Yoshi's New Island: abbiamo provato i primi mondi

Proviamo i primi mondi del seguito di Super Mario World 2

Yoshi's New Island: abbiamo provato i primi mondi
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  • 3DS
  • Ultimamente Nintendo sembra voler rivendicare una certa priorità -francamente mai messa in discussione- nel campo dei Platform. Non dovessero essere bastate le prodezze (bi e tridimensionali) di Mario ed il ritorno di Donkey Kong, adesso la casa di Kyoto “ripesca” persino il suo Yoshi, rimasto in verità molto in disparte durante la scorsa generazione.
    La piattaforma di destinazione, stavolta, è il 3DS, e il titolo -in arrivo il prossimo 14 marzo- è Yoshi's New Island, strettamente imparentato con quel grande capolavoro immortale che è Super Mario World 2 (probabilmente il platform più bello di tutti i tempi).
    Più che un seguito (Yoshi's Island 2 è uscito su DS e non è stato apprezzato dai fan) si tratta di una “ripartenza”: un gioco ad uso e consumo dei tanti fan, che del capostipite a 16 bit recupera registro artistico, elementi e suggestioni.
    Abbiamo messo le mani su una versione completa del platform sviluppato da Arzest, e mentre procediamo spediti verso la review, vi raccontiamo le prime impressioni. Che sono incoraggianti solo a metà.

    Un'isola nuova solo a metà

    Baby Mario è saldamente ancorato sulla verdissima schiena del dinosauro. La lingua non sembra aver perso elasticità. Le colline sono coperte da un manto erboso morbido e slavato. Tutto sembra al posto giusto. Partiamo in corsa: come ai vecchi tempi, i primi passi di Yoshi sono stentati, e ci vuole appena qualche secondo per superare l'inerzia.
    La forte connessione con l'episodio originale è sottolineata anche dall'art design: gli sfondi sembrano quadri “disegnati” con pastelli a cera e colori a olio, con i contorni un po' imprecisi e stentati.
    Il nuovo team di sviluppo ha evidentemente costruito questo platform portatile esaminando con attenzione ogni singola caratteristica del predecessore uscito nel '95. L'idea è insomma quella di tracciare una linea di continuità fortissima, riscontrabile nelle dinamiche di gioco, negli elementi che compongono lo stage, persino nei ritmi e nei colori.

    Insomma: Yoshi's New Island, a dispetto dell'aggettivo inserito nel titolo, è un gioco che mette i vecchi fan a proprio agio, risultando subito familiare. Ci sono proprio tutti gli elementi classici: le uova da lanciare gestendo la traiettoria mentre ancora ci si muove, il bebè che schizza in una bolla ogni volta che veniamo colpiti, e va recuperato entro il tempo limite, le mille nuvolette segrete da cui sbucano chiavi, porte verso nuove aree dello stage, stelline.
    Ci vuole davvero poco per trovarsi a navigare nel mondo splendido dei ricordi, e Yoshi's New Island gioca moltissimo sul “fattore nostalgia”. Forse addirittura un po' troppo.
    Gli stage dei primi mondi, del resto, sono terribilmente sottotono sul fronte del level design, e gli stimoli per andare avanti arrivano solamente da questo rapporto quasi morboso con il titolo per Super Nes: i nemici sono gli stessi di un tempo, fra piante carnivore e tipi timidi, e persino le piattaforme ricordano quelle già calcate. Ma troppo spesso viene da chiedersi se sia questa vena “amarcord” a sostenere gli altalenanti entusiasmi: perchè il gioco, in fondo, fa davvero poco per conquistarci. Anzi ci lascia atterriti con delle soluzioni un po' troppo semplicistiche o posticce.
    Non ci convince pienamente, ad esempio, il fatto che i modelli di Yoshi e dei nemici siano tridimensionali, stonando in maniera netta con il resto dell'ambientazione disegnata e sporcati persino da un evidente aliasing.
    Non ci è piaciuta neppure la banale semplicità di certi stage, o dei boss fight che, arrivati fino al terzo mondo, ancora stentano ad ingranare, risultando tremendamente spiccioli e poco ispirati.
    Ci sono anche alcune sequenze aggiunte un po' forzatamente, in cui Yoshi si trasforma in uno stilizzato mezzo di trasporto: lo faceva anche in Super Mario World 2, improvvisandosi sottomarino o elicottero, certo, ma all'epoca il tutto era sorretto da un level design d'eccezione. Qui invece il nostro protagonista prende la forma di trivelle e carrellini, in sequenze noiose e poso ispirate, in cui dobbiamo controllarne i movimenti inclinando la console. Per fortuna che sono poche, perchè sono talmente brutte da far male al cuore.

    Inutile negare, comunque, che dopo il primo mondo le speranze di vedere un nuovo capolavoro si erano discretamente affievolite. Per fortuna, proseguendo poco più avanti Yoshi's New Island si riprende. Molto lentamente, il titolo comincia ad ingranare: quello che più compiace è riscoprire, negli stage più avanzati, una buona varietà strutturale e mille segreti nascosti in ogni angolo. I livelli di Yoshi's New Island vanno esplorati con attenzione, per scoprire le margherite o le venti monete rosse mimetizzate con le altre coin.
    E' nsomma il moltiplicarsi dei percorsi che rende più interessante l'avanzamento. Cercando ai confini degli stage si trova di tutto: fiori golosi a cui dar da mangiare le gustose uova del lucertolone, facendole prima rimbalzare sul soffitto, e curiosi spezzoni in cui ingurgitando nemici giganti produciamo uova di dimensioni titaniche, che travolgono senza pietà elementi dello scenario. Nei primi mondi di gioco sembrano essere ricollocati in maniera tutto sommato piacevole davvero tutti gli elementi classici. Ci chiediamo quindi cosa abbia in serbo il team per gli stage più avanzati: se altre “ricombinazioni” dei tasselli già utilizzati oppure nuove soluzioni. Noi continueremo ad esplorare con curiosità l'isola di Yoshi, sperando di trovare livelli sempre più articolati e densi, magari qualche “colpo di testa” come gli stage allucinati di “Touch Fuzzy, Get Dizzy”, e -perchè no?- anche boss fight un po' più ispirati.

    Vale la pena, prima di chiudere, spendere qualche altra parola sullo stile artistico. Il team ha puntato tutto su un colpo d'occhio evidentemente lo-fi, con sagome che sembrano ritagliate dai mondi di Super Mario Land 2 e appiccicate sullo schermo del 3DS. Un tocco di personalità arriva dalla colorazione irregolare, a chiazze, che ricorda quella di una tela impressionista. Il colpo d'occhio, si diceva, resta però un po' povero, soprattutto perchè alla bellezza degli sfondi del capitolo Snes si sostituisce qui un disegno poco nitido ed ancor meno dettagliato. La verità è che Yoshi's New Island è un titolo che dà il meglio di sé con il 3D attivato. La stereoscopia fa diventare totalmente secondari gli elementi in lontananza, proiettando in aggetto - ma senza che l'effetto risulti troppo invasivo - le piattaforme in primo piano. Ci è sembrata, questa, una scelta ben precisa, programmatica, che non giustifica la scarna povertà di certi stage ma che valorizza, per lo meno, una delle feature esclusive della console.

    Yoshi's New Island Dal 1995, i tempi sono cambiati: anche quelli del platform, che sta diventando sempre più veloce, schizzato, tecnico. Yoshi's New Island fa un passo indietro, e ci chiede di riscoprire un ritmo diverso: più moderato, che ci permetta di esplorare gli stage con la dovuta calma, alla ricerca di margherite e monete rosse. A onor del vero, nonostante il titolo di Arzest si componga sostanzialmente degli stessi elementi del suo predecessore (alle volte oscillando pericolosamente al limite del “cut & paste”), non sembra replicarsi la stessa magia: vuoi per alcune soluzioni di level design non ispirate, vuoi per qualche nuovo elemento che mal si amalgama con il resto. Eppure poco a poco, forse per via della nostalgia o forse per questo suo ostentato classicismo, Yoshi's New Island ha cominciato a convincerci. Nonostante la commistione poco elegante fra 2D e 3D, i meccanismi degli stage più avanzati si fanno gradualmente più interessanti, e speriamo che il crescendo non si fermi. Restate su queste pagine per scoprirlo: la review è in arrivo qualche giorno prima dell'uscita.

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