Anteprima Call of Juarez

Il mio nome è Eastwood.. Clint Eastwood..

Anteprima Call of Juarez
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • Cosa desideri fare da grande? Il cowboy!

    Ad un videogioco chiediamo buona grafica, sonoro orecchiabile, una giocabilità che diverta e che sia frustrante al punto giusto ma anche un'aspettativa di vita più lunga della classica pausa caffè...

    Un buon videogioco, invece, deve poter sfoggiare una grafica in grado di slogar mascelle, un sonoro iperealistico, un gameplay talmente esplosivo da richiedere grande forza di volontà per spengere il pc e una longevità biblica. Un capolavoro è un videogioco che non scorderemo mai e che nelle discussioni fra amici verrà sistematicamente tirato in ballo, come la tipa da capogiro di turno.

    Dopo queste elucubrazioni, la domanda nasce spontanea: cosa porta un buon videogioco ad essere un capolavoro?

    Come in ogni libro e come in ogni film, sono la trama, i personaggi e le ambientazioni a rendere un titolo veramente memorabile e a collocarlo nell’olimpo del suo genere: forse Mafia avrebbe riscosso così tanto successo senza la figura di Tommy Angelo, senza Lost Heaven degli anni '30 e soprattutto senza l’intreccio narrativo che c’è sotto?
    Per fare un altro esempio, ci sentiremmo tanto soddisfatti di battere i tasti della tastiera a tempo in Farenheit se non lo facessimo per aiutare quel disgraziato di Lucas Kane a uscire dal pasticcio in cui si è infilato?
    Certo che no, questa è la risposta.

    Questa verve romantica è stata intuita dalle grandi case produttrici che hanno cercato di rendere i videogiochi sempre più paragonabili a film sia per la complessità della storia (adesso sono i film che tentano di prendere spunto dai giochi...), sia nell'imprint dato al protagonista, al nostro alter-ego, al fine di renderci parte della storia e non sporadici spettatori.
    Segno tangibile della loro "illuminazione" sono i numerosi titoli ambientati nella seconda guerra mondiale o ai tempi dell’impero romano con parentesi nella guerra del Vietnam o negli scenari post-apocalittici più disparati.
    Tuttavia vi è un grande assente dal gruppo, la cui scarsa presenza resta un mistero, considerando il carisma ed il fascino di cui gode e soprattutto per il fatto che ognuno di noi, una volta nella vita, ha desiderato vivere in quel periodo.

    Parliamo del vecchio West, ambientazione storica di grande impatto, nota ai più per i duelli a mezzogiorno e le fughe in diligenza a fiumane di indiani viste in tanti e memorabili film.
    A dispetto di ciò i videogiochi Western si contano sulle dita di una mano e sfortunatamente questa ristretta cerchia non brilla per capolavori assoluti, pur vantando giochi del calibro di Desparados ed il divertente Gun.

    Ce la farà Call of Juarez a ribaltare la situazione e dare finalmente la possibilità ad ognuno di noi di sentirsi dei piccoli Clint Eastwood? Speriamo proprio di si!

    Ehy tipo... questo paese non è grande abbastanza per tutti e due!

    Morire di vecchiaia nel vecchio west non era una cosa da tutti.
    In quel periodo infatti regnava una così tale schiettezza e sincerità che i problemi che potevano nascere fra individui venivano tranquillamente risolti alla luce del sole, senza sotterfugi e soprattutto senza l’ausilio delle così dette malelingue.
    Il problema fondamentale tuttavia è che il principale strumento di confronto erano pistole e fucili, rendendo non poco mortale qualsiasi tipo di discorso dai toni accesi.
    I saggi paesani, che erano ben a conoscenza di questo codice espressivo, facevano i becchini, mentre coloro che credevano ciecamente nella libertà di pensiero potevano scegliere se fare lo sceriffo (posto vacante con molta facilità ) oppure il bandito, per dilettarsi giornalmente nell'arte tanto cara a Socrate.
    Tutti gli altri si limitavano a stare zitti, poichè spesso una parola poteva significare spendere le proprie fortune in proiettili o, peggio, in funerali.

    Mettere al mondo un figlio in tale contesto era veramente un atto di coraggio ma la madre di di Billy, uno dei protagonisti dell’avventura, aveva fegato da vendere. Il padre naturale, infatti, se la diede a gambe lasciandola sola, con il pupo, senza neanche degnarsi di battezzarlo con un cognome...
    Per le sue origini, il ragazzo venno accolto nel modo peggiore da tutti coloro che lo incontrano, compreso ovviamente il padre adottivo e, incredibile a dirsi, il prete del paese, il temibile reverendo Ray, fratello del nuovo genitore di Billy.
    Il ragazzo vedendo che nel suo paese natale, Hope, aveva ben poche possibilità di successo, se non per una carriera da punch-ball, decide di tentare la sorte ed andare alla ricerca del leggendario tesoro di Juarez, costituito da svariate quintalate di oro massiccio.
    Ovviamente il tapino non riesce, e fu costretto a tornare a casa dopo due anni di pellegrinaggio ma, ironia della sorte, una volta giunto a casa trovò il patrigno e sua madre morti stecchiti vicino alla porta della stalla, su cui risaltava una macabra scritta rossa: Call of Juarez.
    Come se non bastasse, il reverendo Ray, avvertito durante la messa che a casa di suo fratello stavano sparando a tutto spiano, si precipitò a vedere cosa accadesse, e trovò il prode Billy vicino ai corpi, ritenendolo responsabile di ogni cosa.

    Di qui si innesca la rocambolesca fuga del ragazzo dal sermone armato che lo zio intende destinargli, e soprattutto la crisi mistica del pastore, che di fronte all’accaduto si sente investito del potere divino di poter rappresentare da solo il ruolo di investigatore, santa inquisizione e boia, grazie anche al suo passato burrascoso di pistolero (evitiamo di immaginare cosa abbia scritto come referenza al momento della conversione a prete...).
    In pillole, è quanto ci attenderà nell’immente Call of Juarez (da ora CoJ), titolo a cui la software house polacca Techland sta lavorando alacremente e con cui si ripropone di conquistare un posto d’onore nei PC di milioni di giocatori.

    Ehi, lo sai che la tua faccia assomiglia a quella di un tipo che vale 1000 dollari?

    CoJ è un Fps, ambientato in un West più polveroso che mai, che ci vedrà sia nei panni della preda che del cacciatore.
    Il titolo è strutturato a capitoli narrativi, ripartiti a solo volta in più livelli, nei quali potremo impersonare o il fuggiasco Billy oppure il carismatico reverendo Ray.
    Questa dualismo sul piano dei protagonisti oltre a rendere intrigante l’intreccio narrativo del titolo, poichè ci induce a vedere le vicende da due punti di vista contrapposti, comporta anche delle piacevoli varianti sul fronte del gameplay.
    Il giovane Billy ha un approccio stealth e cauto una volta posto di fronte alla avversità, mentre il glaciale reverendo è decisamente più incline all’uso smisurato di piombo e polvere da sparo, dando vita a veri e propri "giorni del giudizio" virtuali.

    Come in ogni Fps degno di nota, le armi che possiamo usare per portare avanti la nostra causa hanno un ruolo non secondario e logicamente questa contrapposizione si ripercuote anche su questo settore.
    Ovviamente se nel west non gironzoli armato di una bella pistola non sei nessuno, ma se il reverendo predilige servirsi anche di fucili, dinamite e alle brutte di un bel paio di sganassoni, il giovane Billy ama tirare freccie e frustate a tutti coloro che gli ostacolano il passaggio.
    E’ quindi fondamentale adattarsi alle caratteristiche dei nostri alter-ego digitali che ci accompagneranno nel corso dell'avventura per apprezzare la varietà del gameplay e la credibilità della storia (non abbiamo mai visto Clint Eastwood impugnare un arco...), su cui CoJ poggia le proprie basi.
    Sicuramente questo impianto narrativo non è una novità nel mondo dei videogiochi e quindi a prima vista si potrebbe pensare di avere in mano qualcosa di visto-e-rivisto con le conseguenze del caso per il fattore innovazione.

    L’ambientazione western in questo caso fa veramente la differenza in quanto oltre a dare una ventata di freschezza alla storia e soprattutto alla caratterizzazione dei personaggi (il reverendo è spettacolare!) ha forti ripercussioni sulla meccanica di gioco stessa dello sparatutto in soggettiva.
    Pensiamo ad esempio a quei tanti FPS in cui partiamo con una pistolina ad acqua e nelle ultime battute usiamo armi in grado di affondare con un colpo solo una portaerei: bene, in Coj le cose non funzionano affatto così.
    Essenzialmente abbiamo a che fare con armi a canna corta come ad esempio la classica pistolona a tamburo, armi a canna lunga o comunque a lunga gittata quali fucili a ripetizione ed archi ed infine armi da tiro come dinamite e tomahawn.
    Ogni classe d’arma ha caratteristiche peculiari ma i vari modelli non hanno differenze abissali nella potenza distruttiva, rimandando la scelta di una pistola o dell'altra a parametri come tempo di ricarica o precisione di fuoco, per il minor rinculo.

    Inoltre, è possibile reperire dai nemici trapassati o in giro per la mappa la solita arma in un miglior stato di conservazione oppure veri e propri blocchi di ruggine che riescono a sparare per provvidenza divina. In CoJ le armi hanno il brutto vizio di esplodere per l’eccessiva usura, facendoci correre il rischio di ritrovarci, sul più bello, con una pistola priva di tamburo... ne consegue lo sciacallaggio allo stato brado dei corpo nemici a terra, per avere sempre a portata di grilletto l'arma più efficiente e sicura.
    Se questa generalizzazione delle armi da fuoco, anche se apporta un velo di realismo notevole, può far storcere il naso in prima battuta, superato l'impatto iniziale, porta il giocare a porre maggiore attenzione durante i conflitti a fuoco: nelle situazioni più delicate, infatti, sarà nostro pensiero non l’arma da imbracciare per la situazione, ma il modo in cui abbattere il nemico limitando al massimo i danni subiti, nel tempo più breve, poichè in CoJ non conta chi ha il cannone più grande, ma chi lo usa nel miglior modo (e qui veramente le batture si sprecano..)

    Il bullet time che non ti aspetti...

    Parlando dei nemici, occorrerà prestare non poca attenzione durante gli scontri perchè i nostri avversari avranno la dannata tendenza ad accerchiarci, curandosi bene di sparare da ripari di fortuna, e soprattutto cercando il più possibile di organizzarsi fra loro per farci compiere il passo falso, verso la fossa.
    Dalla nostra parte corre in soccorso il famigerato bullet time, presente in CoJ, in una piacevole variante:
    avendo ad esempio due pistoloni a tamburo nelle fodere e dovendo fronteggiare 4 brutti ceffi, una volta azionato il bullet time, dagli angoli inferiori dello schermo partiranno due mirini distinti, uno per arma, che si muoveranno lentamente percorrendo la diagonale che li separa dal loro punto di partenza al centro dello schermo, dove si riuniranno in un solo mirino.
    Questa modalità (a cui è possibile accedere solo in particolari aree al fine di non abusarne troppo) simula il movimento dei nostri cannoni dal momento dell’estrazione fino a quando non saranno definitivamente spianati dinanzi ai nostri occhi, non precludendo comunque la possibilità di sparare qualche colpo durante la fase di posizionamento.
    Come in ogni western che si rispetti presto o tardi, si arriva alla resa dei conti, il duello, e in Techland hanno studiato una modalità del tutto inedita: allo scadere di un timer, muovendo velocemente il mouse, estrarremo le armi con l'intento di piazzare qualche colpo letale addosso allo sfidante prima che lui non faccia altrettanto.
    Dulcis in fundo, tra un duello e l’altro potremo montare in sella al nostro fido cavallo, rivivendo le emozioni dei furiosi inseguimenti e delle sparatorie, memorabili, a cui il maestro Sergio Leone ci ha abituato.

    Scommettiamo che non riesci a centrare quel barattolo?

    La carne al fuoco sembra davvero molta, e come se non bastasse, la versione di prova fornitaci gentilmente dagli sviluppatori ci costringe ancora ad aumentare le dimensioni del braciere.
    CoJ presenta un validissimo motore per la gestione della fisica che renderà ancora più intrigante l’esperienza di gioco, dando maggiore realismo al tutto. Gli elementi dello scenario con cui interagire sono numerosi e spaziano dalle classiche casse da spostare, a lampade a petrolio da incendiare al momento opportuno per ostacolare i nemici di turno.
    Durante il corso del gioco non sarà raro doversi avvalere degli elementi presenti nello scenario per risolvere determinate situazioni, tipo accedere a determinate posizioni costruendo a furia di casse e bidoni una vera e propria scala d’emergenza.
    Le potenzialità che il titolo offre, tuttavia, non si fermano qui: cosa c'è di più appagante che afferrare una sedia e romperla sulla schiena dei nemici, oppure costringere un drappello di sventurati ad uscire allo scoperto dai loro rifugi, incendiando con un colpo di pistola sparato ad una lanterna gli oggetti che li circondano?

    Dal punto di vista tecnico il motore grafico che muove CoJ promette scintille: sviluppato internamente da Techland, il Chrome engine dimostra tutte le sue potenzialità, dando vita ad una grafica talmente dettagliata e complessa da sfiorare in alcuni frangenti il fotorealismo.
    La realizzazione dei modelli poligonali dei personaggi è di altissima qualità, per non parlare della vegetazione che avvolge gli scenari, senza trascurare piccoli tocchi di classe come ad esempio la classica palla di arbusti secchi che il vento trascina lungo le strade di Hope.
    L’idillio tecnico a cui siamo di fronte non si ferma qui, proponendo anche un potente sonoro pienamente in tema e ben realizzato per quel che riguarda l’audio posizionale, a patto ovviamente di avere una buona scheda sonora e un impianto 5.1.
    Vi confessiamo che durante questi giorni di calura desertica, ci siamo più volte chiesti se la cicala che sentivamo cantare durante le mie sessioni a CoJ, fosse posizionata fuori dalla nostra finestra o se provenisse dal gioco!

    Call of Juarez CoJ è quindi uno di quei titoli da tenere assolutamente sotto controllo, dato che la possibilità di di trovarsi di fronte ad un piccolo capolavoro è veramente alta. La versione beta da noi visionata lascia veramente ben sperare, pur essendo lontana dal completamento, e ciò non fa che aumentare il nostro ottimismo. L’unica perplessità che possiamo sollevare riguarda il motore grafico che necessita indubbiamente di qualche ottimizzazione, in modo tale da rendere il titolo godibile anche su PC non di ultima generazione. Incrociando le dita nella speranza che lo sviluppo del titolo continui sulla retta via forse è il momento opportuno per cercare fra i giochi con cui giocavamo da piccoli la pistolina da cowboy e la stellina da sceriffo: questo autunno ne avremo bisogno!

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