A meno di due anni dall'esordio di Daymare: 1998, Invader Studios ha da poco annunciato il suo ritorno sulle scene dell'orrore digitale con un prequel che punta a segnare un netto passo avanti tanto per la serie, quanto per le ambizioni creative del giovane team italiano. Daymare: 1994 Sandcastle nasce proprio dalla volontà di espandere l'universo della saga con una proposta più rifinita ed appagante, che recupera i classici stilemi dei survival horror degli anni ‘90 cercando però di liberarsi dai vincoli di un citazionismo a tratti limitante. A confermarci questa nuova rotta creativa sono stati gli stessi sviluppatori, nel corso di una chiacchierata che ci ha permesso di farci un'idea più chiara degli obiettivi del progetto, che dovrebbe arrivare sugli scaffali nel corso del 2022 per PC, PS4, Xbox One, PlayStation 5 e Xbox Series X/S.
Orrori di un futuro passato
Il trailer d'annuncio di Daymare: 1994 Sandcastle accoglie gli spettatori tra le spire di un sinistro compendio di tutto ciò che, in anni ed anni di avventure da incubo, abbiamo imparato a riconoscere come l'avanguardia sensoriale di un probabile sussulto cardiocircolatorio. Il video si apre con un tenue sciabordio accompagnato dal suono di passi incerti, seguito dall'apparizione di una creatura scarnificata e miserabile che presto si accascia nella penombra dell'immancabile sotterraneo desolato, tracimante di un degrado quasi palpabile.

Poi un evento inatteso: l'essere trema e si contorce mentre il suo corpo martoriato viene avvolto da una ragnatela di scariche elettriche, che nel giro di qualche secondo abbandonano il cadavere per raccogliersi in uno misterioso globo di energia. Come un'entità senziente, la sfera si solleva a mezz'aria e comincia ad avanzare nel corridoio seminando una tempesta di strali luminosi, fino a raggiungere una figura solitaria che sembra essere l'oggetto del suo interesse.
L'agente dell'Hades non sembra sorpresa dalla presenza di questo inquietante fuoco fatuo, che la supera fino a sparire dalla vista, lasciandosi alle spalle una densa coltre di oscurità. Subito dopo, però, i movimenti della donna si fanno più attenti e misurati, come se qualcosa di ben più terribile stesse per emergere dalle tenebre. Un fremito di luce, lo scatto metallico di un'arma pronta a colpire, ed ecco che tra le ombre appare un abominio difforme e raccapricciante, in un'esplosione di membra tumefatte, appendici affilate e pura elettricità.
In appena due minuti, la nuova creatura di Invader Studios getta le basi per un immaginario cupo, intrigante e carico d'atmosfera, che sembra in parte allontanarsi dal canone "romeriano" per abbracciare sfumature più tipicamente sci-fi. Gli estimatori dell'orrore avranno sicuramente notato più di un punto in comune tra l'entità energetica del trailer e l'antagonista alieno del cult Virus (1999), con l'aggiunta di una componente di trasfigurazione anatomica che riporta alla mente il mai dimenticato Dead Space (per rinfrescarvi la memoria, ecco la recensione di Dead Space).
Anche la tuta della protagonista sembra richiamare quella del compianto Isaac Clarke, tra le maglie di una proposta stilistica che preannuncia uno stimolante cambio di direzione per la serie dello studio romano. Malgrado le - presunte - suggestioni futuristiche, Daymare: 1994 Sandcastle è un prequel a tutti gli effetti, che porterà i giocatori ad approfondire la "lore" tratteggiata nel capitolo d'esordio, comprese alcune delle domande lasciate in sospeso dopo la conclusione dei fatti di Keen Sight, affrontando una campagna narrativa della quale per il momento sappiamo ben poco. Di fatto, l'elenco delle nostre conoscenze si esaurisce con un singolo nome, quello di Dalila Reyes, l'agente dell'Hades che interpreteremo nel corso di un'avventura che, al netto delle influenze sci-fi, non mancherà di deliziare la platea con un carosello di reminiscenze degli anni ‘90, sebbene questa volta lo studio abbia in cantiere molto di più di una sentita lettera d'amore alla "golden age" dei survival horror.
Nuove idee al servizio dello spavento
A prescindere dalle influenze artistiche e tematiche che ci è sembrato di intravedere nel primissimo teaser di Daymare: 1994, la cosa che più ci ha colpito non è tanto il potenziale del prodotto in sé, quanto quello di un team che sembra aver raggiunto un nuovo livello di maturità e consapevolezza creativa. Come ci hanno spiegato gli stessi sviluppatori, Sandcastle è un titolo con radici ben più solide rispetto al predecessore, figlio di una filiera produttiva che negli ultimi due anni si è consolidata grazie a un costante lavoro di formazione, portato avanti cercando di trarre il massimo dal feedback ricevuto col capitolo d'esordio.

Nato dalle ceneri del defunto Resident Evil 2: Reborn, Daymare: 1998 era una miniera di riferimenti che lasciavano chiaramente trasparire l'affetto degli autori per i capisaldi del genere horror (se non ve lo ricordate, ecco la recensione di Daymare 1998), nonché le origini "amatoriali" del progetto. Per quanto piacevole, il citazionismo può però facilmente trasformarsi in una gabbia per l'inventiva, generando un ristagno tanto dei modelli ludici quanto di quelli artistici e narrativi, fino a compromettere l'identità di una serie.
Ben consapevole di questo rischio, il team di Olevano Romano punta a fare di Daymare: 1994 il manifesto della propria crescita creativa, limitando il peso del "fattore nostalgia" nel bilancio della produzione e arricchendo la formula con elementi inediti. L'equipaggiamento in dotazione all'agente Reyes è già un buon indicatore di questa evoluzione: la protagonista può infatti contare su un dispositivo indossabile ad alta tecnologia, munito di un lanciatore in grado di scagliare contro i nemici dei proiettili glaciali che, con tutta probabilità, andranno a generare delle interessanti sinergie col resto dell'equipaggiamento. Come ci hanno confermato gli stessi sviluppatori, l'idea è quella di ampliare la gamma delle soluzioni ludiche a disposizione dei giocatori, anche in relazione alle caratteristiche dei nemici.
In assenza di informazioni precise sulle funzionalità dell'arma e sulla natura degli orrori biologici che la Reyes si troverà ad affrontare nel corso dell'avventura, abbiamo avuto la netta impressione che lo strumento avrà sia un ruolo difensivo che offensivo, permettendo ad esempio di bloccare temporaneamente gli avversari, o di congelarne specifiche porzioni anatomiche per facilitare il successivo smembramento (e qui ritorna di prepotenza il collegamento a Dead Space). Allo stesso modo, non ci stupirebbe se il congegno venisse utilizzato anche per interagire con lo scenario in diversi modi, magari ghiacciando delle pozze d'acqua elettrificate per attraversare agilmente un corridoio allagato.
Un incubo tutto italiano
Parlando di enigmi ambientali, i ragazzi di Invader Studios ci hanno confermato il ritorno di uno degli elementi che più avevamo apprezzato nel primo Daymare, ovvero quella componente puzzle sempre più rara nei principali esponenti del genere horror. Stando alle parole del team, anche da questo punto di vista possiamo aspettarci dei passi avanti significativi sia in termini di diversità che di composizione, e in tutta onestà saremmo sorpresi se il dispositivo della Reyes non avesse un ruolo da giocare anche su questo versante. Un discorso che riguarda anche le boss fight, uno dei talloni d'Achille del capitolo d'esordio, che proprio grazie al lanciatore della protagonista potrebbero proporre un concerto di dinamiche più vario ed avvincente.
Più in generale, dalla nostra chiacchierata con gli sviluppatori è emersa chiaramente la volontà di recuperare - con le dovute migliorie - tutto ciò che aveva funzionato in Daymare: 1998 (come l'interfaccia D.I.D e presumibilmente il doppio sistema di ricarica), operando al contempo degli interventi significativi per correggere le principali storture del titolo, in particolar modo sul fronte grafico.

Con alle spalle un bagaglio di risorse decisamente più generoso, sia per quanto riguarda i fondi a disposizione del progetto che le competenze del gruppo, Invader Studios sta lavorando per offrire alla platea un comparto tecnico nettamente superiore rispetto a quello del predecessore. In cima alla lista delle priorità ci sono, come prevedibile, la modellazione poligonale dei personaggi e le animazioni (facciali e non), ma l'elenco delle migliorie comprende anche l'effettistica, la "fisicità" dei combattimenti, il sistema d'illuminazione e il sound design. A questo proposito, gli sviluppatori stanno attualmente valutando l'implementazione del ray tracing sia sul fronte visivo che su quello sonoro, con intento di amplificare l'efficacia delle tetre atmosfere che scandiranno la missione dell'agente Reyes.
Gli autori hanno anche anticipato la presenza di una OST completamente inedita che darà grande enfasi al mood degli anni ‘90. Prospettive davvero stimolanti per un progetto che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di farsi portavoce del valore - spesso nascosto - della scena indipendente nostrana, e attirare le attenzioni del pubblico internazionale. Vale la pena di sottolineare che Daymare: 1994 è una produzione interamente italiana, sviluppata da Invader Studios col supporto di Leonardo Interactive, che dal canto suo pare intenzionato a fare il possibile per non incappare negli errori commessi da molte grandi realtà dell'industria.
Lo stesso team ci ha confermato di aver trovato nel publisher romano un'ottima cassa di risonanza per le proprie ambizioni, libere di sbocciare senza pressioni di sorta o imposizioni creative. È evidente che Leonardo Interactive crede molto nel progetto, e sembra determinato a sostenerlo fino al suo naturale completamento, evitando ogni genere di forzatura. Va da sé che al momento non sappiamo se questo sodalizio darà i frutti sperati, ma se non altro possiamo stabilire che la rotta - almeno sulla carta - è quella giusta.