A Plague Tale Innocence: Un nuovo viaggio nella Francia medievale

Nel corso dell'E3 2018 abbiamo assistito ad una nuova demo hands-off della promettente avventura del team Asobo.

A Plague Tale Innocence: Un nuovo viaggio nella Francia medievale
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Il regno di Francia nel 1349 era, per dirlo alla maniera soft del Merlino made in Disney, un gran bel guazzabuglio medievale: tanto per cominciare si andava lentamente verso la fine della guerra dei cent'anni (per intenderci, quella parte del conflitto che poi non sarebbe finita un granché bene per i Francesi), e inoltre, a ravvivare la situazione, c'erano anche "allegre" operazioni di pulizia della Santa Inquisizione. Gli appassionati di storia sapranno, che anche se Clemente VI fu considerato uno dei migliori Papi dell'epoca di Avignone, famoso fra i tanti per la sua saggezza e lucidità, le persecuzioni verso qualsiasi forma di stregoneria continuarono comunque, soprattutto nelle campagne.
    L'equazione si tradusse in cadaveri ovunque, letteralmente montagne di corpi che erano così alte da oscurare il sole già a mezzodì, e poi un fumo nero e denso, intriso dell'odore di paura e follia cieca, che gettò l'intera popolazione nel silenzio più profondo. E quando hai due compagne come queste a dirigere la macabra orchestra, la storia insegna che spesso si presenta anche la terza, ovvero la peste. La signora vestita di nero che tutto ingloba e niente risparmia, colei che divorò più di trenta, forse anche quaranta milioni di vite in tutta l'Europa, seminando il terrore per più di cinque anni.
    È esattamente in questo periodo storico straziante che il piccolo studio Francese ASOBO Studio, aiutato da Focus Home Interactive, ha deciso di ambientare la sua storia: l'impronta di una fiaba dark, tanto cruda e realistica quanto simbolica, narrata con il modello ludico dell'avventura action/stealth, che però riprende volentieri anche le meccaniche tipiche del puzzle-solving e perché no, anche da quelle dell'avventura grafica. Il risultato di questa mescolanza di generi ed influenze prende il nome di A Plague Tale: Innocence, titolo che abbiamo già avuto modo di vedere più volte nel corso dell'anno precedente, ma che non si è rifiutato di mostrarsi ancora (anche se in maniera un po' timida) nel recente E3 2018. Breve hands off e chiacchierata con il team di sviluppo, come da routine, senza rivelare neanche troppe novità, eppure ci è sembrata un'ottima occasione per ribadire quanto questo titolo continui ad essere per noi uno dei più attesi del prossimo 2019...

    Ad Abolendam Diversarum Haeresum Pravitatem

    "Per distruggere la malvagità delle molteplici eresie". In altre parole, l'origine della caccia alla stregoneria. È la bolla-decreto con cui Papa Lucio III ufficializza l'inizio dell'inquisizione medievale nel XII secolo, la formula che rende possibile la persecuzione di chiunque, eleggendolo come possibile eretico e spesso collegandolo alla diffusione della peste nera del 1348. Un tema che scorre potente, apparentemente a mo' di sotto-traccia, durante la narrazione di A Plague Tale.

    Hugo, uno dei due giovanissimi protagonisti, sembra proprio avere a che fare con l'origine della pestilenza, poiché portatore sano di un tremendo segreto per ora avvolto nel mistero. "Sano", si fa per dire, perché la demo comincia proprio con il piccolo ragazzo che appare debolissimo e malconcio fra le braccia della sorella Amicia, entrambi a bordo di una piccola imbarcazione intenta a risalire un lugubre fiume. I due sono in fuga, diretti per il momento verso un castello, conosciuto come Château d'Ombrage, di cui però non si sa nulla. Assieme a loro c'è Lucas, poco più che un ragazzino, che sembra in qualche modo conoscere le discipline alchemiche, nonché capace di guidarli grazie ad una vaga (ma sufficiente) conoscenza della zona.
    Qualche scambio di battute e una comprensibile mancanza d'entusiasmo fra l'equipaggio, poi la nebbia si dirada leggermente, ma il panorama che si para davanti ai tre piccoli eroi pare migliore, quasi edificante, seppur tutt'altro che rassicurante: il letto del fiume si allarga, lo spazio diventa più ampio e simile ad una placida palude, mentre in lontananza svetta un vecchio acquedotto dalle fattezze romane. S'intuiscono a malapena i colori caldi del tramonto, come fossero stati dosati in maniera avara da un contagocce ultraterreno, eppure questo basta a rincuorare i protagonisti, che infine scendono a terra e si mettono in cammino. Il Mare NeroA Plague tale non colpisce soltanto per le sue atmosfere azzeccate e inedite, o per la crudezza delle situazioni che riesce a mettere in campo, ma anche quello che sembra un comparto tecnico davvero importante, soprattutto se consideriamo la provenienza di tale produzione. Le musiche sono profonde e intense, per niente anonime e in alcuni casi persino memorabili, capaci di fondersi con grande facilità all'immaginario suggerito. La grafica è sicuramente uno degli aspetti migliori della produzione francese: ottima modellazione e ottima la conta dei poligoni, più che buone le texture ed anche una resa dei particellari assai soddisfacente.
    Il merito tecnico più grande va sicuramente all'utilizzo dei filtri cinematografici, che gestiscono in maniera super-credibile la messa a fuoco, le aberrazioni cromatiche e perfino le distorsioni della lente presso i margini del frame. Il risultato è un'immagine sporca, ma estremamente ricca e suggestiva, intaccata solo in minima parte da qualche set di animazioni non proprio convincente (comunque superiore al resto de roster di Focus). Potremmo finire qui, ma sarebbe un'ingiustizia, perché un'altra nota di merito va sicuramente alla realizzazione sopraffina dell'esercito dei ratti, che ad ogni comparsa su schermo riesce a convincere ed impressionare. Gli sviluppatori ci hanno confessato di aver speso numerose risorse nella creazione di un effetto "realistico" per il loro mare nero, con momenti in cui i roditori superano addirittura le 2000 unità in contemporanea, tutte gestite in maniera impeccabile, con movimenti imprevedibili, ritmi forsennati e (apparentemente) senza l'ombra di una compenetrazione.

    Ai nostri comandi risponde proprio Amicia, la protagonista quindicenne dalla corporatura esile e lo sguardo profondo, costretta dagli eventi a farsi carico di un fardello di responsabilità non certo trascurabile. I tre avanzano in maniera disorganica in quello che definiremmo un breve momento distensivo, con Hugo che riprende lentamente le forze e va in giro a curiosare fra la boscaglia e le macerie della guerra appena conclusa. Amicia e Lucas restano volutamente indietro a chiacchierare, come gli adulti che non sono, dandosi forza l'un l'altro con battute asciutte e concrete, finché la luce cambia e comincia l'avanzata delle tenebre, e il panorama varia ancora, questa volta in peggio. I tre si ritrovano su di una piccola altura, di fronte ad uno spettacolo agghiacciante: un enorme tappeto composto da- corpi di soldati, uniforme, che ricopre tutta la vallata, e all'orizzonte svettano le sagome imponenti delle macchine d'assedio abbandonate. La nebbia si posa nuovamente sul terreno.
    "Dobbiamo camminarci sopra?" chiede Hugo. "Sì, non ci pensare", risponde la sorella. "Ma non gli farò del male?" ripete ancora lui. "Non c'è tempo, dobbiamo proseguire, non pensarci.". Ma la situazione cambia di nuovo; tutto d'un tratto, dal cadavere di un cavallo in decomposizione, cominciano ad uscire dieci, cento, migliaia di ratti neri che invadono la superficie, con un moto isterico e indecifrabile. Farli avvicinare corrisponde a morte certa, non c'è bisogno di ulteriori spiegazioni. I protagonisti si stringono in cerchio, riparandosi in cima ad una collinetta illuminata unicamente da una piccola torcia. "Soltanto la luce può tenerli lontani", ma è chiaro che da ora in poi non sarà semplice andare avanti. L'istinto di sopravvivenza trasporta immediatamente l'adolescente nell'età della ragione: Amicia estrae la sua fionda incendiaria, prende la mira e colpisce un cumulo di paglia che subito riprende vita, riuscendo così ad allontanare le bestie fameliche. I tre piccoli eroi avanzano, entro i confini tremolanti di un minuscolo sentiero, ma il gioco si rompe subito. Più avanti compaiono dei soldati con tanto di torcia, si aggirano come non morti fra i cadaveri, mentre perlustrano l'area alla ricerca di qualcuno, e non è difficile immaginare chi.
    Senza pensarci troppo Amicia ripete il gesto, prende la mira e colpisce il soldato, facendogli cadere dalle mani la torcia. Si genera un istante di buio, solo un attimo, che si rivela sufficiente per far inghiottire il milite dal mare nero dei ratti circostanti. Non c'è neanche tempo per i sensi di colpa, "o noi o loro", e così sia. I soldati cadono uno dopo l'altro, gli espedienti per farli cadere diventano sempre più articolati; rumori per incitarli allo spostamento, pietre come diversivi, macchine da guerra riutilizzate nei modi più fantasiosi per aprirsi un varco, e via dicendo. Il puzzle-solving sfrutta in maniera intelligente l'ambiente di gioco, lasciando sempre almeno una manciata di opzioni plausibili al giocatore, senza mai essere opprimente. Bisogna guardarsi intorno, studiare gli oggetti di scena, e quello che fino ad un secondo prima pareva inutile, in un attimo diventa vitale.

    E poi c'è la dinamica del panico di Hugo, che non può essere certo trascurata, altrimenti la difficoltà aumenta notevolmente. Concedersi una perlustrazione di troppo, allontanarsi dal ragazzino, significa permettere alla paura prenda il sopravvento su di lui, e in una situazione del genere, dove un buon stealth significa sopravvivere, non sarebbe affatto saggio. Bisogna essere consapevoli del nostro ruolo di tutore e più che mai responsabili. Già, perché il concetto di responsabilità è un altro topic fondamentale per l'opera del team di Bordeaux, ma non soltanto quella di tipo familiare con il piccolo Hugo, bensì verso il concetto stesso di morale, soprattutto in tempi di guerra. Si chiama A Plague Tale: Innoncence, e non è un caso che gli ultimi minuti della demo si chiudano con lo straziante sacrificio di un "soldato innocente", condannato a morte proprio dai protagonisti al fine di aver salva la pelle...

    A Plague Tale: Innocence A Plague Tale: Innocence è un gioco che in appena qualche hands off (più qualche trailer) è già riuscito a farsi desiderare come pochi altri: il concept narrativo sembra ottimo, così come il setting storicamente credibile e il modello ibrido di gameplay, che riesce a fondere ottimamente l’action-stealth con il puzzle-solving. Il comparto tecnico, inoltre, riesce ad elevare il tutto con enormi risultati, garantendo un impatto visivo imponente, che spesso riesce a rivaleggiare persino con quello di produzioni di categoria superiore. Il merito è anche di una direzione artistica ispirata e raffinata, che riesce a caratterizzare (anche con pochi elementi) un quadro estetico dall’enorme tragicità, realistico e crudo, eppur provvisto di simbologie e piani metaforici che promettono di elevare notevolmente la poeticità dell’opera. ASOBO e Focus Home Entertainment sembrano avere per le mani un prodotto importante, un piccolo gioiello carico di potenziale che non vediamo l’ora di scoprire nel dettaglio, forse addirittura una sleeper hit. Ad ogni modo, ancora niente date precise o finestre di lancio, soltanto un generico 2019, ma in ogni caso “save the date”, perché questo è certamente un titolo da tenere d’occhio.

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