Dead Rising 3, zombie all'assalto di Xbox One: la recensione

Tonnellate di Zombie all'assalto della Next-Gen di Microsoft

Dead Rising 3
Recensione: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • Xbox One
  • Eccessivo fino all'estremo, Dead Rising 3 rappresenta la naturale evoluzione di un brand che ha sempre infiammato gli animi dei fan. O forse dovremmo parlare di "americanizzazione"? Affidato alle cure dello studio Capcom Vancouver (al secolo Blue Castle Games) il titolo ha messo in secondo piano la filosofia fortemente nipponica che caratterizzò la prima avventura di Frank West, per abbracciare valori un po' più spiccioli. L'ossessione per l'open world, la voglia di essere esagerato ad ogni costo (non solo nel numero di Zombie visualizzati a schermo, ma anche nell'elenco di armi assurde e vestitini surreali), e infine la voracità del "giocazzeggio" tipico dei sandbox, rendono Dead Rising 3 un titolo profondamente diverso rispetto alle origini della serie.
    Non peggiore, di certo: anzi, è proprio grazie a questo fare disimpegnato che il free-roaming di Capcom si mostra come un perfetto launch-title per Xbox One, presentandosi in gran forma ai nastri di partenza della next-gen.
    Divertente e completo, Dead Rising 3 è -assieme a Killer Instinct, Forza Motorsport 5 e Ryse- uno dei quattro titoli di punta con cui Microsoft vuole conquistare la sua utenza, e complessivamente il compito può dirsi riuscito. Nonostante un comparto grafico abbastanza sottotono, lontano dall'idea di “nuova generazione” che ci siamo fatti in questi mesi, l'avventura di Nick Ramos si lascia giocare e rigiocare, e siamo sicuri che in sigle player o in co-op saprà vivacizzare le vostre prime settimane assieme ad Xbox One.

    THE ZOMBIES ARE COMING TO TOWN

    Dead Rising 3 punta tutto su una caratura sandbox molto forte, popolando quel che resta della città fittizia di Los Perdidos con centinaia di zombie, e lasciando al giocatore il compito di spostarsi da una zona all'altra dell'area, facendo fuori i non-morti nella maniera più esagerata possibile. Da qui deriva un fascino distruttivo tutto americano, con un accento spiccatamente tamarro. Peccato però che questa virata abbia influenze notevoli anche sull'aspetto narrativo: il protagonista Nick Ramos ha una caratterizzazione piuttosto monocorde e quasi non spiccica parola, ed in generale tutta la vicenda non desta il minimo interesse nel giocatore, che capitolo dopo capito procede semplicemente da un incarico all'altro, senza curarsi troppo di superstiti, comprimari e oscure macchinazioni governative. La trama è veramente spicciola e i personaggi tirati in ballo dannatamente caricaturali, al punto da generare una certa antipatia. E insomma in Dead Rising 3 si è persa del tutto la graffiante ironia e quel pizzico di satira sociale che avevamo intravisto nei passati episodi: una precisa scelta del team di sviluppo, che preferisce lasciar fare i sentimentalismi e accentuare la sensazione di solitudine in mezzo ad una apocalisse zombie delle proporzioni di World War Z. Se dovessimo sbilanciarci, avremmo preferito che ci fosse dietro al massacro sandbox ci fosse anche un plot variopinto, che sappesse caratterizzare il protagonista, definire il setting di Los Perdidos e magari punzecchiare un poco quella società americana che sul senso di onnipotenza ci marcia e ci sguazza.
    Purtroppo ormai la serie ha abbandonato i confini del Giappone, e di Capcom, sul progetto di Dead Rising 3, c'è solo il logo e non più lo stile.
    Per fortuna quello che perde in qualità della sceneggiatura e carattere dei protagonisti (solo Frank West è riuscito, e nell'arco di una singola avventura, a scavarsi un posto nel cuore dei giocatori), Dead Rising 3 lo recupera sul fronte delle dinamiche di gioco, che sono ipertrofiche ed esagerate, sottese ad una progressione violentissima e divertita.

    Un vero Incubo

    Amate le sfide impegnative? Oltre alla modalità classica potrete selezionale la variante Nightmare, che rispetto a quella classica reinserisce il limite di tempo per completare l'avventura che ha sempre caratterizzato la saga. In questo game mode gli zombie saranno più aggressivi e cattivi, e chi è alla ricerca di un'esperienza meno leggera (in memoria di Frank West), avrà pane per i propri denti.

    CHE ARMA VUOI IMPUGNARE OGGI?

    Cosa serve per arginare la minaccia Zombie? Come fare per superare un mare gorgogliante di non morti pronti a strapparti le budella?
    Nick Ramos non sembra avere dubbi in proposito: lo strumento giusto è una mazza da Baseball. O un'asse chiodata. O un trapano elettrico. Qualsiasi cosa, insomma, si possa infilare nel cranio dei mangiacervelli.
    La tensione nell'affrontare un esercito di non-morti, in Dead Rising 3, si gioca interamente sull'utilizzo delle armi, siano esse fucili o lanciafiamme, oggetti contundenti come elmetti o transenne, lame affilate o cassonetti dell'immondizia. Il problema è che prima o poi tutte le armi si scaricano o si spaccano. Il giocatore è così costretto a vagare in cerca di qualcosa di eguale potenza, mentre tutt'intorno gli zombie affamati non se ne stanno di certo in panciolle.
    Ecco quindi che entra in gioco il sistema di combinazione delle armi; una rincorsa all'esagerazione agli accostamenti più pacchiani e alla voglia di devastazione. Nel corso dell'avventura Nick può recuperare vari schemi, che indicheranno come combinare gli oggetti, creando strumenti di morte che definire "creativi" ci pare un sottile eufemismo. Si va dall'ormai classico Sledgesaw (un martello spaccapietre con una sega circolare alla fine del manico), fino a falci della morte composte con aste dell'attaccapanni e katane affilatissime. Non mancano fucili con una machete fissato sulla canna, mini-motoseghe ed elicotteri radiocomandati con coltelli da caccia fissati alle pale (!).
    E poi ancora sedie a rotelle dotate di mitragliatrici, bombole ad aria compressa attaccate ai coni del traffico per un'arma capace di generare un'onda d'urto devastante, e qualsiasi altra assurdità si possa mai immaginare.

    "La tensione nell'affrontare un esercito di non-morti, in Dead Rising 3, si gioca interamente sull'utilizzo delle armi."

    Dal momento che la maggior parte delle missioni principali e secondarie lascia un po' a desiderare per struttura e design, insomma, buona parte del fascino di Dead Rising 3 dipende proprio da questo suo aspetto “combinatorio”. Esplorando l'ambientazione il giocatore trova gli stimoli per proseguire nella sua opera di distruzione, proprio perchè è invogliato a scoprire nuovi schemi e sperimentare gli effetti dell'ultima sua creazione.
    Usare le armi speciali, per altro, determina un serio bonus in termini di punti esperienza, ed ogni uccisione ne frutta sostanzialmente di più rispetto a quelle effettuate con le armi di base. Ben presto si scopre che esagerare non è solo divertente, ma è una vera e propria necessità, se vogliamo salire di livello e sbloccare le varie abilità di Nick. Il sistema di crescita del personaggio, per altro, è ben studiato. Poco a poco si guadagnano bonus che aumentano la percentuale d'esperienza, gli slot dell'inventario, la velocità di combinazione, e ci permettono persino di creare le armi con più semplicità, sfruttando al posto di una componente specifica, un oggetto generico della stessa categoria. Rispetto a Dead Rising 2 il passo avanti è evidente: se nel titolo precedente forgiare le armi speciali diventava ben presto un compito lungo e tedioso, qui invece lo facciamo spesso e volentieri, trasformandoci progressivamente in una vero e proprio mietitore.
    C'è da dire che dopo un po' si rischia che le carneficine risultino un po' monotone (del resto stiamo sempre pigiando come degli ossessi sui soliti due bottoni): in tal senso a poco serve la possibilità di portarsi dietro, dopo aver sbloccato le “Safehouse”, qualcuno dei superstiti che vogliono aiutarci nell'impresa. Dead Rising 3 è alla fine molto martellante e sempre uguale a sé stesso, e se proprio non sopportate la filosofia Sandbox vedrete gli stimoli spegnersi dopo poche ore.
    Se invece vi interessa un passatempo disimpegnato, leggero e magari un po' becero, avete trovato quello che fa per voi: struttura e vastità del titolo Capcom sono perfetti per chi adora il free-roaming. Volete mettere la soddisfazione di combinare una moto con un rullo schiacciasassi, ed andare in giro spiattellando quintali di zombie?

    L'APOCALISSE IN DUE

    Centrale nell'economia della produzione sarà la modalità multigiocatore cooperativa, che permetterà a due videoplayer di affrontare congiuntamente la minaccia Zombie. Il giocatore che deciderà di supportare un amico prenderà il controllo di un personaggio chiamato Dick, un camionista allo sbando. Questo nuovo alter-ego avrà tuttavia le medesime caratteristiche del personaggio principale che l'utente avrà così faticosamente costruito, ed ovviamente tutti i progressi accumulati nel corso delle partite co-op non verranno persi, ma "applicati" a Nick Ramos una volta tornati alla partita principale.
    Il sistema pensato da Capcom per questo capitolo è molto diverso rispetto a quello del vecchio episodio: potremo ad esempio raggiungere un amico anche se questo si trova in un capitolo più avanzato dell'avventura, che noi non abbiamo ancora giocato.

    "Centrale nell'economia della produzione sarà la modalità multigiocatore cooperativa."

    Sarà ovviamente l'host a prendere le decisioni su come condurre il gioco (le scelte porteranno a finali diversi), ma una volta tornato alla propria partita il giocatore ospite potrà decidere cosa fare: se mantenere le scelte prese dal compagno o percorrere altre vie. Ovviamente dovrà prima raggiungere il capitolo già giocato: potrà a questo punto saltarlo, mantenendo lo "status quo", oppure affrontarlo nuovamente, e cambiare il corso degli eventi secondo la sua preferenza.
    Il sistema è sicuramente molto dinamico ed elimina alla base molti dei problemi che si avevano in Dead Rising 2, ma ribadisce una volta di più la forte inconsistenza di una trama di fondo davvero molto superficiale. Insomma, se neppure il team considera un problema il fatto che i giocatori possano vedere in anticipo sequenze avanzate del gioco, schizzando avanti e indietro nella Storyline, è proprio segno che la narrazione è l'ultima delle priorità di Dead Rising 3. Ed in effetti, ve lo assicuriamo, non si perde poi tanto, dal momento che il focus del gioco è tutto incentrato sulla brutale devastazione.


    NEXT-GEN IN SALSA HORROR

    Come abbiamo accennato in apertura, sono moltissimi i compromessi con cui Dead Rising 3 deve scendere a patti sul fronte tecnico. E non si tratta solo di framerate, anche quello abbastanza ballerino, bensì di qualità di poligoni e texture.
    C'è da dire, anzitutto, che a livello quantitativo la produzione Capcom si difende bene: la mappa non è esageratamente estesa, ma sono un'infinità gli edifici in cui si può entrare, molti dei quali si sviluppano su più piani o sono connessi alle gallerie della rete fognaria. Sicuramente una delle conquiste della Next-Gen dovrà essere proprio quella di rimpinguare di edifici visitabili le smisurate mappe dei free roaming (immaginate un GTA del genere?), e Dead Rising 3 ci dà un piccolo assaggio di quello che ci aspetta. Anche il numero di zombie è impressionante, a volte semplicemente soverchiante, con fiumi di carne putrida che attraversano la città.
    D'altro canto, però, il lavoro sui modelli poligonali dei personaggi è ai livelli della scorsa generazione, e soprattutto nel corso delle cut-scene si nota spigoli e strutture molto semplificate. Lo stesso vale per le architetture ambientali, tutt'altro che dettagliate. Ma il punto forse più deludente sono le texture, in certi casi davvero piattissime, senza uno shader degno di tale nome, ed alle volte persino “deformate” perchè evidentemente in bassa risoluzione. Gli effetti speciali di fuoco ed esplosioni vengono direttamente dalla scorsa “gen”, e solo in rarissimi casi, a livello di texturizzazione, c'è qualcosa che ci ricorda che siamo su Xbox One.
    Il filtro anti-aliasing non è troppo performante ed in molte occasioni la scena risulta sporca. Sui televisori con diagonale ampia il segnale video a 720p avvicina Dead Rising 3 ai risultati della vecchia generazione più che a quelli della nuova.
    Il framerate resta decente nella maggior parte dei casi, e i cali della fluidità non sono sempre presenti. Ci sono, in certi casi anche “brutali”, ma rispetto alle prime built la situazione è migliorata e si gioca tutto sommato senza troppi fastidi.
    C'è da considerare, infine, animazioni non sempre fluidissime ed in generale molto artificiose.
    Insomma, anche se il numero di zombie -al centro del massacro indiscriminato e insistito di Dead Rising 3- resta francamente stupefacente, il titolo Capcom è ben lungi dall'avvicinarsi -in termini tecnici- a quello che vorremmo dalla next-gen.

    Smartglass

    Inseguendo la moda del momento, anche Dead Rising 3 implementa un'opzione second screen grazie a Smartglass. Ad un certo punto dell'avventura il nostro Nick Ramos entra in possesso di un tablet dell'esercito, con cui può richiamare attacchi aerei e supporto militare. Chi ha a disposizione un tablet da connettere alla console può usarlo al posto della versione virtuale inserita in-game, anche per "telefonare ad un amico" e avviare così la partita co-op.

    Dead Rising 3 Dead Rising 3Versione Analizzata Xbox OneGodetevi la carneficina esagerata, sproporzionata, smodata di Dead Rising 3. Il nuovo titolo Capcom lascia definitivamente in secondo piano la narrazione e si concentra tutto sulle dinamiche free-roaming. Le missioni tendono ad assomigliarsi un po' tutte, un po' di ripetitività si fa strada dopo qualche ora, ma in fondo quello che conta è semplicemente sperimentare nuovi, sadici modi per intaccare quella muraglia di carne rancida che solca le strade di Los Perdidos. Dead Rising 3 arriva con una struttura indovinata ed una modalità co-op che invogliano a dedicarsi al massacro, scoprendo le assurde combinazioni di armi e veicoli inventate dal team di sviluppo. Non sarà una di quelle esperienze che vi restano nel cuore, ma di certo il gioco accompagna il lancio di Xbox One in maniera più che dignitosa, offrendosi come un passatempo solido e divertente, sconsigliato solo a chi proprio non digerisce la filosofia dei sandbox. Peccato per un comparto tecnico da rivedere, che solo nel numero di zombie visualizzati a schermo trova la sua forza. Il resto, dalle texture ai poligoni passando per il framerate, è da rivedere.

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