Recensione Professor Layton e l'Eredità Degli Aslant

Il Professor Layton chiude la sua carriera con il botto

Recensione Professor Layton e l'Eredità Degli Aslant
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  • 3DS
  • Senza mai darne l’impressione, quello con il Professor Layton è diventato negli anni un appuntamento fisso e atteso per i primi giorni di novembre. Protagonista di una serializzazione evidentemente programmata sin dall’inizio, è dall’autunno del 2008 (dal primo e indimenticabile Curious Village) che l’affabile e brillante archeologo londinese ci trascina in splendide avventure dense di mistero ed enigmi da sbrigliare.
    Stando a quanto divulgato da Level-5 stessa, sebbene inizino già a trapelare rumor che sostengano tutto il contrario, L’Eredità degli Aslant non sarà solo il capitolo conclusivo della seconda trilogia dedicata al Professore: rappresenterà in tutto e per tutto la sua ultima apparizione (penultima, se consideriamo il coraggioso cross-over con Phoenix Wright).
    Secondo capitolo ad approdare su 3DS dopo l’ottimo esordio con La Maschera Dei Miracoli, il titolo abbraccia fedelmente lo stile e i canoni classici della saga. Se da una parte si percepisce una vaga stanchezza negli enigmi proposti e nel cast di figuranti che si alternano sulla scena (contrappasso fisiologico per il sesto capitolo in altrettanti anni), il Professore non delude neanche questa volta, regalandoci un (probabile) addio degno della sua fama e della meravigliosa saga di cui è stato assoluto protagonista.

    La misteriosa estinzione di un popolo

    Anche questa volta l’avventura si apre con una lettera recapitata al Professor Layton. A scrivergli è un suo collega, Desmond Sycamore, alle prese con un bizzarro ritrovamento: una mummia vivente. Incuriosito dal paradosso insito nella missiva (come fa una mummia ad essere viva?) e desideroso di rispondere alla richiesta d’aiuto dello studioso, il nostro non perde tempo: ricompatta la squadra, richiamando al servizio Emmy e Luke, e parte alla volta di Frostborg, piccolo borgo montano perennemente innevato, recentemente agitato dalla misteriosa apparizione di sinistri ceffi in uniforme. Questo non sarà che il primo di una lunga serie di viaggi che poterà il terzetto di protagonisti a girare il mondo e a fare luce su un’antichissima civiltà, gli Aslant, misteriosamente scomparsa un milione di anni prima.
    Senza entrare ulteriormente nei dettagli, correndo il rischio di incappare in qualche spoiler, giunti al termine del gioco abbiamo avuto la netta sensazione di non trovarci alle prese con il più complesso e intricato degli intrecci narrativi che la saga ci ha proposto nel corso degli anni. Manca un colpo di scena degno di questo nome sul finale e tra i tanti personaggi che si incontrano lungo il cammino non si fatica a riconoscere qualche stereotipo già proposto e utilizzato in passato. A controbilanciare questa flessione negativa ci pensa un ritmo narrativo sensibilmente più sostenuto e coinvolgente. Naturalmente stiamo parlando di un’avventura grafica del Professor Layton, quindi non aspettatevi scene d’azione con spettacolari e prolungati piani sequenza, ma il girovagare dei protagonisti, con conseguente cambio di setting, regala un’indiscutibile freschezza a tutto l’arco narrativo.
    Layton, Luke ed Emmy purtroppo restano personaggi molto "statici", ma i personaggi che li accompagneranno per buona parte del tempo si rivelano ottime spalle, sufficientemente caratterizzate e a loro agio nel recitare al fianco di celebrità videoludiche ormai così ben definite e note al grande pubblico.

    Manca l’effetto sorpresa che ci investì con irripetibile magia in Curious Village, il villain di turno non regge il confronto con il teatrale e affascinante Gentiluomo Mascherato dell’episodio precedente, e l’intreccio narrativo non raggiunge la complessità che contraddistinse Il Futuro Perduto. Eppure L’Eredità degli Aslant tiene incollato l’utente alla console con la stessa efficacia e maestria dei predecessori. Sebbene gli appassionati intuiranno con un certo anticipo ciò che sta per accadere ai protagonisti, la curiosità verrà costantemente alimentata da grandi e piccoli misteri che si compatteranno attorno al plot principale con il giusto tempismo. La forza della trama risiede proprio in questo: la mancanza di tempi morti. La tensione è sempre palpabile e si palesa in una serie di mini-quest che se da un lato limitano la portata della trama che le sottende, riescono a tenere alta l’attenzione e a giustificare i continui cambi di setting.
    Un meccanismo dunque in piccola parte privo del carattere degli esordi passati, ma ancora oliato ed efficiente grazie all’esperienza maturata dagli addetti ai lavori.
    Essendo il capitolo conclusivo di una trilogia è interessante capire quale sia il grado di accessibilità per gli eventuali neofiti. Va da sé che alcune sfumature e accenni resteranno pressoché imperscrutabili. Anche il collegamento con il prequel non verrà colto, ovviamente, ma anche chi è al primo contatto con la saga non incontrerà alcuna difficoltà per godersi l’opera. Pur non riconoscendo alcuni personaggi o restando all’oscuro di specifici eventi, nella maggior parte dei casi il Professor Layton, o chi per lui, si preoccuperà di riassumere ciò che è accaduto nelle puntate precedenti. Chi può farebbe bene a recuperare i capitoli passati, ma anche presa da sé L’Eredità degli Aslant è un’avventura grafica perfettamente autosufficiente.

    Irrinunciabili enigmi

    Affianco alla trama si sviluppa un gameplay classico e fedele ai canoni introdotti sin dal capostipite della saga. Chi cerca originalità e auspicava in un’evoluzione del brand resterà a bocca asciutta ancora una volta.
    Gironzolando per gli scenari, visualizzati sullo schermo superiore, per interagire con i vari elementi muoverete una lente d'ingrandimento usando il touch-screen: nuovamente unico sistema input previsto e con cui dovrete effettuare tutte le operazioni richieste. Picchiettando su un personaggio lo inviterete a parlarvi. Toccando un oggetto otterrete informazioni supplementari. Curiosando negli angoli più reconditi potrete imbattervi nelle famose monete con cui ottenere suggerimenti e aiuti. Il livello d’interazione è relativamente basso, soprattutto se paragonato ad altri giochi dello stesso genere. Il numero di rompicapi ambientali, quelli da risolvere ritrovando oggetti o raggiungendo particolari luoghi, è estremamente ridotto e quasi ininfluente nell'economia generale dell'avventura.
    Il cuore del gameplay è nuovamente legato ai famosi enigmi. Prove d’intelligenza in media difficili da completare, spaziano dalla logica alla matematica, passando per test in cui dovrete affidarvi all’intuito e alla vostra capacità d’osservazione. Il livello di difficoltà, come appena anticipato, è generalmente alto, ma in linea con i passati episodi. Non sperate di affidare ai più piccoli la risoluzione degli enigmi senza vederli andare nel panico in pochi secondi, né di espletare voi stessi la pratica nel giro di pochi minuti. Preparatevi a spendere interi pomeriggi, quando non diversi giorni, per uscirne vincitori. E’ una prospettiva naturalmente scoraggiante per chi ama l’azione e non vuole stare a scervellarsi una volta accesa la console. Al contrario chi è cresciuto a pane e Settimana Enigmistica non potrà chiedere di meglio: più l’ostacolo sembrerà insormontabile, maggiore la soddisfazione che ne trarrete una volta data la soluzione.
    Proprio a causa dei ritmi tutt'altro che serrati, le sessioni di gioco tendono a farsi piuttosto estese: ciò non solo gioca a favore della longevità, fissata sulla ventina di ore, ma vi permetterà di entrare, a poco a poco, più in sintonia con il mondo virtuale che si sviluppa attorno al Professore, a tutto vantaggio del coinvolgimento emotivo.

    C'è da dire che gli esperti saranno facilitati in qualche occasione, vista la similarità di alcune prove con altre già proposte in passato. Si tratta di pochissimi casi, fortunatamente, che tuttavia rappresentano la cartina tornasole dell’eccessiva serializzazione di un brand che inizia a soffrire di una cronica ripetitività. Nulla di particolarmente frequente o fastidioso comunque: lo ripetiamo ancora una volta a scanso di equivoci.
    Ad affiancare i 150 enigmi, di cui solo una (buona) parte necessari per completare la storia, non mancano i classici minigiochi: tre anche questa volta. Il primo trasforma il Professor Layton in uno stilista. A partire da specifiche richieste di carattere estetico, dovrete vestire coerentemente il personaggio di turno, cercando di confezionare l’outfit dei suoi sogni. Nel secondo dovrete sfruttare a vostro vantaggio massi, buche e respingenti per far rotolare una ghianda sino alla tana di uno scoiattolo. Per chi conosce la saga, vi basterà immaginare un Mario VS Donkey con visuale isometrica e meccaniche estremamente più semplificate. L’ultimo infine vi trasforma in provetti giardinieri: le piante cresceranno esclusivamente in determinate condizioni e solo grazie a una razionale disposizione sull’appezzamento di terra le potrete vedere prosperare. A conti fatti non si tratta del miglior terzetto della saga e la maggior parte di voi troverà ben poco stimolante e interessante il minigioco da stilisti. Ciononostante le attività, se viste come passatempi con cui spezzare di tanto in tanto la tensione degli enigmi, funzionano più che degnamente.
    Graficamente non si notano differenze tecniche rispetto al prequel. L’effetto 3D, seppur poco visibile durante le meravigliose scene d’intermezzo, rappresenta un gradevole plusvalore estetico. I modelli poligonali e gli scenari spiccano per definizione e la pulizia delle immagini è lodevole.
    Stilisticamente prosegue il lento ma progressivo allontanamento dalla origini. Se il primo episodio ricordava una vecchia cartolina sbiadita e ingiallita dal passare del tempo (un effetto strepitoso che ancora ricordiamo con immenso piacere), L’Eredità degli Aslant ripresenta le figure tondeggianti e i personaggi dalle proporzioni deformate, ma punta su un art design cromaticamente sgargiante e dominato da un tratto meno definito del solito. Cambiando qualche pezzo della loro creatura, gli artisti di Level-5 ottengono comunque lo stesso risultato: è facile meravigliarsi di fronte a certe ambientazioni particolarmente ispirate e vivide, quasi si trattasse di acquerelli interattivi.
    Il sonoro si posiziona a cavallo tra innovazione e tradizione. I temi musicali, ancora una volta splendidi, sono dominati da fisarmoniche e violini, strumenti musicali ormai inalienabili dalla saga, ma si concedono ritmi più incalzanti del solito, sostenendo con convinzione il maggior dinamismo della trama. Inutile soffermarsi più di tanto sul doppiaggio in italiano: tutti gli attori scelti per prestare la voce ai personaggi recitano con professionalità e grande abilità.

    Professor Layton and the Azran Legacy Professor Layton and the Azran LegacyVersione Analizzata Nintendo 3DSSe questo è davvero l'addio del Professor Layton, la saga chiude col botto. L'Eredità degli Aslant non è il miglior episodio realizzato da Level-5 e non è facile scovare qualche elemento riciclato sia negli enigmi che nei personaggi che calcheranno il palcoscenico. Questi piccoli difetti impallidiscono non appena l’avventura ingrana e ci si riscopre nuovamente innamorati del terzetto di protagonisti e delle prove che devono superare lungo il cammino. Ancora una volta vanno spese lodi per lo splendido comparto grafico-sonoro e la trama si caratterizza per un inedito ritmo particolarmente sostenuto. Rimpiangeremo le gesta del Professor Layton? Se questo sarà davvero l’ultimo capitolo lo faremo senza alcun dubbio. L’Eredità degli Aslant è un gioco ideale sia per chi non si è perso un episodio fino a qui, sia per chi si approccia per la prima volta alla saga. Rinunciare a un personaggio come quello modellato da Level-5 sarà dura, ma noi immaginiamo che si tratterà solo di una (lunga) pausa prima di un’inevitabile ritorno. In questo caso non possiamo che apprezzare l’onestà intellettuale degli sviluppatori giapponesi: il capitolo qui recensito è appassionante, ma ad occhi allenati rivela qualche segno di fisiologica stanchezza.

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