Recensione Bravely Default

Un capolavoro che riesce ad unire nostalgia e modernità alla perfezione

Bravely Default
Recensione: Nintendo 3DS
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  • 3DS
  • Bravely Default è uno di quei giochi che non esistono più.
    Sembra arrivare da un passato ancestrale in cui tutti noi avevamo il tempo che serviva ad innamorarsi delle "storie infinite" degli RPG d'oriente, e Square dettava assieme ad Atlus il passo di marcia delle avanguardie del genere, invece che vivacchiare di rendita in un mercato ormai collassato addosso a nomi sempre uguali. Bravely Default è come uno spettro antico, un dolce ricordo che arriva ad "infestare" i nostri 3DS, dimostrando che una formula vecchia di decenni può ancora risultare solida ed efficace. Anzi: può evolversi, mutare, lavorare sui ritmi interni degli scontri e far convivere conservatorismo e voglia di osare.
    Bravely Default è, ironicamente, come un nuovo Final Fantasy che funziona. Ideato da Silicon Studio (che già con 3D Dot Game Heroes aveva manifestato il suo amore incondizionato per il classicismo sfiorito dei tempi in cui alle console si contavano i Bit), il titolo Square-Enix rappresenta una nuova speranza per tutti gli appassionati di vecchia data: come se fosse la rinascita di un genere che per dieci anni ha tirato a campare, cercando di cambiare i propri connotati e trovandosi ad affrontare la cronica impossibilità di forgiare nuovi contesti che fossero iconici, forti, identificativi. Ora, con un'IP che recupera alla lontana i temi di "The 4 Heroes of Light", potrebbe aprirsi un'altra stagione: giacché Bravely Default non è dedicato solo ai nostalgici, ma parla anzi ad ogni giocatore, trasformandosi in una delle migliori esclusive con cui il portatile Nintendo chiude questa stratosferica annata.

    Leggero ed accattivante

    Bravely Default viene considerato il successore spirituale del titolo che in Giappone è conosciuto come Final Fantasy Gaiden, spin-off della serie regolare uscito tre anni fa. In verità si tratta di un prodotto inedito, che recupera appena qualche elemento ma sviluppa un suo immaginario e, soprattutto, lavora sul combat system per renderlo finalmente fresco e sensibilmente più vivace.
    L'avventura si ambienta a Luxendarc, una terra che ha ormai dimenticato l'antico splendore. I quattro cristalli elementali che mantenevano il delicato equilibrio fra le forze della natura hanno perso la loro energia: da quando sono stati inghiottiti dall'oscurità, terribili catastrofi si sono abbattute sul mondo. I mari sono inquinati, i venti non soffiano più determinando sconvolgimenti climatici, ed enormi crateri si aprono sulla crosta dei continenti, inghiottendo intere città.
    Il gioco ci mette inizialmente nei panni di Tiz, semplice contadino che ha visto il suo villaggio sprofondare nelle viscere scure della terra, ed è deciso non solo a ricostruirlo, ma anche a trovare un rimedio per la condizione disastrosa che il mondo si trova ad affrontare. Presto a lui si unirà, non senza resistenze, proprio la vestale del vento, Agnés Oblige, braccata come un'eretica da chi ha ormai perso la fiducia nelle custodi dei cristalli, ed anzi le considera la causa primaria delle disgrazie della terra. Il plot si regge insomma su premesse molto regolari, ma fin dall'inizio ciò che cattura è il tono del racconto e la caratterizzazione perfetta delle personalità che lo costellano. La storia procede senza tempi morti, presentandoci ad ogni pie' sospinto nuovi personaggi, avversari terribili oppure nemici goffi e impacciati. Ben presto il quartetto di protagonisti sarà riunito, con l'arrivo dell'irruenta Edea e dello smemorato Ringabel, provetto dongiovanni dai lineamenti delicati che sembra avere le donne sempre in testa.
    Anche se non si può dire che il racconto riservi molte sorprese, dopo qualche ora di gioco ci si scopre irrimediabilmente innamorati di personaggi ben delineati, sostenuti da una sceneggiatura movimentata e da dialoghi ben scritti. Anche quelli che sembrano i comprimari più stereotipati, in fondo, esibiscono dei tratti particolari, che riescono a renderli tutto sommato curiosi. Il lavoro certosino sui testi non tarda insomma a dare i suoi frutti, soprattutto per quel che riguarda il tono delle vicende: Bravely Default riesce con agilità a superare quel drammatismo lamentoso e terribile di troppi RPG con smanie di grandezza, ed anzi procede con una leggerezza invidiabile. Ci sono ovviamente momenti melodrammatici, delicati e persino toccanti, ma si intrecciano in maniera sorprendentemente naturale con dialoghi più spiritosi e leggeri, coi battibecchi dei quattro protagonisti, con le curiose personalità che abitano questa o quella città. La forza di Bravely Default è proprio quella di saper declinare ottimamente un esuberante sentimento avventuroso, con un'energia, un ritmo ed fare divertito che non si respiravano da troppo tempo.

    Classico solo all'apparenza

    E' sul fronte del combat system che Bravely Default esibisce le sue doti migliori. Fin dall'inizio il titolo mostra la sua predilezione per un classicismo insistito, che ci mette di fronte a dei menù apparentemente tradizionali e ad una logica degli scontri molto familiare. Scopriamo però la presenza di due voci importantissime, tanto che hanno dato il nome alla produzione Square-Enix.
    Grazie alle opzioni "Brave" e "Default", infatti, il giocatore scopre di avere un controllo inedito sul ritmo degli scontri, e le possibilità tattiche che derivano da questa brillante trovata cambiano faccia ad un RPG tutt'altro che tradizionalista.
    In sostanza, l'opzione Default è paragonabile alla classica "Difesa", ma oltre a ridurre drasticamente i danni ricevuti dagli attacchi fisici e magici, ci permette di accumulare un "punto azione". Questo può essere speso grazie al comando Brave, che in pratica ci permette di eseguire un'azione in più nel corso del nostro turno. Su questa base si innesca un sistema che si concentra in maniera esemplare sul controllo degli scontri, dando al giocatore la possibilità di gestire in maniera tattica e ragionata il flusso degli attacchi. Il comando Brave, ad esempio, può essere utilizzato (sempre un massimo di 3 volte di fila) anche senza aver accumulato punti azione: questo manda "in rosso" il personaggio, e gli impedisce di agire per un numero di turni pari a quelli che ha "usato in anticipo".
    Il meccanismo è semplice da utilizzare e, al di là delle descrizioni, tutto risulta subito molto naturale. Ben presto però ci si accorge dell'estrema profondità tattica di un combat system che può essere letteralmente piegato dalla volontà del giocatore.

    "Square-Enix sostiene Silicon Studio in un'avventura trottante, intrigante, sorretta da un combat system calcolatissimo e profondo. Il titolo scivola soltanto nella gestione non propriamente interessante delle attività secondarie, ed in generale in un'importanza solo marginale della componente esplorativa"

    Conoscere alla perfezione le routine degli avversari e sapere quanti attacchi servono in media per uccidere i nemici permette di mettere in atto strategie offensive piuttosto baldanzose, legate ad una dinamica di "risk & reward" semplicemente perfetta. Assaltare gli avversari usando ripetutamente il comando Brave al primo turno potrebbe farci concludere lo scontro in un lampo, determinando anche un bonus di punti esperienza, ma basta sbagliare un calcolo per trovarsi in debito di punti azione ed in balia di un nemico che potrà bersagliarci finchè non l'avremo saldato.
    D'altro canto anche l'opzione Default è indispensabile: pensate ad un personaggio di supporto che accumula lentamente punti azione, ed al momento del bisogno può usare in un singolo turno fino a quattro oggetti o magie curative. Sulla difesa impenetrabile del Default potrebbe anche infrangersi l'attacco di un avversario che ha deciso di investire tutti i suoi punti azione in un ultimo colpo di reni.
    Strategicamente parlando, Bravely Default aggiunge insomma una dimensione tutta nuova ad un sistema di scontri apparentemente collaudatissimo, consegnando all'utente il pieno controllo delle tempistiche e delle iniziative. Il titolo ne esce così fortemente rinvigorito, aggirando addirittura ostacoli che per decenni sembravano insormontabili: gli scontri casuali, ad esempio, non sono più avvertiti come inopportuni, perché la velocità con cui li portiamo a termine dipende dalla strategia che decidiamo di adottare. In generale il "grinding", necessario soprattutto nelle prime fasi dell'avventura, si porta avanti senza patemi, cercando anzi di esplorare soluzioni sempre nuove per mettere al tappeto gli avversari restando illesi e nel corso del primo turno.
    Il merito di un avanzamento mai pesante e oppressivo è anche di un'interfaccia ben congegnata ed immediata, introdotta con la versione "For The Sequel", uscita in Giappone un anno dopo la release originale ed i cui miglioramenti sono stati inclusi nell'edizione europea. Tutti i comandi possono essere impartiti ai personaggi usando la croce direzionale, e persino la velocità delle battaglie può essere modificata a piacimento per ridurre i tempi morti. Ne esce un RPG sempre svelto, immediato, che scorre senza incertezze ed anzi tiene costantemente stimolato il giocatore.
    Ben congegnato è anche il sistema di crescita dei personaggi, e più in generale la gestione delle risorse del team. Bravely Default decide di recuperare da Final Fantasy V l'ormai conosciutissimo Job System: equipaggiare uno degli "asterischi" conquistati nelle boss battle permette ai personaggi di cambiare costume e specialità, guadagnando statistiche e abilità peculiari. Ogni "Job" sale di livello indipendentemente dal protagonista che lo seleziona, sbloccando progressivamente nuove specialità. Basterebbe solo questo sistema per garantire una buona varietà a Bravely Default, ma poi scopriamo che è possibile mescolare le abilità di due Job, per costruire sostanzialmente delle classi ibride. Le possibilità di personalizzazione sono moltissime, e vanno tenute in debito conto se vogliamo avere per le mani un party ben assemblato e competitivo. Data la risoluta importanza dei sistemi di debolezze elementali e degli status alterati, poi, è bene selezionare al meglio anche l'equipaggiamento.

    Le qualità di Bravely Default non finiscono qui: parallelamente all'avventura principale ci verrà chiesto di ricostruire il perduto villaggio di Tiz, in una sezione parallela che assomiglia ad un gestionale molto semplificato. Ci basta in pratica usare gli abitanti accumulati per ristrutturare o far salire di livello le varie attività commerciali del villaggio, che sbloccano armi e oggetti presso i vendor che si trovano in città. La componente più interessante riguarda però la possibilità di sbloccare nuove mosse speciali, da personalizzare con varie "caratteristiche" che ugualmente si aprono potenziando il villaggio. In questa maniera possiamo ottenere colpi dagli effetti più disparati, andando in prima persona a modificarne le funzioni. Quello di Bravely Default, insomma, è un sistema apertissimo, che lascia all'appassionato una libertà inimmaginabile. Il titolo firmato Silicon Studio mette in mostra i meccanismi interni dei giochi di ruolo più classici, e poi li scardina, li smonta, e lascia che a ricombinarli sia l'utente stesso. Nel far questo, Bravely Default opera una piccola rivoluzione all'interno di un sistema chiuso, rappresentando in pratica un "originalissimo classico".

    Be social!

    Bravely Default riesce nell'impresa non facile di misurarsi con successo con le ultime frontiere del gaming moderno, arrivando ad includere funzionalità "social" che ben si integrano con la struttura portante. In primis è possibile, grazie a SpotPass, incontrare altri giocatori e reclutare così abitanti per il proprio villaggio,per velocizzare le operazioni di costruzione delle varie attività. In questa maniera è però naturale scambiarsi anche le "nemesi", nemici particolari che infestano le varie zone della cittadina e che è possibile affrontare con il proprio party.
    L'aspetto tuttavia più interessante è quello che permette di inviare ai propri amici una mossa speciale, che potranno utilizzare in battaglia nella speranza che risulti utile alla causa: alla stessa maniera è possibile ovviamente ricevere aiuto dai propri conoscenti, ma anche scandagliare la rete alla ricerca di qualche giocatore che sia così gentile da supportarvi.
    Queste trovate non modificano ovviamente in maniera troppo decisiva i parametri dello scontro o lo sviluppo del villaggio, ma rappresentano idee tutto sommato interessanti e ben contestualizzate che faranno piacere alla comunità dei giocatori.
    Seguendo le ultime mode del mercato nipponico, Bravely Default propone anche un sistema di microtransazioni, che serve per acquistare i Punti Sonno: questi servono poi per attivare la modalità Bravely Second, che interrompe il flusso regolare degli scontri e dà al proprio party un turno extra "infilato" fra qualsiasi altra azione. Per fortuna il gioco non invita ad abusare di questa possibilità, addirittura regalando un Punto Sonno per ogni otto ore di inattività, e quindi dando a tutti l'opportunità di cavarsi d'impaccio nel corso di qualche scontro più ostico. Insomma le microtransazioni sono tutt'altro che invasive, ed il combat system è tanto stimolante che è molto facile dimenticarsi completamente del Bravely Second, esplorando invece le possibilità tattiche nel corso degli scontri regolari.

    Bravely Default è delizioso anche dal punto di vista stilistico. Il gioco fa fin da subito sfoggio di ambientazioni dai tratti leggeri, quasi dipinte con morbide pennellate di acquarello, che vengono valorizzate in maniera eccellente da uno dei migliori effetti 3D mai visti sul portatile Nintendo. Attivando la visione stereoscopica sembra quasi che i contorni diventino più nitidi, e ci si diverte a scoprire come il team di sviluppo abbia giocato con gli scorci paesaggistici, costruendo città che "prendono corpo" grazie a giochi prospettici, trasformandosi in splendidi diorami. Restando fermi per qualche istante nella piazza dei villaggi, la telecamera si allontana ed arriva ad inquadrare il luogo nella sua interezza, stimolando un poderoso "effetto vertigine" e soffermandosi poi su una quantità inesauribile di dettagli.
    Anche il character design affascina, mescolando lo stile "deformed" di tanti congeneri con un gusto barocco e ricercato che sembra uscito da Vagrant Story, e smussando il volto dei protagonisti per dargli un aspetto fanciullesco, innocente, quasi angelico. Su di loro si adagiano poi i costumi di tutte le classi, come fossero strane bambole che interpretano, in maniera sempre molto divertita, gli stereotipi del J-RPG, utilizzando proprio i costumi per declinare una serie interminabile di citazioni e ispirazioni.
    Affascinante anche la colonna sonora: il gruppo Sound Horizon sarà probabilmente sconosciuto ai giocatori occidentali, ma la sua passione per il trottare epico dei brani fantasy sfocia qui in una serie di tracce orecchiabili e avvolgenti, ottimamente dirette e perfettamente "accordate" al tono andante e vivace della produzione. Certi temi hanno un impatto molto forte, e potrebbero sicuramente diventare dei nuovi classici della produzione ruolistica orientale. Gran parte dei dialoghi, infine, è doppiata in inglese, con un ottimo piglio recitativo che caratterizza alla perfezione protagonisti e comprimari: da ascoltare con pazienza.

    Bravely Default: For the Sequel Bravely Default: For the SequelVersione Analizzata Nintendo 3DSIn questi ultimi tempi il panorama dei giochi di ruolo di matrice orientale è stato attraversato da una nuova vibrazione: un impulso vitale, assieme a cui spira un sentimento di ritrovata fiducia negli strumenti di un genere un tempo glorioso. Proprio come venti anni fa, i giocatori europei restano spesso sospesi nel limbo dell'attesa, aspettando che il fremito della ripartenza si propaghi dal Giappone fino al vecchio continente. Poco a poco le avanguardie di questa nuova stagione arrivano a stuzzicare gli appassionati: da Ni No Kuni a Tales of Xillia passando per il quarto Etrian Odyssey, prodotti diversissimi hanno infine raggiunto i nostri lidi, scaldando i cuori gelidi degli appassionati di vecchia data e preannunciando forse l'arrivo di un nuovo messia. In questo esplode anche l'incantesimo di Bravely Default, un prodotto delizioso ed incantevole che ci ripaga di tanti Final Fantasy finiti peggio di quanto ci si aspettasse. Square-Enix sostiene Silicon Studio in un'avventura trottante, intrigante, sorretta da un combat system calcolatissimo e profondo. Il titolo scivola soltanto nella gestione non propriamente interessante delle attività secondarie, ed in generale in un'importanza solo marginale della componente esplorativa, ma per il resto è veramente strabiliante. Propone anzi un sistema di crescita e sviluppo ben bilanciato e sempre stimolante, ma soprattutto una dinamica degli scontri che lascia al giocatore un forte libertà strategica, reinventando completamente il modello classico della turnazione. Delicatissimo nello stile, capace di coniugare momenti forti con un incedere spiritoso, aperto alle prospettive inaugurate dal gaming moderno, Bravely Default è un vero e proprio capolavoro del genere, che convincerà senza riserve vecchi e nuovi fan.

    9

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