Recensione Millennium Actress

La vita di un'attrice attraverso i film da lei stessa interpretati nel corso della sua carriera

Recensione Millennium Actress
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Millennium Actress

Millennium Actress è l’ultima opera di Satoshi Kon a raggiungere il nostro paese, distribuita da Eagle Pictures per il mercato dell’home video. Millennium Actress però, cronologicamente, non costituisce l’ultimo film diretto da Satoshi Kon, ma bensì il secondo, uscito in Giappone nel lontano 2001 e arrivato da noi solamente sette anni più tardi.
Andiamo a rinfrescare l’operato di questo autore. Kon debuttò nel mondo dell’animazione nel migliore modo possibile, al fianco di celebri maestri. Nel 1991 Katsuhiro Otomo (Akira, Metropolis, Steam Boy), rimasto molto colpito dal primo vero lavoro di Satoshi Kon, ossia il manga Kaikisen, chiamò Kon prima a collaborare al suo manga World Apartment Horror, e in seguito come art director nel suo film Roujin Z. Due anni dopo, nel 1993, fu chiamato da Mamoru Oshii prima a collaborare nel suo manga Seraphim ed in seguito come scenografo e responsabile del layout nel suo film Patlabor 2 The Movie. Successivamente debuttò come scrittore del primo episodio di Memories, film ad episodi diretto da Otomo nel 1995. Nel 1997 arriva finalmente il debutto alla regia con Perfect Blue, per poi continuare nel 2001 con Sennen joyû (Millennium Actress), nel 2003 con Tokyo Godfathers, nel 2004 con la serie Mōsō Dairinin (Paranoia Agent), e per concludere nel 2006 con Paprika, presentato in concorso alla 63a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

L'Attrice Millenaria

Genya Tachibana, il capo di uno studio televisivo, è intenzionato, in occasione della demolizione degli studi nei quali ha lavorato tutta la vita, a realizzare un documentario sulla stella cinematografica del “millennio” passato, la famosa Chiyoko Fujiwara, oramai settantenne. Genya, insieme ad un collaboratore, raggiunge con non poca fatica l'abitazione di Chiyoko, situata in un luogo alquanto sperduto. Giunti a casa dell'anziana donna, Genya, che in passato aveva lavorato con lei e per la quale provava un forte sentimento d’amore, si lascia trasportare dal suo racconto che mescola vita privata ad aneddoti relativi al suo lavoro, fino a confondere sempre più le sue esperienze personali con la trama di tutti i suoi film. Filo conduttore del racconto è l'amore adolescenziale sbocciato per un giovane pittore sovversivo in fuga, da lei casualmente incontrato. Il giovane le lascia una chiave che apre qualcosa di molto importante, qualcosa che però Chiyoko dice di voler scoprire da sola. I due promettono quindi di ritrovarsi, anche se il giovane non le rivela né il suo nome, né dove trovarlo. Chiyoko diventa attrice, sperando che l'uomo la veda sul grande schermo e in qualche modo si metta in contatto con lei. Il racconto procede di epoca in epoca, di film in film, fino a giungere alla rivelazione finale di Chiyoko, la quale confessa di aver capito cosa quella chiave apra veramente: la porta dei suoi ricordi. Realizzando infine che, ciò che ha veramente amato in vita è stato inseguire il suo desiderio d’amore.

Kon il Cineasta

La realizzazione di Millennium Actress, come del resto tutti i film di Satoshi Kon, è stata affidata allo studio di animazione MadHouse, ed i risultati sono evidenti: animazioni, il leggero ma funzionale uso della computer grafica e la scelta dei colori sono vicinissimi alla perfezione; ma il vero punto di forza del film risiede nella regia di Kon. L’animazione è di una dinamicità impressionante, Kon intreccia in maniera indissolubile diversi piani: passato e presente (al punto che Genya e il suo collaboratore si ritrovano ad assistere agli eventi narrati come se ne fossero testimoni in prima persona) ma anche finzione e realtà (gli avvenimenti della vita di Chiyoko sono rivissuti attraverso le scene dei suoi film, che ci dipanano lungo le varie epoche della storia giapponese e soprattutto i generi e le ambientazioni cinematografiche più disparate: dall'era feudale dei samurai - con evidenti ispirazioni a "Il trono di sangue" di Akira Kurosawa - alle pellicole sui ninja, dal melodramma calato nel periodo fascista degli anni '30 alla spensieratezza dell'epoca Taishō - un setting che ricorda il manga "Mademoiselle Anne" -, dalle contraddizioni del conflitto in Manciuria alla catastrofe della seconda guerra mondiale, dai saloni delle geisha di Kyoto - e qui il pensiero corre a Mizoguchi - all'attacco dei mostri giganti di gomma in stile Godzilla, per finire con un'era futuristica segnata dall'esplorazione spaziale, le cui scene indicativamente aprono e chiudono la pellicola), al punto che ci si trova più di una volta disorientati, eccezionale.
Dopo aver giustamente elogiato la forma, andiamo ora ad analizzare il contenuto di questo film. Le tematiche sono sostanzialmente due, quella principale descritta da Chiyoko, ovverosia la predestinazione della vita; e quella secondaria descritta da Genya, ovvero come una diversa posizione sociale possa compromettere la vita ed i sentimenti di una persona. Entrambe rappresentate mediante l’impossibilità di un amore.
La prima tematica, la predestinazione della vita, a cui Chiyoko si rassegna nel finale, non è molto chiara, in quanto ad una prima impressione la si può interpretare come una predestinazione di carattere religioso, ossia la presenza di un’entità superiore (di un Dio) che abbia già prestabilito tutto. A sostegno di ciò c’è la vecchina-strega, rappresentata come una filatrice (personificazione della Morte) che maledice Chiyoko a rimanere sola per tutta la vita. Ma la predestinazione è una dottrina religiosa tanto antica quanto debole, facilmente criticabile se non trattata approfonditamente. A domande del tipo: come può conciliare l'assoluta Sovranità di Dio con la possibilità della libertà e responsabilità individuale dell'essere umano? Dio essendo Sovrano, governerebbe il destino di uomini e nazioni, allora per quale motivo permettere all’uomo di peccare ? Ammessa la predestinazione, il caso (la casualità) non esiste più? Kon non dà alcuna risposta, nè spunto alcuno, trattando il tutto con superficialità, privandoci di ogni appiglio per approfondire la critica.
La seconda interpretazione è quella di una falsa predestinazione, o meglio, la continua ricerca da parte di Chiyoko di un amore eterno ed ideale (impersonificato dal pittore ribelle, di cui non si conosce ne volto, ne nome). Ma con il passare del tempo, Chiyoko comincia a comprendere che sia un amore del tutto impossibile, irraggiungibile. A sostegno di ciò c’è la scena conclusiva, in cui Chiyoko afferma che in realtà ciò che ella ha amato davvero è stato inseguire il suo irraggiungibile desiderio d'amore. Decisamente più affascinante come tema.
La seconda tematica, quella in cui Genya, essendo solamente un aiuto regista, non ha mai considerato possibile una relazione con Chiyoko, brillante stella del cinema. Questa idea, oltre ad essere inflazionata, è anche abbastanza futile e molto lontana dalla nostra società. Allora perché metterla in discussione? Semplicemente perché il film è diretto da un giapponese, ed è ambientato in un Giappone realistico, una società dalle rigidissime posizioni sociali, in cui regna sovrana la meritocrazia. Posto in questo contesto non si tratta affatto di una tematica dal contenuto vacuo. Purtroppo Satoshi Kon ci lascia nuovamente con l’amaro in bocca, permette a Genya di agire con mediocrità, cioè finendo per sopprimere i suoi sentimenti e lasciandosi sconfiggere dalla società senza nemmeno aver provato a combattere. Ma anche in questo caso, sapendo che Kon non ha mai inserito nei suoi film messaggi sul sociale, la critica muore sul nascere.
Per concludere, in entrambe le tematiche Kon non calca la mano, tantomeno vuole trasmettere messaggi precisi. Allora viene da chiedersi: a che cosa è dovuta la fama di Satoshi Kon, attualmente uno dei migliori registi d’animazione ? La risposta viene da se: la sua inconfondibile regia , il modo in cui sa mescolare sapientemente realtà e sogno-illusione, la scelta cromatica, le musiche, le inquadrature. Forse possiamo affermare che Kon sia un eccellente cineasta ma un pessimo filosofo.

Edizione DVD

L’edizione DVD di Millennium Actress è di ottima fattura, con cinque tracce audio, tre in italiano e due in giapponese sottotitolato: Italiano DTS 5.1, Italiano DD 5.1, Italiano Stereo Surround, Giapponese 5.1, Giapponese Stereo Surround. Di ottima fattura anche il comparto video con un formato: 1.85:1 16/9. Presenti anche contenuti speciali: Making of di 41 minuti sottotitolato in italiano, Trailer inglese, Galleria fotografica.
Il doppiaggio italiano è stato affidato ad Emanuela Amato, presenti doppiatori di alto livello: Perla Liberatori presta la sua voce alla giovane Chiyoko, Massimo Milazzo la presta a Genya Tachibana. Il prezzo di listino varia da negozio a negozio, la cifra a cui si aggira è tra i 16 ed i 33 euro. Consigliato.

Millennium Actress Millennium Actress è un film tecnicamente indiscutibile, e in cui Satoshi Kon conferma di essere uno dei migliori registi presenti attualmente. Le tematiche ci sono, ma sono trattate superficialmente. Nonostante ciò il film non annoia, anzi, grazie alla regia di Kon ed ad una buona trama, lo spettatpre rimane incollato allo schermo per tutta la durata del film. Concludendo, una “bella” storia di un amore mancato, che non ha nulla da invidiare al cinema odierno, al contrario, a livello di regia, può insegnare moltissimo.

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