Alaloth Champions of the Four Kingdoms: il gusto italiano per l'RPG

Abbiamo avuto l'opportunità di gettare uno sguardo più approfondito su Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, sviluppato da Gamera Interactive.

Alaloth Champions of the Four Kingdoms: il gusto italiano per l'RPG
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Non è la prima volta che ci troviamo a parlare dell'ambiziosa opera degli italianissimi Gamera Interactive. Di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, infatti, vi avevamo già dato conto l'anno scorso, quando avevamo finalmente potuto dare uno sguardo più da vicino al peculiare RPG con visuale isometrica messo in campo dalla software house con base a Padova. Vi avevamo anche detto che il mastodontico universo deputato a sostenere l'intera impalcatura narrativa del titolo è opera di un certo Chris Avellone che, per chi ancora non lo conoscesse, è uno dei più prolifici e apprezzati autori in circolazione. Su tutti non possiamo non ricordare capolavori videoludici indiscussi che animarono il periodo d'oro tra gli anni '90 e i primi anni 2000 come Planescape: Torment, Icewind Dale, Neverwinter, Star Wars: Knight of the Old Republic, Fallout 2 e, da ultimo, Dying Light 2.
    Di certo un bel colpo per i ragazzi di Gamera, i quali possono contare su una delle penne più apprezzate del panorama videoludico dedicandosi a plasmare, così, l'esperienza di gioco attorno a un contesto narrativo senza ombra di dubbio sconfinato, sfaccettato, profondo e ricco di minuzie in grado di creare un tutt'uno preciso e coerente. Già ma cos'è Alaloth: Champion of the Four Kingdoms? Ora possiamo raccontarvi un po' di più su questo peculiare e promettente progetto.

    Alla cerca, alla pugna!

    A vederlo, così, distrattamente e da lontano, il titolo di Gamera Interactive sembra il classico gioco di ruolo fantasy caratterizzato dalla visuale isometrica. In questo caso, però, la definizione "classico" assume tutt'altro significato. Alaloth si immerge totalmente nella cultura ruolistica del passato attingendo a piene mani dalle opere che hanno reso grande il genere e rivisitando la loro struttura ludica, filtrandola attraverso lenti moderne. I riferimenti e le citazioni si sprecano: da Moonstone a Mount & Blade sino ai Souls odierni, senza tralasciare i capisaldi della letteratura fantasy d'ogni tempo come il Signore degli Anelli (non a caso la tematica principale è proprio quella del viaggio e della ricerca) nonché giochi di ruolo cartacei come Dungeons and Dragons. Riguardo a questi ultimi, l'incipit di Alaloth appare come la summa perfetta dell'epica fantasy. All'inizio dell'avventura, infatti, il giocatore potrà scegliere tra quattro razze ben distinte (umani, elfi, nani, orchi), ricche di punti di forza e intrinseche debolezze che influenzeranno il lungo e periglioso cammino del personaggio. Non mancherà, poi, l'allineamento, la professione specifica (foriera di bonus e altre skill) la fede in una divinità e la tecnica di combattimento, la backstory e l'appartenenza a un casato (o a un clan, per ciò che concerne la razza orchesca). Ce ne saranno più di quaranta tra cui scegliere, ognuno caratterizzato da un background e da situazioni geo-politiche distinte da tutti gli altri. Da questo sostrato iniziale, poi, si andrà a incardinare l'intera tramatura ludico-narrativa successiva, basata su una minaccia che i comuni mortali non sono in grado di contrastare: Alaloth, la quintessenza della malvagità, il cui unico scopo è quello di mettere a ferro e fuoco ogni centimetro di terra conosciuta. Un territorio sconfinato, in cui anche le altre "nazioni" saranno disperatamente impegnate nella nostra stessa missione. Non saremo gli unici, infatti, a cercare i quattro pezzi del potente artefatto necessario per ricacciare Alaloth nei fetidi pertugi infernali da cui è sbucato.

    Altri campioni come noi, dunque, saranno impegnati in un'affannosa ricerca contro il tempo, per cui il nostro campione non dovrà solamente fare i conti con gli emissari della malvagia creatura, ma anche con gli altri paladini, pronti a tutto per essere i primi a rimettere assieme i cocci del potente manufatto ed entrare nell'area "end game" chiamata Fifth Kingdom, ovvero il bastione di Alaloth, l'origine del male che si sta propagando sul mondo. Prima di arrivarci, però, la strada da percorrere sarà lunga e difficoltosa. Per questo sarà necessaria un'attenta pianificazione dei passi da compiere.

    La lunga via verso...la perdizione

    Il titolo targato Gamera, sotto questo profilo, promette di essere difficile, intransigente e davvero impegnativo. Non sarà una passeggiata, dunque, riuscire a diventare l'unico fortunato in grado di fronteggiare l'insormontabile minaccia. Nemmeno avvicinarglisi, se è per questo. Come abbiamo detto, la pianificazione di ogni mossa sarà una delle basi su cui costruire il successo finale. L'anima di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, in questo senso, si divide su due parti distinte ma intimamente connesse che puntano a caratterizzarne l'intera esperienza. Da un lato, infatti, la ricerca dei manufatti si profila su una parte "gestionale" che si estrinseca su una mappa di gioco con visuale "top down" liberamente esplorabile (Mount & Blade vi dice niente?) e caratterizzata da un ciclo giorno/notte che non sarà fine a sé stesso.

    L'indicazione del tempo che passa, infatti, andrà di pari passo con l'accrescimento del potere di Alaloth e la progressiva estensione della sua corruzione.
    Nella mappa, poi, insisteranno le capitali dei regni e le città più piccole, dove si potranno trovare taverne, negozi, approfondire la lore e NPC con quest secondarie. Il team di sviluppo, inoltre, promette anche dodici companion da reclutare per farvi coadiuvare nella missione, ognuno dotato di una quest line dedicata e abilità uniche. Potrete reclutarne alcuni, ad esempio, mentre altri potrebbero non presentarsi esattamente amichevoli a causa dell'allineamento in contrasto con il nostro.

    In zona di guerra, la morte attende

    Ogni regno possiederà anche diversi punti di interesse, chiamati "fighting zone", ovvero dungeon isometrici (peraltro ben caratterizzati, grazie al sapiente utilizzo dell'Unity Engine) in cui addentrarsi non solo alla ricerca del manufatto ma anche per conquistarli e innalzare la reputazione e il livello del Campione.
    Qui entra in gioco l'altra anima del titolo, ovvero le fasi di combattimento. Le fighting zone riprendono un po' il concetto che sta alla base dei Souls odierni: una volta entrati potrete uscirne solo vincitori con le vostre gambe...oppure orizzontali.
    A meno che non siate così audaci e vogliate attivare il Permadeath, in caso di morte prematura (e non sarà una cosa così rara) verrete riportati alla World Map e sarete costretti non solo a raggiungere il tempio più vicino per chiedere al vostro dio di resuscitarvi ma perderete anche tutto l'equipaggiamento. In compenso, questo potrà essere rubato da uno degli altri Campioni o da altri personaggi che popoleranno il mondo di gioco. In questo caso, ovviamente, dovrete cercare di riprendere la vostra roba inseguendo il malvivente. L'equipaggiamento, peraltro, riacquisterà il ruolo che gli spetta, tornando a esser la cosa più preziosa che avrete con voi. Non potrete, infatti, contare su una cascata infinita di armi e armature, per cui bisognerà averne la massima cura e rispetto.

    Al di là dell'equipaggiamento, sarà di fondamentale importanza il percorso che decideremo di intraprendere, sbloccando ad esempio le skill della Way of Arms (legate al combattimento corpo a corpo), della Way of Gods (concentrate su magie di cura) o ancora della Way of Nature (dedicate principalmente a padroneggiare la forza elementale). L'utilizzo delle skill costituirà il vero banco di prova tra un semplice combattente e un grande Campione. Il giocatore, infatti, dovrà imparare a gestirne la potenza, il cooldown e il momento migliore in cui utilizzarle, magari tra una schivata al fulmicotone e un preciso (e calcolatissimo) affondo. Il sistema di combattimento prende le distanze dagli action RPG per farsi più ragionato, tattico e prudente, al pari di quanto abbiamo già visto nei titoli From Software. Ogni singolo errore, infatti, verrà seriamente punito e rischierà di mandare all'aria l'intera spedizione nel dungeon.

    Alaloth: Champions of the Four Kingdoms Alaloth: Champions of Four Kingdoms è un progetto che pone un bel po' di carne al fuoco. Lo abbiamo visto con i nostri occhi e l'avete potuto scoprire attraverso la nostra anteprima. Alaloth non vuole essere solo la celebrazione del fantasy nella sua essenza più pura ma punta ad andare oltre, cercando di proporre (pur rimanendo saldamente ancorato alle origini) una propria visione del genere di riferimento, per portare sul mercato qualcosa di realmente nuovo. Non mancherà nemmeno l'online, per partire all'avventura con amici oppure combattere contro Campioni guidati da altri giocatori. Le idee ci sono, paiono molto buone e il titolo appare sicuramente sviluppato con grande passione. Senza considerare nell'equazione, ovviamente, l'apporto creativo di un certo Chris Avellone. Ora non serve altro che continuare sulla strada imboccata e cercare di non lasciar bruciare tutta quella carne messa sulla griglia.

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