per Xbox 360, Playstation 3, PC, PSP e Nintendo DS a partire dal 3 Dicembre.

    Collante

    Il plot che farà da sfondo alle acrobatiche avventure di Tron Evolution, in realtà, non è lo stesso della pellicola che avremo modo di apprezzare al cinema.
    Si tratta, invece, di un ponte naturale tra il primo ed il secondo film; un collegamento realizzato nell’intento di fornire al fruitore elementi collaterali aggiuntivi in grado di dare una visione d’insieme più ampia sul lavoro di Disney.
    Propaganda Games, con questa sua produzione, è intenzionata altresì ad immergere il giocatore in prima persona nel mondo di Tron.
    Proprio per questo il protagonista, Anon, rimarrà “senza volto” per l’intera avventura e non figurerà tra protagonisti e comprimari della nuova prodezza tecnologica a breve nelle sale di tutta Europa.
    Il nostro alter-ego non sarà altri che un programma di controllo inviato dal suo creatore per far luce sui recenti accadimenti nel mondo virtuale, dove pare appalesarsi una lotta tra due fazioni, i Basic e gli ISO, rappresentati due diverse tipologie di software.
    In questo contesto, almeno all’inizio, s’inserirà la problematica dei “programmi senzienti” tanto cara ai fratelli Wachowski quanto poco approfondita nel prosieguo di Tron Evolution.
    Dopo una prima ora piena di prospettive, infatti, il titolo non farà che portarci per mano ad una fine decisamente scontata, in maniera talmente banale e lineare da non riuscire mai a coinvolgere veramente il giocatore.
A nulla servono dunque le interpretazioni digitali della stupenda Olivia Wilde (Quorra) e di Jeff Bridges (Kevin Flynn), personaggi ben caratterizzati il cui ruolo, tuttavia, si limiterà a quello di “guide”, con le uniche eccezioni rappresentate dalle poche -e sostanzialmente irrilevanti- comparsate durante le cut-scene che racconteranno l’evolversi delle vicende.
    Un vero peccato dato che, proprio dal punto di vista della narrazione, Tron ha avuto e sembra avere con questa pellicola sempre qualcosa di nuovo da insegnare al mondo delle 35 millimetri.

    Tron of Persia

    Dal punto di vista del gameplay Tron Evolution riprende gli stilemi degli ultimi Prince of Persia declinandoli nel mondo virtuale che funge da location all’intera vicenda.
    Aldilà dei combattimenti (di cui parleremo in seguito) vi sarà un’ampia presenza di sezioni platform in cui il nostro eroe sarà chiamato a sfruttare le sue doti atletiche, ora camminando sui muri ora utilizzando le proprietà magnetiche del suo disco per agganciarsi e “dondolarsi” nel vuoto.
    Nonostante queste fasi si evolvano più volte nel corso dell’avventura integrando puzzle a tempo, enigmi ambientali e sfide atletiche di volta in volta più complesse, un sistema di controlli a cui pare mancare la fase di rifinitura contribuisce ad indebolirne pesantemente il valore ludico.
    In alcune fasi in particolare -ove sarà richiesto tempismo e coordinazione- i limiti di un sistema di controllo piuttosto imperfetto si appaleseranno nelle continue cadute nel vuoto del protagonista, che costringeranno, con relativa dose di frustrazione, a ricominciare dall’ultimo punto di controllo.
    Tali imprecisioni si uniscono ad una realizzazione non perfetta delle animazioni del protagonista (e, conseguentemente, dei comprimari) che mostrano movimenti generalmente poco fluidi e scollegati tra loro, in grado di rendere ancor più confusionarie le fasi maggiormente delicate.
    Tutti questi problemi si riflettono solo in parte, fortunatamente, nel sistema di combattimento che, tutto sommato, si rivela la componente più riuscita dell’intera produzione.
    Adeguandosi al genere d’appartenenza anche Tron presenta un combat system caratterizzato da attacchi a distanza (tramite disco), attacchi corpo a corpo e mosse speciali utilizzabili accumulando le celle energetiche lasciate cadere dai nemici sconfitti.
    Le movenze a disposizione saranno concatenabili in una serie di combo piuttosto varie ed efficaci, alle quali s’aggiungeranno, nel prosieguo, diverse varianti per gli attacchi più potenti.
    Se in principio avremo la facoltà di lanciare attacchi esplosivi, in seguito saremo in grado di rallentare il tempo o di “intaccare” il nemico e corroderne lentamente l’energia vitale durante il combattimento.
    Ad intensificare la varietà s’uniscono una serie di avversari dalle caratteristiche peculiari, analizzati appena incontrati dal nostro fido software e caratterizzati dall’essere “casualmente” deboli ad uno degli attacchi speciali del nostro arsenale.
    Questi surrogati di mini-boss rendono i combattimenti decisamente interessanti, mitigando la monotonia di un’intelligenza artificiale davvero povera anche ai livelli di difficoltà più elevati.
    Interessante anche la concezione di “combattimento ambientale” introdotta dal team che ha previsto, per la ricarica dell’energia vitale, delle strisce energetiche collocate sulle pareti.
    Saremo in questo modo costretti a destreggiarci tra arti marziali, lancio del disco ed un pizzico di parkour utile a curare il nostro alter ego; sviluppi che apriranno la strada anche al settore degli attacchi in volto, completando un comparto con poco da invidiare alle altre produzioni action del momento.
    Abbattendo ogni avversario guadagneremo esperienza utile ad aggiornare il software del nostro programma; un leveling up caratterizzato dall’accumulo di memoria (in Megabyte) utile ad attivare alcune funzioni come l’aumento del danno, della salute e via discorrendo.
    S’aggiungono, come mero contorno, fasi a bordo della mitica Light Cycle (la moto capace -nel film- di curve a 90°) e di pura distruzione alla guida di carri armati vari.
    Entrambe, aldilà dell’aspetto scenico, non aggiungono veramente nulla al gameplay in quanto esasperatamente guidate e lineari e, soprattutto per quel che riguarda la moto, del tutto non attinenti alla pellicola.
    A bordo della Light Cycle, infatti, non sarà possibile effettuare le proverbiali svolte ad angolo retto, dunque tantomeno utilizzarle per disintegrare gli avversari tagliandogli la strada.

    Il discorso “aggiunte senza alcun rilievo” può essere esteso, nel caso di Tron Evolution, anche alla componente multiplayer, che si presenta povera di contenuti ed assolutamente priva di mordente.
    Riprendendo gli shooter più canonici il titolo presenterà quattro modalità tra le più abusate del genere: Deathmatch, Deatmatch a squadre, una variante di cattura la bandiera ed un’altrettanto insulsa incarnazione di cattura la base.
    I server, vuoti al momento della prova, rimarranno indubbiamente tali.

    Ancora Unreal Engine

    Dal punto di vista tecnico Tron Evolution si mostra del tutto mediocre, ad eccezione dell’ottima realizzazione dei fondali, riusciti più che altro grazie all’interpretazione del mondo virtuale piuttosto che alla pura tecnica.
    Il titolo -chiaramente non ad alto budget- s’avvale dell’oramai stra-abusato Unreal Engine 3, il cui sfruttamento a livelli decenti, come sappiamo, è a quasi esclusivo appannaggio di Epic Games.
    Propaganda Games ci propone infatti digitalizzazioni poligonali degli attori piuttosto insipide e prive sia d’espressività che di particolari che ne rendano credibili, ad esempio, i tratti somatici.
    La superficialità si estende, naturalmente, anche e sopratutto ai modelli dei nemici, realizzati con lo stampino come, d’altronde, in buona parte delle produzioni sui generis.
    Non convincono nemmeno (vedi paragrafo precedente) le animazioni, che risultano in buona parte piuttosto legnose e latitanti di quei frame di collegamento che fanno la differenza tra la riproduzione di un essere umano ed un pupazzo di byte digitali.
    Di ottimo livello invece, come abbiamo detto, la modellazione degli scenari, accompagnata però da una texturizzazione non sempre all’altezza e da un comparto particellari incapace di bucare lo schermo.
    Un vero peccato poiché di fasi potenzialmente spettacolari, in Tron Evolution, ce ne sarebbero a profusione; su tutte segnaliamo le corse in moto con la distruzione dei “palazzi” sullo sfondo o le battaglie a bordo dei carri armati.
    Rimanendo in tema “scenari” è doveroso un plauso ai game designer occupatisi del level design della produzione; aldilà dei problemi ai controlli di cui s’è ampiamente disquisito, infatti, le soluzioni ludiche che accompagnano la progressione sia in fasi “platform” che “combat” si rivelano di ora in ora una graditissima sorpresa.
    Passando al comparto sonoro non possiamo esimerci dal sottolineare l’ottimo accompagnamento fornito dalle tracce realizzate dai Daft Punk per gioco e film, contro le quali cozza, ahinoi, un doppiaggio italiano di livello non sempre accettabile, completamente de-sincronizzato, non bastasse, al labiale.

    Tron: Evolution Tron: EvolutionVersione Analizzata Xbox 360Com’era lecito aspettarsi Tron Evolution fa la fine della gran parte dei tie-in di questa generazione, rimanendo ancorato ad una connotazione di mediocrità che lo accomuna a centinaia d’altre produzioni. Ad impedire al titolo di spiccare il volo, nonostante una serie di ottime idee in fase di combattimento e level desing, sono soprattutto le problematiche legate al sistema di controllo, il carattere scialbo e scontato della trama, l’immensa linearità d’ogni sezione di gioco e, ultimo ma non meno importante, un comparto grafico senza arte ne parte. L’acquisto, alla luce di bonus e malus, è quindi consigliato solo dietro attenta prova.

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