Recensione Code of Princess

Un picchiaduro a scorrimento dal gusto tipicamente nipponico.

Recensione Code of Princess
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  • 3DS
  • Il mercato americano continua ad essere privilegiato per quanto riguarda la pubblicazione di titoli di chiaro stampo nipponico. I fan statunitensi, infatti, sono storicamente sempre stati avvantaggiati, in quanto le localizzazioni da dover effettuare per poter pubblicare un titolo nel loro territorio sono un numero ridotto rispetto all’Europa; inoltre sono presenti molte più aziende che hanno focalizzato la maggior parte del loro business sulla pubblicazione di giochi sviluppati originariamente in Giappone.
    Realtà come Atlus, Aksys e Xseed sono ormai iper specializzate e hanno un seguito di fan incredibile, esploso anche grazie alla diffusione dei social network.
    L’Europa si sta mettendo rapidamente al passo, con aziende come Rising Star e Ghostlight che portano sui nostri mercati prodotti di grande interesse, anche se spesso a mesi di distanza dalle pubblicazioni statunitensi.
    E’ esattamente ciò che è accaduto con Code of Princess, pubblicato alla fine dello scorso anno negli Stati Uniti e disponibile a breve anche sul nostro territorio. Agatsuma Entertainment, team nipponico responsabile del progetto, ha però dovuto sobbarcarsi l’onere della localizzazione, scegliendo quindi di distribuire il gioco solamente attraverso il canale digitale rappresentato dall’eShop della console in modo da ridurre i costi.
    L’attesa sarà valsa la pena?

    Squisitamente giapponese

    Il colpo d’occhio che offre Code of Princess è assolutamente giapponese in ogni piccolissimo dettaglio: nella cover del gioco spicca lei, Solange Blanchefleur de Lux, vera protagonista e icona del gioco, con indosso un'armatura che lascia molto poco all’immaginazione e il suo spadone DeLuxcalibur, decisamente sovradimensionato e dotato di poteri incredibili.
    Il resto del cast non è da meno: Ali è una ladra, anche se inizialmente si potrà scambiarla per un ragazzo a causa delle forme diametralmente opposte rispetto alla generosità messa in luce da Solange; Lady Zozo, negromante spesso scambiata per uno zombie e sempre in cerca di nuove parti del corpo per sostituire le proprie, in perenne declino biologico; e infine Allegro, folle bardo che usa la sua chitarra tanto per suonare (con una distorsione degna di un amplificatore dedicato all’heavy metal), quanto per combattere, grazie a colpi corpo a corpo ed onde sonore devastanti.

    In seguito, al party si uniranno anche altre figure, altrettanto ben caratterizzate anche se meno incisive rispetto alle prime, che rappresentano a tutti gli effetti il gruppo di protagonisti di Code of Princess.
    La storia si presenta di stampo quasi occidentale, ma declinata comunque secondo un immaginario tipicamente nipponico: il pacifico regno di DeLuxia è sotto l’attacco di diverse razze di mostri che hanno iniziato ad invadere in maniera violenta i villaggi. L’esercito di Distron entra quindi in attività, non tanto per proteggere i cittadini come all’inizio tenteranno di far credere, ma solo per cercare di impossessarsi delle leggendaria spada. Solange dovrà quindi fuggire dal castello in cui suo padre regna, iniziando un viaggio che la porterà ai quattro angoli del territorio, combattendo e formando la sua piccola forza di difesa, nel tentativo di non cedere l’arma che le spetta in quanto discendente della dinastia.

    Follia nipponica

    Personaggi ed ambientazione a parte, la vera protagonista dell’intera vicenda è una comicità di fondo che non abbandona mai la narrazione: ogni personaggio è a suo modo folle ed adorabile.
    Solange è un po’ svampita ma determinata ad andare fino in fondo, prendendo coscienza un po’ alla volta delle sue responsabilità. Ali pensa solo ai soldi e alla refurtiva, ma cambierà il suo modo di vedere il mondo nel momento in cui qualcuno le farà notare che è ora di lottare per la propria libertà, invece di limitarsi a sopravvivere. Zozo darà il via ai siparietti codici più sfiziosi, soprattutto nel suo dualismo con Allegro, sempre pronto a far festa ma critico verso gli altri e fifone fino all’eccesso.

    Code of Princess, però, è una produzione che, come molte altre uscite dai confini del mercato orientale, fa grande leva sugli stereotipi, esagerati soprattutto dallo stile grafico impeccabile ma che potrebbero risultare fastidiosi. Il titolo potrebbe essere non facile da digerire soprattutto per quella fascia di giocatori che non apprezza fino in fondo le produzioni del Sol Levante, soprattutto se non particolarmente ardite come solo quelle di Goichi Suda o Hideo Kojima ormai sanno essere.
    La produzione di Agatsuma Entertainment, infatti, strizza maggiormente l’occhio agli anime rispetto ai videogiochi, fattore sottolineato anche dal coinvolgimento dello studio Bones nel progetto, che ha lavorato ai favolosi intermezzi animati che introducono e fanno avanzare la trama.
    Purtroppo si tratta di scene animate in 2D, che non sfruttano quindi la terza dimensione offerta dallo schermo della console, ma risultano davvero ben realizzate, anche se limitate in numero probabilmente a causa dello spazio ridotto a disposizione nella cartuccia di gioco.

    Riprendiamoci il regno

    La struttura ludica di Code of Princess è pesantemente ispirata a Guardian Heroes, mai dimenticato action RPG pubblicato da Treasure nella metà degli anni ’90 su Saturn, riproposto poi in una versione HD riveduta e corretta un anno e mezzo fa su Xbox Live Arcade.
    Si tratta quindi di una commistione di generi che prende idee e meccaniche di gioco da moltissimi titoli del passato, per proporre una sorta di hack & slash a scorrimento orizzontale, che si pone a metà tra i titoli prettamente bidimensionali e quelli in cui è possibile muoversi in profondità, offrendo tre differenti piani d’azione: quello più vicino agli occhi del giocatore, uno intermedio e il più lontano, a ridosso dello sfondo e dello scenario.
    Tale struttura si sposa perfettamente con la riproduzione dell’effetto 3D del portatile di Nintendo, e le ambientazioni offrono quindi un grado di profondità ottimamente ricreato e progressivo, anche se poi sarà impossibile muoversi liberamente ma si potrà saltare da un piano all’altro, semplicemente utilizzando il dorsale sinistro, che fungerà da modificatore alternando il salto normale allo shift in profondità.
    A differenza degli ambienti, invece, i personaggi sono completamente bidimensionali, anche se originariamente sono stati modellati ed animati in 3D, ottenendo un risultato fluidissimo e di grande livello, simile a quello visto in Ghost Trick e che perde di efficacia solo quando la camera si avvicina troppo.
    Proprio la telecamera è uno dei difetti principali del gioco: la sua focale dinamica punta a mantenere sempre su schermo i personaggi, avvicinandosi o allontanandosi in modo da inquadrare al meglio la scena, soprattutto in multiplayer.
    Purtroppo sui campi più larghi, quando molti tra personaggi e nemici compaiono su schermo, il motore di gioco soffrirà di rallentamenti vistosi, più visibili soprattutto con il 3D attivo: segno che la mole di sprite animati da muovere, con in più lo scenario tridimensionale tutto intorno, mettono in crisi l’hardware, vanificando in parte la bontà di un gameplay non per tutti ma sicuramente accattivante.

    Collector's Edition cercasi

    Code of Princess uscirà in Europa solamente in versione digitale, in download dall’eShop di Nintendo 3DS. La versione statunitense, invece, è stata pubblicata durante gli ultimi mesi dello scorso anno da Atlus in un’edizione molto ricca, dotata di una confezione in cartone che comprende sia la custodia con il gioco su cartuccia, sia con un bellissimo artbook in formato CD. Qui sono rappresentati molti dei personaggi che compaiono nel gioco e un estratto da otto tracce della colonna sonora originale, composta dal talentuoso team ACE.
    È un peccato, quindi, che nessun publisher si sia dimostrato interessato alla pubblicazione sul territorio europeo anche se, per una volta, il prezzo della versione in digital delivery dovrebbe essere ridotto di un quarto rispetto all’originale su formato fisico.
    I collezionisti, però, saranno già sul piede di guerra.

    Tanta spada e poca magia

    Le missioni che formano la campagna di Code of Princess sono a tutti gli effetti dei livelli nei quali sconfiggere i nemici che si oppongono al proprio personaggio, scelto all’inizio tra Solange e quelli già sbloccati in base al punto raggiunto nella trama di gioco.
    Tali missioni sono abbastanza brevi, fattore che ben si sposa con una fruizione su portatile e, soprattutto, con l’opportunità di giocare online in modalità cooperativa con altri utenti.
    Gli obiettivi sono comunque abbastanza limitati e vanno dai più classico (annichilire qualsiasi avversario) ai più specifici (come l’avanzata di un boss da fermare, mentre vari gregari tentano un’opera di disturbo).
    Il sistema di controllo sfrutta praticamente tutti i pulsanti presenti sulla console, e permette di muoversi sia con il Cicle Pad che con la croce digitale tradizionale. Il primo funziona molto bene proprio per le azioni di base ma risulta leggermente meno reattivo quando si vorranno sfruttare le mosse avanzate, nel più classico stile da beat ’em up. Gli attacchi si dividono tra normali e potenti, con in più l’opportunità di impostare un tag su un nemico specifico, in modo da massimizzare il danno, e utilizzare il burst, esplosione di energia temporanea, legata ad una specifica barra che si accumula combattendo e che permette di aumentare temporaneamente in propri parametri oltre il livello raggiunto dal proprio personaggio.

    Proprio i livelli rappresentano l’elemento RPG principale inserito nel gioco, insieme all’inventario: alla fine di ogni missione si accumuleranno i classici punti esperienza, che permetteranno di far crescere il proprio personaggio in modo da migliorare le sue prestazioni in sei differenti aspetti. Per quanto riguarda le armi e l’abbigliamento dei vari personaggi, dopo alcune missioni si sbloccherà il negozio di Marco Neko, il gatto egizio che venderà utilissimi oggetti, molti dei quali in grado di modificare profondamente gli equilibri dei vari personaggi.
    Purtroppo nonostante la buona proposta a livello quantitativo, con un discreto numero di personaggi e questo sostrato ruolistico che permette di modificarli secondo le proprie disposizioni, i combattimenti non sono del tutto riusciti. Oltre al sistema di controllo non proprio all’altezza, che lascia i perfezionisti e gli amanti delle combo con un palmo di naso, il gameplay propone un ridotto numero di mosse, ed una scarsa varietà di strategie offensive e difensive nemici. Questo mina ovviamente le fondamenta dell'esperienza ludica, e Code of Princess resta un picchiaduro a scorrimento non certo sapido come i tanti altri con cui siamo cresciuti. I ritmi di gioco non sempre ben tenuti, un sistema di controllo claudicante, ma soprattutto una varietà non all'altezza delle aspettative spuntano le armi di questa produzione, che non riesce a brillare come avrebbe potuto.

    Code of Princess Code of PrincessVersione Analizzata Nintendo 3DSCode of Princess appare inizialmente come una produzione nipponica di altissima qualità. Questa prima sensazione viene rapidamente confermata ammirando il comparto puramente visivo (che perde lo smalto solo quando la telecamera si avvicina troppo o si allontana fino al limite), ma decade con il passare delle ore per quanto riguarda l’aspetto puramente ludico. L’offerta di molti personaggi, da sbloccare progressivamente e da far evolvere secondo il proprio stile di gioco, predispone il giocatore verso un gameplay profondo e ben assortito, mentre il gioco non riesce a tenere fede alle promesse: i combattimenti sono poco appassionanti e il sistema di controllo non è all’altezza di molti congeneri, decisamente più rifinite per quantità di mosse, soddisfazione nell’esecuzione e pattern di attacco e difesa dei nemici. Spiace quindi constatare che Code of Princess avrebbe potuto riportare sotto i riflettori un genere, quello dei picchiaduro a scorrimento, che fatica a trovare un nuovo esponente di riferimento, confermando l’ascesa di altri tipologie di gameplay a scapito di quella che, tra i fan dei vecchia data, è tra le preferite. Il titolo di Agatsuma Entertainment riuscirà comunque a soddisfare la folta platea di giocatori che amano il Giappone alla follia e che attendevano un titolo d’azione per poter spezzare un po’ il ritmo delle loro ore di gioco tra un JRPG e l’altro, lustrandosi gli occhi con uno dei character design più riusciti degli ultimi anni e sorridendo a più riprese per la comicità tipicamente nipponica di cui Code of Princess è intriso.

    7.5

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