Anteprima Brink

L'FPS di Bethesda parla la lingua dei campioni di parkour

Anteprima Brink
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • In una generazione dove gli FPS la fanno quasi completamente da padrone, paradossalmente, vedere team di sviluppo percorrere strade alternative è davvero una rarità.
    Il prossimo autunno, tuttavia, Splash Damage, creatore della serie Enemy Territory, potrebbe offrirci un’esperienza in prima persona un pò diversa dal solito, qualcosa di molto vicino ad un ideale mix tra le feature presentate da Borderlands e da Mirror’s Edge, due titoli tra i più validi di questi anni.
    Noi di Everyeye siamo recentemente volati in Francia per vedere una versione abbastanza avanzata del prodotto di Paul Wedgwood (CEO di Splash Damage) e compagni.
    Il titolo sarà disponibile per Xbox 360, PS3 e PC.

    Un pò action un pò FPS

    La campagna principale di Brink è suddivisa in due rami differenti, due sottocampagne, se così le possiamo chiamare, che ci vedranno vestire i panni di due fazioni in conflitto, una -i ribelli- per l’accesso all’Arca (roccaforte dell’elite umana nonchè sede delle ultime risorse per la sopravvivenza) e l’altra -la security- intenta ad impedire l’entrata ai primi nella struttura.
    Le due campagne presenteranno, in ogni caso, una struttura analoga: il classico svolgimento lineare frammentato in varie missioni dallo scopo differente.
    La particolarità del titolo, dunque, non risiede tanto nella sua ossatura quanto nelle possibilità di completamento poste di fronte al giocatore e veicolate, principalmente, dalla suddivisione in classi e -in secondo luogo- dalle attitudini e dalla corporatura del nostro alter-ego.
    A seconda delle caratteristiche di ciascuna delle categorie presenti, infatti, potremo svolgere lo stesso incarico in molte maniere differenti: nel caso di un assalto ad una roccaforte, ad esempio, un soldato tenterà l’approccio diretto, sfondando le vie nemiche mentre un “Operative” (questo il nome delle classi cosiddette “stealth”) si potrebbe occupare dell’hacking dei sistemi di sicurezza in maniera da aprire una breccia nel fianco nemico.
    Queste possibilità, assieme a molte altre, si mescolano in quella che si prefigge come un’esperienza prettamente cooperativa, dove fino ad otto amici in contemporanea potranno suddividersi i compiti e pianificare strategie per superare le difficoltà che la campagna propone.
    Il tutto senza dimenticare che, all’occorrenza, Brink potrà diventare anche un FPS “puro”, con canonici team deathmatch e chi più ne ha più ne metta per un divertimento quantomai spensierato.
    La peculiarità del titolo, ciò che accomuna indifferentemente ogni classe (caratterizzata, al di là di ciò, con interessantissime e peculiari abilità come il passaggio della visuale in terza persona per l’”Operative” in fase di hacking o la resistenza maggiorata ai proiettili per il Soldato), è la modalità di navigazione lungo le immense mappe di gioco.
    Si tratterà, in sostanza, di un sistema piuttosto vicino a quanto visto in Mirror’s Edge, anche se decisamente più semplificato: mantenendo la pressione sul grilletto adibito alla corsa e puntando in una direzione (assi X, Y e Z compresi) il nostro alter-ego, grazie ad alcuni algoritmi, sarà in grado di sormontare ogni ostacolo e, a mò di esperto in parkour, agevolarci verso l’obiettivo.
    Il superamento degli elementi architettonici che comporranno le avveniristiche ambientazioni sarà determinato soprattutto dalla mole del beniamino; più sarà pesante -e meno agile- e meno saranno le possibilità, ad esempio, di vederlo arrampicare su una balconata dandosi la spinta contro un muro adiacente.
    La scelta della corporatura, chiaramente, avrà senso tenendo bene in mente vantaggi e svantaggi riconducibili a qualsivoglia mole, legati non solo alla fase “esplorativa” ma anche alla possibilità di equipaggiare determinate armi e così via.
    Non dimentichiamo, infatti, che Brink è anche un FPS. Da questo punto di vista, però, almeno da quanto potuto vedere sinora, non siamo rimasti molto stupiti: le meccaniche shooter sono risultate piuttosto imprecise e leggermente al di sotto rispetto ai livelli ai quali -al giorno d’oggi- siamo abituati.
    Meglio, seppur non di molto, da questo punto di vista, l’intelligenza artificiale, in grado -se non altro- di rendersi conto della conformazione dell’ambientazione e darci del filo da torcere grazie ad appostamenti, aggiramenti ed uno sfruttamento intelligente dei ripari.
    La sensazione, però, in parecchie situazioni, è ancora di una sfilza di “bambolotti” fermi ad incassare i nostri proiettili.
    Tali difetti vengono fortunatamente mascherati dall’ottimo level design che sottende alla produzione.
    Ognuna delle aree ammirate si è mostrata, al di là dell’estensione, davvero ricca di elementi capaci di fornire, grazie anche alle sopracitate abilità acrobatiche di ogni modello poligonale, centinaia di variabili diverse per la risoluzione degli scontri a fuoco, un aspetto che farà tirare più d’un sospiro di sollievo ai più fedeli “seguaci” dell’opera Splash Damage.

    Design accattivante

    Dal punto di vista tecnico Brink si avvale di una versione ampiamente modificata dell’iD Tech 4, che mostra tutto il suo potenziale soprattutto nei modelli poligonali dei personaggi a schermo, molto dettagliati ed ampiamente personalizzabili tramite un vasto editor (salvo poi non vederne mai le sembianze in gioco).
    Gli stessi modelli, artisticamente, si mostrano un passo avanti a buona parte delle produzioni viste sino ad ora, attestandosi, a livello di carisma e presenza scenica, ai livelli dei protagonisti di Borderlands.
    Non convince, invece, tenendo in mente come metro di paragone Mirror’s Edge, la qualità nella realizzazione degli ambienti che, seppur siano modellati in maniera migliore e più varia, presentano una texturizzazione di più basso livello, risultando, in alcuni frangenti, addirittura poco definiti.
    Di scarso livello anche l’effetto blur che permea l’azione ogni qual volta si mette in moto in maniera decisa la visuale e che offusca letteralmente gran parte dello scenario.
    Buoni, invece, gli effetti particellari, arricchiti da una palette cromatica di un certo spessore e da un sapiente utilizzo dell’illuminazione.
    Alcune parole d’elogio vanno infine spese per la realizzazione delle armi da fuoco, modellate in maniera estremamente credibile e, alla stregua di Army Of Two, totalmente personalizzabili, con un tangibile riscontro estetico e funzionale in-game.

    Brink Una visione tanto fugace non basta per esprimere giudizi completi su un’opera tanto controversa quanto Brink che, al momento, non lascia stupiti, nè positivamente nè negativamente. L’esperimento è senza dubbio di quelli accattivanti ma le meccaniche in gioco paiono, a questo livello, ancora un pò troppo acerbe; tuttavia, un titolo come questo dove solo la progressione nei meandri dimostra le vere qualità (Borderlands insegna) merita ben di più d’una rapida occhiata. Un titolo, insomma, da seguire, nonostante dal punto di vista tecnico -ne siamo certi- sarebbe stato possibile fare meglio.

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